Lo stato d’animo che schiude l’avvenire
Conferenze tratte da Regards 2000, tenute in Francia via satellite.
Introduzione
Siamo tutti alla ricerca dell’essere ideale che ci apra alla vita, alla vera vita!
Personalmente, io l’ho trovata in Gesù Cristo! “Via, crede lei che forse… E’ da 2000 anni che ci riempiono sempre le orecchi con questo Gesù! A seconda del periodo della nostra storia, ce lo presentano come il Dio perfetto. Ma come possiamo identificarci ad un Dio? Poi in altri momenti, ce lo presentano come un uomo perfetto…”
Quelli che hanno assistito alle mie prime 4 conferenze hanno scoperto un Dio che si è rivelato a noi, nella più completa umanità, nella persona di Gesù. È quello che nel “linguaggio” religioso si chiama “incarnazione” di Dio.
Allora, Gesù…vero Dio o vero uomo?
Tutte e due! E dicendo questo riconosco la portata di questo mistero ed anche l’enormità di una simile affermazione! Lo confesso, è molto difficile considerare due concetti così diversi della medesima realtà. Dio è allo stesso tempo L’Altissimo ed il bassissimo. Gesù è venuto contemporaneamente per rivelare Dio all’uomo e per farci scoprire l’umanità più bella attraverso la persona di Gesù! Pilato, il governatore romano che giudicò Gesù, non sbagliò presentandolo alla folla dicendo, “ecco l’uomo”!
Oggi, vorrei parlarvi dell’uomo Gesù. Colui col quale mi posso identificare. Colui nel quale vedo mio fratello, colui che mi permette, al suo contatto, di far risaltare sempre il meglio di me stesso. Colui che diventa per me UN PONTE VERSO LA VITA, un ponte fra i pezzi sparsi della mia vita.
Non trovate che questa vita assomigli troppo sovente ad un puzzle? A volte la scatola si rovescia e tutto si mescola! Allora è difficile ricomporre l’immagine! Per quanto mi concerne, uno sguardo a Gesù uomo mi permette di ricostruire la mia stessa immagine. Io ritrovo in lui la mia umanità.
Napoleone, nelle sue lunghe riflessioni sulle vie della storia durante il suo esilio, verso la fine della sua vita scrisse a proposito di Gesù: “Lui solo ha potuto innalzare il cuore dell’uomo verso quello che è invisibile, fino al sacrificio di quello che passa, e riunire così il cielo e la terra.”
Un Gesù, al di là di ogni partito o ideologia. Tutti hanno cercato di accaparrarselo, vedendo in lui un saggio, un filosofo, un moralista, un profeta, un socialista, un rivoluzionario, un guerrigliero, un femminista, un hippy… e mi fermo qui.
Eppure, l’indipendenza di Gesù è straordinaria e sconcerta tutti! È dalla parte di tutti senza schierarsi da nessuna parte. Ebreo con gli Ebrei, rispetta la legge. E tuttavia avrà parole di disapprovazione virulente verso il personale religioso. Povero fra i poveri, si rivolta contro le autorità civili e religiose, ma senza mai suscitare la violenza, al contrario! Bravo figliolo, rompe il contesto dell’istituzione della famiglia quando questa entra in conflitto con la libertà dell’individuo. Cittadino del mondo prima del tempo, parla a tutti, giudei e non giudei. È il simbolo stesso dell’uomo libero che cerca di condividere questa libertà!
Pur essendo dalla parte di tutti, non sarà mai vile! In lui non vi è neutralità dimissionaria!
1. Il temperamento di Gesù
Un giorno Gesù chiese ai suoi discepoli: “Chi dice la gente che io sia?” Gli piaceva stupire con delle domande che spingevano l’interlocutore nei reconditi più intimi! I discepoli furono lieti di fare l’eco di quello che gli altri pensavano. È sempre facile dire quello che gli altri pensano. Ci si nasconde dietro un “si dice” che non impegna nessuno! Prendere personalmente posizione è un po’ più difficile. Gesù lo sapeva! Per questo, subito dopo chiese. “E voi? Chi dite che io sia?”
