Quando Dio rinnoverà ogni cosa
di Ellen G.White*
Gesù tornerà di nuovo; prima di separarsi dai discepoli sulla terra, fece loro la promessa del suo ritorno. «Il vostro cuore non sia turbato; abbiate fede in Dio, e abbiate fede anche in me!», disse. «Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore… Quando sarò andato e vi avrò preparato un luogo, tornerò e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io, siate anche voi» (Gv 14:1-3).
Gesù tornerà, accompagnato dalle nuvole e da una grande gloria, con una moltitudine di angeli splendenti a presenziare. Tornerà per rendere onore a quelli che lo hanno amato e hanno osservato i suoi comandamenti e per portarli con sé, perché non ha dimenticato né loro né la sua promessa. La catena familiare sarà ricomposta; quando immaginiamo la nostra morte, pensiamo al giorno in cui squilleranno le trombe di Dio, quando «i morti risusciteranno incorruttibili, e noi saremo trasformati» (1 Cor 15:52). Il tempo è vicino, ancora un po’ e ammireremo il re in tutta la sua bellezza. Ancora poco ed egli presenterà i suoi fedeli «irreprensibili e con gioia davanti alla sua gloria» (Gd 24).
La nuova terra
La parola dell’uomo non è in grado di descrivere compiutamente il premio che attende i giusti; lo conosceranno solo quelli che lo ammireranno. In quel luogo il Pastore celeste condurrà le sue greggi a fonti di acqua vivente; l’albero della vita produrrà i suoi frutti ogni mese e le sue foglie serviranno alla guarigione delle nazioni. Ci saranno corsi d’acqua inesauribili, limpidi come cristallo e accanto a loro alberi sporgenti che faranno ombra ai sentieri preparati per i redenti del Signore. Le ampie pianure sfoceranno in stupende colline e le montagne di Dio raggiungeranno altissime cime.
In quelle vallate di pace, accanto a quei ruscelli viventi, il popolo di Dio, così a lungo peregrinante, troverà finalmente una casa.
«Il mio popolo abiterà in un territorio di pace, in abitazioni sicure, in quieti luoghi di riposo» (Is 32:18).
«Non si udrà più parlare di violenza nel tuo paese, di devastazione e di rovina entro i tuoi confini; ma chiamerai le tue mura: Salvezza, e le tue porte: Lode» (Is 60:18).
«Essi costruiranno case e le abiteranno; pianteranno vigne e ne mangeranno il frutto. Non costruiranno più perché un altro abiti, non pianteranno più perché un altro mangi; poiché i giorni del mio popolo saranno come i giorni degli alberi; i miei eletti godranno a lungo l’opera delle loro mani» (Is 65:21, 22).
Non esisteranno più lacrime, funerali e lutti. «Egli asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non ci sarà più la morte, né cordoglio, né grido, né dolore, perché le cose di prima sono passate» (Ap 21:4). «Nessun abitante dirà: “Io sono malato”. Il popolo che abita Sion ha ottenuto il perdono della sua iniquità» (Is 33:24).
Nella nuova terra abiteranno solo i giusti. «Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione. Essi hanno lavato le loro vesti, e le hanno imbiancate nel sangue dell’Agnello. Perciò sono davanti al trono di Dio e lo servono giorno e notte, nel suo tempio» (Ap 7:14,15). (1)
Comunione con Gesù
Nella nuova terra, Cristo condurrà i redenti presso le rive del fiume della vita e insegnerà loro stupende lezioni di verità. Svelerà loro i misteri della natura; capiranno che la mano del Maestro ha conservato i mondi nella loro posizione; ammireranno la maestria del Grande Artista nel colorare i fiori dei campi e conosceranno gli obiettivi del Padre misericordioso, che dispensa ogni raggio di luce, e insieme ai santi angeli i redenti ammetteranno, con canti di lode e gratitudine, l’amore supremo di Dio per un mondo irriconoscente. (2)
Saremo presto nella dimora promessa, dove Gesù ci condurrà presso il fiume che procede dal trono di Dio, e ci spiegherà le situazioni negative nelle quali ci ha guidati, allo scopo di perfezionare i nostri caratteri. Poseremo ai piedi del nostro Redentore le corone che egli ha appoggiato sulle nostre teste e, suonando le arpe d’oro, offriremo lode e gratitudine a colui che siede sul trono. (3)
I redenti saluteranno quelli che li hanno indirizzati verso il Salvatore e si uniranno tutti per lodarlo e ringraziarlo della sua morte, per mezzo della quale gli esseri umani hanno potuto godere della vita eterna. (4)
«Poi vidi un nuovo cielo e una nuova terra, poiché il primo cielo e la prima terra erano scomparsi, e il mare non c’era più» (Ap 21:1). Il fuoco che consuma i malvagi purifica la terra. Ogni traccia della maledizione viene eliminata. Nessun inferno, che arde in eterno, ricorderà agli eletti le terribili conseguenze del peccato. Rimarrà un solo ricordo: il nostro Redentore porterà per sempre su di sé i segni della crocifissione. Sul suo capo ferito, sul suo costato, sulle sue mani e sui suoi piedi rimarranno le cicatrici dell’opera crudele compiuta dal peccato.
