di Alberto F. Mambranç*
“Dio ha fatto ogni cosa bella al suo tempo: egli ha perfino messo nei loro cuori il pensiero dell’eternità, sebbene l’uomo non possa comprendere dal principio alla fine l’opera che Dio ha fatta”. (Ecclesiaste 3:11; VNR)
Questo testo fa parte delle affermazioni più melanconiche di Salomone. Questo principe, che sarebbe più tardi diventato re, aveva tutto quello che un uomo poteva desiderare per la propria vita. Aveva una famiglia agiata e felice. Suo padre era un uomo politico di spicco. Aveva frequentato le migliori scuole ottenendo i voti migliori e infine aveva un lavoro che molti avrebbero desiderato avere. Egli divenne l’uomo più potente della sua nazione seguendo il cammino segnato da suo padre. Dare, egli non solo continua con la sua splendida vita, ma moltiplica il suo successo.
Raggiunge il massimo, supera ogni altro re. Vorrei aggiungere che Salomone non era una persona stressata come lo è oggi un manager di successo o un milionario. No, egli sembrava gustare appieno la vita. Aveva il tempo di rinfrescarsi con del vino. La sua famiglia era composta da diverse mogli e aveva innumerevoli concubine in tutto il paese. Ma Salomone non può trovare quello che desidera. Nel suo intimo, egli sembra essere arido e languente. Posso quasi vedere l’immagine di questo grande re ritto davanti ai miei occhi: dopo un giorno pieno di storie sul suo successo in campo nazionale ed internazionale, egli si rifugia nella sua stanza e bagna il letto di lacrime di dolore e di solitudine. Una volta egli scrisse:
“Perciò ho detto in cuor mio: «La sorte che tocca allo stolto toccherà anche a me; perché dunque essere stato così saggio?». E ho detto in cuor mio che anche questo è vanità. Infatti, tanto del saggio quanto dello stolto non rimane ricordo eterno; poiché nei giorni futuri tutto sarà da tempo dimenticato. Purtroppo, il saggio muore, al pari dello stolto! Perciò ho odiato la vita, perché tutto quello che si fa sotto il sole mi è divenuto odioso, poiché tutto è vanità, un correre dietro al vento. Ho anche odiato ogni fatica che ho sostenuta sotto il sole, e di cui debbo lasciare il godimento a colui che verrà dopo di me. Chi sa se egli sarà saggio o stolto? Eppure sarà padrone di tutto il lavoro che io ho compiuto con fatica e con saggezza sotto il sole. Anche questo è vanità. Così sono arrivato a far perdere al mio cuore ogni speranza su tutta la fatica che ho sostenuta sotto il sole. Infatti, ecco un uomo che ha lavorato con saggezza, con intelligenza e con successo, e lascia il frutto del suo lavoro in eredità a un altro, che non vi ha speso nessuna fatica! Anche questo è vanità, è un male grande. Allora, che profitto trae l’uomo da tutto il suo lavoro, dalle preoccupazioni del suo cuore, da tutto ciò che gli è costato tanta fatica sotto il sole? Tutti i suoi giorni non sono che dolore, la sua occupazione non è che fastidio; perfino la notte il suo cuore non ha posa. Anche questo è vanità”. (Ecclesiaste 2:15-23; VNR)
Questo stato d’animo è sopravvissuto non solo al corso di antiche epoche ma anche allo scorrere di generazioni. L’umanità è in cerca di qualcosa che sia in grado di riempire il vuoto interiore. Insicurezza, paura, dispiacere e profondo dolore occupano un posto nel cuore e rendono la vita qualcosa di miserabile.
Lo rimpiangerai
Ecco come uno stimato filosofo, teologo ed esteta, Søren Kierkegaard, fa una scioccante ma reale analisi della situazione:
“Sposati e te ne pentirai, non ti sposare e lo rimpiangerai lo stesso; sposarsi o non sposarsi, te ne pentirai comunque; sia che ti sposi o che non ti sposi rimpiangerai tutto. Ridi delle assurdità del mondo, e te ne pentirai; piangi sulle assurdità del mondo, e te ne pentirai; ridi o piangi, te ne pentirai lo stesso; sia che tu rida di esse o che tu pianga per esse lo rimpiangerai comunque. Dai fiducia ad una ragazza e te ne pentirai; non dare fiducia a una ragazza e te ne pentirai ugualmente; le dai fiducia o non le dai fiducia te ne pentirai in entrambi i casi; sia che le dai fiducia o che non le dai fiducia lo rimpiangerai. Impiccati e te ne pentirai; non ti impiccare e te ne pentirai, ti impicchi o non ti impicchi, lo rimpiangerai; sia che ti impicchi o che non lo fai, lo rimpiangerai comunque. Questo, signori, è la personificazione di tutta l’umana saggezza”. (Søren Kierkegaard, Kopenhagen 1843)
Quanti di noi sono figli di genitori divorziati perchè essi hanno pensato che avrebbero raggiunto la realizzazione del loro sogno d’amore con il matrimonio? E poi, più tardi, hanno dovuto ammettere che il solo matrimonio non era ciò che veramente stavano cercando. Quanti di noi sono figli di genitori ricchi, ma che hanno dovuto crescere in totale solitudine poiché i loro genitori stavano tentando di far carriera o di arricchirsi mentre i loro familiari impoverivano socialmente ed emotivamente? Quanti laureati e persone di talento hanno dovuto capire che la società li richiedeva solo per ciò che sapevano e non per ciò che rappresentavano in quanto persone? Attenzione: questa non è una lode al dolce ozio e tanto meno al lavoro ma una generica asserzione sul lavoro futile.