Un fatto è certo: Gesù non lascia indifferenti! Tutte le testimonianze concordano: le sue parole ed i sui atti hanno esercitato ovunque, sugli uditori più disparati, uno straordinario fascino.
Quando Gesù parla o fa un gesto, l’attenzione diventa assoluta. Ben presto provoca l’entusiasmo o l’odio degli invidiosi. Cammina e lo seguono! Si ferma e ci si siede per ascoltarlo! Attraversa il lago e la folla lo rincorre dall’altra parte, senza posa! Dietro di lui vi è ressa! Di villaggio in villaggio ci si mette per strada con lui. E Gesù cammina… cammina… Costantemente alla ricerca dell’altro, di qualsiasi altro! È un assetato di comunicazione!
Dobbiamo riconoscerlo, Gesù fu fuori del comune. Che siate un cristiano convinto o no, il fenomeno merita attenzione. Fu e sarà sempre una “calamita unica”, esercitando una forza d’attrazione sorprendente e detonante! Donne, bambini, ricchi, poveri, élite religiosa di ogni specie, mondo politico, imbroglioni, prostitute, rifiuti della società e gente ben pensante, tutti cercavano di fare un pezzo di strada con lui.
No, Gesù non era il “bambino Gesù” che si evoca a natale. Non è neppure quel personaggio anemico, insulso ed austero che ci si è divertiti a presentare in certi film. Quel tipo là è l’immagine di certi cristiani che giustamente non riflettono il personaggio che era Gesù!
In un film si vedono dei musicisti che suonano musica abbastanza ritmata, dondolandosi con piacere. Passa di là qualcuno che ha un corpo irrigidito ed un volto di marmo.
“Chi è quello?” Chiede uno dei musicisti. “Oh, è un certo tipo di cristiano!” Gli risponde un altro, aggiungendo subito: “Sono i ‘surgelati del buon Dio ’. Anche morti e appesi ad un albero, non dondolerebbero!”
Gesù non era un “surgelato del buon Dio”!
Al popolo diceva: “E’ venuto il Figlio dell’uomo che mangia e beve e voi dite: ecco un mangione ed un beone!” (Luca 7:34) No di certo, Gesù non era né ubriacone, né ghiottone! Ma questa accusa, ne convengo malevola, dimostra che era uno che “amava la vita” nel buon senso del termine.
Un’altra volta andarono da Gesù, per accusare i discepoli perché si davano troppo alla gioia! “Perché noi ed i farisei digiuniamo, e i tuoi discepoli non digiunano”? Gesù disse loro: ”Possono gli amici dello sposo far cordoglio finché lo sposo è con loro?” (Matteo 9:14,15)
Ah, come mi piace il suo senso della replica!
Ma al di sopra di ogni cosa, Gesù era un entusiasta.
Lo sappiamo bene, non c’è nulla di più contagioso dell’entusiasmo! Per esempio Gesù raccontava la storia di un pastore che aveva perduto una pecora. Ed eccolo impegnarsi in una ricerca sfrenata per ritrovarla. Quando l’ha finalmente ritrovata, la mette con gioia sulle sue spalle e, tornato a casa, riunisce gli amici ed i vicini per fare festa! Una gioia non si conserva. Si comunica e diventa sempre più grande se è condivisa. Questa era la filosofia di Gesù. Noi spesso siamo troppo pudici e discreti, mettiamo un velo sull’espressione dei nostri sentimenti. Gesù sapeva rallegrarsi, ridere e piangere in pubblico.
L’entusiasmo di Gesù era davvero contagioso, bastava che si avvicinasse a qualcuno e gli dicesse “seguimi” per spingerlo ad abbandonare ogni cosa e seguirlo!
