Oggi il concetto di «peccato» è sempre più fuori moda. Recenti statistiche confermano che ben pochi sono i peccati tradizionali considerati ancora tali. La coscienza della gente condanna ancora gesti come l’omicidio, il furto, la menzogna, mentre «riabilita» l’adulterio, la bestemmia, la violazione delle feste e in genere tutto ciò che non comporta danni immediati alla società.
Cos’è in realtà il peccato?
Per rispondere occorre rifarsi al testo biblico, precisamente ai primi capitoli della Genesi, in cui è descritto il primo peccato dell’umanità. L’episodio, al di là della lettera, appare profondamente significativo.
Siamo di fronte a un dramma che, inserito in una cornice pedagogica adatta a ogni tempo, pone alla nostra attenzione un problema esistenziale molto attuale: chi deve decidere ciò che è giusto o sbagliato? Chi stabilisce il codice etico a cui attenersi? L’uomo risponde in modo chiaro disubbidendo all’ordine divino e affermando così la propria autonomia, la propria sovranità.
La sfida alla sovranità di Dio s’inserisce, d’altra parte, in una situazione di ribellione che trascende la terra e abbraccia l’universo intero. In questo conflitto è presente l’inquietante personaggio di Satana.
Il desiderio di autonomia è il presupposto ideologico della nostra società: l’uomo vuole liberarsi da un Dio concepito come un limite alle proprie potenzialità. Egli vuole una libertà assoluta. Ma per quali mete?
Scopriamo, oggi più di ieri, che la nostra libertà si è trasformata in arbitrio e le relative conseguenze ricadono pesantemente su di noi. Ad esempio, nel suo rapporto con il creato, l’uomo ha aggredito la natura per sfruttarla senza pudore, ponendo le basi per una prossima distruzione dell’ecosistema mondiale; sul piano etico ha aggredito il fratello, disinteressandosi della sua sorte, della sua fame, della sua miseria.
Abbiamo pensato di essere «simili agli dei» e ci ritroviamo, credenti e non, a parlare di una prossima fine del mondo.
In realtà questi gravissimi problemi globali, che l’umanità affronta per la prima volta in maniera così drammatica, hanno origine nel peccato di ogni singolo individuo, nell’egoismo, nella superficialità, nel desiderio di potere, nel clima di sospetto e di critica, in cui ognuno di noi è inserito.
La vita senza Dio appare a molti senza un preciso significato.
Occorre una svolta: diversi avvertono confusamente questo bisogno, ma cercano ancora delle soluzioni all’interno della logica umana. C’è bisogno invece di un atto di umiltà: come cristiani crediamo che il sovrano del mondo non sia l’uomo ma Dio. Ci siamo smarriti lungo la strada, ma il Signore non ci ha persi di vista. Abbiamo fallito, abbiamo dilapidato le nostre risorse fisiche e morali, ma Dio desidera strapparci da questa situazione senza uscita, per la quale ha previsto una via di salvezza: il suo meraviglioso perdono.
In sintesi
Il peccato, secondo l’insegnamento della Parola di Dio, è parte integrante della natura umana (Salmo 51:1; Romani 5:12). infatti, ci ammaliamo, invecchiamo e, purtroppo moriamo. Il nostro corpo è: terreno (Genesi 3:19), corruttibile, ignobile, debole, naturale e umano.
“Nell’esperienza di tutti gli uomini si manifestano le conseguenze del primo peccato: c’è nella natura umana una forte tendenza al male, alla quale la creatura umana, se non viene aiutata, da sola non può resistere. Per potersi opporre efficacemente al male e raggiungere quell’ideale che nel più profondo dell’anima stima il solo degno di essere perseguito, può trovare aiuto unicamente in Cristo” (Principi di Educazione Cristiana, p. 24).
Confrontare:
Geremia 17:9; Salmo 90:8; Genesi 3:1-19; Romani 7:15-24.