Non v’è cristiano, anche se non ha mai avuto sotto gli occhi un esemplare della Bibbia, che non conosca la dichiarazione di Cristo a Pietro, sulla quale i teologi cattolici fondano tutto l’edificio romano. Questa dichiarazione proverebbe che il fondatore della Chiesa cristiana ha voluto fare di Pietro il suo capo confidandogli poteri speciali trasmissibili ai suoi successori. Sarà vero? Consideriamo i fatti alla luce della Parola di Dio.
Gesù pose ai suoi discepoli questa domanda: «E voi, chi dite ch’io sia?», poiché alcune persone credevano che fosse Giovanni Battista, altre Elia, altre ancora Geremia, Simon Pietro rispondendo disse:
«Tu sei il Cristo, il Figliuol dell’Iddio vivente». Gesù replicando gli disse:«Tu sei beato, o Simone figliuol di Giona, perché non la carne e il sangue t’hanno rivelato questo, ma il Padre mio che è nei cieli. E io altresì ti dico: tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa» (Matteo 16:16-18).
Sul principio Gesù lodò la professione di fede di Pietro, ma attribuendola non a deduzioni di puro ragionamento umano, bensì a rivelazione divina; non fu infatti la «carne e il sangue», vale a dire la persona umana di Pietro con le sue facoltà raziocinanti, a scoprire tale fatto, bensì una diretta comunicazione di Dio.
Rivelazione divina che s’era già manifestata in Anna la profetessa e Simeone (Luca 2:25-38).
L’inciso «perché non la carne e il sangue t’hanno rivelato questo, ma il Padre mio che è nei cieli», mette in risalto innanzitutto la sovranità di Dio e il suo amore che si manifesta attraverso l’uomo e in favore dell’uomo, aiutandolo a riconoscere nel figlio la sua azione salvifica. In seguito, l’umanità di Pietro, come quella di tutti gli uomini, che non sono in grado di riconoscere in Cristo il Salvatore, se non per mezzo dello Spirito Santo. Umanità che emerge in tutta la sua fragilità, come strumento nelle mani di Satana, nei versetti successivi: ” Allora Pietro lo prese in disparte e cominciò a riprenderlo, dicendo: «Signore, Dio te ne liberi; questo non ti avverrà mai». Ma egli, voltatosi, disse a Pietro: «Vattene via da me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non hai il senso delle cose di Dio, ma delle cose degli uomini»” (22,23), .
Inoltre i discepoli avevano già proclamato che Gesù era Figliuol di Dio, ma lo avevano fatto sotto l’impulso di fenomeni miracolosi, come la tempesta sedata (Mt 14:33); lo avevano già asserito anche i démoni, ma Gesù non volle mai accogliere la loro testimonianza (Mt 8:29).
Pertanto è errato pretendere ch’egli sia stato il primo a riconoscere in Gesù il Messia, poiché, molto prima di lui, Giovanni Battista aveva già proclamato questa messianicità e, nel momento in cui Cristo lo chiamò, anche suo fratello Andrea aveva reso la sua testimonianza (Giovanni 1: 29,40,41).
«Tu sei Pietro e su questa Pietra»
Per cogliere il senso delle parole di Gesù «Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa», è indispensabile tenere conto del nome che Gesù accorda a Simone chiamandolo Pietro.
Secondo la concezione ebraica chi riceve il nome da un altro diviene sottoposto all’altro ed entra in una particolare relazione con lui. I tre discepoli più intimi di Gesù sono appunto coloro che ricevettero dal Cristo uno nome nuovo: Simone, chiamato Pietro; Giacomo e Giovanni chiamati «figli del Tuono». Per gli Ebrei il nome non era qualcosa di accessorio all’individuo, ma ne esprimeva l’intima essenza. I figli di Zebedeo, Giacomo e Giovanni, per la loro impetuosità pronta a scagliare anatemi a destra e a manca, sono detti «Boanerges» («Figli di Tuono»), in quanto i fulmini, secondo la poetica espressione ebraica, sono i «Figli del Tuono».
