05 – Vivere l’amore

(Conferenza del pastore Da Costa José Carlos personalizzata dal past. Francesco Zenzale)

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Questa sera vorrei parlare dell’evoluzione dell’amore. Non dell’amore di Dio, ma del nostro amore, di come orientare i nostri pensieri in maniera corretta e tonificante nei confronti delle persone che sono nel mondo. Inoltre, vorrei parlare di come dare luce alla nostra bontà, come possono i nostri gesti avere il segno distintivo dell’altruismo, ossia come avere e manifestare la stima che sentiamo per gli altri.

La Scienza ha scoperto, non molto tempo fa, gli effetti della bontà sulla salute. Sottopongo alla vostra attenzione un brano di un ricercatore Americano:

“Arriverà il giorno in cui il vostro medico vi consiglierà esercizio fisico regolare, alimentazione sana e un gesto amico nei confronti di qualcuno”.

Ricerche fatte dall’Università del Michigan negli Stati Uniti mostrano che le persone con pochi amici e che evitano i familiari hanno un tasso di mortalità due volte maggiore di coloro che invece vivono bene con se stesse e con gli altri.

Questo significa che le persone con la medesima malattia, ma che si tengono lontane dalle amicizie, ed evitano di avere stima per gli altri, corrono il rischio di vivere molto meno tempo rispetto alle altre. Già Anseiller, lo specialista ed inventore della parola Stress, ha constatato che molte persone amabili, comprensive, che offrono attenzione agli altri hanno molto meno stress. Questo specialista fu il primo a scoprire che quando offriamo calore umano agli altri c’è una scarica nel nostro corpo di un ormone chiamato endorfina (azione simile alla morfina) e che è un ormone del benessere.

Altri studi dimostrano che i globuli bianchi nell’organismo sono i responsabili della depurazione del nostro corpo da tutti i batteri, che ci attaccano e danneggiano la salute.

Questi globuli bianchi sono molto sensibili alle peptidi (peptidi, una categoria chimica di neuro trasmettitori) che sono secreti dal nostro cervello quando pratichiamo una buona azione. Pertanto le azioni altruiste stimolano il compito dei globuli bianchi. Questo può stupirvi, infatti, è straordinario. Tuttavia, non è forse questa l’indicazione della Bibbia?

“L’uomo buono fa del bene a sé stesso, ma il crudele tortura la sua propria carne” (Proverbi 11:17).

Lo psicologo di Harvard, David McleLarn, fece un’altra esperienza. Prima di proiettare il film, su madre Teresa di Calcutta, prese un po’ di saliva dei giovani che avrebbero assistito al film. Al termine, prese di nuovo un altro po’ di saliva e nel secondo esame egli constatò che l’«emoglobina A» era aumentata. Questa emoglobina é quella che favorisce gli anticorpi delle vie respiratorie.

Tutto sembra indicare che il nostro corpo é stato fatto per far funzionare al meglio le proprie capacità e per lottare contro la malattia. E questo carburante è la giustizia, la bontà e l’amore.

Illustrazione:

La storia più bella che conosco sull’amore che fa guarire è quella di Elizabeth Barrett e Robert Browning. In questo romanzo la donna ha 39 anni. Era rinchiusa e semi-invalida. Viveva in una comune casa, in una strada tranquilla della Londra vittoriana. La sua vita, in pratica, era quella di una prigioniera in casa del padre.

Amareggiato per la perdita della moglie, della fortuna e del figlio maggiore, Edward Barret era diventato un despota con i nove rimanenti figli: tre ragazze e sei ragazzi, arrivò persino a vietare che qualcuno di loro si sposasse.

Elizabeth, oltre queste limitazioni imposte dal padre, soffriva di una tubercolosi ossea che le consentiva unicamente di muoversi in uno spazio estremamente limitato. Nel 1845, Elizabeth era, da cinque anni, esiliata in una camera oscura e chiusa, dove rimaneva, tutto il giorno, coricata, visitata appena dalla famiglia e da alcuni amici che il padre permetteva che le facessero visita.

La sua compagnia abituale era la domestica, Wilson, e Flush, il cane che amava. Era particolarmente colta, dedicava i suoi giorni alla letteratura greca, latina, francese e tedesca, a corrispondere con le sue amiche e, soprattutto, a scrivere poesie.

Robert Browning, anch’egli poeta, lesse due libri di poesie di Elizabeth. Dopo averli letti, dichiarò: “Io amo questi libri con tutto il cuore”. Cercò di conoscere l’indirizzo dell’autrice e le scrisse, aggiungendo: “Ed io amo anche te”. In quel periodo ancora non si conoscevano. Ella rispose immediatamente, e così nacque uno dei più commoventi e drammatici romanzi di tutti i tempi.

