Teologia dogmatica

27 Studi
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1. La trinità

alphaomega_main1Il termine trinità non è di origine biblica. Ma si è ritenuto che l’uso di questa parola fosse il migliore possibile per far riferimento al Dio unico, che ha rivelato se stesso nelle Scritture quale Padre, Figlio e Spirito Santo. Questo concetto suggerisce l’idea che all’interno dell’essenza unica della divinità, dobbiamo distinguere tre persone che non sono né tre parti, né tre espressioni di Dio, ma bensì tre persone distinte e coeterne. Alcuni avranno la tendenza a opporsi a questa dottrina in quanto non è espressamente enunciata nelle Scritture. Ma benché possa apparire a prima vista contraddittoria, occorre non rifiutarla in partenza, con il pretesto che non ha senso, perché senza di essa molte affermazioni bibliche perderebbero di significato.

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2. Il concetto biblico di legge

bible_1818Le parole si evolvono e a volte cambiano di significato. Il termine Torah, usato generalmente per indicare la legge, sembra derivare da una radice antica ( yara ) del vocabolario dei pastori, che significa «lanciare» (probabilmente delle pietre per guidare il gregge), sebbene altri la riferiscono alla radice or, che significa «luce» (Sal 119:105). I testi sacri la riempiono di significati che vanno nella direzione dell’insegnamento, dell’istruzione, della dottrina e per estensione della rivelazione divina (Dt 31:9-13). La Torah non è tanto un insieme di ordini, ma un orientamento. Più che una legge pura e semplice è un cammino che ci viene posto davanti perché lo seguiamo.

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3. Legge e Patto

symbol_ship_9901La nozione di patto occupa un luogo molto importante nel pensiero biblico. Si riferisce a un accordo tra due persone, a un’alleanza tra nazioni o tra Dio e il suo popolo. Il termine designa una relazione di collaborazione e di armonia tra due parti, in un clima di massima serietà. I patriarchi stipularono accordi con le vicine tribù, mentre i re d’Israele firmarono trattati con altri re. Davide fece un patto d’amicizia con Gionatan; mentre Dio sancì un’alleanza con il popolo d’Israele. Questo patto si riassume in un duplice impegno: «Io sarò il vostro Dio e voi sarete il mio popolo» (Ger 7:23; cfr. Es 6:7; Lv 26:12; Ger 11:3-4; 30:22; 32:38). Dio si impegna con l’uomo e questi con Dio. La natura stessa delle parti, il consenso umano e la volontà divina, conferisce all’alleanza il suo duplice carattere, spirituale e visibile, permanente e vulnerabile.I profeti paragonano questo patto al voto matrimoniale. Dio, come un fidanzato generoso e innamorato, cerca di conquistare il cuore della donna amata che vuole in sposa, attraverso atti e promesse.

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4. Il fine della legge

bible_main1«Cristo è il fine della legge» (Rm 10:4).La frase oggetto del mio studio è molto corta: Telos gar nomou Cristos . Se si vuole dire che Cristo chiude con la legge, occorre dare alla parola tradotta con «fine» (telos) un significato di abrogazione. Questo, personalmente, non mi dà fastidio, perché il centro della mia teologia non è la legge, ma la grazia. Ciò che invece, mi sorprende, come filologo, è che il vocabolo in questione normalmente non ha questa accezione, avendo una notevole ricchezza di significati. Alla mia attenzione si è imposta l’esigenza di verificare se, in Romani 10:4, telos poteva essere tradotto come «abrogazione», oppure in modo più abituale per il greco dell’epoca. In modo particolare, i miei studi sulla nozione di conoscenza nel I secolo, mi avevano familiarizzato con i filosofi ellenisti di quell’epoca, i quali, insoddisfatti delle investigazioni sull’ archè , o origine delle cose, avevano portato la riflessione su telos, sulle finalità o obiettivi.

