Pieni di speranza

12 Studi
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1. Il ritorno di Cristo

kings_mainL’ultimo libro della Bibbia ci offre un esame della realtà, rivelandoci con chiarezza dove siamo diretti, sottoponendo alla nostra attenzione la seconda venuta del Signore. Questo tema ritorna continuamente: « Ecco, egli viene con le nuvole e ogni occhio lo vedrà » (Ap 1:7). Cristo ritornerà! La salvezza dei cristiani non è solo per il presente, ma soprattutto per il futuro, perché con la morte redentrice di Cristo sul Golgota, e con la giustificazione e la salvezza per fede, il piano di Dio non è ancora completamente compiuto. Certo, il peccato non ha più potere sul credente che sa di poterlo vincere con l’aiuto di Dio, ma rimane pur sempre presente nel mondo sotto forma di infedeltà, omicidi, guerre, distruzioni fino a quando Dio, rinnovando il mondo, metterà la parola fine. Al Golgota, la luce ha vinto le tenebre. Da allora il nemico combatte dalle retrovie finché il suo dominio scomparirà per lasciare il posto alla pace eterna. Per millenni, tutti gli sforzi umani a favore della pace sono stati annientati da nuove violenze, nuove guerre. La soluzione non può essere che oltre la storia, nella certezza che il Signore dello spazio e del tempo un giorno dichiarerà: «È fatto!».

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2. Quando tornerà Gesù

angel_main1Sappiamo che Gesù ritornerà e che al suo ritorno «manderà i suoi angeli con gran suono di tromba per riunire i suoi eletti » (Matteo 24: 31), ma non possiamo sapere quando ritornerà; infatti, sta scritto: « Ma quanto a quel giorno e a quell’ora nessuno li sa, neppure gli angeli del cielo, neppure il Figlio, ma il Padre solo » (Matteo 24: 36). Tuttavia, ” Sebbene nessuno sappia il giorno e l’ora della sua venuta, nondimeno noi siamo tenuti a conoscerne la vicinanza. Siamo inoltre esortati a non trascurare i suoi avvertimenti, perché la volontaria ignoranza dell’avvicinarsi del suo avvento sarebbe per noi altrettanto fatale come lo è stata per i contemporanei di Noè, i quali non vollero credere all’imminenza del diluvio ” (E. G.White). « Vegliate, dunque, perché non sapete in quale giorno il vostro Signore verrà » (Matteo 24:42). Le Scritture ci presentano delle grandi linee di tendenza, mediante le quali possiamo avere la certezza che il suo ritorno è vicino.

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3. Dio è amore

worship_mainL’amore di Dio è la risposta ultima a tutti i “perchè” della Bibbia: perchè la creazione, perchè l’incarnazione, perchè la redenzione…Tutto ciò che Dio fa e dice nella Bibbia è amore, anche la “collera di Dio” non è altro che amore. Dio è AMORE! Dio ci parla del suo amore nei profeti, servendosi anzitutto dell’immagine dell’amore paterno. Dice in Osea: ” Quando Israele era giovinetto io l’ho amato…A Efraim io insegnavo a camminare tenendolo per mano. Io li traevo con legami di bontà, con vincoli d’amore; ero per loro come chi solleva un bimbo alla sua guancia, mi chinavo su di lui per dargli da mangiare ” (Os 11:14). Sono immagini familiari che ognuno ha forse tante volte contemplato nella vita. Ora però, per un misterioso potere che i simboli possiedono quando sono assunti a significare le cose di Dio, queste immagini diventano capaci di suscitare nell’uomo il sentimento vivo dell’amore paterno di Dio. Il popolo – continua Osea – è duro a convertirsi; più Dio attira gli uomini a sé, più essi non comprendono e si rivolgono agli idoli. Che cosa deve fare Dio in questa situazione? Abbandonarli? Distruggerli? Dio rende partecipe il profeta del suo intimo dramma, di una specie di “debolezza” e di impotenza in cui egli si trova a causa del suo sviscerato amore per la creatura. Dio prova un “tuffo al cuore” al pensiero che il suo popolo possa essere distrutto: ” Il mio cuore si commuove dentro di me, il mio intimo freme di compassione. Io sono Dio, non uomo ” (Os 11:8-9)

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4. Il male e il suo autore

crush_main1Gli orrori della sofferenza, della violenza, della guerra, della morte, sono una delle tante dimostrazioni della presenza del male, che impone la sua ombra in ogni ambito dell’essere umano, dalla singola persona, alla coppia, alla famiglia, alla società. Perfino la natura nella sua interezza è contaminata e assoggettata alla potenza del male. Nonostante si cerchi di evitarlo, i suoi effetti, toccano indiscriminatamente ogni essere vivente. I suoi danni hanno delle ripercussioni nel tempo che difficilmente ed in alcuni casi mai potranno essere rimediati. Parlare del male con tutto quello che questo implica nell’esperienza umana, è molto delicato e complesso in quanto tocca l’essere umano nella sua complessità. Molte menti del mondo intellettuale e religioso, sia nel passato che nel presente, s’esprimono nel tentativo di dare risposta, ognuno dei quali, vede la problematica da prospettive differenti ma complementari. La formazione intellettuale, la cultura, le proprie esperienze passate influenzano il modo con cui ci si relaziona con la problematica. Il tema del male può essere dunque affrontato da diverse prospettive. Nel nostro studio, noi lo affronteremo nella prospettiva presentataci dalla Parola di Dio.

