09 – La natura divina e la gestione Cristiana della vita

creazionedi Angel Rodriguez

Gli esseri umani sono delle creature che continuamente s’interrogano sul senso della vita, per scoprire la ragion d’essere della loro esistenza ed il perché della loro vita sulla terra.

La Parola di Dio rivela che la nostra origine è dovuta ad un atto creativo divino e che siamo stati posti sulla terra da un Creatore che ama, che dà un significato alla nostra vita e che ci permette di collaborare con Lui nella gestione della terra.

Le Scritture ci offrono una comprensione del tutto particolare di noi stessi e di Dio, fondata su una relazione personale con il Creatore ed il Redentore del genere umano.

Diversi aspetti della natura di Dio

La natura di Dio è avvolta da un mistero. Filosofi e teologi hanno tentato di penetrare in questo mistero, con scarso successo. Noi possiamo conoscere Dio per quello che Egli ha ritenuto opportuno rivelarci di se stesso. La Parola di Dio, rivelazione scritta, ci offre la possibilità di cogliere alcuni aspetti della Sua natura, ma Egli resta sempre l’Altro, sopra la nostra comprensione. Tuttavia, cerchiamo di considerare qualche aspetto della Sua natura dal punto di vista della gestione cristiana della vita.

A. Dio è Eterno

Ogni qualvolta le Scritture ricordano le origini dell’universo ci mettono alla presenza di affermazioni teologiche esplicite o implicite. Una di queste, la più importante, è la seguente: Dio “era”. In Genesi 1:1 si legge: “Nel principio Dio creò”. Egli era prima di creare. In Giovanni 1:1 questo concetto è palesemente annunciato: “Nel principio era la Parola, la Parola era con Dio e la Parola era Dio”. Prima d’ogni cosa che è venuta all’esistenza Dio era già.

In altre parole, Dio è eterno. Non c’è stato un momento in cui Egli venne all’esistenza. Se ci domandiamo che cosa c’era prima della creazione o dell’inizio, la risposta che dà la Bibbia è chiara: “Dio”.

Se Egli era “là” prima che tutte le cose venissero all’esistenza, è dunque impossibile accennare ad una sorgente, grazia alla quale Dio sarebbe venuto all’esistenza. La Bibbia non parla di un inizio prima di un inizio. Il fatto che Dio “era” evidenzia la sua natura eterna: Egli esiste da sempre.

Un altro insegnamento della Bibbia è il seguente: l’eternità divina significa che Dio è sufficiente a se stesso. Egli è autonomo, Egli esiste per se stesso e non ha bisogno di nessuna fonte d’energia o di propulsione per sussistere.

Dobbiamo dunque essere d’accordo con coloro che affermano che Dio è l’esistenza stessa. La vita non è qualcosa che il Signore possiede: ”Egli è la vita” (Giovanni 14:6).

Conseguentemente, Egli è assolutamente libero. Al di fuori di Lui, non c’è persona o autorità cui Dio debba sottomettersi. Egli è legge per se stesso; nessuno può imporgli degli obblighi o forzarlo ad agire in un modo o in altro; non ha bisogno di nulla. L’apostolo Giovanni parla di Lui come “Colui che è, che era e che viene” (Apocalisse 1:8; 1:4).

Una comprensione corretta della gestione cristiana della vita deve fondarsi sulla convinzione che Dio è eterno, che è sufficiente a se stesso e che la gestione di ciò che Egli ci ha affidato (la vita, i talenti, ecc…, non ha come scopo quello di arricchirlo. La gestione cristiana della vita offre quindi al credente la possibilità di entrare in comunione con il Dio misterioso che esiste dall’eternità.

B. Dio è Creatore

Dio si presenta nelle Scritture come il Creatore (Genesi 1:1) e noi sappiamo che Egli era all’inizio proprio grazie al fatto che s’è rivelato come Creatore. Essere Creatore è “la nozione più fondamentale che noi abbiamo di Dio”. E’ impossibile parlare del mistero di Dio – secondo il quale Egli era – senza tenere conto del fatto che Egli è il Creatore. La nostra visione del Signore s’amplia quando guardiamo a Lui come il Creatore dei cieli, della terra e dell’universo intero.

1. Il Creatore è Ineguagliabile

Egli, infatti, è totalmente differente dalla sua creazione:

è eterno, non ha avuto inizio, contrariamente alle creature che hanno avuto un origine;
Egli esiste per se stesso, mentre le creature sono tributarie per la loro esistenza e per il buon equilibrio ecologico all’acqua, al sole, all’ossigeno…;
Dio è assolutamente autonomo, mentre le creature dipendono da Lui per la loro esistenza.