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5. Legge e Grazia

worship_main1Esistere è un processo. L’uomo, come segnala Kafka, si sente colpevole anche nel fondo della propria innocenza. La sua natura racchiude la necessità di assumere le proprie colpe e ricevere l’assoluzione. Per liberarsi da questa tristezza avrebbe bisogno di conoscere le intenzioni del giudice supremo. Il reo saprebbe allora dove va e quale cammino seguire. Al contrario, ignorando una cosa tanto essenziale, passerà la vita fuggendo. Giudicato, assolto o condannato che fosse, sarebbe libero da questa tortura. Tuttavia, siccome egli non può evitare il timore del giudizio, con mille scuse e artifici, troverà il modo di scappare a oltranza sapendo che senza un giudizio non vi sarà mai tregua. Ciò che resta è l’angustia e il desiderio tormentato della grazia.

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6. Le feste giudaiche

hearts_main«Alleluia. Lodate Dio nel suo santuario, lodatelo nella distesa dove risplende la sua potenza. Lodatelo per le sue gesta, lodatelo secondo la sua somma grandezza. Lodatelo con il suono della tromba, lodatelo con il saltèrio e la cetra. Lodatelo con il timpano e le danze, lodatelo con gli strumenti a corda e con il flauto. Lodatelo con cembali risonanti, lodatelo con cembali squillanti. Ogni creatura che respira, lodi il SIGNORE. Alleluia». È bello celebrare il Signore cantare le tue lodi, o Altissimo (Salmo 92:1) Secondo Levitico 23 le feste (ebr. khag; gr. Heorté) giudaiche sono cosi indicate: Shabbat (sabato), Pesah (Pasqua), Re’scîyth (Primizie), Shavuoth (Pentecoste), Rosh hashanah (giorno dell’anno, festa delle trombe), Kippur (festa delle espiazioni), Succot (festa delle capanne/tabernacoli).

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7. La donna nell’Antico testamento e nel Nuovo testamento

ruth_main1L’ Antico Testamento (A.T.), presenta la condizione della donna completamente determinata dalla forma patriarcale della famiglia. É considerata sovente più una cosa che una persona. Molto indicativa la preghiera che a somiglianza dei Greci e dei Persiani anche i Giudei ripetevano. In essa si ringrazia Dio per non essere un infedele, una donna o uno schiavo. Così nella famiglia e nella società ha un posto subordinato, è sempre sotto tutela, del padre da fanciulla, del marito da sposata. La sua funzione principale è quella di moglie e madre. Il suo posto è nella casa ed è lì che svolge le sue mansioni a pro della famiglia. Una certa considerazione le viene dal fatto che ella dà dei figli al marito, genera dei discendenti. La sterilità è segno di maledizione e può dare diritto al marito di ripudiarla. L’A.T. non ci dà soltanto questo quadro d’inferiorità della donna. Sappiamo che ha una certa libertà nella vita quotidiana, talvolta sceglie lo sposo e se è intelligente e capace riesce abilmente ad imporsi in certe situazioni non solo familiari (Sara, Rebecca), ma anche civili e politiche (Debora). Partecipa alle feste, alle cerimonie religiose (Deuteronomio 12:12; 2Samuele 6:19) e al servizio del santuario (Esodo 38:8; 1Samuele 2:22).

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8. Tacciano la donne in assemblea

well_main«Come in tutte le comunità dei fedeli, le donne nelle assemblee tacciano perché non è loro permesso parlare; stiano invece sottomesse, come dice anche la legge» (1Corinzi 14:34). La medesima ingiunzione, con parole diverse, la troviamo in 1Timoteo 2:11-12. Possiamo considerare l’ingiunzione da due prospettive: quella dottrinale – dogmatica , nel senso che Paolo sta presentando una dottrina dal valore assoluto di vita comunitaria, dove la donna non può parlare, tenere delle meditazioni, sermoni, insegnare, pregare, profetizzare, parlare in lingue e avere delle responsabilità ecclesiali. Questa prospettiva contrasta con l’insegnamento stesso di Paolo e della Parola di Dio in generale, giacché alle donne è accordato il dono profetico, delle lingue ed hanno visioni e sogni. Conseguentemente come possono esercitare il dono carismatico, ricevuto dallo Spirito Santo, se non possono parlare in assemblea?