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5. Il dramma esistenziale del peccato

hate_main1Il peccato è come una malattia che distrugge l’armonia, l’equilibrio tra le cose e promuove decadenza spirituale e all’idolatria, la sostituzione di falsi oggetti di culto al posto del vero Dio (Ro 1:23-25; 7:23,25), al disfacimento sociale e all’ingiustizia (Ro 1:29-31), alla lussuria, alla corruzione della sessualità (Ro 1:26,27).Possiamo esprimere questi pensieri in termini più moderni con “estraneazione” o “alienazione”. La reazione di Adamo ed Eva alla loro trasgressione originale fa pensare al crollo delle molteplici relazioni umane che stanno alla base dell’esistenza umana (Gn 3:10-13). Il loro sforzo di nascondere se stessi implica una rottura nella loro relazione con Dio. La disponibilità a rimproverarsi reciprocamente mostra come anche le relazioni umane si fossero incrinate. Il loro esilio dal giardino e la maledizione sulla terra indicano la loro alienazione dalla creazione in generale (Gn 3:24,17). La vergogna che Adamo ed Eva provarono indica anch’essa una sorta di auto-rigetto o alienazione (Gn 3:10). Il peccato corrompe così ogni relazione umana essenziale.

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6. Gesù Cristo

nations_mainGesù era un uomo che si muoveva fra la gente cercando il contatto personale. Non aveva stabilito un centro socio spirituale e sanitario, aspettando che la gente andasse da Lui, ma percorreva a piedi città e villaggi. Ciò significa che era un uomo fisicamente robusto, aperto, sensibile, ed entrava in contatto con le persone prendendo coscienza dei loro bisogni. Conosceva gli esseri umani perché riusciva ad entrare in sintonia con la loro vita interiore, ascoltando, condividendo e osservando e pregando per e con loro. Egli era un santuario vivente, una casa di cura spirituale, mentale e fisica senza fissa dimora. Nell’evangelo di Matteo 15:31, si legge: “La folla restò piena di stupore nel vedere che i muti parlavano, gli storpi erano guariti, gli zoppi camminavano, i ciechi vedevano, e diede gloria al Dio d’Israele”. Gesù non fu un uomo superficiale, ma profondo e di una sensibilità per il valore della personalità umana ineguagliabile. Fu un uomo con una vita interiore profonda, seria, distinta e con eccellenti capacità espositive. Sapeva parlare al cuore perché, stando ai suoi stessi nemici: “Nessun uomo parlò mai come quest’uomo!” (Gv 7:46).

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7. La salvezza

ppayerseedQuasi tutte le grandi religioni collegano la loro origine all’esperienza di qualche figura straordinaria. Per il Buddismo si tratta di Gauthama, per il Giudaismo di Mosè, per l’Islam di Maometto. Ma, in ogni caso, l’identità del fondatore è incidentale rispetto al contenuto del suo insegnamento. L’insegnamento merita di essere creduto perché è vero, si sostiene, e non perché capito che fosse scoperto e proclamato per la prima volta da questa particolare persona. Il fondatore è importante per gli insegnamenti che ha dato. Ma sono questi ad assumere l’importanza primaria, lasciandone al fondatore una secondaria. Con il Cristianesimo, Gesù non è soltanto uno che ha scoperto o proclamato per primo la sua dottrina. Egli stesso è l’oggetto fondamentale della fede che ha insegnato, il contenuto essenziale della sua dottrina. Il nocciolo della fede cristiana è formato da alcune affermazioni riguardanti il significato della persona di Gesù. Per i Cristiani, dunque, è proprio l’identità del fondatore che rende importante il suo insegnamento. Ciò capovolge la relazione che normalmente esiste tra il fondatore e le sue dottrine.

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8. La fede

Prejoice_mainaolo, citando Abacuc, afferma: « Il giusto per fede vivrà » (Romani 1:17). Che cos’è la fede? Se la fede viene intesa come supina accettazione di certe formulazioni dottrinali o riconoscimento dell’infallibilità della Bibbia, allora davvero non esiste nella cristianità errore più infausto di quello del «solo per fede». La fede in tal caso equivale ad un’opinione, una certa visione dell’universo che si allinea ad altre teorie, ad altre visioni della realtà. Ma una teoria, un’opinione, cristiana o no, non può mai costituire il fattore decisivo. Che interessa a Dio se abbiamo una visione cristiana dell’universo» o un’altra?”. Credere vuol dire appartenere completamente a Dio, vuol dire che io – per usare le belle espressioni del catechismo di Heidelberg – «col corpo e con l’anima, nella vita e nella morte, non sono mio, ma del mio fedele Redentore Gesù Cristo.e desidero di cuore e mi dichiaro pronto a vivere sempre per lui»”. Ma come sarebbe errato equiparare la fede a un’opinione o al semplice assenso dato a certe formulazioni dottrinali, è altrettanto errato pensare che la fede sia un generico «fidare in Dio», che in fondo è presente anche nella religiosità pagana.

