04 – Il Calvario

Il luogo in cui Gesù morì per noi

croce3George W. Reid (1)

In Apocalisse 4 e 5 ci troviamo davanti a una scena in cui il libro sigillato viene posto davanti a noi, ma non si riesce a trovare nessuno in grado di aprire i sette sigilli. La situazione sembra senza speranza, ma tutto non è perduto: vi è qualcuno qualificato per farlo, colui che è chiamato il Leone della tribù di Giuda, che ha vinto e può aprire il rotolo con i sette sigilli.

Immediatamente appare davanti a noi una figura dominante: «… un Agnello in piedi, che pareva essere stato immolato…» (Apocalisse 5:6). L’Agnello avanzò, prese il rotolo, mentre tutta l’assemblea chinò il capo in adorazione: «E cantavano un nuovo cantico, dicendo: Tu sei degno di prendere il libro e d’aprirne i suggelli, perché sei stato immolato e hai comprato a Dio, col tuo sangue, gente d’ogni tribù e lingua e popolo e nazione, e ne hai fatto per il nostro Dio un regno e de’ sacerdoti; e regneranno sulla terra» (vv. 9,10). In risposta, una grande assemblea di angeli in coro proclama: «…Degno è l’Agnello che è stato immolato di ricever la potenza e le ricchezze e la sapienza e la forza e l’onore e la gloria e la benedizione» (v. 12). Nell’Apocalisse stiamo assistendo all’adorazione per l’ascensione di Gesù, glorificato da tutti gli angeli del cielo come vincitore nei confronti di coloro che avevano sfidato Dio. È interessante vederlo descritto come il Leone di Giuda, il conquistatore, e l’Agnello. Entrambi i simboli ci comunicano qualcosa di importante sulla figura del Salvatore. In lui ritroviamo la forza unita alla dolcezza.

Egli è in grado di liberare con potenza, sconfiggendo ogni opposizione, mentre la sua tenera compassione si manifesta costantemente nei confronti di coloro che sono colpiti dalle prove della vita.

L’Apocalisse ci presenta Cristo trionfante, vincitore nei confronti di Satana e di tutti coloro che lo seguono e condividono i suoi obiettivi. Egli è in cielo circondato dagli angeli che l’onorano e dai redenti uniti in un coro di lode e adorazione.

Tre interventi

Per tre volte Dio è intervenuto in modo straordinario nella storia dell’umanità. La prima volta, quando ha creato il pianeta e l’uomo, come unico essere alla sua immagine, dotandolo di alcune sue prerogative, che si sarebbero manifestate in lui.

Il secondo grande intervento, invece, è stato l’incarnazione. Un fatto unico, qualcosa che non si era mai verificato prima. Il Creatore assunse la natura della creatura. Non si limitò soltanto alla forma dell’essere creato, ma condivise la dura realtà umana. Non aveva nessuna caratteristica che potesse suscitare la stima. In seguito assunse su di sé il peso della colpa degli uomini, coronando questa sua esperienza con una morte che avrebbe riscattato i peccati dell’umanità.

Da quel momento chiunque si rivolge a lui con fiducia e accettazione potrà contare sui meriti della sua purezza per liberarsi di ogni peccato. La sua morte sul Calvario era per noi.

Il terzo intervento si proietta nel futuro. Gli angeli lo annunciano così ai discepoli che guardano sbalorditi Gesù che sale verso il cielo: «… Questo Gesù che è stato tolto da voi ed assunto dal cielo, verrà nella medesima maniera che l’avete veduto andare in cielo» (Atti 1:11). Egli ritornerà. Oggi i nostri occhi sono puntati su questo glorioso evento. Quando si realizzerà il terzo meraviglioso intervento di Dio nella realtà terrena, questo evento porrà fine al peccato e restaurerà l’universo di Dio nella sua perfezione originale.

Di questi tre magnifici interventi l’incarnazione è quello centrale. Dio venne fra noi per eliminare i danni del male e riscattarci dalla nostra situazione disperata. Sappiamo perfettamente in che modo il Figlio abbia rinunciato alla sua gloria celeste per diventare uno di noi. «E la Parola è stata fatta carne ed ha abitato per un tempo fra noi, piena di grazia e di verità; e noi abbiam contemplata la sua gloria, gloria come quella dell’Unigenito venuto da presso al Padre» (Giovanni 1:14).

Il momento culminante della missione di Cristo si evidenziò durante la Pasqua. Circa 1.500 anni prima la Pasqua era stata istituita per il popolo di Dio. Un agnello veniva sacrificato, il sangue sparso sugli stipiti delle porte di ogni famiglia credente affinchè l’angelo della morte non passasse per quella casa e i suoi abitanti fossero liberati dal pericolo. La Pasqua prefigurava la liberazione dal peccato per tutti coloro che avrebbero posto la loro fiducia in Cristo; infatti la Bibbia parla di Cristo come nostra Pasqua.

Quell’ultima settimana!

gesu_croceLa storia di quell’ultima settimana della vita di Gesù è ben nota. Lungo un percorso disseminato di ingiustizie il nostro Salvatore fu condotto come un agnello che si porta al macello.

Fu arrestato fra i suoi discepoli in fuga, costretto ad affrontare lo scherno e le accuse ingiuste fino alla condanna e all’esecuzione sul Calvario. Sulla croce, dopo diverse ore di agonia, Gesù gridò: «È compiuto» e morì. Mai queste poche parole hanno avuto un significato così grande. Gesù venne sacrificato sull’altare per l’umanità, ma pochi hanno capito o si sono sentiti coinvolti.

