«Quando Egli avrà riunito tutti quegli che si oppongono ai suoi ordini, li imprigionerà in un inferno orribile con il diavolo … I buoni saranno elevati al cielo, e gioiranno assieme, mentre i malvagi, gettati all’inferno saranno torturati … Dio e i giusti sentiranno verso i malvagi un odio così perfetto che un figlio stesso, scorgendo suo padre nei tormenti dell’inferno, non proverà più per lui nessun sentimento di compassione». (Sant’Anselmo). Tra gli autori antichi, fatti assurgere dalla chiesa agli onori degli altari, che hanno illustrato con dovizia di particolari l’inferno, avremmo potuto sceglierne molti altri e, forse, dallo stesso Sant’Anselmo avremmo potuto citare brani più truculenti nella forma. Quello appena letto, però, ci pare assai significativo pur nella sua sobrietà e forse proprio per questa. Per il grande teologo medievale, quanti hanno rifiutato la grazia di Dio non avranno che un futuro eterno di tortura assolutamente giustificabile, tanto che non susciteranno alcuna compassione né nei propri cari né in Dio.