A Zaccheo, il collettore delle imposte disonesto, che cercava di vedere il Maestro salendo su di un albero – sembra che fosse molto piccolo – Gesù gridò: “Scendi presto, perché oggi debbo fermarmi a casa tua!” (Luca 19:5) Bisognava scendere in fretta, perché vi era urgenza. Non si poteva far fuggire l’occasione.
Un proverbio dice: “La fortuna ha la chioma sulla fronte ma è calva sulla nuca. Tu puoi afferrarla quando si avvicina, ma quando è passata, è troppo tardi!”
Ed il nostro Zaccheo si è precipitato ai piedi di Gesù, impegnandosi pubblicamente a restituire il denaro che aveva estorto alle sue vittime. Promise addirittura di versare anche “gli interessi”. Una sola parola di Gesù bastò ad infiammare Zaccheo con una generosità entusiasta.
Un’altra volta Gesù dirà: “ Nessuno che abbia messo la mano all’aratro e poi volga lo sguardo indietro, è adatto per il regno di Dio.” (Luca 9:62)
Questo era il motto che faceva avanzare risolutamente Gesù.
Era un appassionato che viveva a fondo l’istante presente. Non era il caso di rimandare a più tardi quello che doveva essere fatto subito. Aveva la facoltà di profittare di ogni occasione per mettere in moto chi era dinanzi a lui, anche a costo di costringerlo un poco se esitava a condividere la sua passione. “Lascia i morti seppellire i loro morti!” diceva a chi voleva aspettare che suo padre morisse per poi seguirlo liberamente.
Perché prendere domani una decisione, mentre può essere presa oggi? La vita è già abbastanza corta e non c’è bisogno di ritardare ancora quello che potrebbe darle un senso!
Un entusiasta è qualcuno che è sempre in movimento. E Gesù cercava di radicare il suo messaggio nella dinamica del movimento. Era sempre in cammino. Spesso il vangelo precisa che Gesù insegnava proseguendo il suo cammino. Si recava “altrove”, più lontano, sempre più lontano, come per manifestare la sua volontà di non installarsi in un discorso statico e noioso, invitandoci costantemente ad un superamento. Sapete che l’etimologia greca della parola “entusiasmo” esprime questa dinamica: “trasporto divino”? I cristiani hanno spesso tradito questo messaggio dinamico rendendolo tristemente serio e spesso si sono installati nel piccolo tran- tran delle tradizioni e delle idee bell’e fatte! Gesù è stato un nomade fra noi e noi siamo dei nomadi in questo mondo. Di passaggio, nell’attesa di un’altra vita. Una vita della quale Gesù ha aperto la strada. Ritorneremo sull’argomento un altro giorno.
Anche le illustrazioni che adoperava erano segnate da una certa esagerazione significativa dell’entusiasmo! “Se avete fede quanto un granello di senape, potrete dire a questo monte: ‘ passa da qui a là ’, e passerà; e niente vi sarà impossibile.” (Matteo 17:20) diceva ai suoi discepoli increduli. “Nulla è impossibile!” proseguiva, anticipando il motto ben noto “Impossibile non è francese!” Al padre che veniva a perorare presso di lui per il figlio moribondo: “Se tu puoi, guariscilo.” Gesù reagendo: “Se puoi? Ogni cosa è possibile per chi crede.” (Marco 9:23)
Un’altra volta, riprendendo l’immagine del granello di senape, paragonò questo piccolo seme al regno che stava per stabilire: da microscopico diventa un albero nel quale gli uccelli trovano rifugio. L’illustrazione è bella ma estremamente irreale! Senza dubbio voleva dimostrare che il suo regno è molto più grande di quello che possiamo immaginare. Sorpassa anche la ragione! Ma l’illustrazione è audace. Nella foga dice che il regno dei cieli è simile ad un po’ di lievito che una donna mette in 40 chili di farina! E la pasta è lievitata! Esagerare è segno di vitalità. È l’esuberanza della mente e del cuore. I mediocri fanno delle proposte misurate, l’eccesso li spaventa. Guardate la bellezza della creazione! C’è un enorme sovrabbondanza. I pollini, i semi, le miriadi di astri. Questa sovrabbondanza e questo “sperpero”, Tommaso d’Aquino lo definiva “la magnificenza di Dio!”