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9. Ventitre motivi per osservare il Sabato

tablets_main1 Molti credono che come cristiani non siamo più tenuti ad osservare il sabato. Alcuni pensano che non c’è nessun giorno specifico da dedicare al riposo ma che ognuno lo fa quando può o gli conviene, per cui anche la domenica è osservata non tanto per onorare una volontà divina ma per un’abitudine sociale. Altri, invece, credono che la domenica sia il nuovo giorno comandato da Dio. Noi non giudichiamo la coscienza di nessuno ma desideriamo invitare tutti a considerare la questione da un punto di vista biblico per vedere veramente quale sia l’insegnamento di Dio. Come disse un giorno l’apostolo Paolo, «esaminate ogni cosa e ritenete il bene» (1 Tessalonicesi 5:21). Alla sua luce, ognuno potrà giudicare se la nostra convinzione è ben fondata oppure no. Credere che il sabato debba continuare ad essere un giorno santo anche per i cristiani non è una strana idea sviluppata dalla mente degli Avventisti del 7° Giorno. Alcuni cristiani hanno continuato ad osservare il sabato lungo tutto il corso della storia della chiesa. Possiamo proporre qui solo alcuni pochi esempi.

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10. La pura verità riguardo la morte

ehushtan_main1Oggi si assiste ad una vera e propria esplosione per il sovrannaturale. Ogni giorno che passa si assiste ad un crescente interesse per i fenomeni psichici: spiritismo, occultismo e arti magiche. Una grande libreria potrebbe giungere ad avere fino a duecento diversi titoli in questo campo, non solo ma risulta che alcuni di essi sono diventati dei veri “best seller” ed hanno avuto e continuano ad avere varie edizioni. Di recente, la rete televisiva NBC, ha trasmesso un programma nel quale sono state intervistate delle persone che affermavano di avere avuto contatto con dei loro cari defunti, i quali vivevano nell’aldilà. Anche alcuni noti uomini di chiesa hanno accettato e praticano lo spiritismo. Il vescovo episcopale James Pike rimase particolarmente scosso e turbato quando suo figlio, nel 1966, si tolse la vita. Poco dopo la sua morte, il vescovo Pike si recò presso l’Università di Cambridge, per studiare i rotoli del Mar Morto. Due settimane dopo il suicidio del figlio, trovò i suoi orologi fermi alle ore 8,19: era l’ora esatta in cui il figlio era morto. Successivamente trovò dei mazzetti di spilli di sicurezza sistemati in modo da indicare 8,19. Dopo questi ed altri strani fenomeni, egli giunse alla conclusione che suo figlio defunto, cercava di stabilire un contatto con lui. Cercò, allora, un medium spiritista che – egli afferma – lo mise in contatto con suo figlio. In seguito il vescovo Pike dichiarò di avere avuto decine di volte contatto con lui.

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11. Le dinamiche psico-sociali-spirituali della conversione

0012La conversione è un ritorno alla vita: a Dio, come Dio benigno e clemente e non un ritorno ad una dottrina su Dio. É un atto di fiducia, di abbandono, di reintegrazione delle relazioni normali, che erano state interrotte con Dio. La conversione non è un fatto statico, ma un processo spirituale, che se è particolarmente intenso all’inizio, continua a produrre una trasformazione graduale nella vita del cristiano, fino alla gloria finale (Ef 4:23-24). La conversione è, allontanamento dal male (Ger 18:8) e conversione al Signore, indica il moto spirituale del pensiero umano verso Dio. Conversione è compito che l’uomo deve assumersi responsabilmente davanti a Dio in rapporto ai suoi atti. É atto di ubbidienza, risposta umana all’appello di Dio, di accogliere l’offerta della grazia. Dunque, la conversione non è espressione di decisione umana, ma è possibilità accordata da Dio all’uomo come dono escatologico di grazia. Convertirsi, come risposta a un appello ricevuto, significa rivolgersi alla fonte dell’appello, prima ancora che allontanarsi da tutto il resto. (Mt 3:2; 4:17; Lc 14:33). Non è un pio sentimento o un mutamento di sentimenti. É qualcosa di più profondo. É un volgere le spalle a tutto il passato, è l’inizio di un cammino nuovo. Significa volgersi alla luce che apparsa in Gesù, significa rendersi conto della realtà del regno di Dio, vedere che c’é e di conseguenza riorientare tutta la propria vita su una nuova direzione, mettendosi sul cammino nuovo che Gesù, primo uomo, ha percosso. Significa smettere un passato per accettare l’oggi comunque e dovunque si manifesti. É una trasformazione di natura. É ritorno alla vita, alla casa del Padre. É ritorno del peccatore (Lc 15:24-32).

