88 – Dove dobbiamo rendere il culto a Dio?

The_Cross_16 (Small)«Gesù le disse: «Donna, credimi; l’ora viene che né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate quel che non conoscete; noi adoriamo quel che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma l’ora viene, anzi è già venuta, che i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; poiché il Padre cerca tali adoratori. Dio è Spirito; e quelli che l’adorano, bisogna che l’adorino in spirito e verità» (Gv 4: 21- 234).

In un primo momento è molto stupita che un giudeo le rivolga la parola, lei, donna e per giunta samaritana, l’eroina di questo episodio comprende molto presto che ha a che fare con una persona speciale. In quanto questo straniero mette il dito nella piaga che l’affligge: cinque mariti e un amante. Non il matrimonio per tutti, ma il matrimonio con diversi! Ma invece di essere incupita o arrabbiata per questa intrusione non autorizzata nella sua vita privata, incassa il colpo e scivola immediatamente sul terreno religioso, che resta altrettanto stupefacente quanto considerevole. «Vedo che sei un profeta». Quando si ha a disposizione un profeta tutto per sé è il momento buono per porre domande importanti. Qual è il luogo della dimora di Dio? Dove occorre andare per incontrarlo e rendergli il culto che gli è dovuto? Domanda per nulla inedita; il problema attanagliava tutti i samaritani, soprattutto dopo la distruzione del tempio eretto sul monte Garizim, che sovrasta Sicar, la cittadina dove lei abita. Occorre ricostruirlo sui resti di quello distrutto?

Possono fare a meno del tempio e adorare Dio senza consacrargli un edificio specifico? Oppure devono decidersi finalmente di recarsi al tempio di Gerusalemme? Nessuna di queste soluzioni è veramente auspicabile. Gli abitanti di Gerusalemme non tollerano che i samaritani ricostruiscano il loro tempio distrutto. Ma i samaritani hanno grosse difficoltà a fare a meno di un edificio religioso. Senza il tempio, ricordiamolo, è come trovarsi in un deserto in cui non c’è Dio. Fare ritorno a Gerusalemme? Neanche per sogno! Sono state emesse delle regole scrupolose per impedire a ogni samaritano di accedere al tempio. Quindi, siamo con le spalle al muro. Ma Gesù detesta le strade senza via d’uscita. Donna, «credimi: viene il momento in cui l’adorazione di Dio non sarà più legata a questo monte o a Gerusalemme. Voi samaritani adorate Dio senza conoscerlo; noi in Giudea lo adoriamo e lo conosciamo, perché Dio salva gli uomini cominciando dal nostro popolo. Viene un’ora, anzi è già venuta, in cui gli uomini adoreranno il Padre guidati dallo Spirito e dalla verità di Dio». Questa risposta basata su «né… né» non è, se mai lo fosse, un modo politico per sviare. Viene espressa la verità essenziale della fede cristiana. Una risposta che è la pietra angolare, la chiave di volta di ogni liturgia cristiana: non esiste alcuno spazio sacro, che sia sul monte Garizim o sul monte Sion a Gerusalemme. L’importante non sono i luoghi, ma le persone che adorano. Piena delocalizzazione. Dio non abita più in edifici innalzati dall’uomo . Non sono le magnifiche costruzioni, la ricchezza e il simbolismo delle decorazioni, l’altezza delle navate che rendono un luogo abitabile da Dio. L’adorazione, ogni tipo di adorazione, con questa dichiarazione di Gesù, diventa un’azione centrata solo sull’adoratore. Gli architetti specialisti in edifici sacri possono iscriversi all’Ufficio di collocamento. A meno che le loro costruzioni non siano un modo per esprimere la fede dei fedeli e non la condizione della sua espressione in sé.

  • Questa riflessione è stata tratta da: “Dio senza fissa dimora”, di Jean Claude Verrecchia,  Edizioni Adv, 2014.  https://www.edizioniadv.it/
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