No, il vangelo di Gesù non ha nulla di una “sapienza tranquilla”. È un appello che travolge, che mette in movimento. Pensate a quel giovane ricco che Gesù mette sotto sopra: “Vendi i tuoi beni, dai il denaro ai poveri, poi seguimi!” È un appello ad un altro modo di essere e di vedere le cose!
Non per nulla il Regno di Dio che Gesù sogna è popolato di bambini. “Se non diventate come i bambini non entrerete nel regno dei cieli.” Questo Regno non è un paradiso di gente arrivata, decorata, riuscita e forse un po’ viziata! No! Lo vuole come un luogo che pullula di vite nuove!
Ancora una parabola raccontata da Gesù: la storia del figlio prodigo.
Un figlio ribelle ha lasciato suo padre. È libero ed il padre rispetta la sua libertà. Quando ritorna, dopo molte sofferenze, il padre accoglie il “piccolo vagabondo” con un entusiasmo delirante! “Portate qui la veste più bella, rivestitelo, mettetegli un anello al dito. Portate fuori il vitello ingrassato, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa! Perché questo mio figlio era perduto ed è stato ritrovato!” (Luca 15:22-24)
Positivare. Ecco, questo è Gesù in tutta la sua gioia! Sempre pronto a perdonare ed a realizzare un nuovo inizio, a fare festa con uno sguardo risolutamente positivo e gioioso.
“Quando digiunate, non abbiate un aspetto malinconico come gli ipocriti (…) ma tu, quando digiuni, ungiti il capo e lavati la faccia!” (Matteo 6:16,17) dichiarava Gesù ai giudei con provocazione ed umorismo. Perché oltre tutto Gesù aveva il senso dell’umorismo. Qualcuno ha detto che la parola UMORE viene dall’unione di due parole: UMILTÀ E AMORE.
Agli abitanti della Galilea, sofferenti e sfruttati, Gesù dirà : “Beati…” in altre parole osava parlare loro di felicità anche in mezzo alle sventure! E le persone erano là, una folla, ascoltavano a bocca aperta. Non avevano l’abitudine di sentir parlare di felicità. Pensavano che la felicità non fosse fatta per loro! D’altronde l’ha dovuto ripetere diverse volte. Ed a quelli che pensano che l’ottimista è un imbecille felice, Chesterton ha detto: “ L’ottimista è un imbecille felice, il pessimista è un imbecille infelice!”
la sua opportunità. Credeva al potenziale che sopiva in lui. Per mezzo di una parola, era capace di risvegliarlo.
2. La starategia di Gesù
Gesù era un leader ammirevole. Ho provato a dimostrarvelo. Possedeva una leadership vincente. Per due ragioni in modo particolare, oltre al suo temperamento ed il suo stato d’animo che abbiamo evocato.
Prima di tutto la sua autorità. A più riprese gli evangeli segnalano che Gesù stupiva le folle per la sua autorità. Attenzione, non è la stessa cosa della potenza. Gesù respinse sempre la potenza. In occasione di un ritiro nel deserto, fu tentato di far uso della potenza. Ma la respinse categoricamente. Rifiutò di entrare in un sistema di potenza malsano che sostiene le dipendenze e le alienazioni.
3. Lo stato d’aimo di Gesù
Fino ad ora ho cercato di presentarvi alcuni aspetti del temperamento dell’uomo Gesù. Ed a me piace questo temperamento che esplode di libertà, di sincerità, di ottimismo, di entusiasmo, di dinamismo. Egli è venuto per vivere una grande “passione” in tutti i sensi del termine! E per questo l’amo appassionatamente.
