La salvezza e la grazia non sono conseguenze dell’osservanza della legge, ma il contrario! Gli effetti della salvezza invitano a un agire morale in armonia con la legge (cfr. Efesini 2:8-10).
Il rispetto della legge non è legalismo, ma risposta umana all’amore di Dio: «Une obéissance aimante» (P. Ricoeur). Anche perché la deliberata e cosciente trasgressione della legge di Dio è vivere contro Dio e contro l’umanità (cfr. Romani 6:1). La grazia di Dio è appello all’obbedienza! Benché oggi tutto ciò non sia tanto di moda…
Desiderare di osservare la legge sotto la divina guida dello Spirito non significa cadere nel legalismo… e neanche la pretesa di meritarsi il cielo! Un esempio: chi oserebbe chiamare legalista un uomo, un marito, un padre di famiglia che intende rispettare il settimo comandamento (cfr. Esodo 20:14): «non commettere adulterio» (oggi anche questo comandamento non è di moda… in una società che spinge nella direzione dell’«amore libero»), e la relativa radicalizzazione (rivelazione dello spirito o del senso della legge) operata da Gesù: «Voi avete udito che fu detto: Non commettere adulterio. Ma io vi dico che chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore» (Matteo 5:27-28).
Come conciliare legge e libertà cristiana? Non dice Paolo che i cristiani sono stati chiamati alla libertà? (cfr. Galati 5:1,12-13). La legge non è una limitazione della libertà, ma una canalizzazione della libertà verso altri valori quali l’amore, la giustizia, la verità… Gesù disse: «… Se perseverate nella mia parola, siete veramente miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» (Gv 8:31-32). Esiste vera libertà solo nella verità e all’insegna della responsabilità… La libertà cristiana non è né licenza né libertinaggio… E la società del «no limits »… non va molto lontano e questo è sotto i nostri occhi!
La libertà cristiana non è autonomia… ossia una legge autoreferenziale: secondo cui l’individuo è l’unica legge per se stesso! Di Paolo, la bella espressione: «Ora, il Signore è lo Spirito; e dove c’è lo Spirito del Signore, lì c’è libertà!» (2 Corinzi 3:17). È la guida dello Spirito che ci permette di vivere la legge di Dio, come «invito a un camminare nella libertà, come tutela e arricchimento delle possibilità di vita». Nel Pirké Aboth (VI, 2), il trattato dei Padri di Israele, la legge si coniugava con la libertà nella seguente maniera: «”Le tavole (della Legge) erano opera di Dio, e lo scritto era lo scritto di Dio, inciso sulle tavole” (Esodo XXXII, 16); non leggere charuth (inciso), ma cheruth (libertà), perché nessun uomo è libero all’infuori di colui che si occupa della Torah […]».