09 – Costruttori di ponti

Alla ricerca dell’unità perduta

Conferenze tratte da Regards 2000, tenute in Francia via satellite.

0612184Quest’uomo, a forza di giocare con la verità, a forza di tradire il suo ambiente è in rottura con la vita. Non ha più amici, famiglia, nessun significato, nessun avvenire… La sua unica speranza è nella fuga e nell’oblio. Si chiama Giacobbe.

Al calare della notte, poggia la testa su un sasso, come se fosse un altare. E aspetta il sonno come si aspetta la morte, senza immaginare cosa l’aspetta l’indomani. E poi, ci sarà un domani?

In quel momento, fra il sogno e la realtà, si produrrà un fatto che sconvolgerà la vita di questo uomo come anche il destino di un popolo. Senza dubbio una delle rivelazioni più stupefacenti della storia…

Introduzione

Vi devo raccontare il seguito di questa appassionante storia, anche se l’ho già citata rapidamente nel corso di una precedente conferenza. Giacobbe si trova in una situazione di rottura totale.

Anzitutto rottura con se stesso. A forza di tradire suo fratello Esaù e suo padre, sta male. Il rimorso e la colpevolezza lo rodono lentamente. Ed un giorno diventa inevitabile! Vi sono dei momenti in cui è molto difficile vivere con se stessi. Eppure siamo condannati a convivere, costi quello che costi! Spesso non vi è nemico peggiore di se stessi!

Rottura con la sua famiglia. A forza di ingannare gli altri si perde la fiducia di tutti. E voi sapete che è più facile perderla che guadagnarla! Quando il canapo che riunisce gli esseri fra di loro si rompe, i rapporti si rompono uno dopo l’altro, ed il processo di rottura si amplifica sempre più e diventa difficile fare marcia indietro!

Rottura con Dio, dunque con la vita. Quando non si riesce più a guardarsi in uno specchio, quando non c’è più il riscontro con l’altro, perché ci ha voltato le spalle, quando intorno a noi i ponti sono rotti, la vita perde il suo significato ed il suo sapore. Ed il fossato con la Vita e Dio, suo autore, sembra insormontabile. Allora la solitudine è assoluta!

Ecco la situazione del povero Giacobbe… Quella sera si accasciò, aspettando il sonno come si aspetta la morte. Dormire e non svegliarsi più. Se fosse possibile! Un giorno o l’altro accade a tutti!

Ed ecco una rivelazione stupefacente: all’improvviso, le tenebre della notte si fendono. Una luce viva attraversa il cielo e inonda il luogo dove si trova Giacobbe. Allora scopre una specie di immensa scala luminosa, gettata come un ponte tra il cielo e la terra! Una scala vivente, con angeli che salgono e scendono, che stabiliscono una comunicazione viva fra lui ed il cielo. È il ponte di Dio, teso verso di lui come un salvagente!

Giacobbe si alzò e si rimise in cammino. La vita poteva continuare. Aveva capito che per Dio non c’è rottura che sia troppo profonda. Egli è IL PONTE VERSO LA VITA. E anche se l’uomo si trova nell’abisso più profondo, gli tende la mano!

Molti anni dopo, due uomini si avvicinano a Gesù.
Sono affascinati da quest’uomo che è capace di penetrare la loro anima come nessun altro. Ed è allora che Gesù dirà loro, facendo chiaramente allusione alla storia della scala di Giacobbe: “In verità, in verità vi dico che vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell’Uomo.” (Giovanni 1:51)
Gesù si è sempre proclamato “il figlio dell’uomo”. In questo modo Gesù dichiara di essere questo ponte di Dio fra gli uomini.

  • Un ponte fra gli uomini.
  • Un ponte fra i pezzi scompigliati e sparpagliati del mio essere.
  • Un ponte con il Dio della vita.

1. Gesù, un ponte fra gli individui

L’abbiamo visto nelle conferenze precedenti, Gesù era un radunatore unico. Ricchi e poveri andavano a vederlo, oppressi ed oppressori cercavano d’incontralo, responsabili religiosi e gente del popolo cercavano in lui consiglio e speranza. Insomma, aveva un messaggio che risuonava negli ambienti più disparati. Era una specie di ponte che riuniva due rive diametralmente opposte. Perché offriva uno spazio privilegiato d’incontro e richiamava l’uomo a delle realtà nuove su se stesso, sull’altro e sulla vita.