Vorrei aggiungere ancora alcune cose a riguardo del suo stato d’animo. E là occorre che mi controlli, altrimenti ci impegneremo per ore ed ore… che dico? Per giorni e giorni!
Quello che mi colpisce, è il suo amore incondizionato per ogni essere umano, senza distinzione di cultura, di livello sociale o di religione.
Anche in seno ai suoi 12 discepoli, vi erano dei ricchi, dei poveri, alcuni erano del partito dei partigiani che si opponevano al potere romano, gli zeloti; Giuda, senza dubbio, era sicario, una specie di terrorista dell’epoca! Matteo era un “collaborazionista” del potere romano. Occorreva della tolleranza, della dolcezza, dell’amore ed anche dell’autorità per permettere ad un miscuglio così esplosivo di coabitare in pace!
Ed inoltre, Gesù restituirà dignità a quanti non l’avevano. Le donne per esempio. La donna viveva in una condizione orribile. Era considerata come una specie di sottoprodotto umano! Infatti, una preghiera ebrea diceva: “Ti ringrazio, Dio, di non avermi creato donna!” Già Socrate affermava che la donna era un essere stupido e fastidioso. Alcuni giudei erano chiamati “HITSAI”, che vuol dire “non ti rompere la testa!” Perché? Avevano tanta paura di contaminarsi alla vista di una donna che non alzavano gli occhi quando salivano al tempio. Di li il rischio di rompersi la testa contro mura e passanti!
Ora, nonostante questo contesto, il vangelo precisa che molte donne attorniavano Gesù e lo seguivano. Alcune erano anche molto impegnate con i discepoli: Maria Maddalena, Salomé, Maria moglie di Claopas; Susanna, Giovanna, Marta e Maria, e mi fermo qui!
Esse saranno le sole a seguirlo fino al supplizio. Saranno anche le prime ad essere visitate da Gesù risuscitato e le prime a credere al fantastico miracolo della risurrezione.
Gesù travolge tutte le barriere.
Ama anche chi lo rigetta. Per esempio, un giovane ricco va a visitarlo. Di fronte all’avventura con Gesù, decide di ritornare sui suoi passi ed andarsene. Ed il vangelo precisa che Gesù, guardandolo, lo amò! Amore incondizionato, rispetto della libertà. Ecco la mentalità di Gesù.
Inoltre, aveva questa facoltà: non giudicare. Guardate per esempio la donna sorpresa in flagrante adulterio, gettata ai piedi di Gesù, come una povera cosa. Gesù voleva restituirle dignità. Ed anche i suoi accusatori avevano bisogno di ritrovare la loro dignità! Gesù sapeva che la persona che si permette di giudicare è estremamente vulnerabile.
Non fece un gran discorso. Un gesto: si accovacciò al suolo. Si mise al livello della donna. Poi si mise a scrivere col dito sulla terra. Cosa scrisse? La tradizione dice che denunciò gli atteggiamenti colpevoli degli accusatori. Cosa importa. Gesù si fece piccolo al punto di scendere fino alla terra di cui siamo fatti. Dinanzi alla durezza del cuore di questi giudici, egli ha “la carne di terra”, dolce e mobile. La pietra è la legge, la carne è la grazia.
Poi Gesù si alzò tranquillamente e fece udire queste parole: “Chi di voi è senza peccato scagli per primo la pietra.” E ancora una volta, si abbassò per scrivere sulla terra. Come se non fosse coinvolto in quello che stava per accadere. O piuttosto, come se volesse lasciare quegli uomini liberi di agire secondo la loro decisione. Come si può aiutare l’altro se si comincia a fargli perdere la faccia? Uno ad uno se ne andarono. E Gesù, facendo rialzare la donna, le disse: “Neppure io ti condanno; va e non peccare più.” Gesù non ha moralizzato. Il suo invito a non peccare più è un invito alla liberazione. Gesù ama ogni essere umano, senza distinzione. Cerca di restituire la dignità di uomo e di donna ad ognuno. Non giudica, non condanna, ma risolleva. Perché?