Quando eravamo ancora peccatori Cristo è morto per i nostri peccati. Colui che era il più degno, rinunciò alla sua vita per coloro che non lo meritavano. Che meravigliosa manifestazione di amore disinteressato! Gesù ci ha insegnato ad amare il prossimo, anche i nostri nemici, ma è difficile accettare questo insegnamento. Egli ha dimostrato realmente ciò che significa; donando incondizionatamente la sua vita per noi. Tramite il suo esempio possiamo iniziare una specie di pellegrinaggio nella comprensione. Come ci ama! In quanto Creatore avrebbe potuto facilmente ignorarci a causa dei nostri peccati e concepire un’altra creazione. Invece impegnò tutte le risorse del cielo per riscattarci dalla follia del peccato e dalle sue conseguenze mortali.

In quanto avventisti abbiamo una conoscenza più profonda delle implicazioni della morte di Cristo. Questo avvenimento non coinvolse soltanto il nostro piccolo mondo, ma tutto l’universo che osservava con il fiato sospeso quella scena. Lucifero rivendicava i propri diritti su di noi, intrappolati nella rete del peccato, insistendo sul fatto che un Dio giusto non può esercitare la misericordia senza violare la giustizia. La legge della causa-effetto doveva essere confermata. Infatti, se la conseguenza del peccato era la morte, ogni peccatore doveva farne l’esperienza e non soltanto quella del sonno della morte, ma quella dell’annientamento finale. La logica sembra perfetta.

Nel suo amore indescrivibile il Creatore fu costretto a confrontarsi con una scelta terribile. L’universo intero lo stava guardando. Esso manifestava un grande stupore. Il Creatore sarebbe diventato come uno di noi, soggetto egli stesso alla logica di quel mondo limitato dal peccato in cui siamo costretti a vivere, rinunciando volontariamente alla sua vita per soddisfare le esigenze della giustizia. Infatti «il salario del peccato è la morte». Non si può sfuggire alle conseguenze della ribellione, esse si rivelano automaticamente. Egli fu disposto ad assumersi le colpe dell’umanità. Il Signore gli imputò quelle colpe che alla fine sarebbero state cancellate. La vita doveva cessare. Al Calvario, quindi, il nostro Salvatore si assunse la responsabilità dei nostri errori e ne subì le conseguenze. Egli sperimentò la morte definitiva, la seconda morte.

Ma il sepolcro non poteva trattenerlo, perché egli non aveva peccato e quindi ne uscì all’appello del Padre: «Ed è perciò che Dio lo ha sovranamente innalzato…» (Filippesi 2:9). La nostra comprensione si rinnova nel Cristo glorificato. Ora capiamo perché questo onore è più che giusto. Scaturisce dalla vittoria sul peccato e sulla morte e ancor più assicura la vittoria a chiunque crede in lui. Ha portato i nostri peccati e le nostre colpe sulla croce. Ci ha liberato da ogni punizione, definitivamente e con potenza. Vive per donarci la libertà e la pace nella pienezza della sua grazia. E noi, completamente immeritevoli, diventiamo i beneficiari della sua generosità. Ora comprendiamo meglio perché la salvezza è in Cristo, soltanto in Cristo, perché egli assicura i suoi meriti a tutti coloro che sinceramente si affidano a lui. Per questa ragione in cielo essi si uniscono in un grande coro per lodare l’Agnello: «l’Agnello di Dio che toglie i peccati dal mondo». Questo evento unico, realizzatosi una volta per sempre, è stato previsto per la nostra salvezza.

Tramite il suo sacrificio siamo salvati. E anche tutto l’universo ha acquisito nuove possibilità. Dio infatti è amore, un tipo di amore che va al di là di ogni immaginazione. L’universo si è reso conto del profondo amore del Salvatore per gli abitanti di questo piccolo mondo. Quanto è preziosa per lui ognuna delle sue creature. Ora le false accuse di Lucifero nei suoi confronti sono cadute e la sua misericordia è a disposizione di tutti. Ha trionfato chiaramente su Satana. Ora tutti possono comprendere perché il suo regno è stabile e giusto.

È compiuto!

Il conflitto fra Gesù e Satana raggiunge il suo apice durante il ministero terreno di Cristo. All’inizio della sua opera, Satana tentò Gesù per renderlo impotente. Alla fine della sua missione il terribile nemico si avvicinò nuovamente a Cristo. Ellen G. White afferma che nella folla che circondava la croce si nascondeva una figura sinistra, sotto spoglie umane. Quel Lucifero che aveva fomentato la ribellione in cielo, ora era presente a Gerusalemme in quel momento cruciale. Possiamo solo immaginare ciò che accadde quando gli occhi di Cristo, dalla croce, incontrarono il suo acerrimo nemico in mezzo alla folla.

Cristo, il Creatore, avrebbe adempiuto il piano della salvezza e sarebbe morto per le sue creature o sarebbe tornato in cielo, dal Padre? Quella presenza che lo aveva sostenuto si era ritirata e la barriera del peccato si ergeva fra loro, privandolo della vita.

Con il suo grido mortale: «È compiuto!» la storia supera quel limite oltre il quale non è più possibile tornare indietro. Egli ha adempiuto la sua missione. Da ora in poi la fine di Satana è garantita. Giustizia e misericordia si incontrano. Le porte del cielo sono aperte per ogni credente.

Oggi possiamo trasmettere il glorioso messaggio della salvezza di Cristo in tutti i luoghi della terra, chiamando ognuno ai piedi della croce, dove la salvezza è assicurata. Il nostro è il messaggio più bello ed è diretto a coloro che apriranno il loro cuore a Cristo. È nostro privilegio trasmettere questo messaggio a tutti, nell’attesa del ritorno di Gesù, il nostro Signore e Salvatore.

NOTE:
(1) Direttore dell’Istituto di Ricerca Biblica della Conferenza Generale.

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