01 – Santuario, grazia ed Eden

I progetti divini per il suo popolo ostacolati

0504069Ted N.C. Wilson*

Quando senti la parola «santuario» quale immagine si forma nella tua mente? Vedi la tenda del tabernacolo eretta da Mosè, il magnifico tempio costruito da Salomone, o forse la chiesa nella quale adori ogni settimana insieme ai tuoi fratelli? Il libro della Genesi ci introduce a un santuario unico, il più meraviglioso mai esistito sulla terra: il giardino dell’Eden.

Ti sei mai chiesto quale sia il proposito di un santuario? Ecco alcuni suggerimenti:

1. Un santuario è un luogo nel quale gli uomini comunicano con Dio.
2. Un luogo nel quale si ricevono disposizioni di tipo religioso.
3. Un luogo nel quale viene vissuta la grazia di Dio.
4. Un luogo di rifugio.

Eden era tutto questo.

Il giardino dell’Eden

Era bello ammirare la terra che piano piano si formava sotto la mano creatrice di Dio. Era un modello di perfezione: «Dio vide tutto quello che aveva fatto, ed ecco, era molto buono» (Gn 1:31). Un mondo perfetto che era altresì un’espressione d’amore, un amore inciso su ogni albero, cespuglio, foglia e fiore. Le varie forme di vita erano un’istantanea di armoniosa bellezza: animali, uccelli, pesci e altre specie acquatiche. L’uomo, a coronazione dell’atto creativo, venne fatto perfetto e integro; era a immagine del suo Creatore, dotato di nobile carattere, senza alcuna propensione al male e in sintonia con la volontà divina.

Quando l’atto creativo giunse a completamento, Dio contemplò ciò che aveva fatto e fu soddisfatto; tutto era perfetto come solo un Dio perfetto poteva produrre. Ellen G. White descrive questo momento con le seguenti parole: «Soddisfatto, egli considerò

la sua opera: tutto era perfetto, degno delle sue mani. Dopo aver compiuto ogni cosa, si riposò: non perché fosse stanco, ma piuttosto per gioire delle opere della sua saggezza, della sua bontà e della sua gloria» – PP, p. 47.

Tra le meraviglie del nuovo creato, Dio offrì ad Adamo ed Eva un’ulteriore espressione del suo amore: una casa, il giardino dell’Eden. Fu lì che il Padre ebbe stretti rapporti spirituali con i nostri progenitori, che gli angeli comunicarono le loro istruzioni e che l’uomo e la donna iniziarono a capire la grazia divina. La creazione e la corretta comprensione di tale grazia e della redenzione sono due verità inseparabili; come ebbe a dire il noto storico della chiesa Philip Schaff più di un secolo e mezzo fa, «senza una corretta dottrina della creazione non può esistere alcuna vera dottrina della redenzione». Come appare evidente dalla Genesi, Eden non era solo una dimora per Adamo ed Eva, ma anche il loro santuario.

Eden, un luogo di comunione con Dio

Nella loro innocenza, Adamo ed Eva ebbero il privilegio di vedere Dio e parlargli faccia a faccia; egli faceva spesso loro visita nel santuario dell’Eden e in quelle circostanze i due non si rendevano conto di quale tipo di benedizione usufruissero. Solo dopo l’espulsione da quel luogo fantastico capirono a cosa avessero rinunciato. Poi, con la memoria ancora fresca della comunione aperta con il Signore, la coppia si presentò in adorazione all’ingresso del giardino, incapace di attraversare la «spada fiammeggiante» per entrare nel loro ex santuario e rivivere l’emozione di poter ammirare il volto di Dio. L’esperienza un tempo goduta in questo santuario dell’Eden veniva ora negata a loro e ai loro discendenti, in attesa di venire ripristinata nella nuova terra.