Inizialmente, Elizabeth gli scriveva, ma si rifiutava di vederlo. Forse temeva che l’innamoramento che un po’ alla volta era cresciuto tra loro due svanisse quando si sarebbero incontrati. Elizabeth era ammalata e non era bella. Ma, finalmente, grazie all’insistenza di Browning, cedette, e dopo cinque mesi, il 20 maggio del 1845, s’incontrarono per la prima volta.

Nessun sa cosa sia successo in quel primo incontro. Ma i timori di Elizabeth erano infondati, visto che Browning era più innamorato. Ed anche Elizabeth, un po’ alla volta, gli ha corrisposto. Ma il fidanzamento doveva rimanere segreto, visto che Elizabeth non riusciva a liberarsi dall’incubo del padre. “Camminiamo sulla brace”, scrisse “e se grazie ad un miracolo non ci siamo ancora bruciati, non dobbiamo contare sul prolungamento di questo miracolo”. Con cautela, non fece alcuna confidenza alla sua famiglia, e le visite di Browning, limitate a tre volte la settimana, delle volte erano anche annullate.

Con lo sbocciare dell’amore, sbocciò anche la salute di Elizabeth. Inizialmente iniziò a spostarsi al piano inferiore della casa, dopo all’esterno. Finalmente, si è sentita in grado di passeggiare nel giardino.

Passò un anno e quattro mesi, prima che Elizabeth osasse fare il passo irreversibile. Il matrimonio si realizzò in fretta, ed in segreto, in una chiesa vicina e, dopo Elizabeth ritornò a casa sua. Una settimana più tardi, mentre la famiglia cenava, Elizabeth, con il suo cane Flush, nelle braccia perché non abbaiasse, fuggì di casa accompagnata dalla domestica Wilson. Incontrò suo marito ed insieme attraversarono la Manica verso Parigi. Più tardi si stabilirono a Firenze in Italia, e a 43 anni partorì un bambino sano. Questo matrimonio fu un vero romanzo.

L’amore trasformò questa giovane ammalata, paralitica, in una persona sana. L’amore è potente, è una sorgente di salute ed allegria.

Ci sono molte somiglianze tra la legge della Natura e le leggi spirituali. Ad esempio: una cellula sana ha costantemente dei contatti con tutte le altre cellule che stanno attorno, mentre una cellula cancerogena rimane centrata su se stessa.

La stessa cosa succede con il Mare di Galilea ed il Mar Morto. Il Mare di Galilea é impressionante per la quantità di pesci. Esso riceve acqua dal fiume Giordano, e ciò che é curioso è che il Mare di Galilea lascia che l’acqua del Giordano continui a scendere fino ad arrivare al Mar Morto. Questo invece riceve e non dà e come voi sapete, in questo mare non c’è vita. Perché riceve e non dà.

August Aguillar scrisse: “L’uomo é condannato ad amare, perché quando non sceglie di farlo rimane nella solitudine e distruzione”.

È curioso leggere la biografia di grandi personaggi della politica, del cinema e della musica. Si dice che sono persone che nonostante siano ammirate, idolatrate, sono frustrate e annoiate. Anche se hanno avuto molto successo e denaro, se non hanno scoperto il modo di amare, non scopriranno il cammino della vita.

«In ogni cosa vi ho mostrato che bisogna venire in aiuto ai deboli lavorando così, e ricordarsi delle parole del Signore Gesù, il quale disse egli stesso: “Vi è più gioia nel dare che nel ricevere”». Atti 20,35

Illustrazione:

C’era una vedova che soffriva di tutte le malattie che esistono in questo mondo. E così visitava regolarmente il medico. Verso il Natale, l’inverno era rigido, la donna si sentiva morire. Ancora una volta quell’anno ritornò dal medico. Incominciò a dirgli:

– Dottore, questa sarà l’ultima volta che verrò.

– Perché?– domandò il medico.

– Perché non vivrò a lungo.

Il medico Le prescrisse la solita ricetta e dopo scrisse qualcosa su un foglio di carta, e consegnò i pezzi di carta alla donna che lesse l’uno e l’altro, ma vide che in uno c’era scritto semplicemente un indirizzo. Il medico confermò, dicendo:

– Sì, é un indirizzo. Le chiedo di visitare queste persone. Sono una famiglia che vive molto peggio di Lei. Sono certo che la Sua visita farà loro del bene.

La donna se ne andò un po’ seccata, quando arrivò a casa, lesse di nuovo l’indirizzo e disse tra se e se:

– Siccome non ho nulla da fare, né da perdere, vado.

Tra l’altro, era anche abituata a fare tutto ciò che il medico Le raccomandava.

