di Alberto F. Mambranç*
“Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a presentare i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, gradito a Dio; questo è il vostro culto spirituale. Non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà.” (Romani 12:1-2; VNR)
Quando la domanda determina la produzione
Mi piacciono i camaleonti. Ho per questo animale una sorta di timore riverenziale per la sua grande abilità di adattamento. Spesso ne sono geloso perché penso: se potessi raggiungere il suo stesso livello di mutabilità, in questa epoca calzerei appieno. I camaleonti sono difficili da destabilizzare, tra gli animali che conosco sono tra i più adattabili. Possono mutare il loro colore in ogni situazione o ambiente e, in questo modo, nascondersi ai boscimani o sfuggire al riconoscimento di qualsiasi predatore. Inoltre, i camaleonti hanno un’ottima vista, poiché possono muovere i loro occhi separatamente in un raggio divisione di 360 gradi. Sono abili nel lanciare la loro lingua appiccicosa ad alta velocità, e non c’è nessun altro animale che può arrotolare la propria coda in una tale varietà di lunghezze per averla all’occorrenza più corta o più
Non sei d’accordo che è un animale geniale?
Poco amanti della buona tavola, i camaleonti si nutrono di insetti, di altri piccoli animali ed anche di piccoli vertebrati. Un paio di anni fa, un biologo ha scoperto che la capacità di mutamento di colore del camaleonte non è dovuta alla sua capacità di adattamento ma, in realtà, a degli statistati di agitazione e nervosismo. Questi sono fattori come il limitato stato di benessere, la malattia, la paura, lo stress ed il calore. Da quando ho sentito di questa scoperta, la mia opinione sui camaleonti è cambiata.
Il mutamento di colore di questo animale, perciò, non è basato su una sua deliberata decisione ma è dovuto a fattori esterni. Ogni volta che un camaleonte cambia il suo colore, mostra all’esterno che gli manca qualcosa o che si sente stressato.
Benedikt Eisermann, un filosofo contemporaneo che vive a Dusseldorf in Germania l’ha messa in questo modo:
“Non c’è nessuna credenza così radicata quanto la convinzione che l’essere umano sia un essere di difetti”.
Qui inizia la lotta che mi trasforma in un camaleonte. Qualcosa mi fa credere che non ho tutto, che non posso fare tutto il necessario per essere accettato, apprezzato e inserito nella mia società. Così faccio attenzione alle possibilità di accrescere il mio valore. Cerco di acquisire prestigio. Ho costantemente bisogno di mostrare ai miei amici, ai miei vicini ed al mio ambiente che sono una ragazza o un ragazzo amabile. Alla fine questa lotta condurrà la mia vita per tutta la sua esistenza. Cerco di raggiungere un successo professionale, uno status elevato, di scegliere un partner popolare e rispettabile e di circondarmi di persone che mi facciano sentire come “Il tipo”. Scelgo di essere la persona che l’ambiente vuole che io sia e vivo il motto: la domanda esterna determina il prodotto di come vivo e di quello che sono.
Soprattutto, dimentico di chiedermi come posso diventare la persona che mi piacerebbe essere e nella quale mi sentirei me stesso, la persona che le mie radici mi dicono di essere. Dimentico di chiedermi chi sono veramente e perdo il senso di me stesso e l’idea che fino a quel momento ha determinato la mia esistenza.
“Poiché in lui sono state create tutte le cose che sono nei cieli e sulla terra, le visibili e le invisibili: troni, signorie, principati, potenze; tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui.” (Colossesi 1:16; VNR)
Ma da quando ho imparato a comportarmi come un camaleonte, agisco secondo la seguente citazione di B. Eisenmann:
“L’albero della nostra vita cresce, mentre noi cerchiamo di produrre belle mele e non realizziamo che siamo in realtà un albero di pere!”
Questo è il modo in cui mi comporto. Muto i miei colori, mi adatto alle situazioni e agli atteggiamenti della gente. Sono flessibile e posso sembrare bello ed elegante ovunque vada. Inoltre, ho bisogno della mia lingua appiccicosa per avvelenare ed eliminare chiunque intralcia la mia strada. Vivo della vita di persone più piccole per sopravvivere. Infatti, il mio comportamento è solo il prodotto di paura, nervosismo, malattie fisiche e psicologiche o il segnale che non mi sento adeguato alla società a cui appartengo. Sono dipendente. All’esterno ostento i più bei colori ma interiormente sono scontento, stanco, confuso e spaventato.
Un vero cambiamento: da bruco a farfalla
L’apostolo Paolo, parlando del cambiamento ti dice di non rimanere come sei ma “sii trasformato”. Non essere rigido ed inflessibile ma trasforma te stesso. I versetti biblici di Romani 12:1-2, non sono fondamentalmente una affermazione contro la trasformazione ma una motivazione per nuovi colori. La trasformazione non è negativa ma è un processo necessario per lo sviluppo di ogni essere umano. Per Paolo, il motivo della trasformazione e il suo punto di orientamento.
Egli pone l’enfasi sulla ricerca del buono, accettevole e perfetto. É qualcosa che scaturisce dal desiderio di uno stile di vita estetico ed etico (confronta Filippesi 4:8) e il punto di orientamento è Dio stesso.
Un simile genere di trasformazione lo troviamo anche nel regno animale: la farfalla.
