Accettarle e comprenderne l’origine significa essere trasformati in potenti agenti di testimonianza
Ellen G. White*
La grazia e la giustizia di Cristo sono offerte agli uomini in dono gratuito. L’apostolo Paolo, scrivendo per ispirazione dello Spirito Santo, dice: «Ma Dio, che è ricco in misericordia, per il grande amore con cui ci ha amato, anche quando eravamo morti nei peccati, ci ha vivificato con Cristo (è per grazia che siete stati salvati), e ci ha risuscitati con lui e con lui ci ha fatto sedere nel cielo in Cristo Gesù, per mostrare nei tempi futuri l’immensa ricchezza della sua grazia, mediante la bontà che egli ha avuto per noi in Cristo Gesù. Infatti, è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio» (Ef 2: 4-8).
Il fatto che la giustizia di Cristo ci è imputata, non per nostri meriti, ma come libero dono di Dio, è un pensiero prezioso. Il nemico di Dio e dell’uomo non vuole che questa verità sia presentata con chiarezza, perché sa che se le persone la accolgono completamente, il suo potere sarà spezzato. Se può controllare i pensieri, in modo che il dubbio, l’incredulità e l’oscurità compongano l’esperienza di chi si dichiara figlio di Dio, può anche vincerlo per mezzo della tentazione. La fede semplice che porta a Dio e alla sua parola deve essere incoraggiata. Il popolo di Dio deve possedere quella fede che è in grado di far propria la potenza divina, perché «è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede, e ciò non viene da voi, è il dono di Dio». Quanti credono che Dio, per amore di Cristo, ha perdonato i loro peccati non dovrebbero, vinti dalla tentazione, mancare di affrettarsi ad affrontare il buon combattimento della fede. La loro fede dovrebbe rafforzarsi finché la loro vita cristiana, insieme alle loro parole, dichiarino: «Il sangue di Gesù Cristo, suo figliuolo, ci purifica da ogni peccato».
La fede è fiducia in Dio: implica credere che lui ci ama e che conosce perfettamente quanto è per il nostro bene. Per questo essa ci porta a scegliere la sua via al posto della nostra. Accetta la sua saggezza al posto della nostra ignoranza; la sua forza al posto della nostra debolezza; la sua giustizia al posto della nostra colpevolezza. Le nostre vite, noi stessi, siamo già suoi; la fede riconosce il suo diritto di proprietà e accetta la sua benedizione.. La verità, l’integrità, la purezza sono indicate come il segreto del successo nella vita ed è la fede che ci fa entrare in possesso di questi principi. Ogni buon impulso o aspirazione è il dono di Dio; la fede riceve da Dio la vita che sola può produrre vera crescita ed efficienza.Sarà chiarissimo allora come esercitare la fede. Ogni promessa di Dio implica delle condizioni: se desideriamo fare la sua volontà, tutta la sua forza sarà nostra. Qualunque dono egli ci prometta esso è implicito nella promessa stessa. «Il seme è la parola di Dio». Con la stessa certezza con cui la quercia è racchiusa nella ghianda, il dono di Dio risiede nella sua promessa. Se accogliamo la promessa, abbiamo anche il dono.
La fede che ci permette di ricevere i doni di Dio è essa stessa un dono, qualche misura del quale è impartita a ogni essere umano. Essa cresce insieme con il nostro impegno a far nostra la parola di Dio. Per rafforzarla dobbiamo spesso metterla in contatto con la Parola.
Quelli che hanno avuto fiducia
Quante volte quelli che hanno confidato nella Parola di Dio, sebbene fossero di per sé indifesi, hanno resistito al potere del mondo intero: Enoch con la purezza del suo cuore, con la santità della sua vita, aggrappandosi alla sua fede nel trionfo della giustizia; Noè e la sua famiglia contro gli uomini del suo tempo, dotati di grandissima forza fisica e di razionalità, ma moralmente degradati; i figli d’Israele davanti al Mar Rosso, una moltitudine indifesa e impaurita di schiavi, contro l’esercito più potente della nazione più potente del mondo; Davide, un pastorello, con la promessa del trono fattagli da Dio, contro Saul, il monarca di fatto, deciso a tener stretto il suo potere; Shadrac e i suoi compagni nella fornace, contro Nabucodonosor saldo sul trono; Daniele in mezzo ai leoni, contro i nemici che occupavano alti incarichi nel regno; Gesù sulla croce, contro i sacerdoti e i capi giudei che spinsero perfino il governatore romano a fare quanto loro volevano; Paolo in catene, destinato alla morte come un criminale, contro Nerone, il despota dell’impero che dominava il mondo.
