Gesù, apostolo della libertà
Conferenze tratte da Regards 2000, tenute in Francia via satellite.
È l’ora in cui tutti dormono… Gesù soltanto veglia ancora alcuni istanti vicino al fuoco. Momento necessario per attingere la forza morale per l’indomani.
Questa scena non passa inosservata. Un uomo, misterioso, osserva nascosto. Si tratta di un dirigente religioso che vuole ad ogni costo conservare l’anonimato. È una questione di reputazione! Il suo nome è Nicodemo.
Ha osato fare il passo! C’è voluto molto coraggio per vincere tanti pregiudizi! Immaginate… l’incontro tra un rappresentante dell’autorità religiosa e un “dissidente” tacciato d’eretico. Fu a quest’uomo che Gesù propose un’avventura assolutamente assurda ed apparentemente impossibile…
Intoduzione
Simpatico questo Nicodemo! E come lo compiango anche! Infatti ha una qualifica. È un membro del Sinedrio, un leader religioso. Tutti l’osservano. Ricopre una carica. È un personaggio pubblico.
Ma a volte il personaggio che personifichiamo non è sempre la persona che siamo! A volte il nostro personaggio, o i personaggi, imprigionano la persona e le impediscono di rivelarsi e di crescere.
Ci sono delle scelte da fare, scelte che automaticamente amputeranno certi personaggi che coabitano nella persona che siamo. E come ogni intervento chirurgico è doloroso! Tanto più che bisogna scegliere la propria “auto chirurgia”.
Nicodemo ha bisogno di libertà. Sente dentro di sé questo richiamo ad un’altra vita, quella in cui la sua vera personalità può manifestarsi. Vi sono dei momenti in cui siamo stanchi di giocare al personaggio! E Nicodemo capirà che ci sono delle rotture necessarie per acquisire questa libertà.
Ad ogni nascita, c’è un cordone da tagliare! Ad ogni messa in marcia su una nuova strada, ci sono degli ormeggi da mollare, delle interdipendenze da rompere. Questo è il prezzo di ogni scelta. Non c’è autentica libertà senza vera scelta.
Sinceramente: non avete mai provato questo appello ad un’altra vita… più vera? Una vita piena di maggiore spessore, di maggiore larghezza ed altezza, dai colori dell’infinito e dell’eternità! Una vita in cui non c’è più bisogno di recitare la commedia, perché non c’è più un personaggio da difendere.
Una vita in cui non c’è più bisogno di nascondersi come Nicodemo, per impegnarsi nella ricerca della verità, per timore del “cosa dirà la gente” o dello sguardo degli altri che giudicano!
Quello che mi affascina in Gesù, è la sua incredibile libertà. È libero nei confronti delle autorità politiche e religiose. Libero nei confronti degli uomini. Libero nei riguardi degli influssi.
Anche i suoi denigratori sono obbligati a riconoscerlo. Gli dicono: “Maestro, noi sappiamo che tu sei sincero, e che non hai riguardo per nessuno, perché non badi all’apparenza delle persone, ma insegni la via di Dio secondo la verità.” (Marco 12:14)
È libero nei riguardi degli eventi, che accetta senza forzarli e attraverso i quali compie la sua missione con una determinazione senza grinza. L’ho già detto a più riprese: nonostante tutti i tentativi di annessione, resta libero ed indipendente. Gesù appare come il simbolo stesso e l’incarnazione della libertà.
Credo che il suo esempio di uomo libero abbia un valore liberatorio per le nostre stesse libertà, perché egli ha la facoltà di fare di quelli che lo incontrano degli esseri responsabili che egli spinge a fare delle scelte. In questo senso, egli è un PONTE VERSO LA VITA!
