65 – Detenere la verità o cercarla?

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«Conosciamo il SIGNORE, sforziamoci di conoscerlo! La sua venuta è certa, come quella dell’aurora; egli verrà a noi come la pioggia, come la pioggia di primavera che annaffia la terra». – Os 6:3

 

La religione esige di affrontare la «verità» a proposito della realtà ultima, di Dio, del senso della vita e dell’universo. Le tre religioni profetiche, cioè l’ebraismo, il cristianesimo e l’islam, hanno proprio iscritto queste verità nei loro testi sacri.

Alcuni problemi sopraggiungono quando una religione pretende di essere la sola a possedere tutta la verità (esclusivismo) e per questa ragione, obbliga i suoi sostenitori a convertire gli altri, nel peggiore dei casi ricorrendo alla coercizione e alla violenza (universalismo). Darsi per missione di convertire gli altri alla propria religione, ciò che si sente tradizionalmente per «proselitismo», può sollevare anche delle difficoltà quando si cerca di persuadere gli altri con l’offensiva di unirsi alla propria religione. Tutte le religioni pretendono peraltro con ragione che solo Dio detiene la verità, e che noi esseri umani siamo capaci di afferrare solo alcune infime briciole della verità. Si può dedurre che tutte le religioni permettono alle persone di avvicinarsi alla verità, pure sapendo che essa si trova in ognuna delle religioni.

 

Nessuna religione possiede la verità, al contrario: tutti i credenti, qualunque sia la loro religione, dovrebbero considerarsi come un insieme di pellegrini alla ricerca della verità. Ciò avrebbe delle ripercussioni non trascurabili sul comportamento degli uni verso gli altri. Il pacifista belga Paul Lévy ha scritto che i «detentori della verità» sono riconoscibili dal comportamento aggressivo che hanno verso gli altri, mentre i credenti sarebbero, in quanto ricercatori della verità, più disposti a riconoscere le strade che conducono alla verità secondo gli altri, a rispettarli e a ispirarsene, pur continuando a studiare le loro strade e quelle che sembrano loro adeguate.

 

Ci si avvicina maggiormente alla pace quando una sua concezione più dinamica sostituisce poco per volta l’immagine statica esistente. Di conseguenza, le manifestazioni aggressive di una religione non dipendono unicamente dai suoi insegnamenti verso la violenza, ma piuttosto della concezione che i suoi adepti hanno della fede. Gli integralisti non sono pericolosi perché veicolano messaggi fondamentalisti – possono esistere dei fondamentalisti pacifisti che preferirebbero sacrificarsi piuttosto che usare violenza contro gli altri – ma sono pericolosi perché sono rigidi e convinti di essere i soli detentori della verità.

La verità è simile a Dio: non si rivela direttamente dobbiamo indovinarla dalle sue manifestazione. Johann Wolfgang Goethe (619)

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