07 – Gesù, un provocatore?

Quando l’autentico sconvolge le tradizioni

Conferenze tratte da Regards 2000, tenute in Francia via satellite.

Introduzione

0511077Gesù desidera stupire, chi avrebbe fatto meglio! Pensate… Per il fatto di essersi fermato con una donna, per di più straniera, e di rivolgerle la parola, nel contesto di quell’epoca e di quella cultura, aveva fatto un gesto sconveniente. Per di più era una samaritana. Una razza che era, in terra d’Israele, come la cancrena nel corpo! Peggio dei pagani! Degli stranieri che si erano installati in quella zona al tempo della deportazione in Assiria del popolo d’Israele e che, in seguito, avevano fatto un amalgama della loro religione con quella dei giudei… Samaria, la regione appestata che ogni buon giudeo evitava ad ogni costo.

Gesù ci passa… Si offre anche il lusso di rivolgersi ad una donna! Per di più, si trattava di una prostituta!!! Questa è la ragione per cui va ad attingere l’acqua nell’ora più calda. Quella in cui tutte le persone stanno digerendo il cous cous e fanno la siesta. Così non rischia di incontrare qualcuno del villaggio. Perché lei è la vergogna anche dei samaritani! E Gesù osa sedersi al suo fianco ed intavolare un discorso! Le chiede perfino da bere. Dovete sapere che era proibito bere dal bicchiere di un samaritano. Possiamo allora capire lo stupore della samaritana quando Gesù le chiede da bere!!! Si tratta o di incoscienza o di provocazione.Del resto, alcuni istanti dopo, i discepoli che erano andati a cercare da mangiare, sono francamente contrariati nel vedere Gesù in così cattiva compagnia!
Non credo che Gesù sia incosciente o che nella sua semplicità sia stato ingannato. Il colloquio che c’era stato fra Gesù e la donna dimostra che egli sapeva quello che faceva e sapeva anche con chi aveva a che fare! Volutamente aveva scelto di affrontare quella donna, superando le frontiere delle numerose proibizioni religiose e sociali.

1. Gesù era un provocatore?

Voleva provocare? Il suo obiettivo era molto più nobile, lo vedremo fra poco. Ma per raggiungerlo, si assumeva pienamente il rischio della provocazione! Perché l’esigenza dell’autenticità, dell’amore, della sua missione erano più forti della sua volontà di salvaguardare la suscettibilità “di quelli che si credevano giusti” e dei conformisti!
Che le persone provino disagio o siano scandalizzate… Dopo tutto è un loro problema! Se si tratta di un’urgenza, e lo stato di quella donna infelice era il caso, Gesù non si preoccupa del “cosa dirà la gente” o dei compromessi equivoci… Questa specie di stato d’animo si addice ai vili, agli arrivisti ed ai paurosi! Questo non è il suo caso!
Se occorre, è pronto a stupire.

Alla folla dirà: “Se la vostra giustizia non supera quella degli scribi (gli intellettuali) e dei farisei (i religiosi), non entrerete affatto nel regno dei cieli.” (Matteo 5:20)
Se questa non è una forma di provocazione, allora ditemi cosa è provocazione!!! Perché, anche se si rivolgeva al popolo, non era ingenuo fino al punto di credere che le sue parole non sarebbero pervenute alle orecchie dei religiosi e degli intellettuali! I pettegolezzi esistevano anche a quell’epoca!
E poi, strombazzare pubblicamente: “Io vi dico in verità: i pubblicani e le prostitute entrano prima di voi nel regno di Dio.” (Matteo 21:31), è la peggiore provocazione!
Pensate! Se avesse detto: “I ladri pentiti e le prostitute convertite…” Niente affatto! La provocazione delle parole e delle idee!

Ed il suo comportamento di accoglienza e di apertura nei riguardi di ogni specie di esclusi farà digrignare i denti a più di una persona. A tal punto che gli verrà affibbiata la fama di ghiottone e beone… Pura maldicenza, evidentemente. Non faceva neppure le abluzioni rituali prima dei pasti. Anche di questo sarà accusato!