Simili esempi non si trovano solo nella Bibbia, abbondano in ogni storia del progresso umano. I Valdesi e gli Ugonotti, Wycliffe e Hus, Girolamo e Lutero, Tyndale e Knox, Zinzendorf e Wesley,e moltissimi altri, hanno testimoniato della potenza della parola di Dio contro ogni potere e ogni politica di sostegno al male. Questi sono i veri nobili di questo mondo. Questi rappresentano una linea di sangue reale.
Se la redenzione inizia e finisce con un dono, dovrà sempre funzionare nello stesso modo. Lo stesso spirito di sacrificio che ci vale la salvezza, abiterà nei cuori di coloro che sono resi partecipi del dono celeste. L’apostolo Pietro dice: «Come buoni amministratori della svariata grazia di Dio, ciascuno, secondo il carisma che ha ricevuto, lo metta a servizio degli altri» (1 Pt 4:10).
Nell’inviarli in missione Gesù ha detto ai suoi discepoli: «Liberamente avete ricevuto, liberamente date». In chi è in perfetta armonia con Cristo, non può esserci nulla di egoistico che sia precluso agli altri. Chi beve dell’acqua della vita vedrà che questa «è in lui come una sorgente che scaturisce in vita eterna». Lo Spirito di Cristo in lui è come una sorgente che sgorga nel deserto, che scorra per rinfrescare tutti e per rendere desiderosi di bere dell’acqua della vita quanti stanno per perire. Lo stesso spirito di amore e di sacrificio che abita in Cristo spinse l’apostolo Paolo a impegnarsi in molteplici fatiche. «Io sono debitore verso i Greci come verso i barbari, verso i sapienti come verso gli ignoranti» (Rm 1:14). «A me, dico, che sono il minimo fra tutti i santi, è stata data questa grazia di annunziare agli stranieri le insondabili ricchezze di Cristo» (Ef 3:8).
Il nostro Signore ha stabilito che la sua chiesa rifletta, dinanzi al mondo, la pienezza e la completezza che troviamo in lui. Riceviamo costantemente la generosità divina e per comunicarla, almeno in parte, dobbiamo rappresentare al mondo l’amore e la benevolenza di Cristo. Mentre tutto il cielo è in fermento per inviare dei messaggeri in ogni luogo della terra a compiere l’opera della redenzione, la chiesa del Dio vivente deve collaborare con Gesù Cristo. Noi siamo membri del suo corpo mistico: lui è la testa, che controlla tutte le membra del corpo. Gesù stesso,nella sua misericordia infinita, agisce sui cuori umani producendo delle trasformazioni spirituali così stupefacenti che gli angeli vi assistono con gioia e stupore. Lo stesso amore altruista che contraddistingue il Maestro è visibile nel carattere e nella vita dei suoi veri seguaci.Cristo si attende che gli uomini siano resi partecipi della sua natura divina già in questo mondo, riflettendo così non solo la sua gloria, a lode di Dio, ma illuminando le tenebre terrene con lo splendore del cielo. Questo sarà il compimento delle parole di cristo, «voi siete la luce del mondo».
Dio non riconosce alcuna distinzione di nazionalità, razza o casta, perché è lui il creatore di tutta l’umanità. Tutti gli uomini formano una sola famiglia a motivo della creazione e tutti sono uno grazie alla redenzione. Cristo venne per abbattere ogni muro di divisione, per spalancare ogni porta del tempio,affinché ogni essere abbia libero accesso a Dio. Il suo amore è così vasto, profondo e completo che penetra ovunque. Esso sottrae alla sfera d’azione di Satana le povere anime deluse dai suoi inganni e le avvicina al trono di Dio, circondato dall’arcobaleno della promessa. In Cristo non c’è né Giudeo né Greco, né schiavo né libero. Tutti sono avvicinati dal suo sangue prezioso.
Il tema centrale del vangelo
La grazia di Dio è il tema principale del vangelo: essa è la manifestazione del suo amore, il quale rende possibile, grazie a Cristo, la salvezza degli uomini caduti, e l’unione e la collaborazione dell’umanità con la divinità.
Cristo non ci ama perché noi per primi lo abbiamo amato, ma «mentre eravamo ancora peccatori» egli è morto per noi. Cioè non ci tratta secondo i nostri meriti. Per quanto i nostri peccati meritino la condanna, lui non ci condanna. Anno dopo anno ha sopportato la nostra debolezza e ignoranza, la nostra ingratitudine e ostinazione; nonostante il nostro sviamento, la nostra durezza di cuore, la nostra negligenza della parola di Dio, ci tende ancora la sua mano. Quale costo infinito ebbe per il Padre e per il Figlio l’intervento compiuto per la nostra redenzione! Cristo discese dalla sua alta posizione di Capo delle corti celesti e, deposto l’abito reale e la corona, rivestì la divinità con l’umanità e venne su questa terra per abitare con noi e dare a uomini e donne la grazia per vincere com’egli aveva vinto. La disubbidienza di Adamo che credette alle falsità di Satana costò la vita al Figlio di Dio; però, nonostante il prezzo incommensurabile, l’amore e la bontà di Dio risplendono ancora più forte che al momento della creazione. «Dove il peccato è abbondato, la grazia è sovrabbondata».