Perché egli vedeva l’essere in divenire, senza fossilizzarsi sul suo presente o passato. Egli vedeva le persone come potranno divenire, piuttosto che come apparivano in quel momento.
Per esempio, Gesù sapeva che Pietro era fragile. Che avrebbe pubblicamente rinnegato il suo Maestro. Gesù lo sapeva! Eppure, gli disse, evocando quella futura crisi: “Quando sarai convertito, fortifica i tuoi fratelli.” Per Gesù il ritorno in forze di Pietro e la sua facoltà di divenire un motore spirituale per gli altri, erano fuori dubbio. Siccome credeva in lui gli offriva
Lo psicologo Jacques Salomé ha scritto: “Avere autorità, significa essere allo stesso tempo riconosciuto come autore e rendere l’altro più autore della propria vita.”
L’autorità di Gesù fa esistere l’individuo e lo mette in movimento. Gesù invita a fare delle scelte. E se parla di nuova nascita (conversione), lo fa perché spinge l’individuo a nascere di sua propria volontà, una nascita scelta che permette di crescere. Ritorneremo sull’argomento in un’altra conferenza. Pertanto, prima caratteristica della sua leadership: la sua autorità che rende l’altro autore della propria vita.
Seconda caratteristica: Gesù ha scelto dei discepoli giovani. E qui mi rivolgo ai giovani che mi leggono. Sapevate che i suoi discepoli erano certamente molto giovani? Pietro soltanto era sposato. Gli altri non lo erano ancora. Un piccolo dettaglio divertente lo dimostra: quando Gesù presentò l’importanza del matrimonio ai suoi discepoli ed espresse l’ideale di un matrimonio per la vita, i discepoli reagirono: “Una sola moglie? Ma allora non vale la pena di sposarsi!” Erano giovani. E subito riusciamo a capire alcuni atteggiamenti dei discepoli. Pietro, per esempio, vide Gesù andare verso di loro camminando sull’acqua. Chiese subito a Gesù se poteva anch’egli camminare sull’acqua per andargli incontro. Abbiamo l’abitudine di leggere questo episodio con molta serietà e solennità. E se lì ci fosse semplicemente la spontaneità di un giovane stupito per quello che Gesù riesce a fare? Vi rendete conto? Fare del surf senza tavola! Tutti i giovani avrebbero voglia di farlo. Pietro osò chiedere a Gesù di vivere quell’avventura. Era la reazione di un giovane. Gesù credeva nella gioventù e nella sua forza viva. Accettava di prendere il rischio della fiducia e di circondarsi di quella squadra dinamica.
Conclusione
Dobbiamo fermarci qui. Avrei tanto da dire sull’uomo Gesù. Mediante la sua vita su questa terra, Gesù ha aperto l’avvenire. È stato e sempre resterà UN PONTE VERSO LA VITA.
Ed io credo che questo Gesù ha camminato in mezzo a noi, permettendo a quelli che lo hanno accolto di essere trasformati da lui.
Io credo sinceramente che egli è vivo: Mi sono espresso a questo riguardo nelle conferenze precedenti.
Se è vivo, continua ad agire per permetterci di dare sempre il meglio di noi stessi.
Il suo sguardo che ha trasformato la donna esclusa, l’uomo colpevole o complessato, restituendo loro una vera umanità, egli oggi lo rivolge verso di noi, su ognuno di noi!
Io ci credo, perché ho visto delle vite trasformate da questo sguardo.
Due uomini seguirono Gesù dopo averlo ascoltato. Gesù, voltandosi li vide. “Cosa cercate?” Chiese loro. Essi risposero: “Maestro, dove dimori?” Gesù rispose: “Venite e vedrete”. Essi andarono e videro… e rimasero con lui.