E, in quanto a me? Che cosa sto cercando nelle varie relazioni sessuali? Che cosa mi porta a cimentarmi nelle esperienze più estreme della mia vita? Perchè mi sento costantemente come se stessi perdendo qualcosa quando mi adatto ad un certo stile di vita? Da dove viene quella sensazione di bisogno continuo di provare ogni cosa in modo da poter far fronte a qualsiasi conversazione successiva? Io credo che ci sia solo una ragione: un profondo vuoto dentro il nostro cuore che ha preso il sopravvento.
Sei stato creato per l’eternità!
“Paesi come i nostri sono pieni di persone che hanno tutti i generi di comfort materiali che si possano desiderare. Inoltre, essi hanno anche ricchezze immateriali come, per esempio, famiglie felici. E vivono ancora in pace, sebbene qualche volta siano colti da un’angosciosa disperazione. Essi sentono solo una cosa: il vuoto che c’è dentro di loro. Non ha importanza quanto cibo o quante bevande ingurgitino, quante automobili o TV, quanti bambini ben educati o veri amici essi vantino: il dolore rimane”. (Bernard Levine, articolista inglese e ateo).
Questo buco, questo vuoto, questo dolore non sarà mai ricolmato da maggiore attività, maggior lavoro, maggior potere, altro denaro, altre relazioni umane, altro cibo, altro sonno, ecc. Può essere ricolmato solo dall’Eterno. Uno dei più grandi pensatori dei nostri tempi, una volta ha detto:
“Quando scopriamo un forte desiderio dentro di noi che non può essere soddisfatto con niente al mondo, possiamo concludere che siamo stati creati per un mondo diverso”. (C.S. Lewis)
Questo, è esattamente ciò che Salomone ha dovuto sperimentare durante i suoi anni di afflizione:
“Dio ha fatto ogni cosa bella al suo tempo: egli ha perfino messo nei loro cuori il pensiero dell’eternità, sebbene l’uomo non possa comprendere dal principio alla fine l’opera che Dio ha fatta”. (Ecclesiaste 3:11; VNR)
Dio ha posto un chip nel cuore di tutti gli esseri umani quando li ha creati. La funzione di questo chip è quella di salvare ogni elemento che collega il genere umano all’eternità. Questo chip è la fede che consente una connessione con Dio, il Creatore. Solo se questa connessione è stabilita, possiamo sperimentare appieno la vita che Dio ci ha dato (Giovanni 10:10b) e viverla. Per mezzo di Gesù, tu ed io abbiamo completo accesso alla vita eterna poiché Egli è “. la via, la verità e la vita.” (Giovanni 14:6) Qui Gesù non è affatto un populista che gioca con le parole della gente, ma è radicale nella sua dichiarazione. Egli non è una via, una verità, e una delle tante scelte di vita. Egli è LA (unica) via, LA (unica) verità, e LA (unica) maniera di vivere la tua vita. Salomone dovette scoprire in modo molto doloroso qual è il più grande problema dell’umanità: noi non possiamo comprendere (Ecclesiaste 3:11b). Questo significa che non possiamo decodificare il chip. Quando capiremo che siamo stati creati per l’eternità, allora la nostra vita ritornerà in equilibrio e saremo in grado di viverla qui ed ora pienamente. (vedi: Giovanni 3:16,36; 5:24; 6:40,46,68; 7:38; 8:12,51; 11:25,26; 17:3) .
Non te ne pentirai mai!
Dopo essere arrivato alla conclusione in Ecclesiaste 3:11, il grande principe e re di Gerusalemme, Salomone, sperimenta una nuova dimensione di gioia e sviluppo vitale. Egli aggiunge nel seguente versetto: “Io ho riconosciuto che non v’è nulla di meglio per loro del rallegrarsi e del procurarsi del benessere durante la loro vita, ma che se uno mangia, beve e gode del benessere in mezzo a tutto il suo lavoro, è un dono di Dio”. (Ecclesiaste 3:12-12)
Questa è la verità che cambierà la mia vita, la tua vita, e la vita del mondo intero: Gesù è il significato della vita.
Qualcosa su cui pensare:
- “Quando scopriamo un forte desiderio dentro di noi che non può essere soddisfatto con niente al mondo, possiamo concludere che siamo stati creati per un mondo differente.” (C.S. Lewis).
- “Dio ha fatto ogni cosa bella al suo tempo: egli ha perfino messo nei loro cuori il pensiero dell’eternità, sebbene l’uomo non possa comprendere dal principio alla fine l’opera che Dio ha fatta.” (Ecclesiaste 3:11; NR).
- “La tua vita è più che auto-appagamento, contentezza o felicità personale. È molto di più della tua famiglia, della tua carriera e dei tuoi sogni stravolti e fantasie. Se tu veramente vuoi sapere perché sei qui su questo pianeta, devi iniziare con Dio; poiché tu sei stato creato da Lui e per il Suo scopo.” (Rick Warren)
* Alberto F. Mambrança, in Mozambico, Africa, ha studiato teologia all’università avventista di Fridensau, Germania. Dopo la laurea ha lavorato nel seminario avventista in Mozambico, dove ha contribuito all’istruzione di predicatori e missionari locali. Successivamente, si è trasferito a Bonn in Germania dove attualmente lavora come pastore. É sposato ed è padre di due figli.