Noi, come genitori, a volte ci sentiamo come un capitano che sta cercando di mantenere a galla una navicella sul mare in tempesta. Le circostanze del momento ci sovrastano come una densa nebbia. Le asserzioni dei nostri figli, le cose che fanno o non fanno, ci danno la sensazione di non avere in mano la situazione. Che cos’è che ci trattiene dall’essere i meravigliosi, felici, soddisfatti genitori che ci piacerebbe essere a questo stadio delle nostre vite?
Può darsi che, in quanto genitori di figli adulti, le emozioni negative che sperimentiamo siano i venti che, soffiando, ci fanno andare fuori rotta. I problemi della nostra vita personale, i problemi nella vita dei nostri figli, le loro reazioni nei nostri confronti, la loro ribellione, l’insensibilità o qualsiasi altra cosa, tutto ciò minaccia di far nascere in noi delle emozioni che potrebbero farci sbattere contro gli scogli. Come una petroliera spaccata in due a causa di qualche ostacolo nascosto alla vista, noi siamo sballottati tra le nostre difficoltà e quelle dei nostri figli e così sgorgano dalle nostre labbra parole irose, che feriscono.
Che cosa fare per tenere la rotta a dispetto delle preoccupazioni da affrontare e nonostante le difficoltà attraverso le quali vediamo passare i nostri figli?
Vi sono sei principi biblici che ci aiuteranno a gestire le nostre emozioni:
A. Dio comprende i nostri sentimenti
Gesù simpatizza con i genitori. Soltanto Lui può veramente provare ciò che proviamo noi. Nessun altro può capire le nostre delusioni e le nostre lotte. Lui può! Non visse qui sulla terra? E’ vero, Egli non si sposò e quindi non ebbe figli, ma prese dodici discepoli sotto le Sue cure per educarli. Com’erano lenti ad imparare! Quanto sovente erano restii a seguire il Suo esempio! Quante volte Lo fraintesero! Quanto spesso Lo delusero.
“Perché non abbiamo un Sommo Sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle nostre infermità; ma ne abbiamo uno che in ogni cosa è stato tentato come noi, però senza peccare.” (Ebrei 4:15).
Hai mai pensato che Cristo sia stato tentato di reagire come reagisci tu quando ti trovi di fronte a certe cose che fanno i tuoi figli?
Sfoglia il libro ” La Speranza dell’Uomo” e presta molta attenzione alle disillusioni e alle difficoltà che Cristo ebbe con i Suoi discepoli. Fai una lista delle lotte che ebbe con quei dodici uomini dalla personalità e dall’educazione molto diverse e vedrai che non hai di fronte nulla che Lui non abbia già gestito.
Studia il capitolo che parla di Giuda. Cristo gli diede ogni opportunità per agire bene, ma Giuda lo deluse e, alla fine, lo tradì. “Gesù non pronunciò alcuna parola di condanna. Guardò Giuda con compassione e disse che per quell’ora era venuto nel mondo. Fra i presenti ci fu un mormorio di sorpresa. Tutti si stupirono per la pazienza di Gesù verso colui che lo aveva tradito” (Ellen White – op. cit., pag. 514).
La maggior parte di noi sarebbe stata ferita, devastata, in collera, sconvolta e terribilmente scoraggiata. Potremmo anche prendercela con Dio, perché non fa qualcosa riguardo al nostro figlio ribelle… Oh, sì, Gesù comprende!
B. Il contatto con Dio trasforma le nostre emozioni
“… Per mettere, per dare a quelli che fanno cordoglio in Sion, un diadema in luogo di cenere, l’olio della gioia in luogo del duolo, il manto della lode in luogo d’uno spirito abbattuto…” (Isaia 61:3). Questo è quanto Dio vuole fare per i genitori di figli difficili.
Gesù ha un balsamo per ogni emozione dolente. Egli può cambiare in gioia la nostra depressione e in pace il nostro dolore. Può donarci amore in luogo del nostro risentimento e sollievo alla nostra amarezza. Egli ha speranza per la nostra disperazione ed accettazione per curare la nostra scarsa autostima. Può trasformare la nostra attitudine alla critica in un atteggiamento di approvazione ed incoraggiamento.
