Come possiamo sapere qual è la verità
di Daniel Duda*
Qualche tempo fa mi trovavo a Riga, in Lettonia, per un corso di aggiornamento destinato a pastori e studenti di teologia. Dopo un’intensa giornata di insegnamento sono andato a fare una passeggiata nel centro storico della città; mentre tornavo verso l’albergo, ho notato un alto edificio moderno che ospitava uffici, con un grande orologio digitale sulla facciata. Le cifre di un rosso sfavillante dicevano 20:21; guardai immediatamente il mio orologio, non poteva essere così tardi! Il sole era ancora alto e a me sembrava fossero le cinque del pomeriggio; ma anche il mio orologio diceva 20:21.
Ho pensato ancora per un po’ di tempo a quell’episodio; ero convinto di avere ragione ed ero anche disposto a farla valere. Basandomi sulle mie conoscenze riguardanti la posizione del sole e il livello della luce, ero convinto di non sbagliarmi. Poi mi fu tutto chiaro: mi trovavo in un diverso fuso orario! Mi ero sbagliato, aveva ragione l’orologio.
Come facciamo a essere certi di ciò che sappiamo? È una delle domande importanti nel nostro pellegrinaggio spirituale. Nel cercare di trovare le risposte alle domande scomode della nostra vita cristiana, un senso al mondo circostante, come possiamo giungere alle nostre conclusioni?
Gesù stimolò i discepoli a riflettere sulle cose che credevano e sulla verità. Disse loro: «Se no, ve l’avrei detto»; alcune traduzioni rendono la frase in forma interrogativa: «Se no, vi avrei detto forse che io vado a prepararvi un luogo?» (Gv 14:2). Ma quale che sia la traduzione scelta, il punto è che Gesù cercava di generare nei suoi discepoli una solida certezza. Come potevano sapere che erano attesi da un futuro certo, alla luce di ciò che sarebbe accaduto nelle ultime 24 ore – il tradimento di Giuda, il fallimento apparente delle loro aspettative e la morte del Maestro? Secondo la risposta di Gesù, la sua morte imminente era parte del progetto e indispensabile per preparare per loro (e per noi) un luogo. Nel corso dei secoli, sono state avanzate tre ipotesi principali sull’origine della verità.
La mente
Alcuni secoli prima della nascita di Gesù, i filosofi greci sostenevano che la mente dell’uomo è la fonte ultima della verità. Grazie alla sola ragione possiamo avere accesso illimitato alla verità universale, una verità lampante che sia razionale e logica. La nostra mente è quindi lo strumento grazie al quale giungiamo alla verità e tutto ciò che non è logico deve essere rifiutato. Ecco come l’apostolo Paolo descrive questa visione del mondo: «I greci cercano sapienza» (1 Cor 1:22).
È davvero così? Il primo angelo di Apocalisse 14 chiama tutte le persone ad adorare «colui che ha fatto il cielo, la terra, il mare e le fonti delle acque» (v. 7). La Bibbia considera idolatria ogni alternativa. La mia piccola mente non può essere la fonte ultima della verità e della saggezza. La vera religione ha la sua logica e la nostra mente è lo strumento di Dio, da lui creato perché ce ne serviamo, ma non può essere l’origine della verità definitiva.
La natura
Risalendo il corso della storia, altri individui hanno sostenuto che piuttosto di cercare la verità in noi stessi, occorre guardare al di fuori dell’uomo. Hanno scoperto che la natura è governata da leggi così prevedibili e stabili, che le hanno definite «naturali». Hanno adottato lo studio delle «leggi naturali» come fonte della verità e questo ha determinato la nascita del «metodo scientifico», in seguito al quale molte persone hanno estromesso Dio dal proprio orizzonte.
Se l’osservazione del metodo scientifico è uno strumento utile per aiutarci a comprendere il funzionamento delle cose, la natura non può però essere la fonte ultima della verità. Non c’è dubbio che in essa sia presente un elemento di verità, ma non può nascondere la chiave per arrivare a comprendere la realtà definitiva; Gesù non ha detto ai suoi discepoli «la conoscerete perché la sperimenterete», bensì «se no ve lo avrei detto». I discepoli di Cristo conosceranno la verità su altre basi.
