di Alberto F. Mambranç*
“I Filistei si radunarono per combattere contro Israele; avevano trentamila carri, seimila cavalieri e gente numerosa come la sabbia che è sulla riva del mare. Salirono dunque e si accamparono a Micmas, a oriente di Bet-Aven. Gli Israeliti, vedendosi ridotti a mal partito, perché il popolo era messo alle strette, si nascosero nelle caverne, nelle macchie, tra le rocce, nelle buche e nelle cisterne.” (1 Samuele 13:5-6; VNR).
“Gionatan disse al suo giovane scudiero: «Vieni, andiamo verso la guarnigione di questi incirconcisi; forse il Signore agirà in nostro favore, poiché nulla può impedire al Signore di salvare con molta o con poca gente.» Allora Gionatan disse: «Ecco, noi andremo verso quella gente e ci faremo vedere da loro.»” (1 Samuele 14:6,8; VNR)
“Quando la rabbia colpisce all’improvviso”
“Se Dio è tuo socio, fai meglio a fare grandi progetti.” (Moody)
Che periodo di tensione! Ogni Israelita sa che con i Filistei non si può scherzare. In realtà, essi hanno vissuto in questo paese molto prima che Israele arrivasse. Essi sono guerrieri, saccheggiatori e conquistatori. Nessuna nazione è al sicuro da loro; anche i potenti Egiziani dovettero far fronte agli attacchi dei Filistei. Quando i Filistei arrivano, non c’è modo di evitare la guerra; e non sarà una scaramuccia. Allora non potranno aiutare né consigli intelligenti, né buoni strateghi. Se essi sono sulla via, devi aspettarti il peggio e sperare che un giorno la pace ritornerà nel tuo paese.
Ma questa volta era proprio colpa di Israele. Perché hanno dovuto vantarsi del fatto che le truppe di Saul hanno battuto le guardie filistee? Perché la gente di Saul ha festeggiato la conclusione vittoriosa di un piccolo scontro? Perché si sono presi gioco dei Filistei come se essi fossero gli eroi?
Questa storia mi ricorda i giorni della mia scuola elementare. Ci fu un momento in cui la mia pazienza arrivò ad un limite. Un giorno, il tipo che mi prendeva in giro da sempre colse un piccolo segno di reazione da parte mia. Volevo dimostrargli (e forse a tutti gli altri nella mia classe) che non avrei più sopportato altro. E allora IL giorno arrivò. Una piccola provocazione in più bastò a farmi infuriare – tutto era stato pianificato nei particolari. Bene, io sapevo che era più grosso di me e forse anche più forte, e allora? Cosa avevo da perdere? Così sferrai un colpo. Nel farlo feci una piroetta fino a che mi girò la testa. Forse colpii me stesso più che lui – non lo so. Non importava. Ciò che era importante è che gli mostrai che potevo reagire fisicamente.
Per un paio di minuti il mio piano sembrò funzionare. Sentii gente (persino ragazze) intorno a me ridere di lui. Mamma, che sensazione grandiosa! È facile festeggiare subito, specialmente quando ti senti il più forte e sembri essere il vincitore. Ma come ho detto, fui in capo al mondo solo per un paio di minuti. Avrei dovuto saperlo: ciò che seguì non voglio ricordarlo.
Solo per un paio di minuti! Propri come in quei giorni. Puoi essere felice per la pace che regna nella tua città o nel tuo paese senza una stretta di paura che il tuo autobus scolastico possa scoppiare per una bomba in un qualsiasi momento? Puoi compiacerti per aver ottenuto un lavoro o una posizione in carriera senza sentire la minaccia di poterlo perdere il giorno seguente? Puoi essere orgoglioso di una bella ragazza o ragazzo che hai conosciuto e con cui hai iniziato una relazione, oppure per una vita felice di famiglia, senza il pensiero di una possibile fine dell’amore nel fondo del tuo cuore? Puoi essere contento ed eccitato dei saldi di questa mattina senza pensare ai ribassi che seguiranno stanotte?
