04 – Elogio della follia di Dio

Dal supplizio della croce alla vita

Conferenze tratte da Regards 2000, tenute in Francia via satellite.

Introduzione

È facile capire quei discepoli! Caddero da quelle sommità sulle q3uali Gesù, il loro Maestro, li aveva condotti. Avevano lasciato tutto per associarsi alla sua avventura. Per tre anni e mezzo avevano vissuto in una certa euforia. Questa “aleggiava” intorno a loro! Pensate, erano un piccolo gruppo di compagni d’avventura, convinti di contribuire a sconvolgere il corso della storia del mondo e persuasi che un regno di pace stava per imporsi, grazie ad essi! Erano certi che Gesù sarebbe ben presto stato riconosciuto nel suo giusto valore: il Messia atteso da secoli…
Difatti, alcune ore prima, era stato accolto come un re dagli abitanti di Gerusalemme. Un vero trionfo! Tutto era pronto affinché il loro sogno finalmente si realizzasse. Lo toccavano quasi col dito. Ci credevano più che mai prima di allora!
Bruscamente, tutto era precipitato nell’orrore e nell’incubo. Gesù era stato arrestato da un’orda scatenata, armata di spade e randelli. E in più, alla loro testa vi era Giuda, uno di loro! Una situazione davvero cupa: i discepoli si eclissarono nel nulla, impauriti. E Pietro, il maggiore, il forte, aveva rinnegato il suo Maestro. La disfatta era totale!
Gesù è morto nel modo più vergognoso ed umiliante che esista. Lo scacco è stridente, perfino chiassoso!

Come un castello di carte…
Un magnifico castello di carte pazientemente elaborato e montato per mesi, anni… Resta (ancora) da mettere a posto l’ultima carta e… patatrac! In un momento tutto è stato portato via da quest’uragano! La follia di una morte che sembrava non avere alcun senso. Che assurdità! La caduta era violenta!
Ci sono delle buone ragioni per essere disgustati per sempre, anche di Dio! Vi sono buone ragioni di sentirsi ingannati, traditi e imbrogliati!

Eppure, il cristianesimo si è sviluppato. Si è diffuso come il fulmine fino ai giorni nostri. E la croce che è tuttavia un atroce strumento di tortura, è divenuto l’emblema di tutti i cristiani in tutti i secoli. Queste immagini lo provano.
L’apostolo Paolo, grande propagatore del cristianesimo, scriveva ai Corinzi:
“Poiché mi proposi di non sapere altro fra voi, fuorché Gesù Cristo e lui crocifisso.” (1 Corinzi 2:2)
Questo grande maestro e propagatore del pensiero cristiano aveva deciso di fare la sintesi del suo pensiero in questa dichiarazione, che mette al centro la croce del supplizio di Gesù!

Sapete come i sordomuti indicano Gesù? Mettendo in rapida sequenza l’indice di ogni mano nella palma dell’altra, designandolo in questo modo come colui che aveva le mani trafitte.

C’è da stupirsi che un simile messaggio possa aprire il futuro, non è vero? Tuttavia, quando riflettiamo bene, c’è qualcosa di assurdo. Immaginate una ghigliottina, una sedia elettrica o una siringa e che uno di questi diventi l’emblema di un nuovo movimento religioso! Questo vi metterebbe a disagio? Lo spero! Perché abbiamo dimenticato tutte le atrocità che ci sono dietro a questo simbolo! Si è tanto abituati a vederlo. La croce è divenuta un oggetto di decoro molto carino, un gioiello che alcuni portano con fierezza al collo, al polso o all’orecchio.

Una storiella…
Un giorno, ho assistito ad un servizio religioso in una sinagoga. Sono stato colpito da una cosa che mi ha sconvolto: i fedeli ebrei erano allegri! Cantavano, ridevano…e se gli saltava il ticchio, davano un colpo al vicino e si mettevano a discutere rumorosamente con lui. Chiesi allora al mio vicino perché manifestavano tanta gioia. La sua risposta mi stupì: “Noi adoriamo un Dio vivente. Per voi cristiani il vostro Dio è morto su una croce. La vostra religione ha come punto di partenza un fallimento! Avete una religione che esalta la morte! Noi abbiamo una religione che esalta la vita!”

