22 – Il tuo profilo conta per cambiare il mondo

dvolto1i Alberto F. Mambranç*

“Da quel tempo Gesù cominciò a predicare e a dire: «Ravvedetevi, perché il regno dei cieli è vicino». Mentre camminava lungo il mare della Galilea, Gesù vide due fratelli, Simone detto Pietro, e Andrea suo fratello, i quali gettavano la rete in mare, perché erano pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me e vi farò pescatori di uomini». Ed essi, lasciate subito le reti, lo seguirono. Passato oltre, vide altri due fratelli, Giacomo di Zebedeo e Giovanni, suo fratello, i quali nella barca con Zebedeo, loro padre, rassettavano le reti; e li chiamò. Essi, lasciando subito la barca e il padre loro, lo seguirono. Gesù andava attorno per tutta la Galilea , insegnando loro nelle sinagoghe e predicando il vangelo del regno, guarendo ogni malattia e ogni infermità tra il popolo.” (Matteo 4:17-23; VNR)

Dio chiama sempre quelli sbagliati! Non si può andare in giro tra gente sudicia come questa e pensare di poter cambiare il mondo!

Quando iniziai a lavorare per la chiesa a tempo pieno, ebbi una chiara visione. Per me non era qualcosa di nuovo ma una base chiara e stabile se questa chiesa voleva adempiere la sua missione con successo nella nostra città e nel mondo. La gioventù doveva accendersi di compassione per Dio e sfruttarla come motivazione per contribuire attivamente alla formazione della chiesa e alla vita della comunità.

Vidi questa giovane generazione come il più grande potenziale e come fonte di energia per l’incredibile motore che la chiesa doveva diventare in modo da essere un posto dove la gente sarebbe stata toccata da Dio e trasformata. Ancora oggi credo in questo.

Passarono due anni. La visione ancora bruciava nel mio cuore, ma avevo un problema. Non trovavo giovani capaci di realizzare la mia idea nel modo in cui volevo io. Anche quando pregavo, Dio non mi mandava una sola persona che avrei pensato adatta alla mia idea. Era frustrante.

“Se Dio è tuo socio, fai meglio a fare grandi progetti.” (Moody)

La visuale dall’esterno

Notai come mi facevo sopraffare dalla rassegnazione quando osservavo il mio gruppo giovani, quando riflettevo sulle nostre attività e quando ascoltavo le discussioni che si tenevano. Non potevo credere seriamente che quel gruppo di pasticcioni, senza particolari qualità di spicco, potesse cambiare qualcosa nella nostra città, nel nostro paese, nella nostra nazione o nel nostro mondo. Con questa prospettiva, una frase come “cambia il tuo mondo” sarebbe stata un’illusione per il nostro gruppo.

Uno scoraggiamento simile al mio si presenta anche in una situazione del Vecchio Testamento. Dodici uomini avevano ricevuto una missione da Dio per mezzo di Mosè: dovevano esplorare la Terra Promessa prima che Israele la conquistasse. La visione era chiara e la meta fissata. Ognuno sapeva che la riuscita di questa missione avrebbe cambiato la vita di un’intera nazione e del mondo. Ma, gli esploratori trovarono un punto debole nell’intero progetto: non vedevano abbastanza risorse umane di buona qualità per compiere il loro scopo e realizzare la visione. Questo è ciò che essi dissero: “e vi abbiamo visto i giganti, i figli di Anak, della razza dei giganti, rispetto ai quali ci pareva di essere locuste; e tali parevamo a loro.” (Numeri 13:33) .

Dissero a se stessi: terra promessa, si ma non con questa gente che sembra locuste.

Questa sembra la mia preghiera di due anni fa. Cambia il tuo mondo – sì, io voglio cambiare il mondo ma non con queste persone del mio gruppo, o chiesa, che sembrano locuste.