Rifletti alla trasformazione che ebbero le emozioni di Anna quando portò la sua umiliazione e la sua delusione in preghiera al Signore. Egli le riempì il cuore di speranza e la bocca di canti di lode e ringraziamento.
Ripensa alle madri che portarono i loro figli a Gesù, tanto tempo fa, in Galilea. Probabilmente, questi figli erano, com’è normale che sia, disubbidienti, irrequieti, si comportavano male e causavano dolore ai propri genitori. Esse erano madri tipiche, stanche, sovraccariche, preoccupate per il futuro dei propri figli. Gesù fece una cosa meravigliosa: prese quei bambini tra le Sue braccia e sul Suo cuore. Sono certa che quelle madri lasciarono il Signore con il cuore alleggerito, piene di gioia e speranza per il futuro. Dio amava i loro figli tantissimo! Come avrebbero potuto fallire accompagnati dalla benedizione divina?
C. Dio può sopperire ai bisogni emozionali dei genitori
Minirth e Meier, nel loro libro “Happiness Is a Choice” (“La felicità è una scelta”), elencano dodici bisogni che noi tutti abbiamo: aria, cibo, acqua, stimoli, sesso, amore, autostima, potere, controllo, conforto, sicurezza e sollievo dalle tensioni emotive.
A mano a mano che trascorrono gli anni, i figli a volte esauriscono le nostre emozioni nell’area dell’autostima, del potere e del controllo. Qualche volta non sono il sostegno della nostra vecchiaia come noi speravamo; a volte non ci danno molto senso di sicurezza. Spessissimo i loro problemi non fanno che aumentare la nostra tensione nervosa.
Dio vuole sopperire a tutti i bisogni dei genitori, sia emozionali che fisici. Egli non ha mai inteso che fosse dovere dei nostri figli supplire a tutti i nostri bisogni. Egli ha promesso di farlo per noi. Egli ci appaga con l’amore, l’accettazione, il conforto e la sicurezza. Lui ci provvede di forza per affrontare ogni problema e sollievo per le tensioni dovute alle responsabilità di genitori.
Georgia soffriva gli effetti di una famiglia disfunzionale. I suoi figli non erano esattamente quello lei aveva sperato. Cercò di appagare questo suo bisogno di amore svolgendo del lavoro per la chiesa, partecipando alle attività della sua comunità e prendendosi cura dei bambini di altre persone. Soffriva d’insonnia, cosicché cadde in un circolo vizioso che la vedeva prendere delle pillole per dormire la sera – in questo modo avrebbe evitato di pensare alla situazione caotica dei propri figli – e delle altre pillole al mattino seguente, giusto per metterla in grado di alzarsi e andare avanti per tutta la giornata. Frequentava la chiesa ogni settimana; tutti la consideravano una meravigliosa cristiana. Nessuno si sarebbe mai sognato quanto dolore lei stava sperimentando a causa dei suoi figli grandi. Questo fino a quando finalmente ebbe la forza di affrontare il proprio stato d’animo, affidarlo a Dio ed accettare il Suo amore incondizionato per se stessa e per i suoi figli problematici. Allora provò sollievo e prese le distanze dalle sue emozioni negative.
C’è un “balsamo in Galaad” per gli stanchi ed afflitti genitori. C’è riposo in Gesù per i genitori oppressi dalle scelte dei loro figli adulti. “Venite a me – disse Gesù – e io vi darò riposo”.
D. Dio usa anche delle persone preparate per guarire profonde ferite
Come Dio usò Gedeone, Mosè, Giosuè e tante altre persone ancora per riportare la vittoria sulla schiavitù, così Egli usa oggi delle persone specializzate e ben preparate per aiutare a guarire le ferite emozionali. Ci sono tempi e luoghi per richiedere e servirsi di personale specializzato nella guarigione delle ferite emozionali. Come seguaci di Cristo, non dovremmo mai mostrarci chiusi in modo arrogante all’assistenza di gente abile in questo settore. Fare questo significherebbe zoppicare nella vita quando invece potremmo correre. Dio usa ancora oggi delle persone per compiere i Suoi propositi e avvantaggiarsi di queste opportunità, quando il caso lo richiede, comporta un beneficio spirituale.
