23 – Troppo bello per (non) essere vero!

image006di Alberto F. Mambranç*

“Simon Pietro, Tommaso detto Didimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e due altri dei suoi discepoli erano insieme. Simon Pietro disse loro: «Vado a pescare». Essi gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Uscirono e salirono sulla barca; e quella notte non presero nulla.” (Giovanni 21:2-3; VNR)

Dio è morto!

In fin dei conti, non c’era dubbio che questa storia non sarebbe riuscita: troppo bello per esser vero. Solo il Re Ranocchio si trasformò in principe alla fine della favola. La vita reale è diversa e il motto è: lascia che il ciabattino resti attaccato al suo martello.

Se trasferiamo questo principio su Simon Pietro, dovremmo dire: lascia che il pescatore resti attaccato alla sua rete.

Pietro e i suoi amici da semplici pescatori diventarono trasformatori del mondo e messaggeri del Re celeste, e contribuirono a costruire il regno di Dio. Questi sconosciuti dalla società che probabilmente non erano neanche mai andati a scuola, furono immediatamente promossi a studenti del massimo rabbi del mondo e a membri di prima classe dello staff impegnato nel più promettente progetto dell’universo. Divennero rappresentanti del regno di Dio sulla terra ma con il quartier generale in cielo. Incredibile! Deve esserci stato qualcosa che non andava in questa compagnia. Tutto suona troppo anormale. Sì, avevamo ragione. Non durò a lungo. Alla fine dei 36 mesi successivi alla loro nomina, questa promettente iniziativa, orientata verso il futuro, ebbe fine. La sua forza trainante, qualcuno che prometteva vita eterna, fu messo in trappola, processato e crocifisso. Gesù, il figlio di Dio, la sola speranza di Pietro e dei suoi amici, era morto. (Giovanni 6:68-69) Immagina la situazione in cui erano questi uomini. Uomini che avevano lasciato le loro reti, barche, lavori, la piccola attività di famiglia, e le loro famiglie, poiché avevano riposto piena speranza in Gesù, che aveva loro promesso la vita in abbondanza (Giovanni 10:10), improvvisamente erano senza il rabbi. Sono sicuro che puoi immaginare in che situazione erano e probabilmente quali erano i loro pensieri.

“Cadere è diabolico. Stare per terra è umano. Alzarsi è divino.” (Anonimo)

Proprio come nella vita reale

Iptizziamo che tu faccia parte di una famiglia felice senza renderti conto che la tua vita con tutti i suoi privilegi non si autoalimenta, specialmente perché esistono molte persone sole che conducono vite isolate. E non puoi immaginare che potrebbe giungere un giorno in cui i membri della tua famiglia non vogliano più stare insieme e si separino. Improvvisamente ti si dice che i tuoi genitori hanno litigato per tanto tempo e che vogliono separarsi. Sì, tu sapevi che molti matrimoni si rompono e che molte famiglie si separano, ma non avresti mai immaginato che proprio tu saresti potuto finire figlio di divorziati. Dopo tutto, i tuoi genitori sono cristiani e anche tu lo sei. Dio ci ha sempre promesso – la Bibbia è piena di questi versetti – che Egli non lascerà nessuno di coloro che confidano in Lui (Isaia 40:28-31; 41:10,14; 43:1-3; 44:2,3). Hai la sensazione che Dio, che era la speranza della tua famiglia e del futuro, non ci sia più. Ed ecco allora, che sei nella stessa situazione in cui si trovavano Pietro e i suoi amici. Dio è morto?

Oppure, potrebbe essere che tu sia un allievo diligente, studente o tirocinante nella tua comunità. Cooperi con i tuoi colleghi e sei popolare. Le probabilità che tu sia promosso sono buone e ti senti sicuro della tua posizione. Per quanto puoi guardare lontano, hai buone possibilità per la tua futura carriera. Le tue finanze sono sicure e sei felice e grato di essere arrivato così lontano. Tutto scorre tranquillamente e fai progetti per il futuro includendo casa, famiglia ecc. Inaspettatamente ricevi un preavviso di licenziamento di due settimane, oppure ricevi risposta negativa a tutte le domande di lavoro che avevi presentato.