Tutto il giorno il Signore Gesù Cristo stende la sua mano per invitare i peccatori e quanti sono caduti. Tutti saranno accolti; tutti saranno benvenuti. Il perdono del maggiore dei peccatori costituisce la sua gloria. Diminuirà il bottino dei potenti; libererà i prigionieri; toglierà il tizzone dal fuoco; abbasserà la catena d’oro della sua misericordia fino alle infime profondità della bassezza e dell’afflizione umana e solleverà la persona degradata e contaminata dal peccato. Per lui che ha sacrificato la sua vita per ricondurre gli uomini a Dio, ogni essere umano è l’oggetto di un interesse pieno d’amore. Gli individui colpevoli e indifesi, suscettibili di essere distrutti dalle arti ingannevoli di Satana, sono oggetto della stessa cura che un pastore ha per le pecore del suo gregge.
L’esempio del Salvatore deve essere il modello del nostro servizio per i tentati e gli sviati. Dobbiamo manifestare agli altri lo stesso interesse, la stessa tenerezza, la stessa tolleranza che lui ha manifestato per noi. «Come io vi ho amato», egli dice «amatevi gli uni gli altri». Se Cristo abita in noi, riveleremo il suo amore altruistico a tutti coloro coi quali verremo in contatto. Se vedremo uomini o donne che hanno bisogno di simpatia e di aiuto, non chiederemo, «Ne sono degni?», ma piuttosto «Come posso far loro del bene?». Lo stupendo esempio della vita di Cristo, l’impareggiabile tenerezza con la quale entrò in comunicazione con gli oppressi, la sua gioia per coloro che gioirono nel suo amore, non possono non avere un influsso sul carattere di quelli che lo seguono sinceramente. Ammaestrati da lui, essi daranno la loro simpatia, non controvoglia ma generosamente; con parole e con azioni gentili cercheranno di appianare il sentiero di quanti hanno i piedi stanchi e affaticati. Molti ostacoli che ci sembrano insormontabili saranno superati per merito della grazia di Dio che si è rivelata nella dolcezza e nell’amore umano. La rinuncia a se stessi sarà la legge della vita….
A determinare il nostro influsso sugli altri saranno il nostro carattere e la nostra esperienza di vita. Per poterli convincere del potere della grazia di Cristo, dobbiamo conoscere l’azione di questo potere nei nostri cuori e nelle nostre vite. Il Vangelo che presentiamo per la salvezza delle persone deve essere lo stesso Vangelo che ha salvato noi. Solo una fede vivente in Cristo, come Salvatore personale, può rendere efficace il nostro influsso in un mondo scettico. Se vogliamo sottrarre i peccatori alla corrente che li trascina nelle rapide, dobbiamo essere fermamente ancorati alla Roccia, a Cristo Gesù. Segno distintivo del Cristianesimo non è nulla di esteriore, non consiste nel portare una croce o una corona, ma quanto rende evidente l’unione dell’uomo con Dio. Il mondo deve essere convinto che Dio ha inviato il suo Figliuolo,in qualità di Redentore, dal potere della sua grazia, manifestata nella trasformazione del carattere. Nulla che possa circondare l’anima umana ha un potere così grande come l’influsso di una vita piena di altruismo. L’argomento più forte in favore del Vangelo è un cristiano amorevole e amabile.
A chiunque sia reso partecipe della sua grazia, il Signore affida un compito da svolgere per gli altri e questa stessa grazia, nella sua pienezza ed efficacia, è promessa a quelli che si impegnano a servirlo. L’amore che è accordato dal Dio santo deve essere trasmesso agli altri. Siamo resi sempre più capaci di contemplare Cristo, quando studiamo la sua vita e parliamo di lui; se traiamo profitto della sua grazia e riceviamo le benedizioni che ci offre, saremo in possesso di qualcosa con cui aiutare gli altri. Il bene presente nel mondo sarà reso più forte dalle nostre parole e dalla nostra presenza, mentre il male apparirà per quello che è in realtà.
Note:
Questa lettura è tratta in parte dalla Advent Review and Sabbath Herald, del 24 Dicembre 1908; in parte da Signs of the Times del 12 Agosto 1908.