Un giorno Gesù entrò in una sinagoga a Nazareth. Gli fu chiesto di leggere un testo delle sacre scritture. Questa era l’abitudine quando c’era un visitatore. Egli scelse un brano del profeta Isaia:
“Lo Spirito del Signore è sopra di me; perciò mi ha unto per evangelizzare i poveri; mi ha mandato ad annunziare la liberazione ai prigionieri, ed ai ciechi il ricupero della vista; a rimettere in libertà gli oppressi, e a proclamare l’anno accettevole del Signore.” (Luca 4:18,19)
Un brano che proclama la libertà, quella vera. Ed allora prese la parola per annunciare che quella promessa di libertà si adempiva in quel momento per mezzo di lui. Questo provocò un’indignazione incredibile! Ma questo ci mostra la visione che Gesù aveva della sua missione fra gli uomini: divenire una sorgente di autentica libertà!
1. Vivere significa scegliere!
Avete già praticato lo sport del parapendio? Io ho vissuto questa avventura… naturalmente accompagnato da un istruttore!
L’istante più affascinante è quello del decollo. Proprio davanti a voi c’è il vuoto. Quando lo fate per la prima volta è ancora più impressionante! I sospensori sembrano improvvisamente di una fragilità ridicola. E poi c’è il vuoto che vi attira come un gigantesco aspirapolvere e il cuore che cerca di prendere il posto dello stomaco!
In quel momento bisogna prendere una decisione… Tre possibili soluzioni:
- Rifiuto dell’avventura. All’improvviso il rischio ci procura le vertigini. Si fa dietrofront. Voltiamo le spalle all’avventura.
- Rimandiamo a domani o dopodomani…si vedrà! Ci si siede sull’erba per guardare gli altri che decollano. Siamo degli spettatori!
- Ci si butta. Si rischia. Se siamo arrivati fino a quel punto, non è per fare dietrofront o per vedere decollare gli altri!
Si scivola verso il vuoto poi, improvvisamente ci si sente tirare, portati dalla vela che ci solleva in un’avventura esaltante! Allora la forza del vento verrà sfruttata per portarci là dove abbiamo scelto di andare. Che libertà! Tanti nuovi orizzonti inaspettati che ci tendono le braccia!
Bisogna osare, rischiare il primo passo! Occorre fare una scelta!
Tutti, in un momento o l’altro, ci troviamo in questa situazione. L’abbiamo a portata di mano. Cosa dobbiamo fare? Quale sarà la nostra decisione, la nostra scelta?
Voglio farvi una piccola confessione. Più di una volta ho dovuto farmi violenza. Una vocina dentro di me gridava: “Dai, buttiamoci!” Ho sentito questa vocina nel momento in cui mi hanno chiesto se accettavo di presentarvi queste conferenze.
Quante volte, come anche in questo momento, una volta che mi sono lanciato nell’avventura, mi sono arricchito di un’ esperienza che per nessuna ragione avrei voluto mancare!
Quante volte siamo chiamati a scegliere di impegnarci su una strada piena di incognite, ma alla fine, che avventura e che pace straordinaria una volta fatta la scelta!
Perché vivere vuol dire scegliere! Io credo fermamente che la libertà è frutto di una scelta. Ed ogni scelta è un rischio (una specie di scommessa) che dobbiamo osare prendere.
Un giorno, i sacerdoti del popolo d’Israele portavano l’arca del patto, il cofano sacro. Il popolo li seguiva. Essi dovevano attraversare il fiume Giordano. La voce di Dio risuonò alle loro orecchie: “Avanzate nell’acqua!” Facile a dirsi! L’acqua era profonda. Avevano disperatamente bisogno di un miracolo. Sarebbe stato bene che l’acqua si aprisse, come era avvenuto al mar Rosso, quando avevano lasciato l’Egitto! “Andate avanti” diceva la voce. Allora misero i piedi nell’acqua, ma si bagnarono e i sacerdoti affondavano. Immagino che chi era davanti aveva una gran voglia di fare dietro front! Ma quando si erano ben bagnati, l’acqua si separò. Miracolo!
Ecco una bella illustrazione della fede: alla base c’è un rischio, un’ incognita, una scelta da fare che ci spinge ad andare avanti senza che capiamo tutto. Ma dopo, che esperienza se siamo pronti a “bagnarci”!