Nella chiesa, sei coinvolto in un progetto futuro. Hai delle visioni, delle mete e dei metodi per realizzarle. Sei esaltato perché la gente intorno ti fa sentire che i tuoi talenti e le tue capacità sono necessari, e che svolgi un ruolo fondamentale nella realizzazione di grandi progetti. Ogni cosa che fai fiorisce e sei certo di aver finalmente trovato lo spot di cui Dio ha bisogno affinché tu raggiunga il tuo scopo. All’improvviso il progetto viene accantonato a causa di difficoltà interpersonali. Membri del team che lavorano a tempo pieno nel progetto si trasferiscono. Conflitti tra dirigenti e dispute tra fratelli che collaborano al progetto, crisi familiari o matrimoniali di certe figure chiave e così via . ti fanno mancare il terreno sotto i piedi. Ti rendi conto che le cose non possono continuare in questo modo. Perdi ogni speranza e dai le dimissioni.

Guardando alle circostanze, la reazione di Pietro alla situazione è logica. Pietro non è una persona che si fa trasportare o sopraffare dalla tristezza. Non si focalizza sui problemi, ma sulle soluzioni dei problemi. Cerca di trarre il meglio da ogni situazione. Il suo percorso ci è d’esempio. Pietro non perde tempo. Egli ammette le sue mancanze, ignora il richiamo abbagliante dei suoi amici del club dei pescatori e i commenti dei suoi vicini, e si lascia alle spalle le accuse di sua moglie e dei parenti. Si alza, prende le reti e va. Egli decide di ricominciare da dove aveva lasciato tre anni prima, quando Dio non era ancora la guida della sua vita. Così egli dice:”Io vado a pescare.” (Giovanni 21:3).

C’è un’incredibile drammaticità dietro questa scena. È caratteristico che Giovanni faccia menzione della notte che segue appena in un versetto (nella seconda metà del terzo versetto). Come sarebbe interessante conoscere i particolari della prima pesca di Pietro e dei suoi amici dopo il loro primo incontro – senza Gesù. Ma non possiamo fare a meno di notare il contrasto con le descrizioni precedenti: i discepoli si imbarcano senza Gesù – la luce del mondo (Giovanni 8:12; 9:5) – nella notte e salpano. Sono fuori in mare aperto senza Gesù, che minacciava il vento (Matteo 8:24)? Buttano le reti in acqua senza Gesù, che fece tutti i pesci (Genesi 1:21), e nutrì migliaia di persone con solo due pesci (Giovanni 6:9)? Credo che il risultato sia chiaro: “quella notte non pescarono nulla.” (Giovanni 21:3)

L’evangelista sembra mettere l’enfasi su un altro punto della storia. Ciò a cui è interessato è ciò che accade quando Gesù, il figlio di Dio, è tra la gente. Questo è il momento in cui la vita produce il suo frutto pieno (Giovanni 21:6; vedi anche 15:5). E’ lampante come l’apparizione di Gesù ai discepoli stanchi, logori e delusi sia legata ad un’ora particolare del giorno. Gesù è là e immediatamente c’è anche luce; è mattina. Il corso della storia cambia e adesso diventa dinamica: i personaggi iniziano a comunicare (versetti 5 e 6), qualcuno sa dove si trova il pesce (versetto 6), qualcuno riconosce il proprio stato spirituale davanti a Dio e i propri limiti o nudità (versetto 7), c’è una collaborazione animata da cameratismo tra i pescatori di differenti barche (versetto 8), c’è del fuoco (versetto 9), c’è del cibo, ci sono dei festeggiamenti, e i personaggi sono sazi (versetti 12-14).