L’ ho già detto: conoscete molti radunatori capaci di far coabitare quelli che facevano resistenza al potere oppressore con dei collaboratori ed anche dei terroristi? Impossibile! Sarebbe una pura follia! Ebbene… l’impossibile non esiste per Gesù! L’ha fatto! Proprio fra i suoi discepoli.

Una sera Gesù si sedette sulla collina che sovrastava la città di Gerusalemme. Guardò quella città brulicante. Pianse per l’emozione. Perché Gesù era aperto e non si vergognava di mostrare le sue lacrime ai discepoli. E sospirò: “Gerusalemme, Gerusalemme (….) quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come la chioccia raccoglie i suoi pulcini sotto le ali; e voi non avete voluto!” (Matteo 23:37)

Egli vedeva la sua missione come un ponte fra gli uomini, come un possibile luogo d’incontro. Sempre che gli uomini accettino di attraversare questo ponte per incontrarsi! Gesú non può farlo al loro posto. Può semplicemente offrire loro questa possibilità.

Per Gesù, l’incontro fra gli individui è talmente importante, da non considerare l’incontro con Dio senza che vi sia stato prima un riavvicinamento fra gli individui.

“Quanto ti rechi al tempio per compiere un atto religioso e ti rendi conto che sei in conflitto con qualcuno, dunque in rottura di comunione, allora, lascia momentaneamente il tuo atto religioso e vai a riconciliarti” ha detto Gesù.

Ai suoi discepoli, fece questa promessa, privilegiando una volta ancora l’incontro: “ Poiché dove due o tre sono riuniti nel mio nome, li sono io in mezzo a loro.” (Matteo 18:20)

Secondo Gesù allora, la religione ha la sua ragion d’essere soltanto se favorisce dei ponti fra gli uomini. Infatti, secondo la sua etimologia, la parola “religione” significa “riunire”. Se i ponti della comunicazione sono distrutti, allora la religione è solo menzogna e ipocrisia! Senza questa volontà di comunicazione, l’uomo non sarebbe altro che un “nato morto”. Infatti è comunicando con gli altri che si impara a conoscerli. E la bellezza dell’etimologia ci ricorda che “conoscere” qualcuno letteralmente significa “nascere con”. Pertanto, non cercare di conoscere qualcuno, fa di noi dei feti!

Gesù era uno straordinario narratore. La storia più strana che abbia raccontato è senz’altro quella del ricco e di Lazzaro .
C’era una volta un ricco. Un ricco che ci teneva a far notare la sua ricchezza: abbigliamento vistoso, tessuti ricamati, lusso sfrenato e feste quotidiane. All’epoca e in quelle regioni d’oriente, il lusso doveva essere visto e sentito da lontano! Vi era soltanto una macchia su quel quadro: un barbone coricato sulla soglia della sua casa. Si chiamava Lazzaro. Pover’uomo! Il suo corpo faceva male soltanto a guardarlo, come una grossa piaga. Tendeva la mano sperando un incontro. Ahimé, solo i cani andavano a leccare le sue ulceri. E il ricco, ogni mattina, scavalcava allegramente il nostro povero mendicante. Oh! Non era cattivo. Solo un pó distratto. Non lo vedeva, guardava troppo in alto!

Lazzaro morì. Si racconta che fu portato nel soggiorno dei morti. Finalmente laggiù stava bene. E poi, era in buona compagnia! Pensate: con Abrahamo, il padre dei credenti! Un giorno morì anche il ricco. Ed eccolo nel soggiorno dei morti ma dal lato brutto! Nelle fiamme. E quando alza gli occhi scorge Lazzaro con Abrahamo, che sprizza di salute.

“Abbiate pietà di me… Datemi da bere … Soffro!” Urlava. “Troppo tardi. La tua felicità l’hai scelta nella tua vita. Ora c’è un abisso incolmabile fra te e noi!” gli fa capire Abrahamo.