La storia del popolo d’Israele è piena di questi esempi, di situazioni in cui le persone si trovano dinanzi ad una scelta. Per esempio, dopo essere scampati alla schiavitù dell’Egitto, arrivarono finalmente davanti alla terra promessa. Potevano toccare la libertà con un dito. Ancora soltanto una tappa: passare la frontiera di Canaan. E là si “scoraggiarono”. Ebbero paura e fecero dietro front. Andarono errando per 40 anni nel deserto, per non aver saputo scegliere l’avventura della libertà! Tanta strada percorsa per nulla, perché non osarono fare la scelta.
Ultima storia del popolo d’Israele. Tre giorni dopo il famoso passaggio del mar Rosso, giunsero ad uno stagno. Erano assetati ma l’acqua era impura! Volevano fare dietro front! Era sufficiente incontrare una semplice pozza d’acqua amara per far loro dimenticare l’incredibile avventura del mar Rosso!
Dopo alcune ore di marcia giunsero in un cantuccio paradisiaco nel deserto. Un luogo dove c’erano dodici sorgenti d’acqua e 70 palme! Era là che Dio voleva guidarli.
Il possibile spesso è poco distante dall’impossibile!
Molto spesso, nel momento in cui desideriamo abbandonare tutto, non è assolutamente quello il momento di farlo. Occorre aggrapparsi e osare di andare avanti!
Fare la scelta di avanzare, di osare di vivere, di mettersi in moto, di rischiare di andare alla ricerca della libertà! Anche se occorre remare contro corrente. Anche se, come nel caso di Nicodemo, si ha un po’ paura del giudizio degli altri. Ma dopo tutto, è la mia vita che metto in gioco! Sono io che devo scegliere quello che devo fare!
Mi piace una tazza di tè, con uno zuccherino, per piacere! Può succedere che la nostra tazza di tè abbia un cattivo gusto. E quando arriviamo al fondo, troviamo lo zucchero. C’era! Ma bisognava soltanto girare per farlo salire alla superficie!
A volte la vita ha un cattivo gusto, perché quello che potrebbe dargli un buon sapore è rimasto sul fondo. Non abbiamo avuto l’idea di andare in fondo alle cose. Non abbiamo il coraggio di mettere la nostra vita in movimento. Oppure, accade che ci muoviamo solo in superficie. E facciamo una smorfia come per una tazza di tè senza zucchero!
Ebbene, è tutto là! E se provassimo, con dolcezza ma profondamente, a sconvolgere questa vita, fino a che le sue promesse ed i suoi doni vengano a galla nella nostra avventura?
Sapete la storia di Giovanni Battista, il pazzo di Dio, cugino di Gesù?
La gente andava a vederlo nel deserto. Era così originale, questo pazzo di Dio! Gridava: “Ravvedetevi!” Arrivavano da tutte le parti… Era uno spettacolo! A quell’epoca non c’era il cinema, allora la gente andava ad ascoltarlo e a vederlo.
Ridevano di lui. Aveva un aria strana, era vestito di pelle di cammello, gesticolava come una cavalletta (d’altronde si nutriva di cavallette)!
Si arrabbiavano. Sentirsi dire in faccia: “Vipere… Razza di vipere!” era piuttosto duro!
Ci si preoccupava. Cosa voleva dire quando gridava: “Fuggite dalla collera. Il grande giorno viene.”? Ci si inginocchiava anche: se fosse veramente il profeta di Dio?
Per farla breve, occorreva fare delle scelte. All’improvviso, un brusio corse fra la folla. Il re era là! Il re Erode Antipa era venuto a vedere il pazzo di Dio.
Ed allora il profeta gli disse in faccia: “Dio ti giudica! Perché tu hai rubato la moglie a tuo fratello!”
Erode non accettò di buon grado l’accusa. E sua moglie ancora meno!
Lei propose di farlo morire all’istante. Erode rifiutò. Aveva paura: “Cosa dirà il popolo? E se fosse un profeta di Dio?”
