86 – «E da Gesù Cristo.». (Ap. 1:5)

0609134

“E da Gesù Cristo, il testimone fedele, il primogenito dei morti e il principe dei re della terra” (Ap. 1:5). Quando Filippo conobbe Gesù corse da Natanaele dicendogli: “Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella legge e i profeti: Gesù da Nazaret, figlio di Giuseppe” (Giovanni 1:45). Quando le fu rivelato che l’uomo del pozzo era il Messia, la samaritana “lasciò dunque la sua secchia, se ne andò in città e disse alla gente: ‘Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto; non potrebbe essere lui il Cristo?’”(Giovanni 4:25-30).

Quanto è immensa la gioia della salvezza! La gioia di aver trovato il Messia, il Salvatore! Immagino la felicità di Filippo, l’entusiasmo della samaritana, la pace interiore dell’adultera quando colui che era disceso dal cielo le disse: “Neppure io ti condanno; va’ e non peccare più” (Giovanni 8:11). Davide, afflitto dal dolore per il peccato, dopo aver invocato la misericordia di Dio ed essere purificato dall’iniquità, invita il Signore a rendergli “la gioia della tua salvezza e uno spirito volenteroso” (Salmo 51:12).

“‘E da Gesù Cristo…’ Quest’ultimo titolo cristologico è il più lungo di tutti e comprende tre attributi (testimone fedele, primogenito dei morti, principe dei re della terra) che si manifesteranno successivamente attraverso tre azioni descritte nel prosieguo del passo biblico ‘A lui che ci ama, e ci ha liberati… che ha fatto di noi un regno’ (v. 5). L’elenco dei titoli di Gesù Cristo, descrivono, in effetti, le tre grandi tappe della sua opera salvifica:

  1. L’incarnazione che lo rende testimone di Dio tra noi.
  2. La morte e la risurrezione, nostra salvezza e promessa di vita eterna.
  3. La sua regalità, garanzia della nostra cittadinanza nel regno di Dio”. (J. Doukhan, Il grido del cielo, edizioni Adv, p.25

L’Apocalisse non considera mai il Cristo come una persona isolata, ma lo accomuna alla sua opera redentiva. La cristologia e la soteriologia vanno indissolubilmente unite. Al battesimo, Gesù Cristo è stato definito “l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo» (Giovanni 1:29), in seguito come “colui che viene dall’alto…” (Giovanni 3:31), quindi come un uomo “ubbidiente fino alla morte” e, infine, “sovranamente innalzato… affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio nei cieli, sulla terra, e sotto terra, e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore, alla gloria di Dio Padre” (Filippesi 2:9-11).

L’Apocalisse è la “rivelazione di Gesù Cristo”, ciò significa che, con la sua ascensione al cielo, il Signore non si è ritirato nelle lontane galassie. Egli è invece tuttora presente e attivo nella sua comunità: si trova realmente “alla destra del Padre”, ma anche con la sua chiesa. Con te!

Il ritratto che l’Apocalisse fa di Gesù Cristo è irradiato dall’amore e dalla misericordia di Dio, e la redenzione rende l’essere umano capace e degno di prestare a Dio Padre il servizio sacerdotale dell’adorazione.

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