Eden, un luogo di formazione religiosa

Secondo Ellen G. White, «Dio li aveva circondati delle sue cure paterne: li istruiva personalmente con infinita saggezza» – PP, p. 50. Il creatore del sole, della luna e delle stelle rivelò loro le leggi e i meccanismi della natura. Ma avevano bisogno di conoscere altre cose direttamente collegate alla loro esistenza. Furono inviati degli angeli perché spiegassero ad Adamo ed Eva il gran conflitto, venne loro raccontato di Lucifero, della sua ribellione contro Dio, della sua legge e del suo dominio. Vennero anche a conoscenza della sua espulsione dal cielo e che attualmente si trovava nel santuario del’Eden. Poiché Adamo era rappresentante di Dio e suo vice-reggente sulla terra, Lucifero aveva dispiegato tutta la sua saggezza e le sue capacità per ingannare il primo uomo, condurlo al peccato e usurpare la sua posizione. In questo modo, secondo i piani dell’angelo caduto, la terra sarebbe diventata sua e vi avrebbe insediato un governo per rivaleggiare contro Dio e la sua legge.

Adamo ed Eva devono essere rabbrividiti mentre le istruzioni date loro dall’angelo facevano presa sulla loro coscienza; ma quello che in quel momento non comprendevano del tutto era il fatto che l’approccio divino alla risoluzione del gran conflitto doveva essere un’altra dimostrazione del suo amore immutabile. Dopo la caduta di Adamo la sorte del gran conflitto venne decisa proprio sul terreno in cui Lucifero sostenne essere suo, quando Adamo cedette il proprio ruolo al grande ingannatore. Adamo ed Eva ricevettero una visione d’insieme del gran conflitto perché faceva parte delle istruzioni ricevute nel santuario dell’Eden. «Adamo ricevette la rivelazione di alcuni dei momenti più importanti della storia dell’umanità, a partire dalla caduta: apprese che la terra sarebbe stata distrutta dal diluvio e il suo sguardo arrivò fino al tempo in cui Gesù, il Figlio di Dio, sarebbe venuto sulla terra per la prima volta» – PP, p. 67.

Era d’importanza vitale per l’uomo e la donna comprendere la causa scatenante del gran conflitto, ovvero il rifiuto da parte di Lucifero di ubbidire alla legge di Dio. Ribellandosi contro di essa, Lucifero stava insorgendo contro il dominio divino. Gli angeli «rivelarono loro la storia della caduta di Satana e il suo piano per distruggerli, spiegando la vera natura dell’autorità divina, che il principe del male tentava di rovesciare» – PP, p 52. Oltre a ciò, era d’importanza capitale per la coppia afferrare la natura della legge di Dio, altra espressione del suo amore. Così come capire che essi, unitamente agli altri abitanti dell’universo, erano sottoposti a un tempo di prova. La loro felicità era condizionata dall’ubbidienza alla legge divina. «La scelta era: ubbidire e vivere, oppure, disubbidire e morire» – PP, p. 53. Dovettero anche rendersi conto che l’ubbidienza alla legge di Dio da parte delle sue creature equivale a una dichiarazione d’amore e gratitudine per tutto ciò che egli ha dato loro. «La condizione della felicità eterna era l’ubbidienza» – PP, p. 49. Ecco cosa dovevano sapere Adamo ed Eva, e tutti questi importanti dettagli furono loro comunicati nel santuario dell’Eden.

Eden, luogo nel quale trovare rifugio e grazia divina

Il santuario dell’Eden era per Adamo ed Eva un luogo di rifugio. Lucifero era concentrato sulla loro distruzione ma non poteva accostarsi ai due tranne che presso l’albero della conoscenza del bene e del male. Fin quando gli abitanti dell’Eden si tenevano alla larga da quella pianta, erano al sicuro. Lucifero non poteva inseguirli nelle varie zone del giardino per cercare di allontanarli dal loro creatore. L’Eden rappresentava un rifugio rispetto ai suoi malvagi piani. Le istruzioni divine riguardanti l’albero proibito erano assolutamente chiare: «Dio il Signore ordinò all’uomo: “Mangia pure da ogni albero del giardino, ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non ne mangiare; perché nel giorno che tu ne mangerai, certamente morirai”» (Gn 2:16,17). Ma, come sappiamo, Eva deviò dal rifugio e diventò vittima dell’inganno luciferino. Adamo, davanti all’ipotesi di perdere la moglie amata, la seguì nella disubbidienza alle istruzioni di Dio, con il risultato di trascinare l’intero genere umano sotto il giogo della schiavitù del peccato.