Quando abbiamo una gamba rotta, non esitiamo a richiedere il miglior consulto medico disponibile. Allo stesso modo, se abbiamo delle ferite emozionali, o sentiamo di non essere in grado di gestire le emozioni del nostro passato, abbiamo bisogno di cercare il miglior aiuto disponibile.
E. I sentimenti seguono le azioni
“E com’essi cominciavano i canti di gioia e di lode, l’Eterno tese un’imboscata contro i figliuoli di Ammon e di Moab e contro quelli del monte Seir che eran venuti contro Giuda; e rimasero sconfitti” (II Cronache 20:22).
Gli Israeliti non dovettero sentirsi vittoriosi quando affrontarono il nemico, che aveva forze superiori, ma comunque andarono in battaglia cantando il canto della vittoria. La certezza della vittoria seguì la loro consapevole scelta di camminare per fede ed agire in vista della vittoria.
Nella lode e nel ringraziamento, molti genitori hanno trovato la soluzione al proprio scoraggiamento riguardo ai loro figli adulti che hanno smarrito la retta via. E’ sorprendente quali miracoli Dio comincia ad operare quando la smettiamo di lamentarci di loro e cominciamo a ringraziarlo per i figli che ci ha dato, a lodarlo, a dispetto del loro modo di vivere e di ciò che dicono. C’è sempre qualcosa che possiamo trovare per lodare il Signore riguardo ai nostri figli.
Ruth Bell Graham è una persona che sa bene che il ringraziamento e la lode possono fare meraviglie, anche quando non ci si sente in questo stato d’animo, a causa delle condizioni dei propri figli.
Una notte, mentre era in viaggio in un altro stato con suo marito, Ruth rimase sveglia a riflettere sul suo figliuol prodigo, Ned. Pensò alle lotte che aveva dovuto sostenere con il fratello maggiore, Franklin, che era un ribelle. Aveva cominciato con il fumo, ma aveva finito con il causare dei guai a scuola ed era finito in una retata della polizia. Ed ora, anche il suo quinto figlio, Ned, si stava allontanando dai valori della loro famiglia. Era coinvolto in un giro di droga e lei si sentiva terribilmente preoccupata.
Rendendosi conto che non sarebbe più riuscita a dormire quella notte, accese la luce e prese la sua Bibbia. Il versetto su cui le caddero gli occhi fu il seguente: “Il Signore è vicino. Non siate con ansietà solleciti di cosa alcuna; ma in ogni cosa siano le vostre richieste rese note a Dio in preghiera e supplicazione con azioni di grazie” (Filippesi 4:6).
In seguito, disse: “Improvvisamente mi resi conto che l’ ingrediente mancante nelle mie preghiere era il ringraziamento. Così, mentre ero seduta lì, ringraziai Dio per tutto ciò che Ned era e per quello che aveva rappresentato per me attraverso gli anni. Dal momento che iniziai a ringraziare Dio, capii che la preoccupazione ed l’azione si escludevano a vicenda. Quando siamo maggiormente preoccupati, allora dovremmo cominciare a ringraziare il Signore per le lezioni che ci sta impartendo mediante questi momenti difficili. Invariabilmente, è durante questi momenti di prova che le Scritture realmente tornano a vivere per noi” (“Tough and Tender Moments” – “Momenti difficili e momenti teneri” in “Today’s Christian Woman” – Novembre/Dicembre 1991, p. 53).
Commentando i principi che aveva imparato attraverso l’esperienza di madre di un figliuol prodigo, Ruth disse: “La preghiera è così importante! I nostri figli non saranno mai fuori della portata di Dio. Questo non vuol dire che non potranno mai fuorviarsi. Non vuol nemmeno dire che non condurranno mai vite disordinate. Ma qualche volta, noi dimentichiamo che Dio è onnipotente, onnipresente, onnisciente ed eterno. I nostri figli possono correre, ma Dio sa dove si trovano e sta vegliando su di loro. Sono davvero riconoscente che non dovetti aspettare molto per vedere mio figlio tornare!” (Ibid.).
F. Possiamo scegliere come ci sentiremo
“Dunque scegliete oggi” disse Giosuè. Quando Dio ci fece, ci creò con la libertà di scelta. Ci diede l’ultima parola per quanto riguarda ciò che avremmo fatto della nostra vita. Noi possiamo scegliere la vita o possiamo scegliere la morte. Possiamo scegliere di essere negativi o possiamo scegliere di essere positivi. Possiamo scegliere di essere felici o possiamo scegliere di essere infelici.