Ci saranno politici e uomini come Saul o tipi della mia categoria al tempo della scuola elementare, che prometteranno la vittoria sulla disoccupazione, un più veloce inserimento lavorativo per i diplomati, politiche per le famiglie, controlli più stretti sul terrorismo, e più sicurezza e protezione per ogni uomo o donna. Noi li onoreremo e li metteremo sul trono. Essi colpiranno per un paio di minuti e gireranno in circolo. Con i loro pugni colpiranno se stessi ed altri ma non saranno in grado di risolvere i veri problemi. Essi saranno i nostri eroi per un momento – ma solo per un momento. Presto la realtà della vita di ogni giorno li prenderà in una morsa. Sperimenteranno il terrore dei Filistei, la paura, la disoccupazione, il tasso dei divorzi, il collasso dei sistemi sociali, brutalità e violenza; come se li avessero evocati. Il terrore moltiplicherà la sua capacità e si impegnerà nella lotta con risorse mai sentite prima. Esso assedierà la società, le famiglie, i singoli ragazzi e le singole ragazze.
La nostra società, vive in tempi che sono simili a quelli di Saul appena prima dell’attacco dei Filistei. Il libro “Quando la rabbia colpisce all’improvviso” di Roger Backer parla del fatto che la gente soffre di attacchi di panico. Le persone sono colte da inspiegabili e improvvise paure e la maggioranza non sa cosa fare. Quando esse realizzano, come in 1 Samuele 13:6, che sono in pericolo e in afflizione, si nascondono nei fossati e nelle grotte, nei crepacci e negli inferi del proprio io. Alcuni cercano di scappare nel mondo delle droghe, nella prostituzione, abuso o vanità.
Tutto o niente
Proprio in questo momento un giovanotto si fa avanti: Gionatan. È qualcuno che non ha giocato un grande ruolo sociale, politico e persino militare nella storia, tuttavia egli cambierà il corso degli eventi.
Come può un giovane uomo come Gionatan essere in grado di ergersi contro i Filistei nel mezzo di questo vacillante stato di paura generale?
Qual’ è la sua motivazione e da dove viene la sua forza per agire senza paura di possibili conseguenze catastrofiche? È normale giocare a fare l’eroe in queste situazioni? È normale per quell’uomo con un breve curriculum, senza esperienza di lavoro, senza stabilità finanziaria? Come può un ragazzo osare di fare un tale passo nella fede senza un grosso passato spirituale, con un vocabolario ecclesiastico ristretto e con immaturità spirituale? E comunque, cosa evidenzia l’apparizione di Gionatan affiancato da uno o due uomini contro un esercito di almeno 6.000 Filistei a cavallo?
È opportuno schierarsi per la giustizia in presenza delle attuali potenze politiche? Se guardi alla partecipazione delle potenze mondiali alle guerre contemporanee: vale la pena di lottare per la pace e la libertà, contro la guerra? C’è uno scopo nel condannare le piaghe economiche e politiche di questa nazione o di questo mondo quando c’è così tanta disoccupazione e un disastro sociale segue l’altro? Qual è la motivazione che spinge la gente a parlare contro il razzismo, le molestie nei posti di lavoro o nelle scuole, l’abuso, la discriminazione delle minoranze, la denigrazione delle persone, anche a rischio della propria vita? Ne vale la pena mentre la tua comunità è impegnata nel miglioramento delle condizioni di vita della gente della tua città? Che dire della tua chiesa locale? Sei pronto a preferire i suoi valori a quelli della corrente dominante?
