78 – Quattro parole per definire l’amore – 01

  1. Eros: l’amore attrazione
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Una delle realtà più immediate nella nostra esperienza con l’amore è il suo carattere di pulsione e di desiderio. Buona parte di ciò che chiamiamo amore è in relazione con l’attrazione fisica, e ha, più o meno, delle connotazioni sentimentali e sessuali. È l’amore eros, parola da cui derivano i termini «erotismo» ed «erotico».

Questa forma di amore si presenta generalmente come un bisogno imperioso, come un’urgenza involontaria, addirittura irresistibile. Una forza fatta d’istinti che ci attira verso l’altro, apparentemente sopravanzando la nostra volontà ed emarginando ogni riflessione, talvolta anche contro la nostra stessa ragionevolezza.

Platone descriveva l’amore eros come «un furore, un delirio, una passione» che si impone all’individuo al di là della sua volontà. L’innamorato ha l’impressione di avere avuto «un colpo di fulmine», cioè di essere stato colpito da qualcosa che gli è caduto addosso, un’aggressione di cui ignora i meccanismi oscuri.

Quest’impressione di essere «vittima» piuttosto che «soggetto» dell’amore è descritto nel mondo classico con la figura di Cupido, questo dio adolescente, birichino e burlone, che si diverte a colpire i cuori alla cieca con le sue frecce inattese. È un’immagine per descrivere la sensazione di vivere un desiderio che non dipende completamente da noi, di essere sotto l’influenza di una forza esterna, addirittura sovrannaturale (divina o diabolica, secondo i casi) che fa irruzione nella nostra vita, senza che possiamo dominarla.

Questo amore ha ispirato ampiamente la letteratura di tutti i tempi. Nella Bibbia è il re Salomone che ha cantato meglio la sua forza: «Mettimi come un sigillo sul tuo cuore, come un sigillo sul tuo braccio; perché l’amore è forte come la morte, la gelosia è dura come il soggiorno dei morti. I suoi ardori sono ardori di fuoco, una fiamma potente» (Ct 8:6).

Questo tipo d’amore, romantico e capriccioso, cantato e reinventato costantemente dalla letteratura occidentale durante i vari secoli, e divulgato oggi attraverso i media, è caratterizzato spesso da «irresponsabilità», cioè dalla tendenza a rifiutare di rendere conto a chicchessia. Questo amore piomba addosso come una malattia e va via così come è venuto, senza avvertire.

L’amore eros è loquace, vulnerabile e capriccioso perché è innanzitutto desiderio. E il desiderio, se è solo istinto e pulsione, si placa o si spegne con il possesso, cioè con la soddisfazione del desiderio. E i nostri desideri umani, confusi spesso con i capricci e i piaceri, durano raramente per sempre. Sono effimeri, fugaci e mutevoli come il piacere stesso. Questa realtà è illustrata chiaramente nella storia di Amnon e di Tamar (2 Sam 13:1-19). Amnon si è innamorato della sorellastra, la bella Tamar, al punto da diventarne malato. Ma subito dopo essere riuscito a violentarla, «Amnon ebbe verso di lei un odio fortissimo; a tal punto che l’odio per lei fu maggiore dell’amore di cui l’aveva amata prima» (v. 15).

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