Una croce trionfante!
E’ stato fatto credere che si rappresentasse una religione di morte, di fallimento e di tristezza ma è un grave e spiacevole errore! Questa non era minimamente l’attitudine riflessa dalla Chiesa cristiana primitiva, che considerava giustamente la croce come segno di vittoria. La croce è luminosa! Era vissuta come un trionfo e non come una disfatta!
La croce è dunque al centro del pensiero cristiano.
Se i 4 vangeli raccontassero in maniera così dettagliata i tre anni e mezzo del ministero di Gesù, così come hanno fatto per i tre ultimi giorni del processo e della crocifissione, noi possederemmo una vita di Gesù che si estenderebbe in 9000 pagine! È chiaro che la crocifissione è il cuore del vangelo.

Allora si tratta di uno stupido destino, di un fallimento mascherato o di una vittoria?

1. Un fatto atroce e scandaloso

Per non rendere banale la morte di Gesù, dobbiamo renderci conto della sua atrocità. Forse direte: “Andiamo, non ci sono abbastanza atrocità oggi nel nostro mondo senza dover far rivivere questo ricordo vecchio di 2000 anni?”

È vero. Ogni morte è terribilmente rivoltante. Soprattutto quelle che avvengono nel nostro tempo, nel nostro spazio, nella nostra vita.. Ma se per fede, l’abbiamo visto nelle conferenze precedenti, comprendiamo che Gesù è la manifestazione stessa di Dio, che è la stessa carne di Dio, questa morte mi sconvolge e mi interpella più di qualsiasi altra morte, anche dopo 2000 anni!

Parole di un bambino…
Un giorno, un insegnate di religione, chiese ad un alunno della sua classe cosa Gesù avrebbe detto sulla croce in mezzo ai due briganti, e lui immaginò questo discorso: “Ad ogni modo me ne infischio! Fra tre giorni risusciterò!”
Mi piace la schiettezza dei bambini. Questo bambino ha detto ad alta voce quello che molti pensano nella loro mente.
Si banalizza la morte di Gesù facendo notare che non ci riguarda molto. Pensate: 2000 anni… ce ne sono stati dei drammi da quel giorno! “Non vorrete mica mettermi sulle spalle una morte vecchia di 2000 anni” mi disse qualcuno visibilmente seccato.
Pertanto, come il bambino, relativizziamo questa morte, facendo intendere che Gesù sapeva che sarebbe risuscitato tre giorni più tardi. Per questo la morte era piuttosto amichevole! Un bluff, insomma!

Significa dimenticare tutta l’angoscia di Gesù nel Getsemane e le sue sofferenze fisiche…
Il racconto ci dice che alla vigilia del suo martirio, egli sudò dei grumi di sangue. Questa traspirazione sanguinolenta fu provocata dalla rottura di piccoli capillari. Dunque intensa sofferenza. Oh no! Gesù non è l’essere fuori del normale che attraversa le battaglie della vita con una rosa in mano!
Ha sofferto moralmente, abbandonato dai giudei che cercava in primo luogo di toccare. Abbandonato dai suoi stessi discepoli, che dormivano invece di sostenerlo nelle sue sofferenze! Ed inoltre col sentimento di essere stato abbandonato da Dio stesso!
E le sofferenze fisiche erano insopportabili. I romani stessi definivano la croce “il legno della sciagura”. Era mancanza di buon gusto parlarne all’epoca, tanto l’evocazione faceva fremere! I romani stimavano perfino che quell’esecuzione era troppo atroce per i loro cittadini. Quel supplizio era riservato ai criminali ed ai ribelli politici della nazioni vinte.
Senza voler troppo ingigantire la cosa, dobbiamo sapere che prima vi era la flagellazione. Una frusta con 5 palline di piombo di 2 centimetri di diametro, piene di spunzoni. Un testo anonimo del 2° secolo descrivendo la flagellazione dice che “lasciava delle ferite aperte fino alle vene e le arterie”.
In seguito la vittima era spogliata da ogni indumento. Veniva sospesa in aria totalmente nuda e contorta. Era così esposta alla berlina dei presenti. L’umiliazione era totale.
La morte era lenta e dolorosa. Il crocifisso moriva in preda ai crampi e ad una lenta asfissia. Ogni volta che faceva leva sulle gambe poteva prendere un po’ di fiato, finché il tetano gli impediva questo movimento. Quando il supplizio durava troppo a lungo si rompevano le gambe del condannato.
Mi fermo qui nella descrizione dell’orrore.

