05 – Costruire Ponti

Itorcello-ponte-diavolommagina di vivere in un’isola ed ognuno dei tuoi figli che vive in una singola, diversa isola. Non esistono né il telefono, né mezzi di trasporto. Devi costruire un ponte dalla tua isola verso le altre, in modo da passarci liberamente avanti e indietro.

In un certo senso, noi siamo tutti isole nel mare dell’umanità. La comunicazione è il ponte che costruiamo per relazionarci con un altro individuo. La comunicazione è il ponte dell’amore che ci mette in rapporto con gli altri, ma specialmente con i nostri ragazzi.

Disegna il tuo ponte con quattro pilastri. Ognuno di essi vi porta incisa una lettera della parola LOVE (che in inglese vuol dire AMORE): L-O-V-E. Ciascuna lettera rappresenterà una delle cose che noi possiamo fare anche ora, a questo stadio della nostra vita, per riparare il nostro ponte dell’amore, così da metterci in condizione di comunicare con i nostri figli adulti.

L come Listen = Ascolta

“Ogni uomo dovrebbe essere pronto ad ascoltare, lento a parlare”. (Giacomo 1:18). Ascoltare è una maniera per dimostrare amore nei confronti dei nostri ragazzi. Molti di noi non sono buoni ascoltatori. Quando i nostri ragazzi parlano, noi di solito stiamo pensando alle cose nostre da raccontare e alle risposte da dare loro.

Sono stati scritti numerosissimi libri su come è meglio ascoltare, ma possiamo riassumerli in tre principi basilari:

  1. Usa il linguaggio del corpo per ascoltare.
  2. Fai domande aperte.
  3. Usa un ascolto riflessivo.

1. Il linguaggio del corpo.

Gli esperti ci dicono che il 90% della comunicazione si effettua con il linguaggio del corpo. Spesso diciamo una cosa, ma in realtà sottintendiamo qualcos’altro, e il linguaggio del corpo lo rivela.

Un buon ascoltatore guarda in modo diretto chi parla, spalla a spalla e faccia a faccia. Gli sta di fronte in modo rilassato, senza incrociare né braccia, né gambe. Si protende leggermente verso l’interlocutore, guardandolo negli occhi.

Due professori di psicologia, Allen Ivey e John Hinkle, effettuarono un esperimento per dimostrare l’importanza di prestare attenzione. Essi addestrarono sei studenti del college nella tecnica dell’ascolto mediante il linguaggio del corpo. Filmarono poi una classe, nella quale erano inseriti i sei studenti, alla quale parlava un oratore. Questi cominciò leggendo i suoi appunti, parlando in modo monotono, senza gestualità e prestando pochissima attenzione agli studenti. Era veramente noioso!

Ad un dato segnale, i sei studenti sciolsero le gambe e le braccia, che erano state incrociate fino a quel momento, protendendosi in avanti sulle sedie e fissando l’oratore, con tutto il corpo in posizione d’ascolto. Dopo circa trenta secondi, l’oratore fece il suo primo movimento con la mano. La sua voce prese un tono vibrante, più vivo. Guardava quegli studenti, mentre parlava con il cuore; diventò vivo e interessante! La trasformazione era semplicemente dovuta al fatto che gli si era prestata attenzione! (Robert Bolton, “People Skills” – pp. 33-34).

Un’altra parte importante del linguaggio del corpo è il livello degli occhi. Mettersi più in alto di tuo figlio/a quando parli, significa proporti come un’autorità, come quello/a che mantiene il controllo. Se vuoi realmente comunicare, come fra amici, fai attenzione a mantenere gli occhi al loro stesso livello o, ancora meglio, siediti più in basso, così da dar loro la sensazione di superiorità.

I genitori che cercano di mettere in pratica il linguaggio del corpo con i loro figli, sono già a buon punto nella costruzione del ponte dell’amore. A volte, con il nostro atteggiamento, allontaniamo i nostri ragazzi, senza capire il messaggio negativo che stiamo dando loro.

2. Le domande aperte.

Le domande aperte sono più efficaci delle domande chiuse. Le domande chiuse chiedono fatti; hanno sempre una sola risposta giusta e interrompono la conversazione. Troppe domande chiuse fanno sentire i ragazzi come se mamma e papà li sottoponessero ad un processo e così si chiudono in se stessi.

