09 – Chi sono io?

question-markL’impresa umana più importante è lottare per la moralità delle nostre azioni. Il nostro equilibrio interiore e la nostra esistenza dipendono da questo. Solo la moralità delle nostre azioni può conferire bellezza e dignità alla nostra vita. Albert Einstein

 Dott. Pascu Mirela (Psicologa)

“Se non sono io a pensare a me “, chiede un proverbio ebraico, “chi lo farà? Ma se penso solo a me, chi sono?”

Diversamente da tutte le altre creature sulla terra, solo gli esseri umani misurano se stessi in base agli ideali di motivazione e azione. Occupiamo una posizione superiore rispetto a tutte le altre creature perché Dio ci ha donato la ragione, ci ha dotati di senso etico, ci ha insegnato che cos’è giusto e che cosa è sbagliato e siamo accompagnati dalla franca intenzione di dare un significato alla nostra vita al di la della mera esistenza e sopravvivenza tramite azioni altruiste o generose. Noi dimostriamo l’umanità che Lui ci ha donato in base al valore che attribuiamo ai nostri comportamenti che sottolineano un impegno nei confronti dei diritti e dei doveri nei confronti degli altri. Gli esseri umani sono le uniche creature sulla terra che traggono gioia dal resistere alle tentazioni, alla gratificazione facile e immediata e alla costante ricerca del piacere.

A partire dagli anni Sessanta, affermano gli studiosi, si è verificato un ottundimento del nostro senso morale e non solo c’è la difficoltà di giudicare i comportamenti (soprattutto i nostri), ma abbiamo anche spalancato la porta alle scuse. Paradossalmente, le scuse, tradiscono il riconoscimento e l’accettazione dei principi di giusto e sbagliato. Quando il clima morale si fa eccessivamente permissivo e relativistico, le abitudini morali si perdono lungo il cammino. Gli aspetti sociali delle interazioni umane ne soffrono e la soddisfazione personale diminuisce.
Noi siamo creature razionali e morali e la moralità prevede valori che vanno al di la delle emozioni. La moralità trascende le circostanze e le debolezze individuali. La moralità implica una scelta. Dove non esiste la scelta, il problema della moralità è puramente accademico.

Esiste una differenza profonda tra fare ciò che appare subito positivo e fare ciò che si sa essere moralmente corretto subito. Il primo comportamento determina un entusiasmo temporaneo ( se siete “fortunati”) ma non produce la sensazione positiva a lungo termine circa la propria persona. Il secondo comportamento, invece, causa una frustrazione temporanea ( una sfida difficile) ma suscita anche una sensazione positiva di sé nel lungo periodo. La strada che conduce a relazioni solide, confortanti e sane, alla stima di se stessi e a una vita di qualità inizia con la decisione, normalmente dolorosa di fare la cosa giusta.

Le decisioni basate sui comportamenti che non rendono necessariamente la vita più facile sono quelli che nobilitano di più. Queste azioni possono non servire a soddisfare la nostra esigenza di una gratificazione personale e interpersonale immediata, ma servono al nostro io spirituale.
In realtà, il comportamento che si sceglie in situazioni difficili rivela chi siamo e come siamo molto più di ciò che facciamo nei cosiddetti momenti normali. Sono i nostri comportamenti e i nostri pensieri a dirci chi siamo, non la nostra idea su noi stessi in circostanze ideali.

In generale la gente usa due unità di misura. Siamo in grado di mostrarci comprensivi, tolleranti e pronti a perdonare finche le “vittime” non siamo noi, altrimenti ci accorgiamo immediatamente dell’importanza dell’onore e della fiducia e sentiamo che c’è qualcosa di stonato. Affrontare una “scomoda” verità riguardante sé stessi, gli altri o una situazione difficile può essere motivo di grande delusione, irritazione e timore. Si sta male…

A questo proposito E. White scrive:
“Dio manda delle prove per vedere che rimarrà fedele nonostante la tentazione. Egli mette tutti in posizioni delicate per vedere se essi sapranno confidare in una potenza che è al di fuori e al di sopra di loro. Ognuno ha dei lati di carattere sconosciuti, che debbono essere messi in luce mediante prova. Dio permette che quanti sono presuntuosi siano severamente tentati, affinché possano rendersi conto della loro debolezza”.

E poi continua:
“Rinunciando a ogni presunzione, essi debbono confidare in colui che può aiutarli a non disonorare il suo nome. Le anime vengono messe in pericolo ogniqualvolta Satana riporta una vittoria su di loro. Alcuni finiscono con rimanere talmente soggetti alle sue tentazioni da non riuscire più a sottrarvisi. Perciò chi ha fatto degli errori proceda con la massima prudenza, pregando in ogni istante : “Mantieni i miei passi nei tuoi sentieri, affinché i miei piedi non vacillino “ (Salmo 17:5) (E White, I tesori delle testimonianze, vol 3, pg.119).
Dunque, non è l’eccezionalità della vita che rende felice l’individuo, bensì il suo atteggiamento così come afferma il poeta indiano, vincitore del premio Nobel, R. Tagore:

Ho dormito e sognato che la vita era Gioia
Mi sono svegliato e visto che la vita era Dovere
Ho agito, e notato, che il Dovere era Gioia.

Possiamo dire quindi con il poeta:

Attento ai tuoi pensieri; diventano parole.
Attento alle tue parole; diventano azioni.
Attento alle tue azioni; diventano carattere.
Attento al tuo carattere; diventa il tuo destino.

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