Ed inoltre sconvolgerà anche la logica. Chi avrebbe osato dire questa assurdità: “Amate i vostri nemici”, a della povera gente schiacciata da un potere oppressore? E invitare a porgere l’altra guancia a chi ci colpisce? Questo è tollerabile? Anche questa è una forma di provocazione! È sconvolgente, utopico, impraticabile, e a prima vista addirittura vergognoso! Fra parentesi, fa riflettere il fatto che simili parole siano state conservate dagli autori dei vangeli. Aggiungiamo ancora acqua al mulino dell’autenticità! Dietro l’impossibilità del precetto, hanno percepito l’appello ad un’altra logica che sconvolge il loro punto di vista. Ma avevano rispetto dell’autenticità di Gesù.
Nessun filosofo ha osato dire:”Beati i poveri! Beati quelli che soffrono!” Gesù l’ha detto! A dei poveri e sofferenti. Di primo acchito è odioso. Poi, riflettendo, non è vero che la sofferenza umana sviscera le coscienze e fertilizza quello che c’è di meglio in noi?
È lo stesso uomo che ha messo i bambini al di sopra dei saggi, che si è volentieri identificato col padre di un ragazzaccio che fugge di casa e che gli corre incontro, che si è felicitato con un padrone ingiusto e paternalista che si permise di pagare i suoi operai senza tenere conto delle loro ore di lavoro.

Per farla breve ha fatto ed ha detto tutto quello che si poteva per esasperare dei padroni e spingere i sindacati di oggi a gridare al disordine ed all’ingiustizia!
Il suo messaggio, come un vino troppo giovane, fa esplodere gli otri vecchi… L’immagine è sua! Gesù sconvolge, perché sa di avere poco tempo e cerca di far nascere l’uomo nuovo, l’uomo autentico del quale vuole affrettare la nascita. E provocare la nascita non è un atto indolore! E per rimanere desti, a volte è necessario essere scossi!
Una volta ancora, Gesù non è quello che la fantasia popolare presenta come un personaggio sciropposo e dolciastro… Il Gesù bambino di zucchero che si mette delicatamente sul dolce di Natale!

Egli aveva del temperamento. Non esitava a fare pulizia sconvolgendo e capovolgendo tutto per rimettere le cose secondo l’ordine prioritario.
Per esempio: un mattino, recandosi al tempio, è stupito dall’ipocrisia delle persone che commerciano con gli animali che servono per i sacrifici. Si trattava di una deviazione stridente e dello sfruttamento rivoltante della religione. Dinanzi ad un simile scandalo, Gesù si lascia andare ad una crisi di collera magistrale: rovescia le tavole dell’odioso traffico e afferra una frusta per scacciare gli animali. Immaginate il grido di indignazione che ha dovuto provocare? Questa non è provocazione?

Eppure, Gesù non era un “iconoclasta”, né un anarchico che sconvolgeva o rompeva per principio. Perché il suo scopo non era quello di distruggere ma di costruire. Ma a volte, per costruire un bell’edificio, bisogna prima distruggere le rovine rimaste.
L’importante è rimettere le cose secondo l’ordine prioritario. Per questa ragione gli sembrò giusto fare un piccola precisazione a tutti quelli che pensavano che stesse opponendosi alla religione stabilita per semplice spirito di ribellione.
“Non pensate che io sia venuto per abolire la legge o i profeti; io sono venuto non per abolire, ma per portare a compimento.” (Matteo 5:17)
Questa legge racchiude tutti i testi sacri che sono alla base dell’alleanza di Dio col suo popolo.. In Ebraico, questo testo sacro si chiama TORAH, e raggruppa gli scritti di Mosé, i cinque primi libri della nostra Bibbia. Gesù dunque è chiaro: non è venuto a rompere quest’alleanza!
Per riprendere un modo di dire di moda: egli venne per “purificare” la religione che si era talmente istituzionalizzata, da perdere il suo vero significato!

Una storiella per far capire i rischi dello slittamento dell’istituzionalismo…
Quando il sacerdote riuniva i fedeli per la preghiera della sera, il suo gatto distraeva chi era in preghiera. Allora ordinò che durante la preghiera della sera, il gatto venisse legato. Questo fu fatto per molti anni… Il sacerdote morì. Ma si continuò a legare il gatto durante la preghiera della sera. Morì anche il gatto. Si cercò un altro gatto per legarlo durante la preghiera della sera!!! Molti anni dopo, furono scritti dei trattati sul ruolo di un gatto ed il buon svolgimento della preghiera della sera!
Quello che in origine aveva il suo giusto significato, era diventato una lettera priva di ogni senso. Una religione priva di spiritualità autentica e di significato è soltanto una farsa grottesca ed insensata! Fu contro di essa che Gesù fu un provocatore così virulento. “Razza di vipere”, gridava ai religiosi, “siete come sepolcri imbiancati. Belli esternamente ma all’interno ci sono solo le ossa dei morti.”