La farfalla nel suo primo stadio di crescita è un bell’insetto – ma per ottenere dei bei colori deve passare attraverso vari stadi di vita: un uovo insignificante si trasformerà in bruco. Questo bruco, generalmente, è brutto, specialmente quando è solo testa, torace e coda, ma è un po’ più grande dell’uovo. A questo stadio, tutti i bruchi mutano diverse volte finché raggiungono l’ultima dimensione. Quando muta, ogni bruco subisce un tormentoso processo. Si gonfia fino a che la vecchia membrana si squama trascinandosi sulla schiena attraverso contrazioni muscolari. Il bruco diventa quindi un bozzolo. A questo punto, la fase di trasformazione di tutti gli organi del bruco è terminata ed essi sono diventati gli organi di una farfalla. I bozzoli sono esposti ad ogni genere di minaccia esterna, poiché non possono muoversi. Essi pendono dai cespugli degli alberi o giacciono semplicemente sul terreno. Alla fine, la membrana del bozzolo si apre spaccandosi ed esce una bella farfalla che meraviglierà tutti con i suoi disegni e colori unici e brillanti. Questi insetti vivono solamente di alcuni tipi di piante durante tutto il loro stadio di sviluppo. Gli allevatori di farfalle sanno che esistono alcune varietà che ne sono così dipendenti che potrebbero morire se non trovassero la loro pianta alimentare.
Questo è il punto in cui possiamo tornare indietro all’affermazione dell’apostolo: “Non vi conformate a questo secolo (o in altre parole: smettete di uniformarvi allo spirito del vostro tempo e non lasciate che il mondo intorno a voi vi pressi nei suoi calchi) ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente”. Quando Paolo esorta i cristiani di Roma alla trasformazione, li sta incoraggiando ad un salutare e permanente cambiamento. Non si tratta di una trasformazione esterna orientata sulle correnti dell’ambiente circostante, ma di un cambiamento intrinseco di colore (dall’interno all’esterno). Si tratta di un rinnovamento della mente, orientato verso il Creatore dell’esistenza umana. Non è un cambiamento temporaneo ma una decisione permanente chiesta da Dio per sua eterna volontà. In altre parole, Paolo qui dice: non vivere come un camaleonte che è così simpatico, scaltro, intelligente e sa adattarsi ad ogni situazione esterna, che sa entrare in qualsiasi conversazione e sopravvivere ovunque. Vivi e mostra i tuoi colori come fa la farfalla. Il suo colore è il prodotto di un processo continuo e di sviluppo. Essa prende decisioni che a volte hanno conseguenze spiacevoli per il suo momentaneo stato d’essere. Essa rischia molto quando pende dagli alberi o cade sul terreno per raggiungere il suo scopo. Preferisce soffrire la fame anziché avvelenare se stessa con piante che non vuole mangiare. Se rimani attaccato all’albero (Giovanni 15:4-5), sperimenterai momenti in cui non potrai vedere o sentire il terreno sotto i piedi. Se ti abbandoni nelle mani di Dio, incontrerai situazioni in cui ti sentirai esposto a pericoli che non potrai controllare. Paolo ci incoraggia a diventare farfalle, ad avere la volontà di librarci verso un nuovo, meraviglioso e permanente stadio di vita come belle e meravigliose farfalle.
Un sì alla trasformazione!
Quando impedirai che il mondo intorno a te ti pressi nei suoi calchi e lascerai che Dio rinnovi la tua mente, allora sperimenterai una trasformazione vera, durevole, vitale e trasformatrice a sua volta – e questa è ciò che Paolo chiama “adorazione spirituale”.
Di’ addio al passato e smettila di produrre deliziose mele. Riconosci la tua posizione e lo scopo della tua esistenza poiché in effetti, tu sei un albero di pere agli occhi di Dio. Inizia daccapo: diventa una farfalla. Non avere paura di cambiamenti che potrebbero ferirti o essere spiacevoli, ma abbi coraggio di emergere dal tuo bozzolo, con una nuova e perfetta pelle in modo da diventare una meravigliosa e svolazzante farfalla. Dio non vuole che rinunci alle cose belle, buone e utili. Egli ti sta offrendo la possibilità di sbarazzarti della desolazione della tua vita e di lasciartela alle spalle. Questo ti permetterà di sperimentare la condizione paradisiaca che egli ha promesso ai suoi figli:
“Se siamo figli, siamo anche eredi; eredi di Dio e coeredi di Cristo, se veramente soffriamo con lui, per essere anche glorificati con lui”. (Romani 8:17; VNR)
Tu sei un erede di Dio e coerede di Cristo e a lui (Dio) appartengono tutti i cieli e tutta la terra, e ogni cosa che è in essa, poiché Egli li ha creati. (vedi Salmo 24:1).
“Solo coloro che sono stati trasformati possono provocare la trasformazione” (S. Kierkegaard)
* Alberto F. Mambrança, in Mozambico, Africa, ha studiato teologia all’università avventista di Fridensau, Germania. Dopo la laurea ha lavorato nel seminario avventista in Mozambico, dove ha contribuito all’istruzione di predicatori e missionari locali. Successivamente, si è trasferito a Bonn in Germania dove attualmente lavora come pastore. É sposato ed è padre di due figli.