Le domande aperte tengono conto dei ragionamenti, delle opinioni, dei pensieri, dei sentimenti e delle spiegazioni. Permettono all’altra persona di esprimersi come meglio desidera. Le domande aperte non sono né restrittive, né minacciose; dicono ai tuoi figli che tieni in considerazione la loro opinione, senza giudicarli, che sei veramente interessato/a a ciò che hanno da dire.

3. L’ascolto riflessivo.

Il figlio ha un’idea in mente: sceglie le parole, codificando il suo messaggio. I genitori ricevono appunto il messaggio in codice, devono allora cercare di capire il vero messaggio che il figlio tenta di comunicare con quelle parole. Spesso il messaggio è totalmente diverso da quello indicato dalle parole.

I genitori che sono buoni ascoltatori controllano, parlando con i figli, per essere sicuri di aver recepito il messaggio correttamente. Essi non pretendono di leggere nella mente. Controllare per vedere se abbiamo ben compreso dimostra che teniamo realmente a quella persona, che vogliamo capirla.

Sharon dice: “Quest’anno non verrò per Natale”.
La mamma pensa: “Non vuole stare con noi. Devo averla offesa quando lei e Peter vennero qui l’ultima volta. Non vuole venire di proposito”.
Tuttavia questo potrebbe non essere il messaggio di Sharon; potrebbe voler dire: “Abbiamo pochi soldi in questo periodo e non siamo in grado d’intraprendere un altro viaggio così presto”. Oppure potrebbe voler dire: “Peter ed io abbiamo deciso di andare a passare le vacanze in Messico quest’anno”. Oppure ancora: “Devo lavorare durante le feste, così sarò libera di venire da voi per il vostro 50° anniversario di nozze”.

Invece di saltare subito alle conclusioni, i genitori amorevoli dovrebbero frenare la lingua, non tentare di leggere nel pensiero, ma con delicatezza cercare di capire se ciò che hanno percepito è giusto.

I genitori che vogliono costruire dei ponti d’amore impareranno ad ascoltare non solo le parole, ma anche le emozioni che vi si nascondono dietro. L’amore richiede tempo per controllare se il messaggio compreso è proprio quello che è stato dato.

O come Overcomes = Superare i blocchi stradali

Immagina per un momento che l’amicizia sia una strada a doppio senso di marcia. Tu desideri l’amicizia dei tuoi figli adulti ed essi la desiderano altrettanto. Sia tu che loro vi immettete in questa strada chiamata “amicizia”, sperando di incontrarvi, ma dei blocchi stradali sbarrano la via. Tu speri di comunicare, ma torni indietro delusa.

Sue aveva questo problema ogni volta che andava a visitare mamma e papà. Era appena arrivata alla porta di casa che già la mamma aveva avuto da ridire su come lei ed i bambini erano vestiti. Aveva espresso un parere su qualcosa e suo padre le aveva detto: “Non è questo il momento di parlare! Dovresti saperlo bene!”.

“Non combino mai niente di buono qui! – rispose Sue imbronciata – Tu sei semplicemente arrabbiato, perché non siamo potuti venire al tuo pranzo la settimana scorsa”.

Avrai capito che a questo punto tutti erano contrariati e Sue disse che avrebbe ricaricato la macchina e sarebbe ritornata a casa. Mamma e papà erano dispiaciuti e si chiedevano che cosa fosse andato storto. Avevano sperato di poter trascorrere un po’ di tempo sereni in famiglia, ma Sue ed i suoi familiari si trovavano di fronte ad un blocco di comunicazione.

I blocchi stradali sono le espressioni che usiamo per comunicare la non-accettazione. Sono le parole che usiamo per comunicare il nostro desiderio che sia l’altro a cambiare, a pensare, sentire ed agire in modo differente. I blocchi stradali trasmettono non-accettazione ed inimicizia.

Vi sono sostanzialmente tre tipi di blocchi stradali: il giudicare, il dare soluzioni e l’evitare di lasciarsi coinvolgere dalle preoccupazioni altrui.

1. Il giudizio

I blocchi stradali del giudizio includono il criticare, l’insultare, il diagnosticare, l’etichettare, il biasimare e lo svergognare. I blocchi stradali del giudizio fanno sì che una persona si senta non accettata e inaccettabile. Gesù disse: “Non giudicate”. I genitori dovrebbero abbattere i blocchi stradali del giudizio se vogliono trasmettere amore ai loro figli grandi.

