Aspetti introduttivi
Matteo 22:39 “Ama il tuo prossimo come te stesso”
Per aiutare il prossimo è importante partire da se stessi ovvero amare se stessi nel modo giusto, equilibrato e secondo Dio.
1. Amare se stessi significa:
- Stare bene nella propria pelle. Prendere contatto con la propria persona fisica, psichica e spirituale.
- Volersi bene, stupirsi di se stessi, scoprirsi. Andare alla ricerca di se stessi nel Signore e trovarsi.
- Accettare che la prima persona da amare sono proprio io. Il prossimo più vicino è dentro di me è la mia vita interiore, dalla quale forse ne ho perso il contatto o il tipo si relazione che ho instaurato è impersonale, subliminale.
- Imparare ad essere amici di se stessi, sapere giocare, espandersi, come anche prendersi sul serio al momento opportuno.
- Insegnare al mio mondo interiore ad essere amico di Gesù e ad avere piena fiducia in Lui.
2. Ciò che noi siamo parla molto più forte di quanto noi possiamo dire e fare, soprattutto agli occhi di Dio. Esserci significa esistere come persona nella sua totalità, capace di interagire serenamente:
- con il Cielo
- con la propria vita interiore nel rispetto dei bisogni fondamentali che la caratterizzano
- con il prossimo
3. La maturità affettiva è data dalla capacità di:
- rinunciare a qualsiasi cosa senza soffrire egocentricamente
- rimandare la soddisfazione dei desideri per amore dell’altro “più felici cosa dare che ricevere”;
- vivere nell’integrità interiore malgrado tutto;
- accettazione delle circostanze avverse senza perdersi d’animo;
- vivere pienamente le esperienze della vita, senza creare con esse una dipendenza vitale;
- avere una mente elastica – tipo ventaglio – che permetta all’altro di ristorarsi sentendosi pienamente accettato;
- stare bene con Dio, con se stessi e con il prossimo;
- vivere nella speranza.
La Parola di Dio ci è stata data affinché ciascuno acquisisca la matura affettiva – 2 Timoteo 3:16-17; Salmo 119:25; Efesini 5:26; Luca 8:11; 1 Timoteo 4:5; 1 Pietro 1:23; Salmo 119:103, 130.
I Bisogni
Il bisogno è uno dei vocaboli (desiderio, impulso, motivo, esigenza, ecc.) che designano una forza localizzata nel cervello, eccitabile internamente o esternamente, soggettivamente esperita come impulso o spinta ad agire alla vita o a compiere una determinata azione
A. Bisogni sociali
1. Positivi:
- interazioni sociali serene: comunicazione, riconciliazione, contatto, ecc. – famiglia e società (Gn. 2:23-24)
- interazioni esistenziali (l’altro ci da modo di esistere, di coglierci come persona differenziandoci dal resto della creazione – Gn. 2:18,20)
- bisogno di giustizia (oggi ha assunto un significato esistenziale rilevante)
2. Negativi o superflui (hanno acquisito un valore esistenziale frustrante):
- interazioni caratterizzate dalla rivalità
- interazioni consumistiche (bisogni non indispensabili alla vita)
- bisogni compensativi
B. Bisogni culturali – professionali
- acquisizioni culturali esistenziali riferite all’albero genealogico
- acquisizioni culturali – professionali realizzanti riferite alla professione
- acquisizioni culturali denigranti e disgreganti (mezzi di comunicazione)
C. Bisogni esistenziali – Isaia 43:1-5
- stare bene fisicamente (bisogno fisiologico)
- vivere l’intimità (bisogno psico – fisiologico)
- sicurezza (familiare, economica, ambientale, ecc.)
- amore – affetto
- appartenenza (origini, terra, paese natio, ecc.)
- stima – autostima (valore della persona)
- realizzazione – gratificazione (lavoro – professione)
- pace interiore (consistenza interiore – dialogo interiore)
- di essere ascoltati (esternare le inconsistenze: paure, complessi, ecc.)
- di sentirsi utili (dono di sé – rapporto al valore della persona)
D. Bisogni spirituali
- di trascendenza (superarsi, migliorarsi, qualificarsi)
- di Dio (recupero dell’immagine perduta)
- di perdono (sensi di colpa, peccati occulti – Sl. 90:8; Sl. 51; Mc. 2:5)
- di imitazione (modello di vita – Ef. 5:1)
- di sequela (Mt. 9:9)
- di eternità (Eccl. 3:11)
- di speranza (l’uomo vive perché spera!)