La croce… un messaggio difficile da accettare
Capirete allora perché era difficile, addirittura impensabile, propagare o accettare una religione che adorasse un Dio ucciso in maniera così infamante?
Fra parentesi, questa assurdità prova che la croce non è stata inventata. Se la storia di Gesù fosse stata inventata, certamente si sarebbe trovata un’altra morte, se fosse stata necessaria! La morte mediante la crocifissione era un terribile handicap per la diffusione del cristianesimo.
D’altronde, dopo diversi anni di predicazione di questa croce, l’apostolo Paolo allude a questo handicap:”Noi predichiamo Cristo crocifisso, che per i Giudei è scandalo, e per gli stranieri pazzia”. (1 Corinzi 1:23)

Scandalo per i giudei…
Letteralmente, uno “scandalo” era un oggetto che faceva inciampare. Per un giudeo, questa morte non faceva che denunziare la maledizione di Dio.
Infatti i giudei si ricordavano della Scrittura che diceva: “Maledetto chiunque è appeso al legno.” (Galati 3:13; Deuteronomio 21:23)
Il giudeo Tryfone, del 2° secolo, scriveva il suo stupore al filosofo cristiano Giustino: “Voi mettete la vostra speranza in un uomo crocifisso”.
I giudei aspettavano un Messia trionfante e glorioso che avrebbe vinto l’oppressore romano. Che farsene di quel “debole germoglio?”.

Follia per i pagani…
I romani cercavano la forza, la potenza. I greci esaltavano, in quell’epoca, la sapienza di Pitagora che cercava di avere, senza soffrire troppo, l’immortalità.
Gesù, debole, sofferente, moribondo, era l’opposto di queste visioni!
Nel 1856 è stata scoperta, in una classe di giovani schiavi di un palazzo imperiale di Roma, una incisione che risale al 3° secolo. Una delle primissime rappresentazioni della croce! In essa è inciso un crocifisso con la testa d’asino! A fianco, un uomo in adorazione. Sotto vi è un iscrizione sarcastica che dice: “Alexamenos adora il suo Dio.” Evidentemente si cercava di umiliare un giovane schiavo convertito al cristianesimo.

Verso l’anno 180 d.C., Celso scriveva: “Che figlio di Dio sarebbe, un individuo che suo Padre non ha potuto salvare dal più infamante supplizio?”.

Scandalo e pazzia eppure…
L’apostolo Paolo non esita a scrivere a proposito di questa morte: “Poiché la pazzia di Dio è più forte degli uomini” (1 Corinzi 1:25).

2. Un passaggio obbligato…

E se si fosse trattato di un incidente di percorso? E se la croce non fosse stata che un fallimento, mascherata in passaggio obbligatorio da dei discepoli astuti e disonesti?