La visuale dall ‘interno

Spesso noto come sono sopraffatto dallo scoraggiamento quando penso a me stesso. A volte non sono gli altri che non sono capaci di cambiare le cose ma io. Non vedo me stesso come un essere capace di farlo. Molti di noi pensano a se stessi e si rattristano. Quando ci paragoniamo ad altri ragazzi e ragazze, ci rendiamo conto che ci sono persone che sono migliori, più attraenti, più intelligenti, più benestanti, più creative, più carismatiche e di maggior successo quando accade di dover motivare, stimolare o cambiare gli altri. Ho qualche probabilità nella mia scuola, nella mia università o nella mia cerchia di amici di affermare la mia influenza e cambiare il mondo? Chi sono e cosa sono capace di fare? Cosa possiedo? Ho i giusti talenti per catturare l’attenzione della gente senza fare figuracce? Dopotutto, sembro una cavalletta agli occhi degli altri!

Sei in una situazione che era molto familiare ad un giovane ragazzo di nome Mosè, pochi anni prima che iniziasse a dirigere la più grande missione della sua vita. Era cresciuto abituandosi al ruolo di cowboy nella casa di suo suocero. Forse aveva già messo da parte i suoi piani per la vita. Si era diplomato, si era lasciato dietro qualche problema – non aveva importanza -, era felicemente sposato ed aveva un normale lavoro. Quando Dio gli chiese di intraprendere il lavoro che avrebbe cambiato il suo mondo, deve aver pensato ad uno scherzo. Ma notò subito che Dio non stava scherzando. Così egli espose il suo elenco di tic per dimostrare a Dio che si stava sbagliando. Disse a Dio che era sicuro di non essere l’uomo giusto e arguì, “io non sono nessuno, non possiedo niente e non ho talenti.” (Esodo 3:11; 4:1,10)

Le risposte di Dio allo scetticismo di Mosè sono:

A) “Io sarò con te.” (Esodo 3:12)

B) “Tutto ciò di cui hai bisogno è nella tua mano.” (Esodo 4:2)

C) “Io ti ho creato.” (Esodo 4:11)

Questa è la tipica forma della discussione ebraica: prima una descrizione dell’effetto, poi la causa. Nella nostra società occidentale dobbiamo cambiare l’ordine (causa, poi effetto) per arrivare ad avere un quadro chiaro dell’affermazione di Dio. Fondamentalmente Egli dice: “Ma ora così parla l’Eterno, il tuo Creatore, o Giacobbe, Colui che ti ha formato, o Israele: «Non temere, perché io ti ho riscattato, ti ho chiamato per nome; tu sei mio.»” (Isaia 43:1)

Quando Dio prende una decisione per qualcuno, lo fa perché Egli – in quanto Creatore – ha incluso i talenti e le abilità di questa persona nel Suo piano, e quindi Egli ha bisogno di lui o di lei per realizzare i Suoi scopi e realizzare la Sua visione. Dio non fa errori quando designa qualcuno per una missione. Egli chiama l’esatta persona che durante la sua creazione aveva progettato di designare. Dio non è un perdente e non programma brutte figure, quindi non manderà cavallette a combattere contro i giganti di questo mondo. Se veramente credi che Dio ha chiamato te e il tuo gruppo alla vita e ti ha affidato la Sua missione per raggiungere le persone della tua città, allora puoi anche sapere che sei la persona giusta in questo momento, e che tu e il tuo gruppo o chiesa siete i prescelti per condurre la popolazione della tua città e del tuo paese alla terra promessa. Egli crede nelle persone, tu lo sai, ecco perché Egli le ha chiamate. Ho dovuto imparare questa lezione in modo molto doloroso. Anche Mosè e gli esploratori dovettero impararla.