Scelse allora una soluzione di compromesso: la prigione.
Ogni tanto il re scendeva nella prigione per ascoltare il profeta. Poi ritornava fra le braccia della moglie che gli ripeteva: “Uccidilo!”
Il nostro amico faceva un gioco molto pericoloso: giocava a nascondino con la sua coscienza!
Che fare: ucciderlo, lasciarlo vivere, liberarlo, ascoltarlo, respingerlo?
Che situazione scomoda questa indecisione!
Ci succede di essere degli Erode? Certamente la nostra vita non è così dissoluta! Ma con i compromessi, le soluzioni ambigue, le decisioni poco chiare ed esitanti, i “forse si e forse no”, Erode certamente non ha nulla da insegnarci!
Non vi sono forse dei momenti in cui non abbiamo né il coraggio di far tacere la vocina che grida dentro di noi, e neppure il coraggio di ascoltarla? E’ il rifiuto di scegliere, o peggio… giochiamo a nascondino, come erode con Giovanni Battista!
Il rifiuto di scegliere dietro il pretesto di prudenza, di neutralità, di compromesso strategico o del timore di rischiare di sbagliarsi, in realtà sono segni di fuga.
Ogni libertà è frutto di una presa di posizione, di una scelta chiara. E se rifiuto di scegliere, le circostanze della vita lo fanno al mio posto e spesso scelgono male!
La moglie di Erode non tollerò a lungo il compromesso. Voleva la morte di Giovanni Battista. Erode pensava che avrebbe potuto fare coesistere sua moglie con Giovanni Battista. A forza di giocare con l’indecisione, tutto era scivolato dal lato sbagliato!
Era il compleanno di Erode. Era il giorno in cui era doppiamente re: per la sua funzione e poi perché era il suo compleanno! Sua figlia ballò per lui, così bene che gli fece girare la testa!
Esclamò: “Ti darò tutto quello che chiedi!” Fu allora che lei chiese la testa di Giovanni Battista! Bisogna dire che sua madre glielo aveva suggerito!
Con dolore, Erode fu obbligato ad eseguire la sentenza immediatamente: Era il re della giornata ma non era più padrone degli eventi! Era divenuto schiavo delle sue parole pronunciate con leggerezza ed anche della sua indecisione! Quando non si è capaci di scegliere, altri sceglieranno per noi. Ed allora diventiamo zimbello degli influssi!
La storia ha un epilogo comico. Poco tempo dopo, Erode sentì parlare di Gesù e dei suoi miracoli. Gridò come un pazzo: “Giovanni Battista è risuscitato per giudicarmi!” Era divenuto pazzo per non aver saputo prendere una decisione al momento opportuno.
Se Giovanni Battista era stato decapitato, anche Erode aveva perso la testa!
Non aveva sputo cogliere l’attimo che gli era stato offerto, per fare della sua vita una vita riuscita.
Non aveva saputo scegliere!
Perché abbiamo tanta difficoltà a scegliere?
- Una scelta sconvolge, perché viene da noi stessi ed implica delle rinunzie.
- Una scelta a volte fa male, perché, come abbiamo detto, ci obbliga a privarci di certi personaggi.
- Una scelta ci isola, in un primo tempo, perché dobbiamo prenderla da soli.
- Una scelta fa paura, perché rischiamo di sbagliare.
All’improvviso, alcuni pensano allora che sia più comodo navigare tra due scelte. Ma nulla è più insopportabile! Allora subiamo la vita. Restiamo ai margini della vita. Guardiamo gli altri decollare. Non sappiamo dove la vita andrà. Siamo sballottati dagli altri e, per forza, saremo trascinati come Erode là dove giustamente non vorremmo andare!
