42 – La legge di Dio: utilità e indispensabilità

gesu33

“Noi sappiamo che la legge è buona, se uno ne fa un uso legittimo; sappiamo anche che la legge è fatta non per il giusto ma per gl’iniqui e i ribelli, per gli empi e i peccatori, per i sacrileghi e gl’irreligiosi, per coloro che uccidono padre e madre, per gli omicidi, per i fornicatori, per i sodomiti, per i mercanti di schiavi, per i bugiardi, per gli spergiuri e per ogni altra cosa contraria alla sana dottrina, secondo il vangelo della gloria del beato Dio, che egli mi ha affidato” (1 Timoteo 1:8-12).

Non è la prima volta che l’apostolo Paolo parla della legge di Dio. In particolare modo nella lettera ai Galati, presenta la legge di Dio in rapporto alla grazia, così anche nella lettera ai Romani. Anche l’apostolo Giovanni nelle sue tre lettere si sofferma spesso sul valore della legge in rapporto all’amore di Dio e all’obbedienza che gli è dovuta. Gesù, naturalmente, ha chiaramente attestato il valore intrinseco della legge, osservandola e invitando gli uomini ad osservarla e conferendogli un valore eterno (Giovanni 14:15; Matteo 5:17).

Nel testo introduttivo di questa riflessione l’apostolo Paolo presenta alcuni significativi aspetti sull’utilità e l’indispensabilità della legge.

1. La legge è buona, se uno ne fa un uso legittimo.

Secondo il pensiero della Parola di Dio, espresso dall’apostolo Paolo, la legge, non solo è buona, ma anche «santa e giusta» (Romani 7:12). Essa è la rivelazione del carattere di Dio, che è santo, giusto e buono.

Naturalmente, il fatto che una cosa sia buona e santa non significa che se ne faccia un buon uso, ciò dipende molto dall’uomo.

Al tempo degli apostoli alcuni credenti di origine ebraica, ne facevano un cattivo uso, credendo e insegnando la salvezza per opere, presentando la legge come mezzo di salvezza. Ciò è chiaramente evidenziato nella lettera ai Galati. Infatti, l’apostolo Paolo riprende esplicitamente i fratelli della comunità con parole oserei dire offensive: “O Galati insensati, chi vi ha ammaliati, voi, davanti ai cui occhi Gesù Cristo è stato rappresentato crocifisso? Questo soltanto desidero sapere da voi: avete ricevuto lo Spirito per mezzo delle opere della legge o mediante la predicazione della fede? Siete così insensati? Dopo aver cominciato con lo Spirito, volete ora raggiungere la perfezione con la carne?” (Galati 3:1-3).

E ancora: “Io non annullo la grazia di Dio; perché se la giustizia si ottenesse per mezzo della legge, Cristo sarebbe dunque morto inutilmente” (Galati 2:21).

Per i Galati la legge era diventata il mezzo per essere salvati; in questo modo, il sacrificio di Cristo veniva ad essere annullato.

No alla meritocrazia! L’uomo non è salvato per quello che è o che fa, ma per ciò che Dio ha fatto per lui. La salvezza è un dono di Dio (Efesini 2:4-10).

Esiste un altro modo di usare la legge in modo illecito ed è quello di escluderla dal piano della salvezza. Diverse confessioni religiose insegnano erroneamente che la legge di Dio è stata annullata da Cristo sulla croce, pertanto non deve essere osservata. Naturalmente ciò non è conforme all’insegnamento stesso di Gesù. Infatti, Egli ha affermato che era venuto non per abolirla, ma per adempierla (Matteo 5:17), nel senso di dare alla legge quel significato spirituale ed esistenziale relativo al piano della salvezza. Peraltro Egli stesso ha detto: “Se voi mi amate, osserverete i miei comandamenti” (Giovanni 14:15), ed ha aggiunto: “Se osservate i miei comandamenti, dimorerete nel mio amore; come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e dimoro nel suo amore” (Giovanni 15:10).

C’è un terzo modo di usare la legge abusivamente, quello di includerla nel piano della salvezza con qualche cambiamento. Di fatto e con dispiacere, nell’ambito del cristianesimo ci sono delle confessioni religiose che non osservano tutti e dieci i comandamenti. Anche la Parola di Dio ha qualcosa da dire a proposito. Giacomo, ad esempio afferma, “Chiunque infatti osserva tutta la legge, ma la trasgredisce in un punto solo, si rende colpevole su tutti i punti” (Giacomo 2:10), e l’apostolo Giovanni, nel suo ultimo libro, sostiene: “lo dichiaro a chiunque ode le parole della profezia di questo libro: se qualcuno vi aggiunge qualcosa, Dio aggiungerà ai suoi mali i flagelli descritti in questo libro; se qualcuno toglie qualcosa dalle parole del libro di questa profezia, Dio gli toglierà la sua parte dell’albero della vita e della santa città che sono descritti in questo libro” (Apocalisse 22:18-19).

La legge di Dio, santa, giusta e buona, non è contraria alla salvezza o a Cristo, ma non salva, perché la sua funzione specifica nel piano della redenzione è quella di condurci a Cristo, la salvezza.