Ecco la storia. Immagino i discepoli spalancare gli occhi e chiedersi: “Ma che mosca ha punto oggi Gesù?” Non avevano l’abitudine di sentire raccontare delle storie così lugubri e rocambolesche dal loro maestro!
E’ vero, è solo un racconto. Non si tratta di cercare una teologia sulla morte o l’al di là. Questo è un altro argomento e ne riparleremo un’altra volta.
Si tratta di un racconto popolare conosciuto al tempo di Gesù. Questa storia non l’ha inventata lui.
Un piccolo dettaglio che fa la differenza: nella storia originale, il ricco si chiamava Bar Majan ed il povero non aveva nome. Nel racconto di Gesù, il povero diventa Lazzaro… ed il ricco non ha nome! Il suo nome è nessuno! Il dettaglio è importante. In quel tempo, il nome aveva un’importanza fondamentale. La vita e la storia dell’individuo erano intimamente legate al nome. Avere un nome significava avere una storia: non avere un nome, significava non avere storia, essere nessuno!

Perché il ricco non ha nome? Semplicemente perché viveva soltanto per se stesso. Aveva perduto l’opportunità della sua vita disprezzando Lazzaro che era coricato alla sua porta!

Ecco cosa Gesù voleva dire a gran voce. Noi esistiamo soltanto se comunichiamo con l’altro. E soprattutto con l’altro diverso e non soltanto con i nostri! E Gesù propone di essere questo ponte che riunisce gli esseri più diversi!

Se la vita perde il suo senso ed il suo sapore, spesso questo accade perché non cerchiamo di attraversare i ponti fra gli individui! Perché spesso viviamo come delle isole in mezzo all’oceano. Non avete notato che la vita inizia a diventare piccante quando smettiamo di vivere soltanto per noi stessi? Gesù ci stimola a fare il primo passo. Ci mette in movimento verso l’altro.

Un giorno, un religioso rivolse una domanda a Gesù: “Chi è il mio Prossimo?” Gesù raccontò la storia di un uomo attaccato dai briganti della strada. Fu abbandonato, lungo un sentiero, come morto.

Passò un religioso. Egli proseguì il suo cammino senza guardare il malcapitato che agonizzava. Passò un dignitario. Anche lui proseguì per la sua strada incurante.

Passò un samaritano, un reietto dalla società ebraica dell’epoca. Ma fu proprio lui ad occuparsi del ferito con una generosità sconcertante!

Quando Gesù terminò la sua storia, rivolse una domanda a chi lo aveva interrogato. Gli avevano chiesto “Chi è il mio prossimo?”, Gesù gli rispedì l’ascensore chiedendogli: “Quale di questi tre ti pare essere stato il prossimo di colui che s’ imbatté nei ladroni?”

Avete capito il capovolgimento? Gesù sconvolge la logica del religioso. “Prima di sapere chi è il tuo prossimo, sii TU il prossimo degli altri!” gli fa capire Gesù.

Ancora una volta Gesù propone un atteggiamento dinamico che provoca l’incontro con l’altro.
Voi lo sapete molto bene: vi sono quelli che aspettano che si vada verso di loro, e si lamentano di solitudine e vi sono quelli che vanno verso gli altri e sono felici di vivere!

In Cina, si racconta che un uomo ebbe l’opportunità di visitare l’inferno. Naturalmente si tratta di una storia! Dunque si trovava all’inferno, davanti ad una interminabile tavola… Piena di Cinesi seduti a tavola ( vi ricordo che è un racconto cinese!). Dinanzi a loro, vi erano delle grosse ciotole piene di riso. Ma quello che era strano, era che questi cinesi erano scheletrici! “Come si può morire di fame davanti ad una ciotola di riso?” chiese stupito il nostro turista. Ma guardando più attentamente comprese la ragione. I bastoncini erano troppo lunghi, smisuratamente lunghi. È già difficile mangiare con dei bastoncini, allora potete immaginare! Era impossibile avvicinare il cibo alla bocca. Allora pensò: “questo è l’inferno”.
Per curiosità andò nel paradiso. Vide anche lì una tavola interminabile… Piena di Cinesi seduti a tavola davanti a delle grandi ciotole piene di riso. I bastoncini anche lì erano lunghi, smisuratamente lunghi. Eppure i volti delle persone manifestavano la gioia di vivere, paffuti e rosei, pieni di salute! Questo perché ognuno si serviva dei suoi bastoncini per dare da mangiare a chi gli stava di fronte!

È l’incontro con l’altro, sono i legami che vengono tessuti, i ponti che si attraversano che fanno di noi degli esseri viventi!