2. Il fornire soluzioni

I genitori sono particolarmente bravi a fare questo. Questi blocchi stradali includono ordini, comandi, domande, minacce, prediche, moralismi, interrogatori e consigli. Questi blocchi stradali causano resistenza e risentimento nei nostri figli. Essi insinuano che la capacità di giudizio dei figli è inadeguata. Agendo così i genitori faranno sentire i loro figli adulti non amati, senza valore e senza aiuto. I genitori devono abbattere questi blocchi stradali, che consistono nel dare soluzioni, se vogliono trasmettere amore ai loro figli adulti.

3. Evitare le preoccupazioni degli altri

Noi evitiamo le preoccupazioni altrui deviando, distraendoci, discutendo e rassicurando, tutte cose che facciamo per cercare di far sentire meglio i nostri figli. Noi cambiamo argomento o diciamo loro che la situazione non è proprio così brutta come loro pensano, che si sentiranno meglio dopo una buona notte di sonno. L’uso di questo tipo di blocco stradale comunica il desiderio di prendere le distanze dal dolore dei nostri figli. Se vogliamo comunicare amore, dobbiamo superare i blocchi stradali dell’evitare le altrui preoccupazioni.

Esempio: Marlene chiama la mamma per dirle di aver avuto una brutta giornata a scuola: “E’ stato terribile, mamma! Voglio lasciare l’insegnamento. Ho avuto un giorno orrendo. Sono una pessima insegnante”.
“Smetti di parlare così, Marlene – ordina la madre – Tu sei una buona insegnante e lo sai!”.
“No, non lo sono – ribadisce Marlene – Ho fatto un pessimo lavoro”.
“Non è così male come pensi – risponde la madre – Ti sentirai meglio dopo una notte di riposo. Io credo che il problema sia, tesoro, che tu la sera stai alzata fino a tardi a vedere la TV. Lo sai che hai bisogno di riposo… Non so quante volte te l’ho detto!”.
“Oh, mamma, tu non capisci!”. Marlene è sconvolta e sbatte giù il ricevitore.

La mamma aggrotta le sopracciglia e si chiede quale errore abbia commesso. Stava solo cercando di far sentire meglio Marlene.
Quello che non capisce è che ha eretto un mucchio di “blocchi stradali” che hanno impedito la comunicazione e fatto sentire Marlene più incompetente che mai.
Marlene va a letto piangendo: “Perché la mamma non mi può capire almeno per una volta?! – Si lamenta – E’ del tutto inutile parlare con lei”.

V come Vulnerability = Vulnerabilità

Gesù abbandonò la Sua alta posizione per venire sulla terra ed essere uguale a noi. Egli si rese avvicinabile, ma allo stesso tempo offrì il fianco agli attacchi. Accettò la vulnerabilità ed il rischio di essere offeso e rifiutato.
L’amore toglierà le incrostazioni dell’orgoglio e ci renderà avvicinabili. Noi diventeremo vulnerabili per i nostri figli, in grado di mostrare la nostra umanità. Dobbiamo far conoscere loro che non siamo perfetti, che anche noi combattiamo con problemi e tentazioni. A volte dobbiamo ammettere che abbiamo sbagliato. E’ giusto ammettere con i nostri figli di aver commesso degli errori. Solo essendo aperti e sinceri potremo stabilire un ponte di comunicabilità con i nostri figli adulti.

Il Pastore Timothy Sharpe è una persona che ha imparato quanto sia importante la vulnerabilità per costruire ponti d’amore. Suo figlio Tim lo aveva implorato di lasciargli guidare la sua macchina promettendo di fare attenzione. Tuttavia, entrando in un parcheggio fece una grossa ammaccatura sul paraurti. Il pastore Sharpe divenne furioso.

“Non ti faccio quasi mai guidare la mia macchina e quando te ne do il permesso, me la distruggi! – tuonò – Non chiedermela mai più!”.

Nelle due settimane successive, Tim e suo padre evitarono di parlarsi, il padre perché era molto arrabbiato e Tim perché immaginava che qualsiasi cosa avesse detto avrebbe peggiorato la situazione.

Arrivò il giorno di sabato, con un servizio di Santa Cena, e il padre – nella sua qualità di pastore – era alle prese con un difficile sermone. La sua predicazione verteva sull’atteggiamento tenuto dai discepoli durante l’ultima cena.