Si avviò! Arrivata in quella casa trovò una coppia con due bambini. La salute di questi era molto fragile. Vivevano anche male. La casa non era nient’altro che una piccola cucina. Dopo aver visto questo, usci ed andò ad un supermercato a comperare tutto ciò che Le sembrava necessario per quella coppia e i loro bambini. Inoltre decise di trascorrere la notte di Natale con loro. Preparò un eccellente pranzo, mangiarono insieme e chiacchierarono. Allora sentì che la vita aveva ancora un senso per lei.

Al termine del mese di Gennaio ritornò dal medico. Questi quasi non la riconosceva. E chiese:

– Che é successo Signora? Ha un bellissimo aspetto. Vedo che il Natale Le ha fatto del bene!

– Sì, ha ragione, Dottore. Devo dirgli che é stato il Natale migliore della mia vita. Ho anche un gran desiderio di vivere.

Io credo che questo sia vero, che la vita ha senso unicamente quando ci doniamo, quando amiamo e ci lasciamo amare. Dio ci ha creati per questo proposito.

Cari amici, se vogliamo godere della pace, della piena felicità, dobbiamo organizzare la nostra vita orientando la nostra personalità secondo ciò che dice la Bibbia. Questo ci aiuterà non solo spiritualmente, ma anche fisicamente ed emotivamente.

Non amare significa morire, ovvero si vive come se fossimo già morti. Le persone che professionalmente hanno successo, ma che non hanno scoperto la vera dimensione dell’amore, vivono, sì, ma come se fossero morte.

Jean Lacroix, diceva: “L’amore impone una disarticolazione anticipata di se stessi, ma questo atto così difficile del sradicarsi é anche una nuova creazione, perché è come mettere un altro dentro di noi, che diventa più importante di noi stessi. Amare é morire per poi risuscitare”.

Tutto questo ci porta ad una domanda: dove incontrare la forza per amare in questo modo? Devo anche dire che questo proposito senza l’aiuto di Gesù é difficile, per non dire completamente impossibile.

Le tre tappe dell’amore.

Il libro dei Cantico dei Cantici racconta la storia d’amore di una giovane per il suo amato, ossia del cristiano per il Signore.

Devern Fronke pone in tre tappe l’evoluzione di un autentico amore.

1ª tappa – L’amore riconoscimento

“Il mio amico è mio, e io sono sua”. Cantico dei Cantici 2:16

Nella prima parte del libro il pronome “Io”, è molto frequente. Infatti, la giovane è al centro di tutto, è egoista. É l’immagine del cristiano egoista. È il cristiano consapevole di tutto ciò che il Signore ha fatto per lui, dei doni, dei beni, della salute e delle cose che ha, ma non è interessato alla persona di Gesù o del Signore.

É il cristiano che dice: “Io amo il Signore perché EGLI ascolta la mia voce”.

Questo amore riconoscimento é buono e legittimo. Dio lo riconosce e lo accetta, anche se è la forma più semplice dell’amore. É a livello di un bambino. Questo ama perché é amato. Ama perché riceve qualcosa.

Non c’è dubbio che le benedizioni alimentino la lode al Signore, ma si ama il Signore nella misura dei beni e dei vantaggi che Egli ci concede.

Se ricevo poco, amo poco. É amore egoista. Il Signore, in ogni modo, ci accetta come siamo, ma desidera portarci più lontano.

La moglie di Giobbe viveva a questo livello. Suo marito soffriva ed ella suggerisce: “Sua moglie gli disse: «Ancora stai saldo nella tua integrità? Ma lascia stare Dio, e muori!” – Giobbe 2:8-9

Giobbe le rispose: «Tu parli da donna insensata! Abbiamo accettato il bene dalla mano di Dio, e rifiuteremmo di accettare il male?» In tutto questo Giobbe non peccò con le sue labbra. Giobbe 2:10

Precedentemente aveva detto: “Nudo sono uscito dal grembo di mia madre, e nudo tornerò in grembo alla terra; il SIGNORE ha dato, il SIGNORE ha tolto; sia benedetto il nome del SIGNORE”. – Giobbe 1:21

2ª tappa – L’amore ammirazione

La giovane passa ad una seconda fase – Cantico dei cantici 5:10,16.

“L’amico mio è bianco e vermiglio, e si distingue fra diecimila…Il suo palato è tutto dolcezza, tutta la sua persona è un incanto. Tal è l’amore mio, tal è l’amico mio, o figlie di Gerusalemme”. – Cantico dei Cantici 5:10,16

Il suo egoismo incominciò a diminuire. Lei pensa adesso al suo fidanzato e meno a se stessa. Incomincia ad invertire la scala dei valori,ed ad interessasi della persona, anche se in termini di ammirazione.