Gionatan affronta una situazione speciale. Egli e suo padre possiedono le armi. Solo Gionatan e Saul sono in grado di fare una guerra in questa situazione e di mobilitare le masse. Ma Gionatan è diverso da suo padre: egli si lascia (insieme con colui che trasporta le sue armi) coinvolgere in guerra senza il suono delle trombe. Gionatan avanza con umiltà davanti a Dio perché sa che non sarà lui ma il Signore che agirà (1 Samuele 14:6). L’unica preoccupazione di suo padre è quella di farsi celebrare dalle masse. Anche in battaglia si adorna di piume prese in prestito e pretende di essere il vero eroe. (vedi: 1 Samuele 13:3-4).
Interferire (?)
Così Gionatan impugna le armi. Questa è la dimostrazione sostanziale di quello che Paolo intende nel nuovo testamento per verità, giustizia, pace, fede, salvezza, spirito e Parola di Dio (Efesini 6:13-17). Queste caratteristiche insieme con la certezza che la vittoria dipende solamente da Dio, diventano la forza portante per Gionatan e per ognuno di noi; una forza portante che resisterà al diavolo e ad ogni esercito di questo mondo.
Non troviamo una singola affermazione di Gionatan in cui egli esprime che era assolutamente convinto dell’azione di Dio in suo favore. Le sue parole “forse il Signore agirà per noi” non dicono che egli era convinto che Dio avrebbe agito. Quale tipo di fede trova espressione nel dubbio? Se io fossi stato uno degli uomini che trasportavano le armi di Gionatan, questo sarebbe stato il momento per abbandonarlo. Non voglio portare le armi di qualcuno che pensa in termini astratti e non costruttivi. Non sono disposto a rischiare niente se la riuscita della situazione è totalmente incerta. Non mi piace essere obbligato a lavorare se non posso prevedere che futuro mi aspetta. Dopo tutto, fa parte delle azioni razionali pensare in maniera calcolatrice! Non mi impegno in una relazione seria se il mio/mia partner può assicurarmi solo verbalmente che mi ama. Come posso sapere se cambierà idea fra tre anni? Non mi muovo per investire tempo e soldi in una scuola o un’ educazione universitaria se il futuro del mercato del lavoro è incerto. Perché dovrei arrovellarmi su un programma di evangelizzazione nella mia chiesa locale se non posso prevedere che alla fine qualcuno si convertirà? Puoi comprometterti con un Dio che è così imprevedibile? Puoi impegnarti con un Dio che reagirà in base all’umore del momento? È questo che anima la fede che Gionatan,
l’eroe, può offrire?
Eppure, questa è la vera affermazione di fede che ha cambiato le sorti del popolo d’Israele in questa guerra con i Filistei. Questa è la caratteristica che cambiò il mondo intorno a Gionatan. Questa posizione trasformò gli Israeliti da schiavi dei Filistei in un popolo libero. Portò un uomo solo con i suoi compagni a mobilitare l’esercito di Dio per combattere al loro posto finché i nemici d’Israele non si ritirarono sui confini del paese. Gionatan sa: ” Ci sono molti disegni nel cuore dell’uomo, ma il piano dell’Eterno è quello che sussiste.” (Proverbi 19:21)
La forza della fede di Gionatan fa di lui un realista. Egli non è un sognatore o un tipo che resta prigioniero dei suoi sogni o perde il senso della realtà. Gionatan conosce i suoi limiti. Egli sa che le sue conoscenze e capacità sono imperfette. Egli è certo che la vittoria sui suoi problemi verrà dall’esterno e che non ha nessuna probabilità di avanzare senza Dio. Molte storie di miracoli nella Bibbia sono state risolte quando le persone hanno raggiunto questo punto. Nel corso delle loro guerre personali, essi hanno dovuto capire i loro limiti e riconoscere che Dio inizia a lavorare quando essi non riescono a trovare una soluzione ai loro problemi e umilmente ammettono: non si può fare niente senza Dio. Diventano quieti davanti a Dio, in un modo che dona a Lui lo spazio per lavorare (vedi: Esodo 14:14). Essi smettono di sferzare colpi e di girare tutto intorno. Se riconosceranno i loro limiti e lasceranno che il loro intimo diventi ricettivo alle opere di Dio, saranno ripieni di nuova vita, quella che viene da Dio, e inizieranno a realizzare meraviglie che cambieranno la loro vita e il mondo.