Sapete la storia di quell’uomo che cercava le sue chiavi sotto un lampione? Un vicino cercava insieme a lui fino al momento in cui, stanco, gli chiese: “Sei sicuro di averle perse qui?” L’altro rispose: “No, le ho perdute vicino a casa mia, ma qui c’è più luce!” A che serve cercare Dio, anche nei luoghi sacri, se l’ ho perso nel mio cuore?
È quello che Gesù volle far capire alla samaritana quando lei gli rivolse la domanda, comprendendo che aveva a che fare con un saggio: “Dove dobbiamo adorare? Nel tempio di Gerusalemme, o qui sul monte Garizim, luogo santo dei samaritani?”
“L’ora viene, anzi è già venuta, che i veri adoratori adoreranno il padre in spirito e verità; poiché il Padre cerca tali adoratori. Dio è Spirito; e quelli che l’adorano bisogna che l’adorino in spirito e verità.”
Un’adorazione che deve andare oltre le montagne della tradizione e lo spirito campanilistico. Un’adorazione nell’autenticità dello Spirito e della Verità.

2. Gesù restituisce alla religione il suo significato umanizzante

Chiaramente, Gesù è stato profondamente indignato da questa onnipresenza del regolamento fino nei minimi dettagli. Nella misura in cui si eccelleva nell’osservanza di tutti quei dettagli, si era considerati religiosi. Allora, vi erano i campioni della religione, molto fieri dei loro atti… E bisognava che tutto questo fosse conosciuto e visto! In questo modo, l’osservanza della legge generava la peggiore menzogna: un falso quadro della virtù e l’orgoglio di una buona coscienza!
Una volta ancora, Gesù affronterà una questione delicata per reagire contro questa detestabile forma della religione, sconvolgendo l’ordine così ben stabilito dai “ben pensanti”.

L’importante per lui era di far predominare l’interiorità sull’esteriorità. Non aveva peli sulla lingua nei riguardi dei religiosi: “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché pagate la decima della menta, dell’aneto e del comino, e trascurate le cose più importanti della legge: il giudizio, la misericordia e la fede..”(Matteo 23:23)
Ed aggiungerà che non era contro questi principi, ma questi diventavano odiosi se nascondevano la vera ragion d’essere della religione: la mia relazione e la mia implicazione nei riguardi del mio prossimo e del mio Dio! “Guide cieche!” proseguirà senza pietà per quegli ipocriti, “che filtrate il moscerino e inghiottite il cammello. Guai a voi… perché pulite l’esterno del piatto, mentre dentro sono pieni di rapina e d’intemperanza.” (Matteo 23:25)

L’importante è la purezza del cuore e non il rituale della purificazione. Dinanzi a quelli che si offendevano perché Gesù non si sottoponeva alle abluzioni rituali prima dei pasti, egli esclamò:
“Poiché dal cuore vengono pensieri malvagi, omicidi, adulteri, fornicazioni, furti, false testimonianze, diffamazioni. Queste sono le cose che contaminano l’uomo; ma il mangiare con le mani non lavate non contamina l’uomo.” (Matteo 15:19,20)
Smettete dunque di purificarvi le mani con l’acqua. Purificate invece l’interno!!! Ma ecco.. questo è più difficile!
In questo senso allora, Gesù non è venuto per fare più religiosi gli uomini, ma per aiutarli a vivere meglio, ad amare meglio ed a restituire la speranza.
In questo senso, ancora, Gesù fu un rivoluzionario!