Ma c’è ancora una nozione del dare e ricevere. Il cristiano incomincia ad amare Dio per quello che Egli é. Questo è un gran progresso, anche se il rapporto con Dio è caratterizzato in termini di dovere e non di piacere.

  • Salmo 40:6-8

La persona che conosce Dio in maniera personale, sa chi é Dio, e si rapporta con gli uomini e con il Signore in perfetto equilibrio.

Dopo la resurrezione, Gesù fece, a Pietro, la seguente domanda: “Pietro mi ami”. Pietro rispose giustamente: “Signore, Tu sai che ti amo, tu conosci il mio cuore”.

Tu conosci il mio cuore. Tu conosci il mio giardino segreto. Tu sai tutto. E allora Dio ci esorta a curare il giardino del nostro amore. Naturalmente, nei giardini, non ci sono sempre dei bei fiori. Possono esserci i degli strani frutti (le nostre opere), sono indubbiamente utili, ma per Gesù, il profumo del nostro amore, ossia la nostra vita spirituale, é l’essenziale ai Suoi occhi.

Queste due tappe dell’amore hanno qualcosa in comune. Si ama Dio “ perché… perché Egli ci elargisce doni e per quello che EGLI é.

Ora, l’amore che ha bisogno di una giustificazione, è un sentimento razionale, e ancora non è arrivato alla tappa finale, quella completa.

3ª tappa – L’amore maturo

“Io sono dell’amato mio…” Cantico dei Cantici 7:10

Nell’ultima tappa dell’evoluzione dell’amore, c’è un elemento che sfugge ad ogni spiegazione razionale. Il cristiano, spiritualmente maturo, non dice: “Io amo perché”, ma, con naturalezza, mormora a Dio: “Io ti amo”.

L’amore maturo non conosce i “perché”. All’inizio la giovane dichiarava: “A ragione sei amato!”. (1:4). Nell’ultiam tappa o fase dell’amore, si innamora della persona, per quella che è, senza i perché. Non cerca il proprio interesse, ma ciò che il Signore desidera. Egli dice: “Io amo Dio, vivo in Lui, ed Egli in me. Non so perché Lo amo, ma Lo amo”.

Questo è l’amore che Abramo sente per Dio. Infatti, non esita ad offrirgli suo figlio. Egli sa che il Dio che chiede e riceve può unicamente essere trattato in un rapporto d’amore. Per questo motivo Abramo è chiamato “amico di Dio”, perché egli vive a questo livello di amicizia, nel quale un amico ama in ogni tempo ed in tutte le circostanze.

Appoggiati sul nostro amato Gesù.

C’è un ultimo aspetto dell’amore che il Cantico de cantici evidenzia, quella di sciogliersi, di appoggiarsi a Gesù, in ogni circostanza della vita.

“Chi è colei che sale dal deserto appoggiata all’amato suo?” Cantico dei Cantici 8:5

Il deserto rappresenta tutte le circostanze penose, dolorose e avverse (amicizie tradite, calunnie, solitudine e incomprensione) attraverso le quali, Dio ci invita ad appoggiarci a Lui.

Diciamo al Signore: “Ti amo spontaneamente, in modo disponibile e con piacere”. Ma se domani, o la prossima settimana, una prova arriverà, non fuggirò, non mi allontanerò (come Pietro nell’ora in cui Gesù fu condannato), non mi lamenterò, non rifiuterò il mio amore per Te, perché so che sei lo stesso di ieri, di oggi e di domani, e che il Tuo proposito è, tramite tutte le esperienze, di fare in modo che io progredisca nel cammino dell’amore perfetto.

Illustrazione: “Orme nella Sabbia” (anonimo brasiliano).

“Questa notte ho fatto un sogno. Ho sognato che ho camminato sulla sabbia accompagnato dal Signore; sullo schermo della notte erano proiettati tutti i giorni della mia vita. Ho guardato indietro e ho visto che ad ogni giorno della mia vita, apparivano orme sulla sabbia:una mia e una del Signore. Così sono andato avanti, finché tutti i miei giorni si esaurirono. Allora mi fermai, guardando indietro; notai che in certi posti c’era solo un’orma… Questi posti coincidevano con i giorni più difficili della mia vita: i giorni di maggior angustia, di maggior paura e di maggior dolore… Ho domandato allora: “Signore. Tu avevi detto che saresti stato con me in tutti i giorni della mia vita, ed io ho accettato di vivere con te, ma perché mi hai lasciato solo proprio nei momenti peggiori della mia vita?” Ed il Signore rispose: “Figlio mio, io ti amo e ti dissi che sarei stato con te durante tutta la camminata e che non ti avrei lasciato solo mai; neppure per un attimo, ti ho lasciato… i giorni in cui tu hai visto solo un’orma sulla sabbia, sono stati i giorni in cui ti ho portato in braccio”.

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