83 – Noi, Dio e la ricchezza

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“Non fatevi tesori sulla terra, dove la tignola e la ruggine consumano, e dove i ladri scassinano e rubano; ma fatevi tesori in cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove i ladri non scassinano né rubano” (Matteo 6:19-20).
Secondo il pensiero postmoderno se gli uomini di tutto il mondo avessero abbastanza cibo e denaro da soddisfare i propri bisogni e la sicurezza dalla culla alla tomba, sarebbero felici.
Mi sono chiesto spesso se ciò potrebbe veramente rendere felici le persone. Ho dato uno sguardo ai giornali, mi sono guardato un po’ intorno e ho subito risposto con un energico “no!”. Sono troppi gli uomini ricchi ma infelici; ci sono molte persone che hanno tutto quello che si può comprare con il denaro e che tuttavia sono ansiose, depresse e miserabili, alcune arrivano persino al suicidio.
Ciò nonostante tante volte ho sentito dire: “Se potessi avere un po’ di sicurezza sarei felice”. Oppure: “Se avessi una bella casa, un’auto nuova, una villa sarei soddisfatto”.
Gesù ha dimostrato chiaramente che la serenità d’animo non si raggiunge con questi mezzi, semmai possono contribuire, ma dipende molto dall’uso che se ne fa.
Egli ha affermato che la ricchezza per se medesima non conduce alla felicità o all’appagamento dell’essere interiore. Nessun uomo è da commiserare più di colui che essendo nel bisogno non ne è cosciente. Ricordate Sansone? Era nella valle di Sorek circondato dai Filistei, “… ma non sapeva che l’Eterno si era ritirato da lui” (Giudici 16:20). “Lo presero e gli cavarono gli occhi; lo fecero scendere a Gaza e lo legarono con catene di bronzo. Ed egli girava la macina nella prigione” (v. 21).
Si è detto con ragione che “nessun uomo è più ignorante di colui che, non sapendo nulla, ignora di non sapere nulla. Nessun uomo è più malato di colui che, avendo una malattia incurabile, non lo sa. Nessun uomo è più povero di colui che, essendo nella miseria, crede di essere ricco”.
Gesù ci racconta la storia drammatica di un uomo che aveva delle idee errate su quello che riguardava la povertà e la ricchezza. Quest’uomo, nel monologo della sua vanitosa sufficienza, disse: “Anima mia tu hai molti beni ammassati per molti anni; riposati, mangia, bevi e divertiti” (Luca 12:19). Non gli era mai venuto in mente che non si può vivere solo di beni materiali e che il cuore non può sfamarsi col vino o con una vita agiata. La sua stupidità e il suo eccessivo attaccamento alle cose terrene, fecero sì che Gesù lo chiamasse: “Stolto!” (Luca 12: 20). A tutti quelli che in tutti i tempi sono tentati di ragionare come quest’uomo, Dio dice: “Così è di chi accumula tesori per sé, e non è ricco davanti a Dio” (Luca 12: 21).

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