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12. La lavanda dei piedi

0611192La lavanda dei piedi è un evento insolito che coinvolge personalmente. Nel mondo antico faceva parte del ringraziamento e dell’ospitalità nella casa ed era praticato a tutti i livelli della società. Le persone indossavano sandali o camminavano scalzi, quindi i loro piedi diventavano sporchi e fangosi. Abitualmente era lo schiavo a svolgere questo servizio, di solito prima dei pasti. Questo atto era anche intimamente legato all’onorabilità che si accordava all’ospite. Era il primo dovere rivolto al visitatore facendolo sentire a suo agio e recandogli refrigerio. Possiamo cogliere questo aspetto nell’atteggiamento di Abraamo nei confronti dei tre visitatori a Mamre (Genesi 18:1-4); in quello di Lot a Sodoma nei confronti dei due angeli (Genesi 19:2); di Labano nei conforti di Eliezer servo di Abraamo (Genesi 24:32);nel gesto del maggiordomo egiziano nei confronti dei fratelli di Giuseppe (Genesi 43:24) e nel vecchio di Ghibea verso il levita di Efraim (Giudici 19:21), ecc. Inviata dal marito, Abigaela si presenta a Davide come una serva: «Allora lei si alzò, si prostrò con la faccia a terra e disse: «Ecco, la tua serva farà da schiava, per lavare i piedi ai servi del mio signore» (1 Samuele 25:41).
È singolare il fatto che Labano lavi i pedi al servo di Abraamo.

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13. La stella di Natale e i Magi d’oriente

nataleSolo l’evangelista Matteo (Mt 2:1-12,16-18) riporta l’episodio dei Magi che, partendo dall’Oriente, arrivarono a Betlemme per adorare il piccolo Gesù, re dell’universo. Prima di giungere alla meta, fecero tappa a Gerusalemme, la capitale, dove secondo loro doveva stare un re. Ma un altro re sedeva sul trono e in seguito, per paura di perderlo, farà uccidere tutti i bambini di Betlemme da due anni in giù. I Magi, nel chiedere informazioni, avevano detto di aver visto in Oriente la stella del re che cercavano e si erano messi in viaggio per adorarlo e portargli dei doni. Chi erano i Magi? E perché la stella?

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14. La Passione di Cristo

worship_mainSebbene la parola «ora» non sia assente nei sinottici, anche in relazione alla sofferenza di Gesù (Mc 14:41; Lc 22:53); nel vangelo di Giovanni deve essere considerata come una sua espressione caratteristica in quanto lo scritto sembra, fin dalle prime pagine (in occasione del matrimonio di Cana) orientarsi verso quel momento topico: l’innalzamento sulla croce, la sua gloria, passando da «l’ora mia non è ancora venuta» Gv 2:4; cfr7:30; 8:20 a «l’ora è venuta» 12:23; cfr 12:27,31; 13:1,31; 17:1. I testi offrono quindi questa lettura: «Gesù rispose loro, dicendo: «L’ora è venuta, che il Figlio dell’uomo dev’essere glorificato» 12:23; «Ora, l’animo mio è turbato; e che dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma è per questo che sono venuto incontro a quest’ora» 12:27; «Ora avviene il giudizio di questo mondo; ora sarà cacciato fuori il principe di questo mondo» 12:31; «Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta per lui l’ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine»

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15. Preconoscenza e libertà di scelta

firmfoundation_mainLa Bibbia inizia con il racconto della creazione dei cieli e della terra da parte di Dio. Egli creò senza ricorrere a una materia o a condizioni preesistenti (Genesi 1:1). Portò tutto alla luce con la potenza della sua parola (Salmo 33:6). Essendo egli stesso infinitamente perfetto, fece ogni cosa bella e buona. Dio è amore e la sua creazione è coerente con il suo amore perfetto e la sua infinita saggezza. Egli ha concesso ai suoi esseri intelligenti i nobili attributi dell’individualità personale e della libera scelta. Ma la scelta, per natura, comprende la possibilità che la creatura possa optare non solo per il bene. Fin da principio Dio aveva previsto il rischio della ribellione dell’uomo. Allo stesso tempo, Dio desidera avere con noi una comunione personale, reciprocamente soddisfacente. Queste qualità razionali possono realmente manifestarsi solo in esseri che hanno la libertà di scelta, un attributo assente nella bambola Cindy.

