“Quando si congedò dalla folla se n’andò sulla montagna a pregare” (Marco 6:46).
Giornata faticosa per Gesù! Egli si è indirizzato a delle migliaia di persone fino al tramonto. Ha portato una luce di speranza a questi disperati. Ha sollevato un po’ di miseria, ha guarito, ha ascoltato, ha parlato…
La notte arriva e alla fine, la folla si disperde. La comunicazione arricchisce, ma sfinisce anche.
Questa sera certo si sente felice, ma svuotato. E, dal momento che si fa il vuoto, bisogna anche rifare il pieno, altrimenti non c’è più la possibilità di una comunicazione valida.
Egli prova intensamente il bisogno di ritrovarsi faccia a faccia con se stesso e con il suo Dio. Invita i discepoli a prendere la barca senza di lui. Ha bisogno di camminare, da solo nella notte. È stanco ma nonostante ciò sale ancora la collina. Lì, nel silenzio della notte, si lascia scivolare al suolo…e prega. (Mt 14:22,23)
Già nella sera del suo battesimo, prima di lanciarsi nella mischia di un ministero pubblico, Gesù si è ritirato quaranta giorni nel deserto sempre da solo. La comunicazione con l’altro è vitale per ciascuno. Comunicare ci fa esistere, ma l’esempio di Gesù mostra che la comunicazione con se stessi e con Dio, la fonte della vita, è essenziale. Non possiamo avere l’intimità con gli altri senza quest’intimità interiore. “Il movimento che ci avvicina agli altri non sembra essere fondamentalmente diverso da quello che ci avvicina a noi stessi”. (Lytta Basset)
Abbiamo visto nelle pagine precedenti come Gesù affrontava la comunicazione ed abbiamo osservato come noi l’affrontiamo. In realtà è molto importante questa “immersione” interiore per rinvigorirci.
Affermando: “Amerai il prossimo tuo come te stesso” (Mt 22:39), Gesù ha mostrato che non si può amare il prossimo senza amare se stessi; ed anche che non si può rispettare l’altro senza rispettare se stessi.
Senza dubbio il segreto di Gesù per comunicare risiedeva nel ritagliarsi del tempo di silenzio e d’incontro con se stesso e con Dio. Allora traboccante di questa ricchezza interiore, era capace di condividerla a sua volta. Ricordatevi quindi di collegarvi alla fonte prima di abbeverare gli altri.
“Esistono molti tipi di preghiere, proprio come esistono molti modi di comunicare, ma c’è sempre, nella preghiera, una forma di dialogo. Può non essere un dialogo di parole, benché le parole siano utili spesso nello scambio. Noi, esseri umani, spesso esprimiamo di più con un sorriso o un abbraccio che non a parole, ma i gesti e le espressioni del viso possono essere travisati se non sono accompagnati da parole di spiegazione. Qualunque sia il tipo di preghiera prescelto, l’essenza della comunicazione è, come sempre, condividere sinceramente se stessi.