Dio è vivo!

Quando raggiungo il punto in cui sento che Dio è morto in certe situazioni della mia vita, quando arriva la notte nella mia vita (e forse anche nella tua), mi sento come Pietro e i suoi amici, che trascorsero un’intera notte sulle fredde acque del mare come conseguenza del dolore per la morte di Gesù. Quando le cose non vanno nel modo in cui forse Egli ha promesso che sarebbero andate, quando perdo persone care e a me vicine, quando devo sopportare cose insopportabili, quando mi trovo in situazioni in cui solo Dio può aiutarmi e sembra che il suo aiuto non arrivi mai, quando incontro i limiti della mia fede – è allora che voglio uscire a pescare.

Ma la storia di Pietro mostra che i risultati rimangono gli stessi, poiché, finché Dio non si siede nella mia barca e non prende posto nei miei pensieri di pescatore: non prenderò niente. E quando qualcuno mi chiederà se ho qualcosa da mangiare, dovrò rispondere, a voce alta e chiara, in tutta la mia onestà: “No.” (versetto 3c, 5b) Quella notte forse per un momento ci sarà un pesce che troverà la strada per la mia rete senza Gesù. Ma non sarà il pesce che soddisferà la mia fame per una relazione duratura e per l’eternità. Freddy Mercury, il famoso cantante solista del complesso rock “the Queen”, in un’intervista poco prima della sua morte alla fine del 1991, disse brevemente, «la cosa più triste è quella di possedere tutto in questo mondo ma essere la persona più sola. Il successo mi ha trasformato in un idolo e mi ha procurato milioni di sterline, ma si è preso qualcosa da me di cui tutti abbiamo bisogno: una relazione d’amore duratura.»

La durevolezza non è umana ma un principio divino, poiché solo Dio è eterno!

Questa è una lezione che Pietro dovette imparare di nuovo: Gesù era esattamente in quel luogo, proprio nel posto dove egli aveva trascorso la notte, cercando sicurezza e le risposte per la sua vita – proprio lì vicino a lui. Dio è solo un pensiero, sì qualche volta solo una vaga idea che balena all’improvviso, se non ci fosse stata la notte ad offuscare la vista di Pietro e degli altri discepoli.

Dio non è morto. No, Egli vive! È vivo e pieno di potenza, e sa dove io posso trovare il vero pesce nella mia vita. Uno sguardo pensieroso dall’acqua alla riva cambiò la notte di Pietro in un giorno di luce con Gesù. Cambia la visuale della realtà attuale con una vita con Gesù, e cambierai il tuo mondo.

In questi giorni di disorientamento, in cui molti uomini e donne stanno cercando nell’oceano della società quell’unico pesce che calmerà la fame di speranza, pace, sicurezza, amore, affetto e calore, la gente ha bisogno di focalizzarsi su Gesù che non è morto, ma è eterno! I discepoli di Gesù, che hanno sperimentato come Egli ha calmato la tempesta e moltiplicato il pane in un modo meraviglioso, sono chiamati oggi più che mai a prendere parte nella guida della società, nel mostrare alla gente un Dio che sa dove trovare il vero pesce. Questo non vuol dire che non dovranno imbattersi in crisi, cadute, delusioni e notte. Ma, significa che sanno di una direzione che conduce le persone ad incontrare Dio, il quale le sazierà. Ecco perché Gesù chiama Pietro tre volte negli ultimi dieci versetti: “Pasci i miei agnelli.” (Giovanni 21: 15-17). Cambia la visione di Gesù alla gente.

* Alberto F. Mambrança, in Mozambico, Africa, ha studiato teologia all’università avventista di Fridensau, Germania. Dopo la laurea ha lavorato nel seminario avventista in Mozambico, dove ha contribuito all’istruzione di predicatori e missionari locali. Successivamente, si è trasferito a Bonn in Germania dove attualmente lavora come pastore. É sposato ed è padre di due figli.

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