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16. Antico e Nuovo Patto

ccroll_mainLa nozione di patto occupa un luogo molto importante nel pensiero biblico. Si riferisce a un accordo tra due persone, a un’alleanza tra nazioni o tra Dio e il suo popolo. Il termine designa una relazione di collaborazione e di armonia tra due parti, in un clima di massima serietà. I patriarchi stipularono accordi con le vicine tribù, mentre i re d’Israele firmarono trattati con altri re. Davide fece un patto d’amicizia con Gionatan; mentre Dio sancì un’alleanza con il popolo d’Israele. Questo patto si riassume in un duplice impegno: «Io sarò il vostro Dio e voi sarete il mio popolo» (Ger 7:23; cfr. Es 6:7; Lv 26:12; Ger 11:3-4; 30:22; 32:38). Dio si impegna con l’uomo e questi con Dio. La natura stessa delle parti, il consenso umano e la volontà divina, conferisce all’alleanza il suo duplice carattere, spirituale e visibile, permanente e vulnerabile. I profeti paragonano questo patto al voto matrimoniale. Dio, come un fidanzato generoso e innamorato, cerca di conquistare il cuore della donna amata che vuole in sposa, attraverso atti e promesse.

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17. Il velo e la donna credente

esther_mainIl Nuovo Testamento non condivide il disprezzo per la donna noto presso gli ebrei; infatti non le veniva insegnata la Torà, e il marito poteva darle il libello (Mt 19:7-9) di ripudio anche per futili motivi. Secondo il testo biblico «la donna è membro a pieno titolo della comunità cristiana (At 1:14; 12:12) e rientra anche nella missione cristiana (At 16:13ss; 17:12). La casa di una donna serve come luogo di adunanza (At 18:26; Rm 16:1ss). Accanto al diacono maschile (At 6:1ss) ne subentra anche uno femminile, dapprima a carattere libero (At 9:36ss; 16:15), in seguito come ufficio comunitario (Rm 16:1); in questo rientra anche lo stato della vedova (1Tm 5:3.9; cfr. anche Ti 2:3-9).

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18. La grazia nell’Antico Testamento

biblestudy_mainLa grazia nell’A.T. è espressa in termini di misericordia, di perdono, di favore immeritato. Il termine grazia più coerente tra gli equivalenti nell’A.T., è il sostantivo Khēn  (61 volte). Khēn  illustra il significato storico-dinamico della «grazia» in rapporto di potere tra forte e debole, tra il santo e il peccatore, dove Dio agisce di sua spontanea volontà, mosso dal rapporto e dalla preghiera del debole. Tipica di questa relazione, considerata dal punto di vista del debole, è la formula: trovare grazia agli occhi di qualcuno = guadagnarsi il suo favore, benevolenza, inclinazione, quindi condiscendenza, comprensione.

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19. La grazia di Dio e il Sabato

rejoice_mainQuando parliamo della grazia, è solito pensare alla salvezza offertaci da Dio nella persona di Gesù Cristo.  Giustamente, Paolo evidenzia che «è per grazia che siamo stati salvati» (Ef 2:4-10), ma questo è uno dei molteplici aspetti della grazia, perché lo stesso apostolo parla delle «ricchezze della sua grazia» (Ef 1:7). Come se questo non bastasse a descrivere l’eccellente bontà di Dio, Paolo rafforza la sua affermazione precedente parlando dell’«immensa ricchezza della sua grazia, mediante la bontà che egli ha avuta per noi» (Ef 2:7). La grazia, secondo la Parola di Dio, ha anche un aspetto pratico: Dio aiuta il povero, l’oppresso, il malato terminale e tutti quelli che soffrono. Si rivolge a chi ha bisogno e risponde a quelle necessità che nessun altro può soddisfare. I suoi interventi implicano la liberazione e la protezione, il soccorso e la fortificazione. Pertanto, la grazia di Dio non si limita alla nostra salvezza.