Secondo Gesù, la legge è uno strumento. Un semplice strumento, e non uno scopo… Uno strumento di vita e non di morte! E quando essa diventa uno strumento di disprezzo, d’ipocrisia e di giudizio… Gesù la combatte!
“Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato” (Marco 2:27) dirà. Possiamo estendere questo principio, senza tradire lo spirito di Gesù, dicendo: “L’uomo non è fatto per la legge, ma la legge è fatta per l’uomo.”
Gesù vuole liberarci da una doppia degradazione che impera sempre:

♦ Quella che conduce al disumano riducendoci ad una semplice meccanica: “Ho compiuto l’atto, dunque sono in regola!” Quelli che ragionano in questo modo sono dei robot e non degli esseri umani!
♦ Quella che conduce l’uomo all’ipocrisia:”Sta’ quindi attento che la luce che è in te non sia tenebre!” (Luca11:35) dirà Gesù. Non vi è peggiore menzogna di quella che imponiamo a noi stessi!

Gesù non ha abolito la legge, ma ha cercato di mettere in risalto lo spirito che vi è alla base. E per scoprirlo a volte è necessario rompere il guscio. Ecco la ragione della provocazione.

Il sabato? Ha voluto restituirgli il suo valore di risorsa spirituale. Ritorneremo sull’argomento in un’altra conferenza.

La pratica del digiuno? È una saggezza e non una penitenza. Non ha nulla a che fare con le penitenze! Egli dirà: “Quando digiunate, non abbiate un aspetto malinconico come gli ipocriti; poiché essi si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. (..) Ma tu, quando digiuni, ungiti il capo e lavati la faccia!” (Matteo 6:16,17)

La preghiera? Un soffio di vita e di comunione con l’autore della vita. Un dialogo con Dio e non delle belle frasi per riempire gli occhi e le orecchie di quelli che ascoltano. Le preghiere ben formulate spesso non oltrepassano il soffitto della stanza!
“Nel pregare,” ha detto Gesù, “non usate troppe parole come fanno i pagani, i quali pensano di essere esauditi per il gran numero delle loro parole.” (Matteo 6:7)
Inoltre dirà: “Non chiunque mi dice: Signore, Signore! Entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del padre mio che è nei cieli.”(Matteo 7:21)
Le parole spesso non sono altro che moine che costano meno delle azioni! Per questo darà un piccolo consiglio: “Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate…” (Marco 11:25) In altre parole: prima di pronunziare delle belle parole, imparate a perdonare agli altri. Ci sarà meno ipocrisia nelle vostre preghiere… e più efficacia!

Una parola sull’elemosina. Gesù dirà con umorismo: “Ma quando tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra quello che fa la destra.” (Matteo 6:3)
Per Gesù, la qualità del dono non dipende dal suo volume! Ancora una volta tutto dipende dalle disposizioni interne, dalla coscienza del donatore.
Si, senza dubbio, la religione di Gesù ci fa dischiudere a molta più umanità! Ci fa riconoscere con vergogna a quali aberrazioni siamo giunti spesso in nome di Cristo, allontanandoci completamente dal suo spirito!

Gesù ha sempre sottoposto la religione e la legge al principio dell’amore. Per questo gli piaceva ricordare un episodio, un fatto di cronaca del tempo del re Davide. Un giorno, Davide ed i suoi uomini, affamati, mangiarono dei pani consacrati del tempio che , normalmente, soltanto i sacerdoti erano autorizzati a mangiare! Si trattava, semplicemente, di un sacrilegio! Ma Gesù raccontava l’episodio facendo vedere che Davide si era comportato molto bene!
Quando il benessere dell’uomo è in pericolo, il precetto deve piegarsi! La legge dunque è sottomessa al principio di vita e di amore…
Vi sono dei momenti in cui la vita dell’uomo è da preferire alla stretta osservanza di una legge! Secondo Gesù, la legge non deve essere osservata come legge, deve essere seguita perché serve l’amore e quando serve l’amore! Egli non mette la legge fuori gioco, la riconduce al proposito originale di Dio!

Un ultimo esempio: una parola di Gesù che ha dovuto fare digrignare i denti a molti religiosi!
“Se dunque tu stai per offrire la tua offerta sull’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia lì la tua offerta davanti all’altare, e và prima a riconciliarti con tuo fratello; poi vieni a offrire la tua offerta.” (Matteo 5:23,24)
Presentare l’offerta al tempio era uno degli atti più sacri che esistessero! Per Gesù, incontrare l’altro in uno spirito di riconciliazione era un atto ancora più essenziale. L’amore predomina sul rito.
Attenzione: il rito non è eliminato! Ripeto, Gesù non è un anarchico! “Poi vieni a offrire la tua offerta…” Dice. Questione di precedenza e di buon senso.
Inoltre, Gesù riassumerà tutta la legge con queste parole: “Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente… e il tuo prossimo come te stesso.” E conclude dicendo: “Non vi è comandamento più grande di questo.”
Dunque, un legalista che giudica e che non ha amore per il suo prossimo è colpevole, stando alla legge! Questo è il colmo!!!