C’è un altro messaggio nascosto in questa storia: Gionatan sa e crede fortemente nelle capacità di Dio. Egli non sa se Dio lo salverà dalle circostanze o risolverà i suoi problemi ma immagina che Egli lo voglia fare. Non dubita che Dio può farlo. La sua testimonianza, “poiché nulla può impedire all’Eterno di salvare con molta o poca gente” (1 Samuele 14:6) è la chiave di lettura più incisiva della sua azione. Egli crede nell’ onnipotenza di Dio. Un versetto della Bibbia, in Ebrei 11, ci fornisce lo stesso messaggio: ” ora la fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di cose che non si vedono.” (Ebrei 11:1)
Solamente se le persone saranno capaci di non dubitare delle infinite soluzioni di Dio ai loro problemi, ma crederanno nella sua capacità di aiutarli, essi saranno in grado di mobilitare tutta la loro energia per alzarsi senza paura e arrampicarsi sulle montagne delle loro prove. Quando Pietro disse a Gesù che avrebbe calato le reti solo perché Lui glielo aveva detto, e perché egli credette all’autorità di Gesù su tutti i pesci, pescò del pesce nelle stesse acque in cui per tutta la notte non ne trovò uno (Luca 5:4-7). Le persone che si alzano grazie alla fede saranno in grado di motivare i loro compagni e il mondo intorno a loro ad uscire in campo per la battaglia contro i Filistei dei loro giorni, poiché essi non dubiteranno.
C’è un terzo messaggio: Gionatan non confida solamente sulla conoscenza e sulla fede. Egli si affida al Signore del quale ha appena parlato e parte. Non si trasforma in teorico spirituale facendo approfondite analisi sulle infinite possibilità di Dio, e rendendole note, poi, ai suoi compagni. Poteva essere una grande opportunità per lui di sbarazzarsi di questo problema, trovando uno spot in una caverna e dire ai propri compagni, “conosco un Dio grandioso. Egli può fare niente e tutto e sicuramente Egli penserà a fare qualcosa. Siate solo pazienti!”. Poteva essere semplice lasciare ogni cosa a Dio e stare ad osservare mentre Egli faceva la cosa migliore per quella situazione. Sarebbe facile stare semplicemente a guardare come un amico viene picchiato da un gruppetto di bulli, guardare un’anziana signora attraversare la strada con il rosso e dirigersi verso le automobili, assistere al crollo di un gruppo di giovani o alla morte di una chiesa e dire semplicemente: Dio penserà a fare qualcosa. Gionatan si fa coinvolgere attivamente in questa situazione pericolosa e contribuisce a formare il destino del suo mondo.
Ho imparato qualcosa da Gionatan. Non ho bisogno di essere alto di statura, non ho bisogno di riconoscimenti accademici. Non ho bisogno di un esercito di “trentamila carri, seimila cavalieri e soldati numerosi come la rena che è sul lido del mare” (1 Samuele: 13:5) ma solo dello Spirito di Dio (Zaccaria 4:6). Il suo Spirito mi aiuterà a riconoscere la mia situazione reale in questa guerra della vita. Mi darà la fede nell’infinita potenza di Dio, e mi incoraggerà ad alzarmi, interferire e formare così il mio essere e il mio mondo attivamente con Dio.
* Alberto F. Mambrança, in Mozambico, Africa, ha studiato teologia all’università avventista di Fridensau, Germania. Dopo la laurea ha lavorato nel seminario avventista in Mozambico, dove ha contribuito all’istruzione di predicatori e missionari locali. Successivamente, si è trasferito a Bonn in Germania dove attualmente lavora come pastore. É sposato ed è padre di due figli.