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20. Gesù Logos

nations_mainNei Sinottici la divinità di Gesù è affermata indiretta­mente con il riportare la vita del Maestro, i suoi insegnamenti e in particolare i miracoli compiuti senza dare parti­colare rilievo a quelle argomentazioni teologiche che costituirebbero delle prove. La mes­sianicità di Gesù, Matteo cerca di dimostrarla presentando Gesù che realizza la parola dei profeti. Luca cerca di documentare ciò che Gesù ha fatto per dimostrare, a Teofilo al quale invia il vangelo, che quanto gli è stato insegnato è vero (Lc 1:1-3). Marco, vuole dare la testimo­nian­za di chi ha visto Gesù fin dall’inizio e dimostrare la sua divinità mediante i miracoli compiuti. Dopo i primi decenni di entusiasmi suscitati tra i giudei di Palestina e della dia­spo­­ra, dopo l’espansione nel mondo ellenistico e romano, usando una espressione della lettera alla chiesa di Efeso nell’Apocalisse, c’è stato un raffreddamento nei confronti del pri­mo amore (Ap 2:4). La Chiesa sente l’influsso di filosofie giudaiche e gentili che si ripropongono in vesti rinnovate. Senz’altro la conversione aveva al centro la figura di Gesù, ma non sempre la conversione ha significato rinnovamen­to del proprio pensiero filosofico e religioso.

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21. Gesù e la tendenza al peccato

safe_mainScriveva il teologo Fr. Godet: «Gesù è stato posto con la sua nascita miracolosa nella posizione di purezza e d’in­nocenza in cui era il primo uomo prima della sua caduta. Ciò allo scopo di ricomi­nciare con successo il percorso dall’in­nocenza alla santità, sviluppo che l’uomo era chia­ma­to a realizzare, fallito da Adamo la prima volta. L’uomo non è stato creato in modo da poter realizzare il suo ideale traendo la forza necessaria da se stesso. Può raggiungere questo scopo solo a seguito della comuni­ca­zione continua che ha con Dio. Interrompendo la relazione con Lui non chiede né riceve queste comunicazioni. Il progresso è allora sostituito dal declino. Simile alla pianta sradi­ca­ta dal suo suolo naturale, l’uomo non vegeta e deperisce, anziché crescere e fruttificare.

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22. Pasqua e santa cena

buildingblocksIl rapporto tra Pasqua e santa Cena è una questione ancora dibattuta. Per alcuni si tratta di un’istituzione cristiana che non ha relazione alcuna con la Pasqua; per altri è l’interpretazione cristiana della cerimonia ebraica. I testi biblici contengono almeno tre affermazioni che collocano la santa Cena che Gesù, poco prima della sua morte, ha celebrato insieme con i suoi discepoli, in un contesto pasquale. – I vangeli sinottici sono unanimi nell’affermare che Gesù inviò due suoi discepoli per preparare la Pasqua (cfr. Mt 26:17,18; Mc 14:12-15; Lc 22:7-12), e che l’ordine fu eseguito (cfr. Mt 26:19,20; Mc 14:16,17; Lc 22:13-15). – Durante questo pasto, «il primo giorno degli azzimi» (Mt 26:17) «quando si sacrificava la Pasqua» (Mc 14:12), i sinottici, in modo esplicito, parlano della istituzione della Cena. – La Cena viene definita apertamente «Pasqua» da Gesù stesso (Lc 22:14-16). Oltre a queste dichiarazioni, ci sono altri dettagli che confermano il carattere pasquale del rito della comunione.

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23. Mostraci il Padre

alphaomega_main1Coloro che credono che Dio abbia un corpo si appellano spesso all’affermazione biblica che l’uomo fu creato «ad immagine di Dio» (Gn 1:27). Ciò sembrerebbe suggerire l’idea di una somiglianza fisica tra Dio e l’uomo. Se l’uomo assomiglia a Dio, ragionano, e se l’uomo ha un corpo, allora è logico supporre che anche Dio esista in una forma corporea.  Inoltre, molti testi biblici attribuiscono a Dio caratteristiche fisiche. Adamo ed Eva udirono il rumore di Dio che camminava nell’Eden (Gn 3:8). Mosè vide il dorso di Dio sul monte Sinai (Es 33:23). Isaia e Daniele videro Dio che sedeva su un trono (Is 6:1; Dn 7:9). Ci sono molti riferimenti agli occhi di Dio, alla sua mano e alla sua bocca, ed è spesso descritto nell’atto di parlare e a volte di piangere…