3. La spiritualità di Gesù va ben oltre …

La purezza morale superficiale. Gesù ci invita ad andare in fondo alle cose e soprattutto in fondo a noi stessi. Affinché noi scaviamo nelle nostre profonde motivazioni e soprattutto per lasciare crescere una spiritualità che nasce dall’interno per spuntare poi all’esterno.
Alla samaritana Gesù propose di offrile dell’acqua viva. “Che pacchia…” lei pensò! “Non mi stancherò più per venire ad attingere l’acqua nelle ore più calde!!!” Certamente Gesù le parlava di un’ acqua spirituale. E le disse:
“Chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete; anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una fonte d’acqua che scaturisce in vita eterna.” (Giovanni 4:14)
Nella misura in cui la sorgente è interna, saremo per sempre abbeverati. È questa l’acqua che Gesù proponeva alla donna samaritana sul bordo del pozzo… ed anche ad ognuno di noi.

La spiritualità di Gesù va anche al di là di un’adorazione che si collega al luogo. Il luogo e la forma hanno ragione di esistere soltanto se la spiritualità va oltre le montagne delle tradizioni. Senza denigrare i luoghi di adorazione e la loro ragione di esistere, il più bel tempio alla gloria di Dio si trova in noi! Gesù lo indicò alla samaritana: l’importante non è adorare a Gerusalemme o sul monte Garizim. L’importante è adorare Dio in Spirito e Verità!

Infine, la spiritualità di Gesú va oltre la spiritualità interna che sa di “egocentrismo”. La filosofia del New Age è di moda. Essa ci invita a ritrovare il dio che sonnecchia dentro ciascuno di noi. Si tratta di perversione e di allontanamento da Dio!
“Voi sarete come Dio” disse il seduttore ad Adamo ed Eva. Ma noi non siamo dei dii! Lo stato del nostro mondo lo dimostra!
Nulla a che vedere con la spiritualità che si trovava in Gesú! Questo tuffo nella nostra interiorità deve spingerci verso l’altro, perché Dio lo scoprirò incontrando l’altro e dandomi all’altro.
Allora la mia religione sarà vera nella misura in cui mi “unisce” a me stesso, nella mia interiorità, all’altro, nella condivisione e nella comunione, al Dio della vita, nella ricerca autentica della sua volontà e del suo amore.
Una simile spiritualità dà le ali alla fede.
Ci mette in cammino, in moto. Impossibile insediarsi… Essa porta la vita e comunica questa vita!
La samaritana comprese questo e corse al villaggio per chiamare quelli che prima rifuggiva. Desiderava che anch’essi a loro volta incontrassero il Cristo! La fede mette le ali.
Questa esigenza di autenticità è più esigente di una religione di facciata. Una religione dell’”essere” è una sfida più grande ma anche più esaltante di una religione imperniata sul “fare”.
Per questo, occorre uno sconvolgimento interno. Per questo Gesù cercava di scuotere senza mezzi termini. Egli dirà: “ Se non cambiate, non entrerete nel regno dei cieli.” (Matteo 18:4) Cambiare vuol dire “rivoltarsi”, come si rivolta un guanto! In modo che quello che era all’interno diventi evidente. Perché Dio guarda al cuore e non alle apparenze!

Conclusione

Gesù ha sconvolto, ha disturbato molti religiosi che cercavano di insediarsi nella loro spiritualità… Per questo l’hanno ucciso!
Il suo messaggio, l’appello alla Verità, risuona ancora oggi con un’attualità scottante!
Non ci si avvicina impunemente alla sua spiritualità! Le sue parole tagliano e fanno sanguinare come una lama di coltello. L’esempio è suo… ma queste ridanno vita!
Volete decidere di diventare Viventi?
Siete pronti ad entrare nella dinamica di una spiritualità autentica, nella costante ricerca della Verità?

Se questo è il vostro approccio… se questo è il vostro desiderio di autenticità… pregate.

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