41 – Crisi d’identità

Il peccato e il male

0601021Tratto d al libro “Ascolta la parola” Di Giuseppe Marrazzo *

«Oggi il concetto di “peccato” è sempre più fuori moda. Recenti statistiche confermano che ben pochi sono i peccati tradizionali considerati ancora tali. La coscienza della gente condanna ancora gesti come l’omicidio, il furto, la menzogna, mentre “riabilita” l’adulterio, la bestemmia, la violazione delle feste e in genere tutto ciò che non comporta danni immediati alla società. Cos’è in realtà il peccato?

Per rispondere occorre rifarsi al testo biblico, precisamente ai primi capitoli della Genesi, in cui è descritto il primo peccato dell’umanità. L’episodio, al di là della lettera, appare profondamente significativo. Siamo di fronte a un dramma che, inserito in una cornice pedagogica adatta a ogni tempo, pone alla nostra attenzione un problema esistenziale molto attuale: chi deve decidere ciò che è giusto o sbagliato? Chi stabilisce il codice etico a cui attenersi? L’uomo risponde in modo chiaro disubbidendo all’ordine divino e affermando così la propria autonomia, la propria sovranità. La sfida alla sovranità di Dio s’inserisce, d’altra parte, in una situazione di ribellione che trascende la terra e abbraccia l’universo intero. In questo conflitto è presente l’inquietante personaggio di Satana. Il desiderio di autonomia è il presupposto ideologico della nostra società: l’uomo vuole liberarsi da un Dio concepito come un limite alle proprie potenzialità. Egli vuole una libertà assoluta. Ma per quali mete?

Scopriamo, oggi più di ieri, che la nostra libertà si è trasformata in arbitrio e le relative conseguenze ricadono pesantemente su di noi. Per esempio, nel suo rapporto con il creato, l’uomo ha aggredito la natura per sfruttarla senza pudore, ponendo le basi per una prossima distruzione dell’ecosistema mondiale; sul piano etico ha aggredito il fratello, disinteressandosi della sua sorte, della sua fame, della sua miseria.

Abbiamo pensato di essere “simili agli dèi” e ci ritroviamo, credenti e non, a parlare di una prossima fine del mondo. In realtà questi gravissimi problemi globali, che l’umanità affronta per la prima volta in maniera così drammatica, hanno origine nel peccato di ogni singolo individuo, nell’egoismo, nella superficialità, nel desiderio di potere, nel clima di sospetto e di critica, in cui ognuno di noi è inserito. La vita senza Dio appare a molti senza un preciso significato. Occorre una svolta: diversi avvertono confusamente questo bisogno, ma cercano ancora delle soluzioni all’interno della logica umana. C’è bisogno invece di un atto di umiltà: come cristiani crediamo che il sovrano del mondo non sia l’uomo ma Dio. Ci siamo smarriti lungo la strada, ma il Signore non ci ha persi di vista. Abbiamo fallito, abbiamo dilapidato le nostre risorse fisiche e morali, ma Dio desidera strapparci da questa situazione senza uscita, per la quale ha previsto una via di salvezza: il suo meraviglioso perdono.

In ogni tempo l’umanità ha sperimentato, suo malgrado, la triste realtà del dolore, della malattia, della morte e di ogni altra perturbazione fisica e morale, giungendo così a una scoperta terribile, quella del «male». Il problema del male è trattato a fondo nella Bibbia; anzi, l’intera Scrittura è una descrizione drammatica della vicenda umana, vista come tremendo conflitto tra il bene e il male. Questo conflitto, che ha avuto un inizio, avrà pure una fine: il bene trionferà e il male sarà annientato.

1. Origine del male

La Bibbia non spiega l’origine del male, ne constata la presenza. Il male è inspiegabile, irrazionale e ingiustificato, se lo si spiega diventa comprensibile alla ragione. Da vari passi biblici si può ricavare che il male è stato introdotto nell’universo da Satana e dai suoi accoliti. Alcuni potranno sorprendersi nell’udir parlare di Satana come di un essere e non di un principio. Ma la Scrittura non lascia dubbi circa la concreta esistenza del maligno. Gesù stesso lo ha chiaramente affermato: «Io vedevo Satana cadere dal cielo come folgore» (Luca 10:18); «egli è stato omicida fin dal principio e non si è attenuto alla verità, perché non c’è verità in lui. Quando dice il falso, parla di quel che è suo perché è bugiardo e padre della menzogna» (Giovanni 8:44). Altrove Satana è descritto come un angelo, decaduto, diventato «il nemico di ogni giustizia», «l’ingannatore», «colui che seduce tutto il mondo», «il tentatore», «colui che esercita la potenza delle tenebre», in breve il nemico di Dio e degli uomini.