Così siamo arrivati all’inizio della storia di Matteo 4:17-23. Egli disse ai pescatori, “Venite e seguitemi, io vi farò pescatori di uomini che cambieranno il mondo.” Persone che a lungo avevano avuto a che fare con il mondo furono scelte per cambiarlo. Essi non avrebbero seguito le quotazioni del mercato azionario sul giornale per il loro conto titoli. Non avrebbero influenzato le decisioni politiche dei loro giorni. Non avrebbero contribuito all’immagine della loro città negli abiti di uomini d’affari o di uomini alla moda. Essi non avrebbero sviluppato nuove e sofisticate tecniche di pesca per riceverne poi il brevetto ed andare, così, in giro come manager o capitani d’industria. Al contrario, alcuni di loro erano aiutanti, apprendisti pescatori (Matteo 4:21). La loro vita di ogni giorno era caratterizzata dalla lotta per la sopravvivenza. Matteo mette un’enfasi speciale su questo punto quando dice “poiché erano pescatori”. E soprattutto, Dio scelse queste persone perché prendessero parte al più importante progetto dell’universo. Gesù va da loro a chiedergli di unirsi a lui per cambiare il mondo insieme a lui.

Questa situazione ci dice dell’incredibile fede che questi uomini devono aver avuto in Gesù. Gesù non fa nessun esperimento qui. Egli non vuole provare che riesce a lavorare con Pietro, Andrea, Giacomo, Giovanni, ecc. Egli sa di avere soltanto un limitato periodo di tempo sulla terra. Egli ripone tutta la sua fiducia in questi uomini alla sua prima chiamata, poiché è convinto che essi sono gli unici che compiranno la missione di Dio. Si, Egli sta chiamando anche te.

La chiamata di Gesù va mano nella mano con un messaggio rassicurante da parte di Dio, proprio come ai tempi di Mosè:

A ) “Io sono con te”.

Egli li sta chiamando perché lo seguano. A questi giovani non viene chiesto di lasciare tutto alle spalle per poi vagabondare in giro per il mondo da soli ma per seguire il maestro, Dio stesso. Egli camminerà avanti ed essi seguiranno i suoi passi. Essi sono al sicuro e protetti, e non saranno mai soli nella loro vita. Questa è una promessa di protezione e sicurezza da parte di Dio per la vita di ognuno di loro; una promessa che durerà tutta l’eternità. Egli dice: “Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell’età presente.”

B ) “Tutto ciò di cui hai bisogno è nella tua mano.” (Esodo 4:2)

Essi non devono imparare nuovi stratagemmi e non devono prendere parte a corsi di addestramento. Non devono cambiare la loro personalità. Useranno i loro talenti e capacità nel modo in cui Dio li ha voluti e creati. Dio non chiama le persone per fare qualcosa che non sanno fare, ma per potenziare le loro forze.

C ) “Io ti ho creato.” (Esodo 4:11)

Giacomo e Giovanni possono lasciare il loro padre in un istante e seguire Gesù perché sono convinti che andranno a Dio Padre attraverso Gesù Cristo. Questo li ha resi parte di una famiglia spirituale che durerà in eterno. (Galati 4:7;Ebrei 2:11).

Quando Dio è interessato ad una persona:

Dio non chiama la persona sbagliata. Egli chiama persone di cui ha bisogno per la sua missione di cambiare il mondo. Dio decise di chiamare Mosè, il cowboy. Egli decise di chiamare gli Israeliti nel loro viaggio attraverso il deserto nel Vecchio Testamento, e decise di chiamare alcuni pescatori ed esattori delle tasse nel Nuovo Testamento. Egli ha anche deciso di chiamare il mio ed il tuo gruppo di pasticcioni, e di chiamare la mia e la tua chiesa piene di persone incapaci. Egli ha deciso di chiamare te e chiunque altro vedi tra le panche della tua chiesa. Egli crede fortemente in loro perché non è un Dio di esperimenti. Albert Einstein sembra che abbia detto: “Dio non gioca ai dadi.”

Egli vuole realizzare il suo progetto con queste persone – cambiare il Tuo Mondo.

* Alberto F. Mambrança, in Mozambico, Africa, ha studiato teologia all’università avventista di Fridensau, Germania. Dopo la laurea ha lavorato nel seminario avventista in Mozambico, dove ha contribuito all’istruzione di predicatori e missionari locali. Successivamente, si è trasferito a Bonn in Germania dove attualmente lavora come pastore. É sposato ed è padre di due figli.

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