Egli disse: “Il vero amore cristiano lascerà da parte le differenze ed ognuno sarà servo dell’altro. Anche se avete ragione di essere turbati con qualcuno, dovete passarci sopra. Gesù ci ha perdonati, noi non possiamo essere da meno nei confronti di coloro che hanno sbagliato verso di noi. La lavanda dei piedi è il momento adatto per lavare via questi sentimenti negativi”.

Dentro di sè il pastore Sharpe si sentiva un miserabile. Finì il sermone prima del solito ed invitò tutti alla lavanda dei piedi. All’ingresso della stanza degli uomini incrociò gli occhi di suo figlio Tim: “Hai già trovato qualcuno?” domandò. Tim scosse la testa.

Mentre il padre, inginocchiato, lavava i piedi del figlio pregava sottovoce: “Signore, per favore, aiutami a non essere più arrabbiato con Tim. Questo sta distruggendo la mia relazione con lui e con Te”.

Poi, come i due si alzarono, la rabbia improvvisamente svanì ed il pastore Sharpe sentì solo amore per suo figlio: “Mi dispiace, figliuolo – disse – Tu per me sei più importante di una stupida macchina. Ti voglio bene, Tim!”.
“Anche a me dispiace, papà, io…” Poi i due finirono uno nelle braccia dell’altro.

E come Encouragement = Incoraggiamento

“Incoraggiamoci gli uni gli altri” (Ebrei 10:25).

Esprimere il nostro apprezzamento è la maniera migliore per incoraggiare qualcuno. Consiste semplicemente nel fare ciò che Dio fece nei confronti di Suo Figlio al fiume Giordano, esprimendo parole di sincero apprezzamento: “Questo è il mio diletto figliuolo nel quale mi sono compiaciuto”.
Le parole hanno un tremendo potere. Una parola detta al momento giusto può cambiare l’intero corso della vita di una persona.

Tony Campolo ricorda la madre che era molto positiva ed incoraggiante. Egli scrisse: “Mia madre trovava il modo di minimizzare i miei errori ed accentuare i miei successi. Più e più volte essa mi disse quanto fosse orgogliosa di me, qualunque cosa facessi di un certo valore. Non ricordo di averla mai sentita dire: “Potevi fare meglio”. Al contrario, mi dava sempre l’impressione di aver fatto più di quello che gli altri si aspettavano da me. Ancora sento la sua voce dire ai suoi amici: “Questo mio ragazzo è veramente qualcuno. Non ha le facilitazioni di molti ragazzi dei dintorni, ma guarda come si sta comportando bene a scuola. Chi avrebbe mai detto che il mio ragazzo sarebbe riuscito così bene?!”.

Ogni giorno, quando uscivo di casa, mi diceva sempre: “Ricorda! Puoi arrivare molto in alto in compagnia di Gesù!”. Noi non prendevamo molto sul serio ciò che lei diceva, ma l’ultima conversazione che ebbi con mia madre, prima che morisse, terminò con queste esatte parole. Mia madre mi faceva sentire speciale. Mi faceva sentire di essere in grado di fare grandi cose. Essa mi convinse che ogni mia limitazione poteva essere superata”. (Gloria Gaither – o.c. – p. 37)

Norm Sonju, che è stato Manager sia della squadra di pallacanestro dei Buffalo Bravers che dei Dallas Mavericks, scrive della sua novantaduenne madre: “Essa continua ad essere d’incoraggiamento per me. All’inizio dell’anno eravamo in prima posizione con un record di 4-1, ma durante il quinto gioco perdemmo il nostro miglior giocatore per tutto il resto dell’anno. Un altro giocatore chiave fu perso anche lui per l’intera stagione e, di colpo, tutti i nostri piani e le nostre speranze furono distrutti. Tuttavia, ogni volta che parlavo con mia madre, essa faceva risaltare solo le cose buone che dovevano ancora venire. Io sento di essere stato benedetto per avere avuto un’influenza così positiva nella mia vita”. (Gloria Gaither – o.c. – p. 194)

(Questa relazione è basata sul libro “The Best You Can Be” di Dorothy Eaton Watts – pp. 68-77).

Tratto da “Preghiera e Amore Salvano” di Dorothy Eaton Watts

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