Però la Scrittura, pur soffermandosi sull’esistenza e sull’azione nefasta di Satana, non dice chiaramente in che modo egli sia decaduto dalla sua eccelsa condizione primitiva. Quello che essa ribadisce con sicurezza è che il maligno ha iniziato un tempo la sua offensiva contro Dio; un conflitto che ha proseguito e prosegue anche contro l’uomo, con grande spiegamento di forze.

Ma la sua azione avrà un termine: la sua fine, insieme con quella degli altri angeli ribelli, è segnata, come afferma Giuda: «Egli ha pure custodito nelle tenebre e in catene eterne, per il gran giorno del giudizio, gli angeli che non conservarono la loro dignità e abbandonarono la loro dimora» (v. 6).

2. L’uomo nell’Eden

Vediamo ora com’ è avvenuto, secondo la Bibbia, il primo contatto tra l’uomo e il male. L’uomo era il capolavoro della creazione. Ne era anche il re, sebbene non in senso assoluto. Egli era libero nella sua volontà, ma se si fosse servito della sua libertà per agire contrariamente al volere del Creatore sarebbe caduto nel male, perché tutto ciò che non è conforme alla volontà di Dio è male. La felicità presente e futura dell’uomo dipendeva, dunque, dall’armonia della sua volontà con quella di Dio. Questi l’aveva creato appunto per la felicità e perciò l’aveva avvertito di non gustare dell’albero della conoscenza del bene e del male, gli aveva cioè detto di non violare le prescrizioni che egli, suo Creatore, gli aveva date per il bene suo e dei suoi discendenti.

Adamo ed Eva si trovavano così, proprio perché liberi, dinanzi a due vie: la via del bene o dell’armonia con Dio, e quella del male o dell’opposizione a Dio: garanzia di felicità e di vita la prima, certezza di dolore e di morte la seconda.

3. Tentazione e caduta

Purtroppo i nostri progenitori non vollero seguire la via del bene, e agirono contrariamente al volere di Dio. L’occasione della caduta fu offerta da Satana. Questi, presentandosi in veste innocua, abilmente tentò di confondere la donna mescolando parole di Dio e parole sue, sino a giungere ad affermare esattamente il contrario di quello che Dio aveva detto! Infatti, mentre il Signore aveva avvertito la prima coppia umana che la conseguenza inevitabile della violazione del suo divieto sarebbe stata la morte, Satana pretese che non sarebbe stato così. E la trasgressione fu da lui presentata nella veste più seducente: nella mistificazione del maligno, la conoscenza del bene e del male veniva mostrata come degna di essere ambita e sperimentata e tale da rendere intelligenti, anzi pari alla divinità. «… Sarete come Dio, avendo la conoscenza del bene e del male» (Genesi 3:5) fu la conclusione del diabolico discorso.

La donna, e poi l’uomo, credendo non più a Dio ma a Satana, dettero ascolto alle insinuazioni di questo e vollero sperimentare tale conoscenza. Così il male, che Dio intendeva fosse ignorato dagli uomini, entrò in questo mondo, attraverso una breccia che andò sempre più allargandosi. L’umanità stava per essere lasciata in balia di Satana, dell’usurpatore, che poteva ormai fregiarsi del titolo di «Principe di questo mondo».

4. Conseguenze di una scelta sbagliata

Disastrose furono le conseguenze della caduta e noi, purtroppo, continuiamo a risentirne gli effetti dolorosi. Adamo e Eva, vendutisi al loro nuovo padrone, ne erano ormai gli schiavi, e non avevano più il diritto di rimanere nel giardino dell’Eden. Abbandonarono quel luogo di delizie sotto il peso della condanna divina. Dio disse ad Adamo: «Poiché hai dato ascolto alla voce di tua moglie e hai mangiato del frutto dall’albero circa il quale io ti avevo ordinato di non mangiarne, il suolo sarà maledetto per causa tua; ne mangerai il frutto con affanno, tutti i giorni della tua vita. Esso ti produrrà spine e rovi, e tu mangerai l’erba dei campi; mangerai il pane con il sudore del tuo volto, finché tu ritorni nella terra da cui fosti tratto; perché sei polvere e in polvere ritornerai» (Genesi 3:17-19).