Gesù l’aveva capito e cercava di fare di noi dei viventi.

Avete paura d’incontrare gli altri? Gesù ci dà la forza. Io sono timido. Si, è vero! Ma quando mi rendo conto che non sono solo, perché lui mi accompagna, allora sono pronto ad andare incontro agli altri perché sono in ottima compagnia!

2. Gesù un ponte con me stesso

Veniamo all’aspetto più doloroso per molte persone. La rottura con se stessi. Questo dolore che prova tanta gente a vivere con se stessa. Per molti, il fatto di sapere chi siano in realtà li ossessiona. Perché è una realtà, noi siamo degli esseri suddivisi in diversi personaggi. Qual è la realtà della nostra persona? È difficile saperlo! E tutti questi personaggi che coabitano in noi spesso si fanno la guerra. Noi assomigliamo ad una scatola di puzzle rovesciata. I pezzi si sono sparpagliati e a volte è ben difficile ritrovare i pezzi per formare una immagine coerente!

Credo che Gesù ci dia la possibilità di “ritrovare i pezzi” affinché noi possiamo divenire sempre più una persona, priva di personaggi contraddittori.

Chi sono io? Domanda importante sulla quale molti filosofi hanno fallito! E personalmente non pretendo di darvi una risposta! Vorrei soltanto darvi l’opinione di Gesù.
Con una punta d’ironia alcuni medici hanno cercato di dare una risposta. Secondo loro ecco di cosa è fatto l’uomo:

  • Abbastanza grasso per fare 7 saponette.
  • Abbastanza ferro per fare un chiodo di media grandezza.
  • Abbastanza zucchero per 7 tazze di thé
  • Abbastanza zolfo e fosforo per fare 2200 fiammiferi
  • Abbastanza potassio per fare un razzo di fuochi artificiali…

Un chimico aggiungerebbe: comprimendo le nostre molecole potremmo essere contenuti in una capocchia di spillo!

Vi aggrada come definizione? Io preferisco quella dell’apostolo Paolo che scriveva: “Lo Spirito stesso attesta insieme con il nostro spirito che siamo figli di Dio. Se siamo figli siamo anche eredi; eredi di Dio e coeredi di Cristo, se veramente soffriamo con lui, per essere anche glorificati con lui.” (Romani 8:16,17)

Gesù si identifica con noi e vuole identificarci a lui. Ci propone una “trasfusione” di vita, della sua vita! Non ci vuota di noi stessi ma ci propone di riempirci della sua vita. Quando comprendiamo che Gesù è morto per noi (e noi abbiamo avuto l’occasione di abbordare assieme il significato di questa morte di Gesù), questo cambia radicalmente lo sguardo che rivolgiamo a noi stessi. Infatti noi abbiamo un grande valore! Noi siamo figli di Dio! Questo vale più di tutti i titoli nobiliari, non è vero? Sapere da dove veniamo, ci aiuta a capire chi siamo. Sapete quanto sia doloroso per dei bambini non conoscere i propri genitori. Tutti abbiamo bisogno di radici per trovare il nostro equilibrio. E Gesù è venuto per ricordarci le nostre origini e per rivelarci il nostro Padre. In questo senso, ci permette di divenire delle persone.

Troppo spesso ci richiudiamo nell’essere che crediamo essere, nascondendo, soffocando addirittura, l’essere che potremmo divenire. Lo sguardo che rivolgiamo su noi stessi ci limita, ci paralizza. Il problema è che noi dipendiamo troppo dallo sguardi degli altri! È stato provato che il modo di vederci corrisponderà a quello che ci ha trasmesso la persona che conta maggiormente per noi. Qui ha origine il problema di tante persone, perché hanno a che fare con uno specchio deformante!

Ma tutto cambia se Gesù diventa la persona più importante nella nostra vita. Perché lo specchio che ci propone non è deformante. Al contrario fa bello chi lo guarda! Perché il suo sguardo su di noi è positivo, ci mette in carreggiata. Perché egli considera l’uomo non così come è, ma come potrebbe diventare col suo influsso. È uno sguardo di speranza, di amore, di liberazione dagli influssi, dai timori della colpevolezza. Uno sguardo che ci dà sempre una nuova opportunità, perché egli crede in noi. Lo sguardo dell’amore incondizionato.