“La legge è dunque contraria alle promesse di Dio? No di certo; perché se fosse stata data una legge capace di produrre la vita, allora sì, la giustizia sarebbe venuta dalla legge; ma la Scrittura ha rinchiuso ogni cosa sotto peccato, affinché i beni promessi sulla base della fede in Gesù Cristo fossero dati ai credenti. Ma prima che venisse la fede eravamo tenuti rinchiusi sotto la custodia della legge, in attesa della fede che doveva essere rivelata. Così la legge è stata come un precettore per condurci a Cristo, affinché noi fossimo giustificati per fede” (Galati 3:21-24).

Quando facciamo della legge un cattivo uso, noi delegittimiamo la grazia di Dio. Il sacrificio di Cristo perde valore se non addirittura annullato.

2. La legge non è stata data per il giusto.

Secondo Dio non c’è «nessuno giusto neppure uno» (Romani 3:10-11). Nella misericordia di Dio, invece, sono giusti tutti coloro che hanno accettato Gesù Cristo e vivono la buona novella della salvezza (Romani 5:1).

Chi ha accettato Gesù Cristo come personale Salvatore, vive la legge come parte integrante della propria vita. Egli segue Gesù osservando i suoi comandamenti (Giovanni 14:15) e vive nell’amore di Dio obbedendo alla sua volontà (1 Giovanni 2:3-5; Matteo 7:21).

“Da questo conosciamo di amare i figli di Dio: se amiamo Dio e ne osserviamo i comandamenti, perché in questo consiste l’amore di Dio, nell’osservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi” (1 Giovanni 5:2-3).

In Gesù, la legge, espressione del carattere e dell’amore di Dio, grazie all’azione dello Spirito Santo viene impressa nel cuore del credente e diventa parte integrante della sua sfera affettiva e della sua vita (Ebrei 8:8-10).

“Questa è l’alleanza che io stipulerò con loro dopo quei giorni, dice il Signore: io porrò le mie leggi nei loro cuori e le imprimerò nella loro mente” (Ebrei 10:16).

Non è una questione di comprensione ma di affettività, caratterizzata dalla gioia di adempiere la volontà di Dio, come giustamente recita il Padre nostro: «Sia fatta la sua volontà» (cfr. Salmo 40:6-8).

3. La legge è stata data per i peccatori.

Non per condannarli o giudicarli. La legge non condanna, ma attesta il peccato che è dentro di noi. Lo Spirito Santo si serve della legge per indurre l’uomo alla comprensione del peccato e per poi condurlo a Cristo.

“E quando sarà venuto, egli (lo Spirito Santo) convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio” (Giovanni 16:8).

“Che cosa diremo dunque? La legge è peccato? No di certo! Anzi, io non avrei conosciuto il peccato se non per mezzo della legge; poiché non avrei conosciuto la concupiscenza, se la legge non avesse detto: «Non concupire»” (Romani 7:7).

Grazie alla legge di Dio, santa, giusta e buona, l’uomo ha la possibilità di cogliere la sua vera natura, la sua identità spirituale e caratteriale. L’uomo ritrova se stesso e come Pietro può esclamare: «Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore» (Luca 5:8), per poi ricevere nel cuore la grazia di Dio, il Suo amore e la Sua pace.

“Ora però, indipendentemente dalla legge, è stata manifestata la giustizia di Dio, della quale danno testimonianza la legge e i profeti: vale a dire la giustizia di Dio mediante la fede in Gesù Cristo, per tutti coloro che credono – infatti non c’è distinzione: tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio – ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù” (Romani 3:21-24).

“Giustificati dunque per fede, abbiamo pace con Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore, mediante il quale abbiamo anche avuto, per la fede, l’accesso a questa grazia nella quale stiamo; e ci gloriamo nella speranza della gloria di Dio” (Romani 5:1-2).

Riassumendo, la legge, espressione del carattere di Dio, è parte fondamentale del piano della salvezza, dell’evangelo e degli insegnamenti di Dio e degli apostoli.

Nel piano della salvezza essa ha una triplice funzione:

  1. Offrire all’uomo la possibilità di cogliere la sua vera identità spirituale e caratteriale. Essa contribuisce a dare un senso, un’identità all’essere uomini e donne. È grazie alla legge che possiamo cogliere la nostra vera identità in rapporto a Dio che è santo, giusto e buono, a noi stessi e al prossimo.
  2. Condurci a Cristo, la salvezza.
  3. Vivere Cristo, la salvezza, nella potenza dello Spirito Santo. Grazie all’aiuto dello Spirito Santo, la legge conferisce al credente un carattere conforme a quello divino, quindi una nuova identità, che si ispira a Cristo e al suo stile di vita.

“La legge di Dio è una manifestazione del suo amore per gli uomini. Egli ci rivela i principi della giustizia per evitarci i danni della trasgressione. La legge esprime il pensiero di Dio. Quando la riceviamo in Cristo, essa conquista il nostro pensiero. Ci innalza al di sopra dei desideri e delle tendenze della nostra natura, al di sopra delle tentazioni del peccato… Promulgando la legge al Sinai, Dio fece conoscere agli uomini la santità del suo carattere affinché potessero rendersi conto delle deficienze del loro. La legge fu data per convincerli di peccato e per far sentire loro il desiderio del Salvatore… la legge è ancora il mezzo che condurre a Lui, per essere giustificati per fede” (La Speranza dell’Uomo, p. 213).

Share Button