Anzitutto, questo significherebbe ignorare le profezie che abbiamo studiate nella penultima conferenza. Fin dalle prime pagine della genesi, come anche nei profeti, l’abbiamo visto: l’idea del sacrificio del Messia è presente. Vi figura come un filo rosso in tutto il testo biblico. Per esempio, abbiamo visto la straordinaria profezia di Daniele delle 70 settimane. Nel mezzo dell’ultima settimana profetica, è detto molto chiaramente che il Messia sarebbe stato “soppresso”! Ora, la nostra interpretazione che si vale di serie ricerche, dimostra che questa profezia si riferisce precisamente al tempo di Gesù!

In seguito, noi troviamo tutta una serie di chiarissime allusioni di Gesù che annuncia la sua futura morte. Prima la parabola dei vignaioli che vi ho ricordato nella passata conferenza. Gesù racconta la storia di un proprietario che parte ed affida la sua vigna a dei vignaioli. A più riprese, al tempo della vendemmia, manda dei servitori. Tutti quei servi vengono assassinati. È quello che accadde con i profeti nel corso della storia. Alla fine manderà il suo proprio figliolo. Anche egli verrà assassinato. I discepoli dovevano scoprire in quel filo rosso la persona di Gesù.
Un’ altra volta Gesù dirà a un Fariseo, in presenza dei discepoli: “E come Mosé innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che il Figlio dell’uomo sia innalzato, affinché chiunque crede in lui abbia vita eterna” (Giovanni 3:14,15).
Un’altra volta, mentre era in cammino con i suoi discepoli verso Gerusalemme, Gesù disse: “Noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà dato nelle mani dei capi dei sacerdoti e degli scribi. Essi lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani, i quali lo scherniranno e gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e l’uccideranno; ma dopo tre giorni, egli risusciterà” (Marco 10:33,34).
E alla vigilia del suo arresto, Gesù aveva riunito i suoi discepoli per celebrare la Pasqua. Al momento di rompere il pane, disse: “Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me” (Luca 22:19).
Per finire, le sue ultime parole sulla croce furono: “Tutto è compiuto…” Proclamando la sua convinzione d’avere portato a termine l’opera per la quale era venuto.

Possiamo sempre obiettare che quelli che hanno scritto i testi sono dei furbi! È facile mettere a posteriori nella bocca di Gesù delle parole! L’obiezione sarebbe valida se nessuna profezia avesse predetto l’evento. Ma queste parole non erano altro che l’eco di quello che era stato scritto da tanto tempo. I testi sono là. Scritti molto tempo prima di Cristo. E questo nessuno può contestarlo! D’altronde questo è l’argomento che l’apostolo Paolo utilizzava ogni volta che parlava di questo evento: tutto si è realizzato secondo un piano stabilito da sempre da parte di Dio.

Allora…Perché i discepoli non ci hanno creduto? Perché quando morì fuggirono tutti? Perché persero ogni speranza? Perché, quando Gesù apparve loro, non lo riconobbero immediatamente? Domande pertinenti! D’accordo, sono io che le faccio! Ma credo tuttavia di essere l’interprete di molti altri. L’uomo non è cambiato. Non vi è peggior sordo di chi non vuole intendere! Non ho affermato, a più riprese, che questa visione di Gesù e del suo messianismo non corrispondeva affatto alle aspettative dei giudei? I discepoli non volevano e non potevano credere. Una volta ancora abbiamo la prova che questi fatti non sono stati inventati. La storia sarebbe certamente stata diversa se fosse stata il frutto della loro immaginazione.
Ora è il momento che ci poniamo la domanda essenziale. Se realmente la morte di Gesù, così atroce e scandalosa, è un passaggio obbligatorio, cosa ci vuole insegnare? In che cosa questa morte avvenuta 2000 anni or sono concerne me, che vivo all’alba del 3° millennio?

3. Un atto significativo e salvifico per me

Era necessario che Gesù passasse per la morte? Si, abbiamo detto. E Gesù stesso dirà: “La mia vita nessuno me la toglie, ma io la depongo da me”.