Per esempio, Gesù credeva in Pietro. Eppure Pietro lo avrebbe tradito e rinnegato nel momento in cui avrebbe maggiormente avuto bisogno di lui. Nell’annunciargli quel tradimento, Gesù gli assicurerà tuttavia la sua fiducia incondizionata. Gli dirà: “ Quando sarai convertito, rafferma i tuoi fratelli…” Egli vedeva il potenziale che sonnecchiava in Pietro. La sua parte migliore non era ancora stata rivelata.

Io posso ancora sorprendermi divenendo il meglio di me stesso. Il tempo e la dimensione della mia vita, corrispondono alla misura del mio pensiero. La vita diventa infinita se penso all’infinito. Sarà invece breve come una scintilla e immobile come una statua di marmo se scorgo soltanto l’istante che passa. Perché non aggiungere un po’ più d’infinito? Perché non distanziarsi un poco nella vita per avere una visione più vasta?
Le frontiere della mia persona sono chiamate ad allargarsi, ad aprirsi. La visione di cosa sono mi deve spingere a non giudicarmi affrettatamente.

Non è forse quello che Gesù voleva dirci quando ci invitava a divenire come dei fanciulli? Il fanciullo si sviluppa, è in movimento. Concentra tutte le sue energie per allontanare le frontiere del suo piccolo essere per divenire sempre più se stesso.

Gesù faceva esistere l’individuo. Si può esistere soltanto se si è riconosciuti e accettati, anche nella propria diversità! In diverse occasioni il testo dei vangeli precisa che Gesù stupiva tutti perché aveva autorità. Attenzione, l’autorità non ha nulla a che vedere con la potenza. D’altronde Gesù ha sempre respinto la potenza. Lo vedremo un’altra volta. Egli aveva AUTORITÀ.

Lo psicologo Jacques Salomé ha dato questa definizione dell’autorità: “Avere autorità, è essere allo stesso tempo riconosciuti come autori e rendere l’altro più autore della propria vita.”

Gesù dunque, faceva esistere l’individuo. L’escluso trovava accoglienza; chi si umiliava, schiacciato dalla vita e dalla superiorità degli orgogliosi e dei propri giusti, era accettato e valorizzato. Quelli che si lasciavano sbatacchiare dai venti e dai poteri, se decidevano di prendere in mano il loro destino, divenivano autori della loro vita.

Con Gesù, l’abbiamo visto nell’ultima conferenza, l’individuo è confrontato con una nuova nascita. Gesù risveglia l’altro ad una realtà diversa della sua vita.

Ancora un esempio. Voi conoscete la sua filosofia che ha tanto meravigliato: “Se ti percuotono sulla guancia, porgi l’altra…” No, Gesù non è masochista! Porgere l’altra guancia, significa offrire a chi aggredisce la possibilità di uscire dalla sua logica di violenza. Dargli l’occasione di non fossilizzarsi nel suo atteggiamento. Significa offrirgli la possibilità di non colpire l’altra guancia che viene porta. Gesù cerca di tirarci fuori dal personaggio affinché non ci sclerotizziamo in un atto negativo che ci imprigiona.

La sua battaglia vuole farmi vero e permettermi di manifestare sempre più il meglio di me stesso. Egli é proprio quel ponte che mi ricollega a me stesso affinché si riveli la mia persona.

3. Gesù, un ponte con Dio

L’ultimo aspetto che vorrei evocare è la rottura che è all’origine del dramma dell’umanità: la rottura con Dio. Senza esserne per forza cosciente, l’uomo risente dolorosamente questa separazione da Dio, o dall’Assoluto, come alcuni preferiscono chiamarlo quando hanno difficoltà a nominare Dio!

Tutti abbiamo questa sete, questo desiderio dell’Assoluto: Assoluta felicità, Assoluto nella qualità e nella durata della vita, Assoluto nell’amore, Assoluto nella pace… Tutti, anche quelli che non vogliono riconoscere Dio, hanno una specie di nostalgia di “un tutt’altro”. Tutti ci rendiamo conto che la nostra relazione con l’Assoluto è interrotta. E ci rendiamo conto che in questo c’è qualcosa di anormale. Noi abbiamo già avuto l’occasione di dimostrare che questo è il peccato: questa rottura conscia o inconscia con il Dio della vita.