Quando incontrò Simone per la prima volta, Gesù, fissato in lui lo sguardo, disse:«Tu sei Simone, il figliuol di Giovanni; tu sarai chiamato Kefa (che significa Pietro – Giovanni 1:42)». In seguito, Simone sarà quasi sempre chiamato Pietro, ma talvolta anche Cefa (I Corinzi 1:12; 3:22; 9:5; 15:5; Galati 2:9).
Kefa è la trascrizione in italiano dal greco Kephas, che corrisponde all’aramaico Kepha. Questo termine, che è maschile, è stato adoperato da Gesù nella promessa a Pietro, poiché Gesù si serviva della lingua aramaica. Matteo, che scrive il suo evangelo in greco, traduce questa parola con Petros, nome maschile che significa ciottolo o pietra che rotola, simbolo dell’incostanza, in contrasto con Petra, nome femminile, che significa roccia, simbolo dell’immutabilità.
Pertanto «Tu sei PETROS, ma su questa PETRA… », si potrebbe tradurre come segue: «Tu sei ciottolo (Petros), ma su questa Roccia (Petra) edificherò la mia Chiesa».
Gesù non dice: «Tu sei Pietro e su di te costruirò la mia chiesa», ma «e su questa Pietra (Petra)», ovvero su di me roccia, che sono «il Cristo, il Figliuol dell’Iddio vivente» come tu, per ispirazione divina hai dichiarato . A rigor di logica, secondo la Parola di Dio e stando alle stesse dichiarazioni dell’apostolo Pietro, la Pietra cui si riferisce Gesù è se medesimo.
L’apostolo Paolo dice che la roccia spirituale che accompagnava gli Israeliti nel deserto era Cristo (1 Corinzi 10:4; vedere Salmi 18:3,32; 19:15 e Isaia 26:4; 44:8).
Cristo è la roccia dei secoli sulla quale è edificata la Chiesa; i profeti e gli apostoli ne sono le pietre fondamentali e tutti i credenti le «pietre viventi» (Salmo 118:22; Isaia 28:16; Matteo 21:42; Marco 12:10; Luca 20:17; Efesini 2:21,22).
L’apostolo Pietro, come Paolo, non ha mai riconosciuto alcun altro fondamento della Chiesa che Cristo stesso, che è in verità «questa» pietra, questa roccia che sostiene tutta la Chiesa (Atti 4:11; 1 Pietro 2:4).
“Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: “La pietra che i costruttori hanno rifiutata è diventata pietra angolare; ciò è stato fatto dal Signore, ed è cosa meravigliosa agli occhi nostri”?… Chi cadrà su questa pietra sarà sfracellato; ed essa stritolerà colui sul quale cadrà” (Matteo 21:42,44).
“Egli è “la pietra che è stata da voi costruttori rifiutata, ed è divenuta la pietra angolare” (Atti 4:11).
“Infatti si legge nella Scrittura: «Ecco, io pongo in Sion una pietra angolare, scelta, preziosa e chiunque crede in essa non resterà confuso». Per voi dunque che credete essa è preziosa; ma per gli increduli «la pietra che i costruttori hanno rigettata è diventata la pietra angolare, pietra d’inciampo e sasso di ostacolo». Essi, essendo disubbidienti, inciampano nella parola; e a questo sono stati anche destinati” (1 Pietro 2:6-8).
“Siete stati edificati sul fondamento degli apostoli e dei profeti, essendo Cristo Gesù stesso la pietra angolare” (Efesini 2:20).
Da una sana lettura della Parola ispirata si evince chiaramente che non è su Pietro che la chiesa è stata edificata, ma su «Cristo, il figlio dell’Iddio vivente». Pietro, gli apostoli e tutti i credenti sono chiamati, sotto ispirazione divina, a confessarlo.