Contemplando Cristo nella sua gloria, il profeta dice: «… dei raggi partono dalla sua mano; là si nasconde la sua potenza» (Ab 3:4). Quelle mani, quel fianco ferito, da cui sgorgò il sangue che ha riconciliato l’uomo con Dio, rappresentano la gloria del Salvatore, la sua potenza. «Potente per salvare» mediante il sacrificio della redenzione. I segni della sua umiliazione sono i titoli più eccelsi del suo onore; nell’eternità, le ferite del Calvario racconteranno le sue lodi e proclameranno la sua potenza. «A te, torre del gregge, colle della figlia di Sion, a te verrà, a te verrà l’antico dominio, il regno che spetta alla figlia di Gerusalemme» (Mic 4:8). È giunto il tempo atteso con ansia dai figli di Dio, fin dal giorno in cui la spada fiammeggiante
impedì alla prima coppia l’accesso all’Eden; il tempo della «piena redenzione di quelli che Dio si è acquistati a lode della sua gloria» (Ef 1:14). La terra, in origine affidata all’uomo come suo regno e detenuta per tanto tempo da Satana, è stata riconquistata grazie al grande piano della redenzione. Tutto ciò che era stato deturpato dal male è stato riconquistato.
La ricompensa del giusto
In cielo non esisterà dolore. Non ci saranno più né lacrime, né cortei funebri, né segni di lutto… La nuova Gerusalemme sarà la città della nuova terra glorificata…
Nella città di Dio «non ci sarà più notte». Nessuno proverà l’esigenza o il desiderio di riposare. Non ci si stancherà di fare la volontà di Dio o di onorare il suo nome. Proveremo sempre la freschezza di un mattino eterno, «non avranno bisogno di luce di lampada, né di luce di sole, perché il Signore Dio li illuminerà e regneranno nei secoli dei secoli» (Ap 22:5). La gloria di Dio e dell’Agnello inonderà la santa città di una luce che non si affievolirà mai. Il popolo di Dio godrà del privilegio di una comunione diretta con il Padre e con il Figlio: «Poiché ora vediamo come in uno specchio, in modo oscuro» (1 Cor 13:12).
Ora noi contempliamo l’immagine di Dio riflessa, come in uno specchio, nelle opere della natura e nelle sue azioni in favore degli uomini; in quel giorno, invece, lo vedremo faccia a faccia, senza nessun velo di separazione. Saremo in sua presenza e vedremo la gloria del suo volto.
Là, i redenti conosceranno come sono stati conosciuti. L’amore e la simpatia che Dio stesso ha ispirato al nostro cuore si esprimeranno nella sincerità e nella dolcezza.
Una pura comunione con gli esseri santi, una vita di relazioni positive con gli angeli e i fedeli di ogni età, che hanno lavato le loro vesti e le hanno imbiancate nel sangue dell’Agnello, i sacri vincoli che uniscono «ogni famiglia nei cieli e sulla terra» (Ef 3:15) costituirà la felicità dei redenti.
Opportunità illimitate
Ogni nostra facoltà potrà svilupparsi e ogni capacità accrescersi. L’acquisizione della conoscenza non affaticherà la mente o consumerà le energie.
Le più alte aspirazioni saranno appagate, le più grandi imprese saranno portate a termine e le più nobili ambizioni saranno soddisfatte; eppure, ci saranno sempre nuove mete da raggiungere, nuove meraviglie da ammirare, nuove verità da scoprire, nuovi obiettivi che chiameranno in causa le facoltà della mente, dell’anima e del corpo. I tesori inesauribili dell’universo saranno proposti allo studio dei figli di Dio. Non più limitati dalla morte, essi potranno lanciarsi in volo verso mondi lontani.
Condivideranno la sapienza degli esseri che non sono caduti, per partecipare con loro ai tesori della conoscenza e dell’intelligenza accumulati attraverso i secoli tramite la contemplazione delle opere di Dio. Con una chiara percezione essi ammirano la gloria del creato; i sistemi solari, le stelle, le galassie, che nelle loro orbite ruotano ordinatamente attorno al trono di Dio. Su tutte le cose, dalla più piccola alla più grande, c’è la firma del Creatore ed esse manifesteranno le ricchezze della sua potenza. A mano a mano che trascorreranno gli anni dell’eternità, ci saranno sempre più grandi e più gloriose rivelazioni di Dio e di Cristo. Poiché la conoscenza è progressiva, aumenteranno anche l’amore, il rispetto e la felicità. Più gli uomini conosceranno Dio, più essi ammireranno il suo carattere. Mentre Gesù dischiuderà agli eletti le ricchezze della redenzione e i meravigliosi risultati conseguiti nella grande lotta contro Satana, i cuori dei redenti palpiteranno di un amore più intenso e con gioia faranno vibrare le loro arpe d’oro, mentre milioni di voci si leveranno in un coro di lode: «E tutte le creature che sono nel cielo, sulla terra, sotto la terra e nel mare, e tutte le cose che sono in essi, udii che dicevano: “A colui che siede sul trono, e all’Agnello, siano la lode, l’onore, la gloria e la potenza, nei secoli dei secoli”» (Ap 5:13).
Il grande conflitto è finito. Il peccato e i peccatori non esistono più, l’intero universo è purificato. Tutto il creato palpita di armonia e di gioia. Da colui che ha creato tutte le cose fluiscono la vita, la luce e la gioia che inondano lo spazio infinito. Dall’atomo più impercettibile al più grande dei mondi, tutte le cose, quelle animate e quelle inanimate, nella loro bellezza e nella loro perfezione, dichiarano con gioia che Dio è amore. (5)
Alla fine tutte le cose proclameranno che Dio è amore
Note:
(1) Review and Herald, 22 novembre 1906.
(2) Review and Herald, 3 gennaio 1907.
(3) Review and Herald, 3 settembre 1903.
(4) Review and Herald, 17 dicembre 1908.
(5) Il gran conflitto, pp. 674-678 [528-530].