E abbiamo insieme visto, in un altra conferenza, come Dio ha cercato di comunicare con l’uomo, nel corso della storia. Suscitando degli uomini, dei profeti, affinché diventassero i suoi porta parola. Poi, la Parola di Dio si é fatta più vicina a noi. Ha preso corpo… si è fatta carne. È quella che noi chiamiamo incarnazione di Gesù Cristo.

Un giorno, i discepoli si sono avvicinati a Gesù. Desideravano essere riuniti con quel Dio che sembrava così lontano, così invisibile. Spontaneamente e con una commovente ingenuità dissero: “Mostraci il Padre…” Nientemeno! Allora Gesù rispose: “Chi ha visto me ha visto il Padre…” E dirà anche: “io ed il Padre siamo uno!”

Chi può spiegare Dio? Solo gli sciocchi che pensano di aver capito tutto e pretendono anche farne la descrizione. Dio è Infinito Assoluto. E l’uomo avrebbe l’ardire di descrivere l’Onnipotente Invisibile? Che orgoglio!

Molto tempo fa, l’uomo volle innalzarsi fino alla porta di Dio costruendo una torre: la famosa torre di Babele. E Dio distrusse quell’assurda pretesa! La Bibbia manifesta un silenzio rispettoso nei riguardi di Dio.

“Nessuno può vedere Dio e vivere!” Affermavano i profeti..

Eppure, dal più profondo Infinito, Dio ha voluto incontrare l’uomo. Molto di più: ha voluto vivere fra gli uomini, tuffarsi nell’umanità. Soltanto a pensarci abbiamo le vertigini! Il Creatore è diventato creatura in Gesù. Per me Gesù è l’ultima parola di Dio. E questo mi basta! È attraverso l’uomo Gesù che posso contemplarlo, è tutta la divinità che si offre a me. L’Altissimo è diventato l’Infimo. Ecco perché l’apostolo Paolo, molte volte, parlava di Gesù come un “mediatore” fra Dio e gli uomini, un ponte fra terra e cielo, come questa misteriosa scala di Giacobbe.

Paolo scriverà: “Infatti c’é un solo Dio e anche un solo mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo, che ha dato se stesso come prezzo di riscatto per tutti…” (1 Timoteo 2:5,6)

A volte Gesù viene presentato come Dio, a volte come uomo… Io lo accetto come uno dei più bei misteri. Gesù é dunque allo stesso momento dalla parte di Dio e dalla parte degli uomini. Presso il Padre, Gesù resta uno come noi, e nel mondo è Dio con noi.
Così tutte le strade che vanno da Dio all’uomo e dall’uomo a Dio si incrociano in Lui!

Conclusione

Permettetemi ancora di offrirvi questo misterioso ed anche meraviglioso testo! Lo dobbiamo ancora alla penna dell’apostolo Paolo: “Infatti Dio era in Cristo nel riconciliare con sé il mondo, non imputando agli uomini le loro colpe, e ha messo in noi la parola della riconciliazione.” (2 Corinzi 5:19)

Qui è detto tutto:

  • Gesù è il ponte fra l’uomo e Dio, perché riconcilia il mondo con Lui.
  • Gesù è il ponte con noi stessi, perché ci libera delle nostre colpe, dunque delle nostre rotture interne.
  • Gesù è il ponte fra gli uomini, perché mette in noi la parola della riconciliazione.

Così Gesù ci riconcilia con gli altri, con noi stessi e con Dio!

Una riconciliazione in 3 dimensioni!

  • In profondità col nostro essere interno.
  • In larghezza con quelli che ci circondano.
  • In altezza col nostro Dio.

Dimensione orizzontale e verticale, come una croce. Quella croce sulla quale Gesù si è offerto mettendo il colmo al suo amore!

Un ponte è bello! Permette di passare da una riva all’altra. Gesù può farci scoprire le più belle rive in noi, negli altri ed in Dio. Volete voi lanciarvi in questo incredibile viaggio? Questa è l’avventura delle fede.

Curiosi, due uomini si avvicinarono a Gesù. Desideravano conoscerlo… Gesù si rivolse ad uno di loro come se l’avesse già incontrato. Sotto un fico mentre stava riposando! L’uomo si stupì e fu impressionato. Gesù gli disse: “Vedrai cose più grandi di queste! In verità, in verità, ve lo dico, vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell’uomo…”

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