Le creature in altre parole sono limitate; Dio invece è infinto.

In Isaia 46:5,9 leggiamo: ”A chi mi assomigliereste, a chi mi uguagliereste, a chi mi paragonereste quasi fossimo pari?… Ricordate il passato, le cose antiche: perché io sono Dio, e non ve n’è alcun altro; son Dio, e niuno è simile a me”.

Nulla nel mondo creato può occupare il Suo posto o rivendicare d’essere uguale a Lui. Il Dio altissimo è un essere supremo, unico e incomparabile.

2. Il Creatore è Trascendente

Affermare che Dio è il Creatore significa sostenere che Egli trascende l’universo: Dio, infatti, non fa parte della creazione. Secondo il primo capitolo della Genesi, Dio crea per mezzo della sua parola. Ciò mostra che Egli è un essere trascendente che mette in opera la sua attività creatrice per mezzo della parola, ponendosi al di fuori della creazione. Conseguentemente, è assurdo cercare Dio nel mondo creato, poiché Egli non l’ha creato dalla sua essenza, ma tramite la Sua Parola. Ciò significa che la creazione ex nihilo (a partire dal nulla) si oppone nettamente alla tesi panteista. Dio, quindi, non può essere circoscritto da ciò che Egli stesso ha creato. (1 Re 8:27).

3. Il Creatore è Immanente

Il fatto che Dio sia il Creatore significa anche che Egli vuole entrare nel mondo che Lui stesso ha creato. I teologi hanno osservato a tal proposito che il primo capitolo della Genesi testimonia la trascendenza di Dio, mentre il secondo capitolo evoca la sua immanenza. Nel secondo capitolo, infatti, il Signore è descritto come colui che è presente nella creazione ed interagisce con Adamo ed Eva.

L’immanenza di Dio è indispensabile per preservare la creazione. Questa protezione dipende direttamente dalle sue amorevoli cure e delle sue sollecitudini. Di conseguenza, è indispensabile che Dio resti nel mondo creato nonostante l’attività creatrice sia stata compiuta ed il riposo divino, nel settimo giorno, rende evidente quest’importante fatto (Gen. 2:2-3).

Il libro della Genesi mostra chiaramente che la creazione è un fatto che appartiene allo spazio ed al tempo. Dio trascende questa sfera, tuttavia ha deciso liberamente di penetrare al suo interno – nel mondo che Egli ha creato per le sue creature. Egli ha creato una frazione di tempo all’interno della quale si rende disponibile per la Sua creazione.

La sua immanenza non esclude la sua trascendenza: Egli condiscende e penetra nella sua creazione mostrando che non l’ha abbandonata.

4. Il Creatore è Proprietario

La qualità di Creatore implica che l’universo e tutto ciò che esso contiene appartenga a Dio. Egli è il Maestro ed ha assegnato dei ruoli particolari ad ogni elemento della creazione (Genesi 1:14,26,29; 2:15,16). I diritti di proprietà di Dio sul mondo sono fondati sulla sua attività creatrice. Il salmista scrive: “All’Eterno appartiene la terra e tutto ciò ch’è in essa, il mondo e i suoi abitanti. Poich’egli l’ha fondata sui mari e l’ha stabilita sui fiumi (Salmo 24:1,2).

Il Signore dichiara: “mie sono tutte le bestie della foresta, mio è il bestiame ch’è per i monti a migliaia. Io conosco tutti gli uccelli dei monti, e quel che si muove per la campagna è a mia disposizione” (Salmo 50:10-11).

Dio non è solo l’unico proprietario di tutto ciò che di materiale c’è in questo mondo, compresi gli esseri viventi (Salmo 89:12); il salmista sa che “l’universo” intero è nelle mani di Dio. A Lui, in qualità di Sovrano, appartiene il mondo.

La dimensione creatrice di Dio è una nozione fondamentale per la gestione cristiana della vita. Il carattere unico e incomparabile di Dio lo identifica come il solo verso il quale noi siamo responsabili e amministratori della vita. L’universo non è sostenuto da forze antagoniste nei confronti delle quali dobbiamo sottometterci. C’è un solo Creatore che si aspetta da noi una fedeltà esclusiva.

La trascendenza di Dio equivale al rifiuto d’ogni tentativo di fondare la pratica della gestione cristiana della vita su idee panteiste: il mondo naturale non è un’estensione, né un’emanazione di Dio. Il panteismo non può servire come fondamento della gestione cristiana del mondo e della vita, perché questa teoria è condannata dalle Scritture.

