14 – Comunicare ascoltando

ascoltareL’ascolto nella comunicazione

Il vero ascolto, l’ascolto che ci permette di immedesimarci nell’altro, è un talento poco sviluppato. (…) Prima di tutto, dovrò ascoltare perché veramente desidero conoscerti. Ciò significa che ascolterò molto di più delle parole che tu adoperi: ascolterò le emozioni che vibrano nella tua voce, guarderò le espressioni del tuo volto e farò attenzione al linguaggio corporeo che accompagna le tue parole. Non preparerò mentalmente la mia risposta alle cose che hai condiviso con me. Alla fine, forse, annuirò soltanto con il capo e ti ringrazierò con grande affetto. Ti dirò grazie per il tuo dono e prometterò di conservare le tue confidenze con rispetto e delicatezza.

Anche se Dio ci ha donato due orecchie ma una sola bocca, la maggior parte di noi non è un buon ascoltatore. I più ascoltano solo fino a quando possono usare la bocca per dare un piccolo consiglio, per raccontare un aneddoto o brevi storie delle loro esperienze. A volte ci lanciamo di “risolutori dei problemi”, o teniamo il bandolo della conversazione offrendo un quadro generale della nostra vita. A volte manifestiamo la nostra incapacità d’ascolto facendo tacere chi parla: sbadigliando, ci mostriamo apertamente distratti, poniamo domande non inerenti o, semplicemente cambiamo argomento. Alcuni di noi trovano penoso il silenzio, e così ci buttiamo a riempire le pause.

Un buon ascoltatore ha già provato ad essere un buon oratore, e un buon oratore sa quanto è difficile farsi capire. Se sono un buon ascoltatore, t’interromperò soltanto per chiedere un chiarimento riguardo a quello che stai dicendo, o un dettaglio che non riesco ad afferrare. Le mie interruzioni non avranno mai l’intenzione di portarti fuori strada.
Ovviamente, ci vuole impegno ed esercizio per diventare un buon ascoltatore ma, prima di tutto, è necessaria una vera capacità di immedesimarmi nell’altro. Ecco un’espressione familiare alla maggior parte di noi: “Ascolta con la mente e con il cuore”. Essere esclusivamente logici e interessarsi soltanto d’idee, significa ascoltare con la mente, cosa assai deprimente per la maggior parte degli oratori. (…)

Ci sono momenti in cui non riusciamo proprio a trovare le parole giuste o il coraggio di dire quelle parole: abbiamo la speranza che il cuore dell’ascoltatore intuisca quello che vogliamo dire. Nella comunicazione quello che conta di meno sono proprio le parole. Queste realtà possono essere afferrate solo dal cuore, e saranno afferrate soltanto dal cuore che è deciso ad amare”.

Tratto dal libro di John Powell, Esercizi di felicità, Effatà Editrice, Cantalupa, 1989, p. 122-123

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