La rivelazione divina, fonte della verità
La verità ultima non si può trovare né nella mente né nella natura. La realtà divina è trascendente – va oltre noi – e può essere conosciuta solo mediante la sua rivelazione. «Le cose occulte appartengono al SIGNORE nostro Dio, ma le cose rivelate sono per noi e per i nostri figli per sempre» (Dt 29:28). Dio ha deciso di farsi conoscere ed è per questo che è venuto nel mondo nella persona di Gesù Cristo.
Quando Gesù chiese ai discepoli: «E voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». Gesù replicò: «Tu sei beato, Simone, figlio di Giona, perché non la carne e il sangue ti hanno rivelato questo, ma il Padre mio che è nei cieli» (Mt 16:15-17). Se la mente e l’esperienza sono sicuramente due strumenti utili, non costituiscono però fonti di verità adeguate. Ci sono cose che devono essere rivelate per poterle conoscere.
In che modo arriva fino a noi la rivelazione divina?
1. La Parola di Dio arriva nella persona di Gesù. Egli è la Parola incarnata; Gesù è sceso in questo mondo in veste di rappresentante del Dio dell’Antico Testamento, il quale disse: «Ho visto, ho visto l’afflizione del mio popolo che è in Egitto… Sono sceso per liberarlo dalla mano degli egiziani e per farlo salire da quel paese in un paese buono e spazioso» (Es 3:7,8). Lo stesso Dio che ha salvato il suo popolo nel libro dell’Esodo viene ora nella persona di Gesù Cristo per salvare il suo popolo sparso in tutto il mondo. Ha visto il nostro tormento, si è preoccupato per le nostre sofferenze ed è venuto a soccorrerci. «Chi di voi mi convince di peccato?» (Gv 8:46). Nessuno è riuscito a farlo allora, nessuno può riuscirci oggi.
2. La Parola di Dio arriva con le parole di Gesù. La Bibbia è la Parola di Dio e il suo scopo fondamentale è rivelare Dio in modo da poterlo conoscere (Gv 17:3). È necessario perché egli è stato messo in cattiva luce dal nemico, la sua personalità è stata fraintesa. L’intera Bibbia è una lunga testimonianza che rivela chi è Dio e cosa ha fatto per affrontare il problema del peccato nel suo universo. Noi abbiamo la possibilità di scegliere da che parte schierarci.
La Parola di Dio è attendibile, dichiara che siamo tutti peccatori ed è esattamente la verità. Quando dice: «Vi amo», vuol dire che ci ama; quando dice: «il Padre mio vi ama», il Padre ci ama. Altrimenti ce lo avrebbe detto (Sal 119:89; Mt 24:35; I Pt 1:25).
3. La Parola di Dio arriva con le parole della predicazione. II sermone è la Parola di Dio annunciata. «Dov’è il sapiente? Dov’è lo scriba? Dov’è il contestatore di questo secolo? Non ha forse Dio reso pazza la sapienza di questo mondo? Poiché il mondo non ha conosciuto Dio mediante la propria sapienza, è piaciuto a Dio, nella sua sapienza, di salvare i credenti con la pazzia della predicazione» (1 Cor 1:20,21). «Per questa ragione anche noi ringraziamo sempre Dio: perché quando riceveste da noi la parola della predicazione di Dio, voi l’accettaste non come parola di uomini, ma, quale essa è veramente, come parola di Dio, la quale opera efficacemente in voi che credete» (1 Ts 2:13).
Ogni volta che la Parola di Dio viene predicata secondo quanto dice la sua Parola ispirata (la Bibbia), accade qualcosa di misterioso, di sovrannaturale; le persone che rispondono positivamente attraversano il confine che delimita questo mondo per entrare nel regno di Dio. La mia storia diventa parte della sua storia e riceviamo la garanzia dell’esistenza eterna nel tempo che verrà, insieme al Padre nelle «stanze» che sta preparando.
Come essere certi di ciò che sappiamo? «Se no, ve l’avrei detto», dice Gesù. Egli è totalmente credibile, lo è la sua Parola. Un giorno potremo essere con lui nel regno, quando tutto il creato canterà «il cantico di Mosè e dell’Agnello» sul mare di vetro e finalmente la famiglia di Dio sarà riunita (Ap 15:3).