Ma allora, chi ne aveva bisogno? Si trattava di una specie di offerta a Dio? No di certo! Dio non aveva bisogno di questo sacrificio. Come anche di tutti i sacrifici. Il loro scopo non era quello di cambiare Dio, ma il cuore dell’uomo. Gesù non è morto per Dio, ma per l’uomo! Dio non aveva bisogno della morte di un innocente per amarci. Sarebbe scandaloso! Dio sarebbe peggio dell’uomo!
D’altronde, per mezzo di questo sacrificio, Dio si offre a noi. “ Io e il Padre siamo uno…Chi ha visto me ha visto il Padre…” ha detto Gesù.
E l’apostolo Paolo diceva che: “Dio era in Cristo nel riconciliare con sé il mondo” (2 Corinzi 5:19).

Si tratta di fatalità? La morte di Gesù non è un suicidio e Dio non è il mandante di un omicidio! Più che una fatalità si tratta di una necessità. Bisognava che Gesù andasse fino in fondo alla sua vocazione di uomo. Attraverso quella croce, Dio cerca di incontrare l’uomo sul terreno della sua pazzia. Egli volle immedesimarsi in tutte le nostre sofferenze, in tutte le nostre rotture, fino al colmo della morte più rivoltante. Sulla croce, Gesù ha lasciato la sua divinità per raggiungere l’uomo nella sua sofferenza più intima. Si è vuotato di se stesso! Dio non poteva liberare l’umanità dalla sua sofferenza e dalla morte senza passarci lui stesso. È un atto misterioso e sconvolgente di solidarietà!

Mi succede, come certamente anche a voi, davanti alla sofferenza del mondo, di ribellarmi contro Dio. Cosa fa Dio? Egli è là, confortevolmente installato nella sua eternità con le braccia conserte! “Dio è buono…” dicono i cristiani. Parliamone! È facile essere buoni e lasciar fare. Non c’è nessun aereo stratosferico che possa andare a bombardare la dimora dell’Altissimo!
Allora l’Altissimo si è fatto l’Infimo. È venuto in mezzo a noi sotto i bombardamenti. In questa guerra, Dio si è messo in prima linea. Ha i piedi, se non congelati, almeno trafitti da un grosso chiodo. Non si tratta più di un Dio che lascia fare, ma piuttosto che si lascia fare. Un poeta ha detto: “ davanti a tutto quello che accade, Dio non sta a guardare con le braccia conserte, ma tiene le braccia sulla croce…”.
Sappiate allora, che nei momenti peggiori delle vostre prove, quando penserete che tutti vi abbandonano… in fondo alla vostra sofferenza, Dio vi avrà preceduti!
Ma, più misterioso ancora…

La croce è il posto dove è stata combattuta una battaglia fra l’amore e la violenza, fra Dio e Satana! Sulla croce, il principe del male ha gettato la sua maschera. Lo scopo finale di Satana è stato messo a nudo: egli cercava soltanto la morte di Dio. Promette mari e monti… Tutte menzogne! Vuole la morte di Dio, del principe stesso della Vita!
Un magnifico testo dell’epistola agli Ebrei evoca questo mistero con una rara profondità: “Poiché dunque i figli hanno in comune sangue e carne, egli pure vi ha similmente partecipato, per distruggere, con la sua morte, colui che aveva il potere sulla morte, cioè il diavolo, e liberare tutti quelli che dal timore della morte erano tenuti schiavi per tutta la loro vita” (Ebrei 2:14,15).
La croce riflette l’immagine delle nostre rotture con Dio nel suo risultato finale. Essa provoca in me il disgusto delle mie proprie rotture! La croce “rivela” il mio peccato. Attenzione: una diagnosi non è crudele, è il primo passo salvifico del medico! E questo medico che è il nostro Dio, si è messo alla portata dei nostri sputi e delle nostre frustate! Lo scopo dello choc della croce è quello di “svegliarmi”.