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9. La preghiera

ask_main1Gesù ha detto: « Venite a me, voi tutti che siete travagliati e aggravati, ed io vi darò riposo » (Matteo 11:28). Se Gesù rivolge ai suoi figli questo invito, vuol dire che Egli è disposto ad ascoltarci e che non c’é aspetto della nostra vita che Dio non voglia interessarsi: bello o brutto che sia. Dobbiamo, veramente, dirgli tutto e con tutto il cuore. E, non dobbiamo avere vergogna di noi stessi, delle nostre meschinità dei nostri peccati e dei nostri pensieri impuri. Per quanto triste sia stato il nostro passato, per quanto doloroso sia il presente, se ci avviciniamo a Gesù così come siamo, deboli, avviliti, disperati, il nostro Salvatore ci accoglierà. Ci aprirà le braccia della grazia e dell’amore per presentarci al Padre rivestiti del candido manto del suo carattere. Pregare non è «evasione mentale», un modo come un altro per distogliere momentaneamente la nostra mente dai problemi, ma un mettere nelle mani di Dio ogni cosa ed imparare a vivere, nella sua pace, nel quotidiano, nonostante i problemi, le difficoltà che delle volte ci sovrastano e accettando di buon cuore le conseguenze dei nostri errori, permettendo al Signore di trasformali in benedizione.

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10. Gesù nella storia extra biblica

godsgift_mainNel suo saggio «Perché non sono cristiano», il filosofo Bertrand Russell afferma: “Dal punto di vista storico ci sono molti dubbi sull’esistenza di Gesù, e se davvero è esistito, noi non sappiamo niente di Lui”. Una affermazione così radicale non è così poi tanto lontana dalla realtà di molti credenti, i quali pur commemorando il Cristo in momenti particolari dell’anno (Natale, Pasqua, ecc.), vivono come se Gesù fosse disancorato dalla storia, come se non fosse veramente esistito: un figura lontana dalla realtà. L’evangelo non può e non deve essere esulato dalla storia che costituisce l’ambiente cui si incarna la vita e la persona di Gesù. Dalla storia, l’evangelo, può trarre ispirazione e acquisire potenzialità tale da rendere la fede esperienza storica: di vita vissuta nel quotidiano. Per i cristiani la storicità di Gesù non è solo una questione di curiosità. La fede cristiana è interamente fondata sulla storia.

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11. La divinità di Cristo: ruolo e natura

come_mainĖ interessante prendere atto che coloro che non credono alla divinità di Cristo menzionano tutta una serie di testi che non hanno nulla a che fare con la natura, ma con il ruolo (posizione) che la divinità ha assunto nel piano della salvezza, tralasciando, naturalmente, di evidenziare tutti i testi biblici – e sono tanti – che evidenziano, senza ombra di dubbio, la divinità di Cristo. Un conto è parlare della natura di una persona, un altro è evidenziane il ruolo. Il fatto che una persona abbia responsabilità e ruoli diversi in un progetto non significa che sia di natura diversa. Ora nella creazione, nel piano della salvezza e in altri ambiti inerenti alla sfera divina, ma sempre vincolati alla salvezza, la Parola di Dio, rivela che la divinità, nella persona del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo hanno assunto posizioni diverse. Questi hanno interagito fra loro in rapporto al ruolo e non in funzione della loro natura e, non tanto per se medesime, ma per l’uomo o meglio «affinché cerchino Dio, se mai giungano a trovarlo, come a tastoni, benché egli non sia lontano da ciascuno di noi» (At 17:27).

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12. Il testamento di Gesù

salvagenteIn questa lezione vi invito a dare uno sguardo sulla fine dell’avventura di Gesù sulla terra con i suoi discepoli, prima del suo martirio. Quando sappiamo di trovarci davanti alla morte, le parole che pronunziamo ed i gesti che facciamo hanno una grande importanza. Perché davanti alla morte solo l’essenziale sopravvive! Gesù sapeva che la sua avventura terrestre stava per terminare. E, in quelle ultime ore che passava con i suoi discepoli, avrebbe consegnato il suo testamento spirituale. Il testo dice semplicemente: “Or prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta per lui l’ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine” (Gv 13:1). Nei due luoghi che amava particolarmente, egli visse dei momenti di un’intensità sconvolgente. Prima nella piccola camera alta, alla luce della lampada ad olio, nella serata inoltrata. Poi nel giardino degli ulivi, non lontano di lì, sulle alture di Gerusalemme nella notte avanzata. Ed è lì che venne arrestato per essere messo a morte.

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La redazione

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