L’immanenza di Dio testimonia che la creazione, per funzionare in modo armonioso, ha costantemente bisogno delle Sue cure e sollecitudini. Il Creatore è anche Colui che sostiene il mondo. La presenza amorevole di Dio nell’universo offre agli uomini la facoltà di partecipare con Lui alla gestione, alla salvaguardia ed alla manutenzione della Sua creazione (Genesi 2:15).

I diritti di proprietà di Dio come Creatore dovrebbero ricordarci costantemente i limiti del nostro ruolo nel mondo. Noi non potremmo mai essere proprietari, ma semplicemente amministratori: questa è la funzione specifica d’ogni essere umano.

C. Dio è Amore

La Scrittura sembra utilizzare la parola “amore” per definire o per descrivere l’essenza di Dio. “Dio è amore” (1Giovanni 4:8) è una delle più belle descrizioni della natura di Dio presenti nella Bibbia. L’apostolo fa questa dichiarazione nel contesto della morte espiatoria di Cristo e secondo lui l’opera del Salvatore rivela l’essenza stessa di Dio: Egli è amore. Questo amore è generoso e profondamente altruista: “Poiché Iddio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figliuolo, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna” (Giovanni 3:16).

Nessuno può obbligarlo o incitarlo ad amare. Quest’amore non è fondato su un bisogno presente nell’uomo, né su un desiderio provocato da qualche attrazione che l’uomo possa suscitare in Lui.

Questa nozione dell’amore di Dio invoglia l’apostolo Paolo a scrivere: “ma Iddio mostra la grandezza del proprio amore per noi, in quanto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi” (Romani 5:8).

Dio è amore. Ciò significa che ogni suo atto è concepito e motivato dall’amore. L’elezione del suo popolo è fondata sul Suo amore (Deut. 7:7,8); così anche per la sua redenzione (Isaia 43:4; 63:9). Di più, Egli non ama solo il suo popolo (Deut. 33:3); ama anche lo straniero (Deut. 10:18).

La rivelazione dell’amore di Dio raggiunge la suprema dimensione nell’incarnazione: il ministero, la morte e la resurrezione di Gesù. Il Suo amore per i trasgressori non è motivato dalle difficoltà dovute alla loro condizione di peccatori, ma solamente perché Egli è amore ed è questa passione potente che lo spinge ad amare gli uomini malgrado i loro peccati.

Affinché l’amore di Dio possa esprimersi occorre un tu per tu – un’altra persona da amare. Di fatto, l’amore fra gli esseri umani si manifesta tra persone che ricevono, che danno e reagiscono.

Si pone allora l’importante domanda relativa alla natura dell’amore di Dio prima della creazione.

Un amore privo d’egoismo non può esistere, se non c’è un’altra persona verso la quale l’amore si esprime.

Prima della creazione, quando Dio “era”, Egli era solo. In queste condizioni il Suo amore era egoista? La natura di Dio cambiò dopo aver creato degli esseri intelligenti capaci d’accettare il suo amore e di amarlo?

A questa domanda i teologi rispondono all’unanimità “No”. La Bibbia ci parla di un solo Dio che è amore. L’amore disinteressato appartiene dunque alla natura eterna dell’Altissimo. La sua natura non ha conosciuto dei cambiamenti; Egli è sempre quello che è sempre stato: Egli è amore.

I teologi osservano giustamente che l’amore disinteressato trova la sua espressione eterna in Dio nel mistero della Trinità.

Le relazioni tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo erano essenzialmente caratterizzate dall’amore disinteressato (Giovanni 14:31; 5:20).

L’amore privo d’egoismo ha bisogno d’un incontro tra persone distinte e ciò che precisamente troviamo nel mistero della Trinità: sin dall’eternità il Padre ama il Figlio e lo Spirito Santo; il Figlio ama il Padre e lo Spirito Santo e lo Spirito Santo ama il Padre e il Figlio.

L’opera della creazione fu una manifestazione del Suo amore. La creazione è “molto buona” perché è l’opera di un Dio che è amore (Genesi 1:31).

Una chiara concezione dell’amore di Dio preserva la gestione cristiana della vita dal cadere nel legalismo. L’amministratore fedele non cerca di incoraggiare Dio ad amarlo. L’amore di Dio è eterno. Esso costituisce, per le sue creature, il fondamento d’ogni emozione e atti verso Dio e la creazione.

La gestione cristiana della vita attinge le sue motivazioni ed il suo modello nell’amore e nelle premure disinteressate di Dio.

Tratto da “La gestion chrétien de la vie, di Angel Rodriguez, ed. Vie e Santé, 1996, BP 59, Dammarie-lès-lys Cedex, France.

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