“Il dolore è inevitabile, ma l’infelicità è una scelta” è il titolo del primo capitolo del libro di Barbara Johnson “Stick A Geranium In Your Hat and Be Happy” (“Infila un geranio nel tuo cappello e sii felice”). Essa dice: “Possiamo scegliere d’imprimere nei nostri cuori le spine della delusione, del fallimento, della solitudine e dello sgomento dovuti alla nostra attuale situazione, oppure possiamo raccogliere i fiori della grazia di Dio, del Suo amore senza limiti, della Sua fedele presenza ed impareggiabile gioia” (op. cit. pag. XI)
I Johnson persero un figlio in Vietnam, un altro fu ucciso da un autista ubriaco ed il loro ultimo figlio rivelò ai genitori di essere omosessuale. Nello stesso periodo lei scoprì di essere diabetica. Nonostante tutti i suoi problemi, essa ha scelto di cambiare la sola cosa che fosse in suo potere di cambiare: il proprio atteggiamento. (op. cit. – pp. 1-5)
Essa cita una poesia di autore ignoto che è stata molto significativa per lei:
Accettazione
(Tradotta in prosa, nell’impossibilità di renderla in poesia, in italiano – ndt.).
“L’accettazione è la risposta a tutti i miei problemi di oggi. Quando sono turbato, è perché trovo che alcune persone, luoghi, cose o situazioni, qualche fatto della mia vita, sono inaccettabili per me. E non posso trovare la serenità fino a che non accetto che le persone, i luoghi, le cose o le situazioni sono esattamente quello che dovrebbero essere in quel momento.
Niente, assolutamente niente succede nel mondo di Dio per sbaglio.
A meno che io non accetti la vita completamente nei termini della vita, non posso essere felice.
Ho bisogno di concentrarmi non tanto su ciò che deve cambiare nel mondo, quanto su ciò che deve cambiare nel mio atteggiamento”.
Barbara Johnson ha delle meravigliose parole di saggezza per quei genitori che vogliono lasciare i loro figli problematici nelle mani del Padre Celeste, insieme a tutti i loro cattivi sentimenti ed emozioni negative. Essa sottolinea cinque stadi attraverso i quali passiamo noi genitori nel gestire le emozioni negative suscitate in noi dal comportamento dei nostri figli adulti.
1. Ti senti agitato
Ti senti come se il suo interno fosse pieno di coltelli: ti stanno tagliuzzando come se ti trovassi dentro a un macinino.
2. Ti senti bruciare
E’ vero, vorresti uccidere tuo figlio e poi suicidarti. Sei colmo/a di un’ardente e violenta collera, di angoscia, conseguenza della frustrazione, a tal punto da perdere completamente il controllo. Letteralmente ti senti come se stessi bruciando dentro.
3. Desideri ardentemente
Oh, desideri con tutto/a te stesso/a che le cose cambino! Senti un dolore dentro, perché vorresti che le cose andassero come prima che tu venissi a sapere le cattive notizie. Aneli al tuo felice passato, avresti voluto che quello stato di cose fosse durato il più a lungo possibile.
4. Stai imparando
Parli con gli altri; può essere che tu trovi un gruppo che ti sostenga e ti rendi conto che ti stai incamminando in un lungo processo di crescita. Diventi sempre più comprensivo/a e compassionevole. I valori spirituali che hai appreso nel passato, improvvisamente diventano per te realtà.
5. Cominci a passare
Impari a passare completamente i tuoi problemi al Signore dicendogli: “Qualunque cosa, Signore! Qualunque cosa permetti nella mia vita, Tu sei abbastanza grande da farmela superare.”
Ora puoi abbandonare i tuoi pesi a Dio, ben sapendo che Lui ha tutto sotto controllo… Quando inchiodi il tuo problema ai piedi della croce, consapevole di aver depositato quel problema nelle mani di Dio – ed intendi farlo davvero – allora sarai alleggerito da quel peso schiacciante. (Tratto da “Pills for Parents in Pain”, pp. 125-126).
(Questo è un adattamento di un capitolo del libro di Dorothy Eaton Watts “The Best You Can Be” [“Il meglio che puoi essere”] – pp. 59-66).