Nella frase «Tu sei Pietro e sua questa Pietra» risulta un interessante gioco di parole che fa balzare agli occhi il contrasto esistente tra un ciottolo e una roccia: il primo è il simbolo di Pietro stesso, un uomo instabile ed impulsivo, la seconda è il simbolo di Cristo immutabile.
Questa interpretazione è confermata dai fatti:
- Nel medesimo cap. 16, ver. 23, di Matteo è scritto che Gesù rivolgendosi a Pietro gli disse: “vattene via da me, Satana, tu mi sei di scandalo. Tu non hai il senso delle cose di Dio, ma delle cose degli uomini”.
- Gesù dovette restaurarlo tre volte nella missione dell’apostolato (“pasci le mie pecore” di cui al cap. 21, vers. 15-17 del Vangelo di Giovanni), dopo il triplice rinnegamento di Pietro (Matteo cap. 26, ver. 69-79).
- Gli “undici apostoli” e le centinaia di “discepoli” di Gesù, conoscevano bene che Cristo non aveva dato alcun primato né a Pietro, né a nessun altro.
Al tempo degli apostoli:
- furono i discepoli che fra due concorrenti “trassero a sorte e la sorte cadde su Mattia che fu associato agli undici apostoli” al posto di Giuda (Atti 1:15-26);
- furono i semplici fratelli della chiesa di Gerusalemme che “quando Pietro fu salito a Gerusalemme questionavano con lui” riguardo alla conversione di Cornelio (Atti11:1-8);
- Paolo rimprovera pubblicamente Pietro, da quanto risulta dal cap. 2, ver. 11 della lettera ai Galati: “Ma quando Cefa (Pietro) fu venuto ad Antiochia, io gli resistei in faccia perchè egli era da condannare”;
- sono gli apostoli che inviano Pietro e Giovanni in Samaria (Atti 8:14);
- nella “conferenza” di Gerusalemme fu Giacomo, in qualità di presidente, che disse: “io giudico che…”, mentre le decisioni sono prese collegialmente, giusta come risulta dal cap. 15 degli Atti, ver. 13, 19, 22, 25: “Allora parve bene agli apostoli ed agli anziani con tutta la chiesa…”;
- è la chiesa che nomina dei diaconi per supplire alle necessita dei bisognosi (Atti 6:2-6);
- Pietro si qualifica semplice “servitore ed apostolo di Gesù Cristo” nella sua seconda lettera al cap. 1, ver. 1;
- a partire dal capitolo 13, l’apostolo Paolo e i suoi collaboratori divengono i principali protagonisti «…ed essendo uscito, se ne andò in un altro luogo» (Atti 12:17).
È vero che Pietro parla spesso in nome di tutti i discepoli riuniti intorno a Gesù. Quando il Maestro pone loro la domanda: «Non ve ne volete andare anche voi?», è Pietro che risponde: «Signore, a chi ce ne andremmo noi? (…). Noi abbiamo creduto ed abbiamo conosciuto che tu sei il Santo di Dio» (Giovanni 6:67-69), ma questo non ha nulla a che fare con il primato di Pietro sugli apostoli. .
Pietro non è mai stato considerato come capo di essa. Egli si è d’altronde sforzato, soprattutto dopo la morte di Giacomo, di prevenire la tentazione di un qualsiasi primato, come testimoniano alcune dichiarazioni delle sue due epistole (vedere in particolare: 1 Pietro 2:4,5; 4:9-11; 5:1,2; 2 Pietro 1:1; 3:1,2).
Pietro è un personaggio estremamente simpatico e lo studio della sua vita ci fa assistere, come nel caso di Giovanni, ad una notevole trasformazione, un vero miracolo della grazia divina. Egli aveva un’alta opinione di se stesso e comprendeva male la missione di Cristo. Era entusiasta e la sua impulsività gli fece commettere molti errori.
Accettare il primato di Pietro, significa porsi in contrasto con il pensiero di Gesù e degli stessi apostoli, ma anche con una specifica visione profetica.