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24. Dio è innocente!

day_mainNonostante questa unica e irrepetibile rivelazione dell’amore divino, disgraziatamente, l’uomo persiste nell’avere un’immagine di Dio frastagliata da visioni e interpretazioni contrastanti fondate su personalismi e sulle tradizioni. Come un fiume che nel suo fluire verso il mare s’inquina a causa delle ingerenze dell’uomo, anche l’immagine di Dio, nel corso dei secoli, è stata alquanto deturpata da visioni soggettive e culturali. Da una parte si accetta il Dio d’amore, misericordioso, capace di essere vicino all’uomo come nessuno mai, dall’altra l’immagine che affiora dall’immaginario collettivo è quella di un essere intransigente, inflessibile, bisognoso di sacrifici, promesse (voti), di pellegrinaggi e di intercessori (i santi) per effondere le sue benedizioni con il conta gocce considerata l’immensa sofferenza che versa l’umanità. Un Dio che manda il male per il bene supremo ed eterno; e che in qualche modo “gioca” con la sofferenza e con le lacrime della povertà esprimendo i suoi giudizi tramite maremoti, carestie, disastri di vario genere, ecc.. E così, di fronte ad una disgrazia, esclamiamo: «Dio se l’è preso!»; ad una calamità, gridiamo: «è un giudizio divino»; ad una particolare sgradevole situazione, con senso di frustrazione, affermiamo: «sia fatta la volontà di Dio»; un modo come tanti altri per venir meno alle proprie responsabilità e ad una sana autocritica sull’esclusione di Dio dalla nostra vita personale e sociale.

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25. Breve excursus storico sulla trinità

Resolve_main_mediumCirca il rapporto fra le tre persone divine, in modo particolare fra i Padre e il figlio, gli scritti patristici più antichi si esprimono con una certa indeterminatezza perché si non era studiata con cura l’intera portata della natura superiore di Gesù e l’essenza dei rapporti con Dio Padre. La riflessione si fermò su questo argomento, solo nel secondo secolo, quando sorsero le eresie giudaizzanti e degli gnostici, che travisavano l’insegnamento degli apostoli. Fra i Cristiani della chiesa primitiva c’era una corrente rigida degli Ebreo-Cristiani che considerava Cristo come un semplice uomo, una più mitigata che riconosceva almeno la sua nascita miracolosa dalla vergine Maria per opera dello Spirito Santo. Ambedue le correnti coltivavano  aspettative chiliastiche (Attesa di un millenario regno messianico terreno). Ireneo, alla fine del secondo secolo li chiama Ebioniti.

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26. Gesù, il Figlio di Dio

HolyFamily_mainIl concetto di figlio da una parte indica la posizione intergenerazionale di un individuo all’interno di un sistema familiare, al quale è legato da vincoli di natura non solo biologica ma anche sociale e psicologica, in cui cresce e si struttura come persona, ovvero come essere relazionale. Dall’altra designa più genericamente origine, provenienza, con riferimento all’ambiente e alle condizioni sociali: è un figlio del popolo; o al carattere, all’ingegno, alle tendenze rappresentative di un’epoca: fu vero figlio del suo tempo, del suo secolo; in particolare, figlio d’arte, ecc.  Nelle Scritture, riferito all’uomo, designa anche un tipo di relazione morale e spirituale: figlio del diavolo (Mt 13: 38; Gv 8:44; 1 Gv 3:10), figli e figlie di Gerusalemme (Lc 23: 28), figli del peccato (Ef 2:3), figli di Abramo (Gv 8: 39), ecc. Le Scritture presentano Gesù come «figlio di Davide», «figlio dell’uomo» e «figlio di Dio».

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27. Le convinzioni che fanno male

Rainbow_main_mediumLe convinzioni, insieme ai nostri valori e criteri, sono una componente chiave della nostra personalità che ci permette di dare significato alla realtà che ci circonda e a se medesimi. Esse, oltre a fornire la certezza della nostra reale esistenza nel tempo e nello spazio, influenzano la visione della vita, il modo in cui ci relazioniamo con essa e forniscono anche motivazioni verso scelte e possibilità attuative.

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La redazione

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