2. Rotture necessarie
Ritorniamo all’atteggiamento di Gesù, il modello dell’essere libero che cercava di trasmettere questa libertà. Gesù parlava apertamente. La folla lo seguiva, soggiogata. Improvvisamente si girò e lanciò sulla testa dei suoi uditori queste parole terribilmente scioccanti: “Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, e la moglie, i fratelli, le sorelle, persino la sua propria vita, non può essere mio discepolo.” (Luca 14:26)
Severo! Certo possiamo sempre dire che la parola “odiare” non aveva lo stesso senso emozionale di oggi. Occorre certamente addolcire lo choc della parola. Qui si tratta di relazioni di dipendenza eccessiva che possono diventare ostacolo fra Dio e me. Dunque, fra la Vita e me.
Occorre anche capire il ruolo del padre nell’antichità. Regnava come un dittatore. Fin quando era in vita, i figli e le figlie erano sua proprietà assoluta. Un vero soffocamento della personalità!
Ecco perché Gesù invita i suoi discepoli a rischiare una rottura con l’ambiente della famiglia. Ecco perché, quando chiama dei pescatori a seguirlo, il testo dei vangeli precisa :”Essi lasciarono la loro barca… ed il loro padre!”
Gesù non è contrario alla famiglia! Al contrario. La sua ultima preoccupazione sulla croce, al momento di morire, sarà rivolta a sua madre. Non dimentichiamolo!
Ma ricordiamoci che, in un primo tempo, la chiamata di Gesù isola e provoca una rottura. Propone di “tagliare il cordone” affinché la scelta sia responsabile. Prendere il volo e decidere in che modo voglio “giocare” questa vita e nessuno ha il diritto di farlo al mio posto!
Gesù ci tiene ad avvertire quelli che vogliono seguirlo che dovranno acquisire nei riguardi di tutti la stessa libertà che permetterà, a lui Gesù, di affrontare la morte.
E questa libertà inizia da quella che si ottiene nei riguardi dei legami più forti che abbiamo quaggiù: i legami matrimoniali e quelli del sangue!
Gesù non ha bisogno di una fede che sia soltanto il riflesso di quella degli altri. A volte si sente parlare di individui diventati discepoli dei discepoli dei discepoli di qualcuno che ha fatto un’esperienza personale con Dio. Via, non possiamo trasmettere un bacio per interposta persona!
Verrà un tempo in cui i suoi discepoli, liberati dagli influssi, si troveranno soli di fronte alla vita. Interpreteranno uno spartito nuovo o si accontenteranno di suonare quello di un altro compositore?
Gesù propone una vita che interpreti delle armonie originali, uno spartito che esalti la vera libertà!
Forse alcuni di voi penseranno: “È bene invitare a rompere le dipendenze… ma alla fine, Gesù propone un’altra dipendenza: la sua! Non fa meglio dei capi delle sette!”
No, Gesù non è un guru! I guru fanno il contrario di Gesù: prima seducono, poi tagliano i legami. Gesù invece, è chiaro: ci avverte che bisogna prima tagliare certi legami di dipendenza. Non è una conseguenza, ma una condizione. Perché vuol fare esistere l’individuo!
E, contrariamente ai guru, è franco e non nasconde nulla dell’avventura: ad un intellettuale che voleva seguirlo, dirà: “Le volpi hanno le tane e gli uccelli del cielo i nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo.” (Luca 9:58)
No, egli non imbroglia la gente, facendo balenare una vita di menzognere illusioni!
E, sempre, li lascia liberi. Liberi di venire, liberi di andarsene. Alcuni decisero di mettere fine all’avventura.
Gesù allora rivolgendosi verso i suoi discepoli, disse: “Non volete andarvene anche voi?”
Certamente Gesù è esigente.Perché scegliere è esigente, perché la conquista della libertà è una battaglia che costa.
Ma rifiuta di mettere i suoi discepoli in uno stato di dipendenza. No, Gesù non è il guru di una setta! Al contrario: è la libertà personificata. Quello che voleva erano dei discepoli liberi, responsabili e che avevano voglia di prendere in mano il loro destino. Non impone il suo insegnamento ma suggerisce delle piste di riflessione. Le sue parabole contengono abbastanza misteri da permettere una riflessione personale, una presa di posizione ponderata. Spesso lasciava che i discepoli scoprissero la chiave d’interpretazione.