Prima gli aveva detto: «Perché nel giorno che tu ne mangerai, certamente morirai» (Genesi 2:17). Infatti, è come se Adamo ed Eva siano morti virtualmente il giorno funesto in cui sostituirono le forze positive di Dio con quelle negative di Satana, e l’armonia con il disordine. Adamo sarebbe stato ben presto il testimone impotente della dissoluzione del suo organismo. A lungo lottò coraggiosamente contro la disgregazione del suo corpo, dopo aver pianto sul gelido cadavere del figlio Abele, e dovette, alla fine, cedere alla morte e ritornare alla terra dalla quale era stato tratto e alla quale ormai apparteneva. Il male si estese gradatamente diminuendo la longevità umana, assoggettando gli uomini a ogni tipo di malattie, indebolendo le loro facoltà intellettuali e morali e finendo con il minare la natura stessa, la cui bellezza primitiva è progressivamente scemata.

5. Universalità del peccato

Nell’epistola ai Romani l’apostolo Paolo dichiara: «Perciò, come per mezzo di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo, e per mezzo del peccato la morte, e così la morte è passata su tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato… Non c’è nessun giusto, neppure uno. Non c’è nessuno che capisca, non c’è nessuno che cerchi Dio. Tutti si sono sviati, tutti quanti si sono corrotti. Non c’è nessuno che pratichi la bontà, no, neppure uno… tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio» (Romani 5:12; 3:10-12,23).

Tra Adamo e i suoi discendenti non si può pensare a una separazione netta. Egli, in qualità di unico antenato dell’umanità, la conteneva interamente in potenza: tutti gli uomini hanno il suo sangue, la sua essenza, la sua immagine divina e la sua vita. Santo, avrebbe trasmesso loro la sua natura santificata. Decaduto, essi hanno ereditato da lui una natura corrotta. Ma eredità non è responsabilità. La colpa di Adamo non può esserci né imputata né trasmessa. Ciò che egli ci ha trasmesso, la deviazione morale e l’inclinazione al male, sono il risultato del suo atto colpevole. Noi nasciamo tutti peccatori, non nel senso che abbiamo già peccato, ma in quanto portiamo in noi il germe del male, che si svilupperà immancabilmente. E questo germe è già una contaminazione e una causa sufficiente di separazione tra Dio e noi.

6. Promessa di redenzione

Da quanto sopra detto emerge la tragedia della nostra volontà che, pur essendo attratta dal bene, è più facilmente incline al male, che pure non vorrebbe fare: tragedia espressa dall’apostolo Paolo come segue: «Sappiamo infatti che la legge è spirituale; ma io sono carnale, venduto schiavo al peccato. Poiché, ciò che faccio, io non lo capisco: infatti non faccio quello che voglio, ma faccio quello che odio. Difatti, io so che in me, cioè nella mia carne, non abita alcun bene; poiché in me si trova il volere, ma il modo di compiere il bene, no. Infatti il bene che voglio, non lo faccio; ma il male che non voglio, quello faccio… Mi trovo dunque sotto questa legge: quando voglio fare il bene, il male si trova in me. Infatti io mi compiaccio della legge di Dio, secondo l’uomo interiore, ma vedo un’altra legge nelle mie membra, che combatte contro la legge della mia mente e mi rende prigioniero della legge del peccato che è nelle mie membra. Me infelice! Chi mi libererà da questo corpo di morte?» (Romani 7:14,15,18,19,21-24).

Per uscire da questa angosciosa contraddizione, da cui umanamente non c’è via d’uscita, è necessaria la grazia, il soccorso divino.

La promessa del Redentore brilla già sin dalle prime pagine della Genesi, nell’oscura notte della prova dell’uomo. I nostri progenitori non furono lasciati nella disperazione. Prima ancora che lasciassero l’Eden, risuonò per loro una promessa nelle parole rivolte dal Signore a Satana: «Io porrò inimicizia fra te e la donna, e fra la tua progenie e la progenie di lei; questa progenie ti schiaccerà il capo e tu le ferirai il calcagno» (Genesi 3:15). Come vedremo nel prossimo capitolo, la «progenie della donna» che schiaccerà il capo al serpente, cioè che sconfiggerà Satana liberando l’umanità dalla schiavitù del male, si materializzerà nella persona di Gesù Cristo.

* Pastore della Chiesa Avventista del 7° Giorno.

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