I libri di Daniele e Apocalisse, rispettivamente i capitoli 7 e 13, ci offrono un panorama profetico, dell’evolversi nell’ambito del cristianesimo di un potere ostile alla volontà di Dio, che avrebbe cambiato la legge di Dio, che per secoli avrebbe perseguitato i credenti, e che avrebbe assunto prerogative divine. Che sarebbe sorto a seguito dello smembramento dell’Impero romano, e che sarebbe durato fino al ritorno di Cristo. È questo potere usurpatore del vangelo si identifica pienamente nella Chiesa Cattolica, in quanto istituzione poiché “Dalle rovine dell’Impero Romano, sorse gradualmente un nuovo ordine di stati, di cui il punto centrale era la sede papale. Perciò tutto questo diede origine ad una posizione non solamente nuova, ma nettamente differente dalle precedenti”. (JJ. Ing. Von Dollinger, storico cattolico, The Church and the Churches, pp, 42,43).
“In Roma si era formata una potenza che imperava assai più sulla volontà e sulla ragione dell’uomo, del dispotismo di ferro dell’impero. Tale potenza interiore e soprannaturale, dispiegantesi sulle nazioni e sui cuori…, si incarnava in una persona: il vescovo di Roma. La mareggiata che aveva spezzato tutti gli altri poteri, diede maggior rilievo e più preminenza alla suprema autorità dei Vicari di Gesù Cristo”. (Cardinale Manning, “The temporal Power of the Vicar of Jesus Christ, pp. 28-29, cit. da M Maggiolini in Segni dei Tempi, n° 3, p 156, 1966).
Concludendo ecco alcuni padri della chiesa come hanno inteso le parole di Gesù:
S. Agostino († 430) «Il salvatore dice: tu sei Pietro e su questa pietra che tu hai confessata, su questa Pietra che tu hai riconosciuta esclamando tu sei il Cristo, il figlio dell’Iddio vivente, io edificherò la mia chiesa, vale a dire su me stesso, che sono il figlio dell’Iddio vivente» (Serm. 76; vedere anche Ser. 124, trattato su Giovanni).
Origene († 253) «Se tu immagini che solo su Pietro sia stata fondata la Chiesa che cosa potresti dire di Giovanni, il figlio del tuono, o di qualsiasi altro apostolo? E prosegue affermando che chiunque fa sua la confessione di Pietro, può – come lui – essere chiamato Pietro» (Comm. A Matteo).
S. Ambrogio vescovo di Milano († 397) «Pietro… ottenne un primato, ma un primato di confessione e non d’onore, un primato di fede e non di ordine» (De incarnationis dominicae sacramento, IV, 32).
Il Nuovo Testamento non fa mai apparire Pietro come il capo della cristianità, e l’apostolo non crede di essere il successore di Gesù alla testa della Chiesa. Il suo Maestro, ch’egli servirà fino al martirio, ha dato a lui e a tutti i discepoli un consiglio che non dimenticherà mai: «Ma voi non vi fate chiamar “Maestro”; perché uno solo è il vostro maestro, e voi siete tutti fratelli. E non chiamate alcuno sulla terra vostro padre, perché uno solo è il Padre vostro, quello che è ne’ cieli. E non vi fate chiamar guide, perché una sola è la vostra guida, il Cristo:ma il maggior fra voi sia vostro servitore. Chiunque s’innalzerà sarà abbassato, e chiunque si abbasserà sarà innalzato» (Matteo 23:8-12).
Il vero successore di Gesù sulla terra è lo Spirito Santo, il divino Consolatore:« E io pregherò il Padre, disse Gesù stesso, ed Egli vi darà un altro Consolatore, perché stia con voi in perpetuo, lo Spirito della verità (…). Ma il Consolatore, lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel mio nome, egli vi insegnerà ogni cosa e vi rammenterà tutto quello che v’ho detto» (Giovanni 14:16, 26).