Si racconta che un giorno un discepolo manifestò una lamentela al suo maestro: “Lei ci racconta delle storie ma senza spiegarci cosa significhino per noi!” Il maestro allora rispose: “Se vi si offrisse un frutto, vorreste che lo si masticasse prima di offrirvelo?”
Non è parola del Vangelo, ma era esattamente la filosofia di Gesù. Nessuno può trovare al vostro posto cosa significhi per voi. Nemmeno il maestro!
3. Morire per rinascere
Concludendo, ritorniamo al nostro bravo Nicodemo che cerca di scoprire in Gesù la libertà.
Gesù gli proporrà uno sconvolgimento totale nella sua vita. Gli dirà queste parole misteriose: “In verità, in verità ti dico che se uno non è nato di nuovo non può vedere il regno di Dio.” (Giovanni 3:3)
La chiave della libertà che gli propone Gesù è un vero sconvolgimento spirituale, un cambiamento completo della vita, una nuova partenza. A lui, il capo religioso, la guida spirituale!
Noi non siamo responsabili della nostra prima nascita. Si tratta di una scelta dei nostri genitori.
La nuova nascita che propone Gesù è un atto responsabile, scelto e non subito! Gesù invita Nicodemo a nascere di sua spontanea volontà, come la farfalla che nasce dal bruco e che decide di uscire dal suo soffice bozzolo per rischiare un’altra vita!
Nicodemo fa l’ingenuo che in realtà non è: “Come può un uomo nascere quando è già vecchio?” Fa addirittura dell’ironia: “Può egli entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e nascere?”
“Nicodemo”, risponde Gesù, “devi nascere di nuovo!” Possiamo tradurre quelle parole in questo modo: “devi nascere dall’alto!”
Pertanto ci sono due nascite:
- Quella dal basso che ci dà la vita.
- Quella dall’alto che ci rende vivi per mezzo di una presa di posizione responsabile e personale!
Così al timido, pauroso ed esitante Nicodemo, Gesù propone di nascere per proprio conto, per non nascondersi più a se stesso ed agli altri. Questa è la conversione.
Più tardi, Gesù dirà alla folla, parlando della sua volontà di farli liberi e responsabili: “Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete veramente liberi.” (Giovanni 8:36)
Lo ripeto ancora una volta: non si può essere liberi e vivi se non lo si sceglie!
Conclusione
Un giorno, Gesù si rivolse a Giovanni, in Spirito, mentre costui era prigioniero sull’isola di Patmos. Gli affidò questo messaggio: “ Oh, fossi tu pur freddo o fervente! La tua tiepidezza mi provoca la nausea…”
O sulla riva, o nella barca. Non fra le due. D’altronde sarebbe un equilibrio molto pericoloso. Un giorno con Dio, un giorno senza Dio. No, questa non è vita! Io sarei infelice senza di lui, perché la mia coscienza mi renderebbe la vita impossibile. Ma sarei lo stesso infelice con lui perché la mia vita sarebbe immiserita da un senso soffocante di privazioni.
“Allora è semplice,” ci fa capire Gesù. “O tu cammini con me, o mi dimentichi… Sii felice con me, o sii felice senza di me. Non c’è alternativa di compromesso: o freddo o bollente!”
Dinanzi a Gesù, l’abbiamo detto, non possiamo restare neutrali. Gesù ci propone l’avventura più bella: quella della nostra vita.
Per mezzo delle nostre scelte, ci propone di prenderla in mano e, qualunque sia la nostra vita oggi, ci offre l’opportunità di una nuova partenza. Con lui, c’è sempre la possibilità di un avvenire.
Io v’invito, se questa è la vostra scelta, a materializzare la vostra volontà di una nuova partenza. Delle strade vi sono proposte. Se le scegliete liberamente, prendete posizione.
Quella notte, un uomo se n’andò libero. Era finalmente vivo, perché aveva vissuto una nuova nascita: la sua. E quella, era lui che l’aveva scelta!