Emile Male ritiene che il culto dei santi riveli «… il bisogno di appoggio, di guarigione, di salvezza nell’ignoranza profonda di ogni cosa; esso è singolarmente toccante. Nelle ore difficili della vita, tra le inquietudini dello spirito o nella tristezza dell’anima, il nome di un santo soccorritore si presentava sempre nella memoria del cristiano». «Così il vecchio paganesimo si perpetuava ingenuamente sotto le spoglie dei santi». Scrive A. Fliche: «Il culto dei santi così vivace, così ricco, così ingenuo è testimonianza di una fede cieca e fervente di un grande no di preghiere e di speranza». Con la Riforma , il culto dei santi subisce un rallentamento. La critica dei riformatori contribuì a eliminare dalla pietà popolare il gusto del miracolo, della leggenda, dello straordinario, Con la Controriforma , la Chiesa Cattolica reagì all’attacco luterano rimettendo in auge la venerazione dei santi con la sua teologia.