Ma Dio non abbandonò la famiglia umana; il santuario dell’Eden divenne per la prima volta sede di un sermone della grazia redentrice. «Io porrò inimicizia fra te e la donna», disse il Signore a Lucifero, «e fra la tua progenie e la progenie di lei; questa progenie ti schiaccerà il capo e tu le ferirai il calcagno» (3:16). In questa dichiarazione rassicurante furono prefigurati i servizi tipici del tabernacolo di Mosè e del tempio di Salomone. Il ferimento del calcagno anticipa i sacrifici animali che furono un tipo del sacrificio di Gesù sulla croce. La testa schiacciata rimanda al fatto che attende il capro nel giorno dell’espiazione, che assicurava la distruzione finale di Lucifero e la fine del peccato. Nel santuario dell’Eden, il Signore iniziò a rivelare il suo piano per la salvezza del genere umano e per l’annientamento del peccato; Lucifero lo aveva ritratto come essere interessato solo alla propria gloria e gratificazione. La domanda sollevata quel giorno fatale nell’Eden fu: il padre e il Figlio avrebbero avuto amore sufficiente per l’umanità da dimostrare quello spirito di sacrificio e abnegazione necessario a strapparla dalle grinfie di Lucifero? Genesi 3:15 è la risposta a questo dubbio lacerante: sì! Un assenso confermato e concretizzato quando Gesù gridò dalla croce: «È compiuto».

Quando Adamo ed Eva furono creati occupavano una posizione leggermente inferiore a quella degli angeli. Ma il piano divino per il ripristino dell’originale condizione del genere umano prevede una straordinaria esperienza per quanti gli restano fedeli: «Quanti, grazie alla forza di Gesù, sconfiggono il grande nemico di Dio e dell’uomo, occuperanno nelle corti celesti una posizione più elevata di quella degli angeli che non sono mai caduti» (General Conference Bulletin, 1 aprile 1899). Lucifero tramò la distruzione del genere umano in corrispondenza di un impeto di ira accecata dalla gelosia. Adamo ed Eva vissero in una condizione di felicità condividendo l’amore che Dio manifestava per loro. Lucifero era miserabile, alle prese con la prospettiva dell’estinzione eterna. Una volta che Adamo ebbe peccato, determinando l’interruzione della comunicazione con Dio e la sua espulsione dal santuario dell’Eden, Lucifero decise che nel futuro avrebbe tenuto Adamo e i suoi discendenti lontani da qualsiasi santuario che potesse offrire loro la prospettiva di un recupero.

Conclusione

L’esperienza di Adamo ed Eva nel loro santuario dell’Eden ci insegna tanto. Per prima cosa se Dio, nel suo amore per i nostri progenitori fece tutto il possibile per rendere felici le loro esistenze, e altrettanto fa nei nostri confronti. La prova di questo amore è il dono del suo Figlio al genere umano. « Egli lo ha scelto non soltanto per portare i nostri peccati e per morire come nostro sacrificio, ma lo ha offerto alla stirpe umana decaduta. Dio ha dato il suo unigenito Figliuolo come prova della sua immutabile intenzione riconciliatrice, per farlo entrare nella famiglia umana e fargli conservare in eterno la natura umana» – DA, p. 25.

Secondariamente, se Dio pronunciò un giudizio redentivo prima di allontanare Adamo ed Eva dall’Eden, allo stesso modo oggi giudica gli uomini nell’ambito della grazia redentrice garantitaci dal Figlio. Alla luce del sacrificio compiuto da Dio per noi e della prospettiva del giudizio, è importante completare l’esperienza che i santuari dell’Antico Testamento ci insegnano. Dobbiamo umiliarci alla presenza del nostro Creatore e Redentore e ricercare una relazione vivente con lui mediante un vero risveglio e una vera riforma, affidandoci totalmente a Cristo per quanto riguarda la nostra salvezza e ogni necessità. Attraverso la grazia di Cristo e la permanenza dello Spirito Santo, godremo dello splendido privilegio di ammirare ed entrare nel giardino che Adamo ed Eva un tempo chiamarono casa. Che concessione poter proclamare il messaggio dei tre angeli grazie alla potenza di Dio e riuscire così a vedere la realizzazione finale del piano divino che prevede il ritorno dei suoi figli nella loro legittima dimora, il nuovo Eden.

*Ted N.C. Wilson è il presidente della Conferenza Generale degli avventisti del 7° giorno.

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