Una storia…
Un fattore aveva un conflitto col suo padrone. Evidentemente il fattore aveva torto, e con questo aveva provocato un danno al proprietario. Questi decise allora di sporgere denuncia. Ma, cedendo alle suppliche del suo fattore, ritirò la denuncia e passò sopra la cosa. Pochi giorni dopo, circolò una voce fra i fattori della zona: “Avete visto, siccome il padrone aveva torto, ha ceduto!” Il fattore era al sicuro dalle conseguenze giudiziarie, ma quel perdono non fece che infossarlo ancora di più, lui ed i suoi familiari, senza far nascere la benché minima traccia di riconoscenza e d’amore nel suo cuore.
Improvvisamente ho compreso meglio il ruolo della croce. Gesù prende su di sé tutte le conseguenze delle mie rotture e le denunzia nella sua carne. Il giudizio che io merito, lo infligge a sé stesso, mostrandomi le orribili conseguenze delle mie rotture e permettendomi di essere trasformato e commosso da tanto amore e perdono.

Un’altra storia…
Un padre con suo figlio viaggiavano in automobile su una strada di campagna. All’improvviso un’ape entrò nell’auto dal finestrino. Il bambino era allergico alle punture delle api ed era
sconvolto perché poteva morire se fosse stato punto. Il padre con una mossa rapida acchiappò l’insetto e lo strinse nella sua mano. Poi allentò la presa. Il bambino si spaventò nel vedere l’ape di nuovo libera. Allora il padre gli fece vedere la mano: l’ape aveva conficcato nel palmo della sua mano il pungiglione! “Non avere paura” gli disse il padre, “Io sono stato punto al posto tuo!”
Ecco il messaggio della morte di Gesù. Cristo ha preso il pungiglione. Il male si dibatte ancora, certo. Ma, come l’ape, è già condannato.
L’apostolo Paolo esclama, contemplando il sacrificio di Gesù:
“O morte, dov’è la tua vittoria? O morte, dov’è il tuo dardo?..Ma ringraziato sia Dio, che ci dà la vittoria per mezzo del nostro Signor Gesù Cristo!” (1 Corinzi 15:55,57).

Allora la croce apre la via alla vittoria. Se non ci fosse stata la morte, non ci sarebbe stata risurrezione! È evidente! Per vivere il trionfo della risurrezione, Gesù doveva passare dalla morte e la sua resurrezione è una strada aperta per tutti noi. Come ci ha accompagnati nella via della morte, ci ha preceduti sul cammino della resurrezione! La sua resurrezione diventa un segno di vittoria definitiva della vita e dell’amore.
L’apostolo Paolo scriveva: “Se siamo morti con lui, con lui anche vivremo” (2 Timoteo 2:11).
Ritorneremo sull’argomento in un’altra conferenza.

Conclusione

Sappiate che questi due pezzi di legno che si incrociano, uno orizzontalmente parallelo alla terra, e l’altro verticalmente, che riunisce la terra al cielo, sono il simbolo di questo incontro: Dio è sceso per tagliare in due la strada dell’umanità, affinché potesse esserci un “prima” ed un “dopo”. Affinché le cose fossero cambiate. Un nuovo inizio è stato posto a partire da questa croce. Un avvenire di Vita, oltre la morte, è aperto.

Io credo che Gesù è morto per me. Per richiamarmi a quest’altra realtà. E voi? Siete pronti a ricevere questo regalo? Perché è offerto anche a voi! Così, improvvisamente la croce non rivela soltanto le nostre ferite ma anche la nostra grandezza. Dobbiamo certamente essere importanti ed avere un grande valore agli occhi di Dio per accettare di subire, per amore, la più terribile fra le condanne a morte! Non vi commuove il fatto che qualcuno ha offerto la sua vita per amore nostro? Ricevere il dono della sua vita, come un pane che nutre e che si condivide.
E sapete cosa c’è di meraviglioso? Questo regalo non deve essere meritato. Lo si riceve soltanto. Basta accettarlo… Sapete, non è sempre facile accettare dei regali senza far valere i nostri meriti. Dio ci chiede soltanto di mollare la presa e di abbandonarci al suo amore.

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